Dove va il Renminbi cinese?


USDCNY (PC: 6,7370) 
Major Trend: iniziamo con un po' di storia, che aiuta a contestualizzare meglio quanto sta accadendo allo yuan cinese, una divisa fino a pochi anni fa abbastanza trascurata dai commentatori Forex. Il cambio dollaro Usa vs. Renminbi cinese (la "valuta del popolo", la cui unità di misura è detta "Yuan", termine con cui si è soliti parlare della divisa cinese), negli ultimi lustri ha visto alternarsi fasi di cambio sostanzialmente fisso (nel decennio tra il giugno 1995 ed il giugno 2005 a ridosso di 8,28;  nel periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83) a fasi ribassiste, fino a toccare un minimo nel gennaio 2014 a 6,0377. Durante tale lungo periodo erano frequenti le accuse dell'amministrazione Usa nei confronti della Cina di impedire un adeguato apprezzamento del valore dello yuan per sostenere artificialmente le proprie politiche di espansione commerciale:  la velocità e l'entità di apprezzamento dello yuan, infatti, erano giudicate dagli Usa del tutto insufficienti per ridurre gli enormi squilibri commerciali a favore della Cina. Come reazione la Cina continuava a supportare il dollaro utilizzando le proprie immense riserve per acquistare Treasury del Tesoro Usa, contribuendo così a frenare l'apprezzamento dello yuan altrimenti fisiologico visto il proprio elevatissimo avanzo commerciale. In tal modo la Cina ha acquisito sempre più potere contrattuale nei confronti degli Usa divenendone il principale creditore insieme al Giappone. Le perdite su cambio sui Treasury in portafoglio, dovute al deprezzamento del dollaro contro Yuan, venivano giudicate dalle autorità politico-monetarie cinesi come il prezzo da pagare per potere proseguire impunemente con le proprie politiche di espansione commerciale. A partire dal mese di gennaio 2014 il sentiero di apprezzamento - ancorché molto graduale - dello Yuan però si inverte: il cambio UsdCny inizia ad apprezzarsi ad ondate fino a toccare un picco a metà luglio 2016 a ridosso di 6,740 (+12% circa dal minimo di inizio 2014). Il cambio ha quindi fatto base al di sopra di 6,600, per poi risalire verso i picchi di metà luglio nelle ultime sedute. Un deprezzamento importante e in tempi veloci del renminbi cinese, perseguito dalle autorità come valvola di sfogo per contrastare in qualche modo il crash della propria Borsa e l'evidente rallentamento economico che segnala probabilmente l'inizio di una fase di "ritorno al reale" dopo anni di crescita spinta artificialmente dal ricorso al debito a mezzo di politiche monetarie fortemente espansive: nell'ultimo decennio il Bilancio della Banca Centrale Cinese è aumentato da circa 10 trilioni di yuan a circa 32,6 trilioni, che corrispondono in termini di euro a circa 4,6 trilioni, addirittura superiore ai circa 4,1 trilioni (ctv  in euro) del già enorme Bilancio della Fed Usa. Per cercare di uscire da un'evidente impasse dovuta ad un indebitamento insostenibile, ad un'emorragia di capitali (secondo stime Bloomberg circa 508 miliardi di dollari sono fuoriusciti dalla Cina nel periodo agosto-novembre 2015) e nell'impossibilità di far partire in modo convincente la domanda interna per di più con un export in calo, sembra che la People Bank of China non avrà altra scelta che proseguire ad oltranza con la progressiva svalutazione del cambio in modo da sostenere il più possibile l'export. Il forte apprezzamento dello yen contro il Usd e l'euro dell'ultimo anno hanno contribuito a ridare competitività commerciale della Cina nei confronti di Giappone ed area euro. Per evitare ritorsioni la Cina cercherà probabilmente di non forzare la mano, evitando svalutazioni importanti e troppo repentine del renminbi e privilegiando piuttosto un sentiero di deprezzamento "sostenibile" del cambio. Graficamente il major Trend di UsdCny  rimarrà quindi impostato al rialzo finché il cambio si manterrà stabilmente al di sopra del supporto a 6,400, con primo obiettivo importante (ma la salita del dollaro non dovrebbe esaurirsi lì) i livelli "fissi" del periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83. La velocità e la portata del rialzo dovrebbero essere legate anche all'evoluzione della crisi borsistica cinese: un ulteriore, possibile tracollo dello Shanghai Composite (PC 2900) verso 2500 e quindi (prematuro) verso quota 2000 sarebbe probabilmente correlato ad un veloce e marcato deprezzamento del Renminbi.
Tra le informazioni "tecniche" è opportuno ricordare che la banda di oscillazione quotidiana nel cambio UsdCny è stata allargata al 2% a partire dal 17 marzo 2014 (nel biennio precedente era all'1% e prima ancora allo 0,5%): i prezzi possono quindi muoversi liberamente del +/-2% intorno al tasso centrale di parità pubblicato quotidianamente dal China Foreign Exchange Trading System. Il 30 novembre 2015 - con effetto a partire dal 1* ottobre 2016 - è stato approvato l'ingresso del Renminbi cinese nel paniere delle valute di riserva accettate del Fondo Monetario internazionale (insieme a dollaro Usa, sterlina inglese, yen giapponese ed euro), e con ciò è stata ufficialmente riconosciuta - dopo anni di contrattazioni frenate dal veto degli USA - l'importanza crescente della divisa cinese, arrivata a pesare per circa il 12,5% nelle transazioni commerciali del 2014. Questo elemento dovrebbe, a tendere, contribuire a sostenere lo yuan, però al momento sembrano prevalere ancora le tensioni al ribasso. 

