Dollaro sui picchi del 2003


EurUsd (PC: 1,0457)

Non si esaurisce l' "effetto Trump", col dollaro Usa che ritorna sui massimi del marzo 2003. 
Nell'ultima ottava il cambio EurUsd consolida al di sotto di 1,0700 per poi accelerare al ribasso sulla decisione - peraltro attesa - del rialzo dei tassi di 25 b.p. da parte della Fed nella riunione del Fomc del 14 dicembre. L'euro accelera al ribasso toccando un nuovo minimo contro il biglietto verde a 1,0367 il 15 dicembre, infrangendo così il precedente minimo del 16 marzo 2015 a 1,0457. Sul finire d'ottava le quotazioni risalgono poi verso 1,0450-1,0500. 

La Fed ha ipotizzato di proseguire con altri 3 rialzi nel corso del 2017, ma è anche vero che un anno orsono aveva prospettato 4 rialzi per il 2016 e poi si è limitata a farne soltanto uno. Se pensiamo poi che negli ultimi 10 anni il rialzo complessivo è stato dello 0,50%, partendo da tassi a zero (la cosiddetta ZIRP, zero interest rate policy) e che il Bilancio Fed rimane stabile da due anni sui picchi abnormi a ridosso di 4500 miliardi di dollari, si comprende bene come il contesto della politica monetaria Usa rimanga decisamente espansivo. I timidi rialzi che la Fed sta ipotizzando servirebbero solo a ridurre in parte una situazione che rimane strutturalmente squilibrata, ma come del resto capita anche nel resto dei Paesi sviluppati, a partire dai tassi negativi del Giappone ai tassi schiacciati verso lo zero nell'area euro. E la modalità con cui le Banche Centrali, in tutto il mondo, hanno deciso di gestire l'enorme mole dei debiti pubblici fuori controllo: tassi bassi ed inflazione, negli auspici, in risalita verso il 2%, in modo che rendimenti reali negativi abbattano il valore reale dei debiti. 

Strategicamente il dollaro USA rimane forte, con possibili movimenti verso il grande obiettivo, anche psicologico, del macro movimento ribassista di EurUsd, sviluppatosi a partire dallo scoppio della crisi finanziaria nell'estate 2008: la parità; senza escludere livelli anche inferiori. Nell'immediato, tuttavia, non si può escludere un tentativo di rimbalzo tecnico dell'euro, che incontra un primo ostacolo significativo a ridosso di 1,0700. Un segnale di maggiore forza per l'euro si avrebbe però solo al superamento della forte resistenza a 1,0800 (poco probabile), con conferma al di sopra di 1,0875. Le vendite riprenderebbero su discese al di sotto di 1,0350 (prematuro), con obiettivo 1,0250 ed estensioni (al momento poco probabili) verso la parità. Per le prossime settimane la resistenza a 1,1000 non dovrà essere superata, per conservare un'impostazione favorevole al biglietto verde. 

OPERATIVAMENTE: è opportuno mantenere posizioni lunghe strategiche sul Dollaro, valutando alleggerimenti in ottica tattica sui livelli correnti.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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