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DECRETO SULLE BANCHE POPOLARI
Il Consiglio dei ministri ha varato ieri il decreto il cui titolo cita "disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti" che prevede la riforma delle banche Popolari. Il provvedimento riguarda dieci istituti con attivi superiori agli 8 miliardi. Questi avranno 18 mesi di tempo per superare il voto capitario e trasformarsi in Spa.

Nel provvedimento ha trovato spazio anche una norma per agevolare la portabilità dei conti correnti, che prevede che le spese di chiusura saranno a carico delle banche. Dalla riorganizzazione del settore del credito sono escluse le Banche di credito cooperativo, come ha anticipato lo stesso premier, Matteo Renzi, rispondendo a una esplicita richiesta della deputata di Forza Italia, Gabriella Giammanco.
Il decreto infine non prevede la garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni.

VERTICE BCE E BTP
Tutta l'attenzione dell'obbligazionario europeo è concentrata sull'attesa per il meeting Bce di domani. Infatti a parte qualche oscillazione giornaliera, il mercato continua a muoversi sui massimi, fondamentalmente sostenuto dalla convinzione che la banca centrale lancerà finalmente il tanto atteso "quantitative easing".
Molta incertezza, come abbiamo ribadito nei giorni scorsi tuttavia, avvolge ancora gli aspetti pratici del programma.
L'obbligazionario italiano ieri ha chiuso la seduta con un tasso decennale all'1,67%, non lontano dal minimo storico dell'1,63% toccato lunedì scorso. Per quanto riguarda lo spread Btp/Bund infine ripartirà da 128 punti base.

BOY: MEETING POLITICA MONETARIA
Come largamente preventivato, al termine del meeting di politica monetaria la banca centrale giapponese ha lasciato invariato l'importo del proprio programma di stimolo e ha confermato l'impegno a incrementare la base monetaria al ritmo di 80.000 miliardi di yen l'anno (circa 678 miliardi di dollari), attraverso l'acquisto di governativi e titoli ad alto rischio.
Altro aspetto interessante riguarda l'inflazione: la Boy infatti ha tagliato le stime di inflazione per il prossimo anno fiscale (che inizierà ad aprile 2015) all'1% con una notevole riduzione rispetto all'1,7% preventivato tre mesi fa. Un piccolo incremento, invece, riguarda le attese per l'anno prossimo (da 2,1% a 2,2%).

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