Medium Trend: la tendenza degli ultimi mesi rimane stabilmente al rialzo per il dollaro, col Renminbi che si è deprezzato di circa il 12% da inizio 2014, come non accadeva da oltre 20 anni. La tenuta del supporto a 6,400 mantiene un'impostazione rialzista anche per le settimane ed i mesi a venire, con primo obiettivo importante i livelli "fissi" del periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83. 

Minor Trend: l'impostazione rimane rialzista per il dollaro ed eventuali storni incontrano un primo supporto a 6,500, con estensioni (poco probabile) verso 6,400. Il prossimo obiettivo è individuabile nella resistenza a 6,830, che potrebbe arrestare la salita del dollaro Usa per alcune settimane ma non è l'obiettivo ultimo del deprezzamento dello Yuan.


EURUSD (PC: 1,0973)

Minor Trend: dai minimi post-Brexit toccati il 24 giugno a 1,0910, il cambio è risalito verso la resistenza in area 1,1400/1450, arrestandosi ad un picco a 1,1368 il 19 agosto per poi ripiegare verso 1,1123 il 31 agosto. Nelle ultime settimane il cambio ha fatto base al di sotto di 1,1330 per spingersi verso 1,1275 dopo l'ennesimo nulla di fatto da parte della Fed nella riunione del 21 settembre, e nuovamente  ridiscendere portandosi al di sotto di 1,1000 nelle ultime sedute (min 1,0970). Al di là dell'impennata effimera di volatilità post-Brexit e dei movimenti erratici in base al susseguirsi di dati macro contrastanti e del "balletto" sui tassi della Fed, la tenuta della valida resistenza in area 1,1400/1450 conferma la scarsa tonicità del cambio ed è coerente con l'ipotesi di ampia lateralità avanzata. Un impulso rialzista si avrebbe solo al superamento di tale resistenza (poco probabile), con primo obiettivo la resistenza a 1,1525. Il valido supporto in area 1,0700-1,0800 dovrebbe per contro contenere eventuali spinte ribassiste (supporto intermedio 1,0910). Visto il quadro più ampio ancora favorevole al dollaro, le fasi di debolezza del biglietto verde rimangono occasioni di acquisto di $ in ottica tattica: possibile rialzo tassi Fed post-elezioni Usa, ma restringimenti monetari sensibili rimangono improbabili, confermando uno scenario di dollaro Usa forte, ma non fortissimo.
OPERATIVAMENTE: Possibili posizioni corte su risalite in area 1,1250-1,1300, con stop loss sopra 1,1450. Per l'apertura di posizioni lunghe attendere storni in area 1,0700-1,0800 e quindi in area 1,0500/0550.


