Trump non spaventa il dollaro, anzi


DOLLAR INDEX (PC: 99,01)


La "paura Trump" dura 4 ore. Dopo un pesante scivolone sulla notizia inattesa della vittoria del candidato sgradito a media ed establishment, nel giro di pochissime ore i futures sull'azionario recuperano perdite superiori anche al 5%, per poi chiudere la prima seduta post-elettorale addirittura in positivo. Analogamente anche il dollaro USA, dopo un mini-crash iniziale con forti deflussi verso euro, franco svizzero ed oro, dopo un minimo a ridosso di 95,90 sul dollar Index recupera tutte le perdite e si porta addirittura in guadagno. I mercati finanziari hanno quindi impiegato davvero molto poco, alcune ore, a "riallinearsi", dimostrando una resilienza decisamente superiore rispetto a quella denotata in corrispondenza dell'ultimo evento inatteso, ovvero il referendum "Brexit", che a fine giugno aveva sancito l'imprevista decisione di fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, che pure era stata poi riassorbita sui mercati senza grossi problemi.


Sono d'obbligo due osservazioni: innanzitutto balza all'occhio la totale incapacità di media e sondaggisti di cogliere la realtà e gli umori dei popoli; inoltre, è evidente la totale inattendibilità delle previsioni catastrofistiche avanzate dagli esperti in entrambi i casi. Incapacità, oppure desiderio di piegare la realtà ai propri desiderata?

Comunque la si pensi, sbagliare sia le previsioni sul realizzarsi o meno di un dato evento sia le conseguenti reazioni dei mercati all'evento stesso fa sì che il mondo degli "esperti" ne esca assai delegittimato. Vedremo se si ripeterà lo stesso pattern anche col referendum costituzionale in Italia di inizio dicembre. 


Graficamente il Dollar Index si è riportato sui massimi di periodo, a ridosso di quota 99, sui picchi di fine ottobre. Il tono per le prossime sedute rimane moderatamente positivo, per lo meno fintantoché le quotazioni stazionano al di sopra di 97. Il superamento di 99 spingerebbe il cambio al test della resistenza critica in area 100,00/50, dove dovrebbero prevalere le prese di beneficio. Il tono si indebolirebbe solamente su ridiscese al di sotto di 95,90-96,40, poco probabile.


OPERATIVAMENTE: è opportuno mantenere posizioni lunghe strategiche sul Dollaro, valutando alleggerimenti in ottica tattica a ridosso di 100,500.

Nota: il "Dollar Index" esprime la dinamica del dollaro USA nei confronti di un paniere costituito dalle maggiori divise mondiali, rappresentative dei maggiori partner commerciali dagli Usa. In termini di pesi la parte del leone la fa l'euro (circa il 57%), seguito dallo yen (circa il 14%), la sterlina inglese (circa il 12%), il dollaro canadese (circa il 9%), la corona svedese ed il franco svizzero (circa il 4% ciascuno).

 

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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