USDJPY (PC: 104,19)
Minor Trend: dai minimi post-Brexit del 24 giugno a 98,92, il cambio è risalito verso 107,50 (21.07) per poi però retrocedere nuovamente verso i minimi (minimo 99,54 il 16 agosto), con una stabilizzazione nelle ultime settimane poco al di sopra dei minimi ed al di sotto di 104,35. Nelle ultime sedute il cambio è risalito verso 104,50, fornendo un primo segnale di stabilizzazione. Solo al di sopra di 106, tuttavia, si avrebbe un segnale positivo in ottica plurisettimanale, con obiettivo la forte resistenza in area 107,50-108,00. Per conservare un'impostazione di moderata positività le quotazioni devono ora mantenersi al di sopra di 102,85. La tenuta dei minimi chiave in area 98,90-100,00 (probabile) è fondamentale pena una ripresa delle pressioni ribassiste in ottica plurisettimanale.
OPERATIVAMENTE: le posizioni lunghe aperte in area 105,00/50 e mediate in area 99,85-100,35 (prezzo medio di carico 102,68) si possono mantenere portando lo stop loss in utile a 102,80, con primo obiettivo a 106, quindi in area 107,50-108,00.


EURGBP (PC: 0,9001)

Minor Trend: a fine giugno, alla vigilia del referendum sulla Brexit il cross ridiscende verso il supporto a 0,7650 per poi strappare al rialzo alla notizia della vittoria inattesa dei voti favorevoli alla fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea: il cross si spinge fino ad un massimo a 0,8633 il 6 luglio, per poi ripiegare verso 0,8250-0,8300 e quindi risalire verso i massimi, con la sterlina indebolita dal nuovo taglio tassi e dall'incremento del programma di easing quantitativo, decisi il 4 agosto dalla Bank of England. Le nuove misure di politica monetaria puntano ad una sterlina più debole come "ammortizzatore" per assorbire gli shock post-Brexit. Il cambio si è spinto fino a registrare un picco a 0,8725 il 16 agosto, per poi ripiegare verso 0,8330  il 6 settembre e risalire in accelerazione nelle ultime settimane:  il 7 ottobre, complice anche un "flash crash", l'euro è balzato addirittura verso 0,9300 per poi stabilizzarsi nell'ultima ottava al di sotto di 0,9140. Perdita di spinta sotto 0,8725-0,8800, ma un valido segnale distensivo in ottica plurisettimanale si avrebbe solo su pronte ridiscese e consolidamenti al di sotto del valido supporto in area 0,8300/35 (poco probabile). La prossima resistenza è individuabile a 0,9140, con estensioni verso 0,9300. Acquisti di sterline sono valutabili solo in ottica tattica ma non ancora strategica.
OPERATIVAMENTE: le posizioni lunghe in sterline aperte in area 0,8750-0,8800 e quindi in area 0,9000/9050 (prezzo medio di carico 0,8900) si possono mantenere con stop loss sopra 0,9150 e take profit su discese in area 0,8700/8750.  Per l'apertura di posizioni lunghe in euro attendere discese verso 0,8300.


DOLLAR INDEX (PC: 98,08): il "Dollar Index" esprime la dinamica del dollaro USA nei confronti di un paniere costituito dalle maggiori divise mondiali, rappresentative dei maggiori partner commerciali dagli Usa. In termini di pesi la parte del leone la fa l'euro (circa il 57%), seguito dallo yen (circa il 14%), la sterlina inglese (circa il 12%), il dollaro canadese (circa il 9%), la corona svedese ed il franco svizzero (circa il 4% ciascuno).

Minor Trend: a fine giugno 'imprevista fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea ha colto di sorpresa i mercati, provocando un violento sell-off sulle Borse e forti sommovimenti del quadro valutario: il dollar Index si riporta di scatto verso 96,70 per poi assestarsi al di sopra di 95,35 e risalire verso 97,60 il 25 luglio. Le quotazioni ripiegano poi velocemente con un minimo a ridosso di quota 94 a metà agosto. Nelle ultime settimane le quotazioni sono poi risalite, spingendosi verso 98,10 sul finire d'ottava. Il tono per le prossime sedute rimane laterale/moderatamente positivo, per lo meno fintantoché le quotazioni stazionano al di sopra di 96,40; un forte ostacolo alla salita si conferma l'importante resistenza individuabile in area 98,00/50. Il tono si indebolirebbe su ridiscese al di sotto di quota 94 (poco probabile).
OPERATIVAMENTE: le posizioni lunghe aperte a 95,50 sono state chiuse in take profit sul rialzo in area 98,00/10. Possibili posizioni corte su rialzi in area 98,25/75, con stop loss sopra quota 100.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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