Report Valutario


EURUSD (PC: 1,1285)

Major Trend: l’impostazione dominante rimane al ribasso, con tendenza alla lateralizzazione a partire dal marzo 2015. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Bce – in ulteriore espansione fino al marzo 2017 (ed in accelerazione da aprile 2016), con tassi di interesse schiacciati sullo zero quando non in territorio negativo – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa, a maggior ragione contro l’euro che rimane tra le divise più deboli del sistema. Su orizzonti strategici, esaurita la fase laterale in essere alla violazione di 1,0700-1,0800 (prematuro), riprenderebbe il trend ribassista dominante, con primo obiettivo i minimi del marzo-dicembre 2015 in area 1,0455-1,0540 e quindi (al momento improbabile) il test del supporto psicologico rappresentato dalla parità (senza escludere future discese anche verso area 0,9500-0,9600). L'ipotesi ribassista dovrebbe essere accantonata in caso di risalite del cambio al di sopra dei picchi di fine agosto 2015 a 1,1715, eventualità che al momento pare ipotizzabile soltanto qualora la Fed dovesse decidere di soprassedere rispetto al programma annunciato di graduale rialzo dei tassi o, in caso di forti tensioni sul sistema finanziario (al momento improbabili), ipotizzare addirittura un nuovo round di easing quantitativo, riprendendo il programma interrotto nell'ottobre 2014 con ulteriori espansioni del proprio Bilancio (stabile da ottobre 2014 a ridosso di 4,5 trilioni di dollari).
Le preoccupazioni della Fed sulla tenuta dei mercati finanziari sono emerse nella riunione del 16 marzo 2016 quando il Fomc ha deciso di proseguire nel graduale rialzo dei tassi portando però a soli due i possibili rialzi nel corso del 2016 rispetto ai quattro inizialmente ipotizzati: ciò conferma che la "normalizzazione" della politica monetaria ultra-espansiva degli Usa sarà decisamente lenta, e ciò potrebbe portare ad un lungo stallo nel cambio EurUsd, all'interno dell'intervallo con estremi 1,0700-1,0800 (ext 1,0455-1,0540) e 1,1500-1,1715.

Medium Trend: da metà marzo 2015 si è assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo in area 1,0455/0540 ed al di sotto di area 1,1500/1715. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, dopo il tracollo dai picchi del maggio 2014 a ridosso di 1,4000. All’interno di tale trading-range, l'atteggiamento 'dovish' della Fed delle ultime settimane ha favorito un indebolimento del dollaro: dal valido supporto a ridosso di 1,0800, testato il 2 marzo e ritestato durante la conferenza stampa di Draghi del 10.03, si è sviluppata una risalita dell'euro con un picco a 1,1465 il 12 aprile), dove sono prevalsi i realizzi. Un nuovo impulso rialzista per l'euro si avrebbe solo al superamento di 1,1500 (al momento poco probabile), con obiettivo la resistenza critica a 1,1715, dove dovrebbero comunque prevalere le vendite. È probabile che un eccessivo apprezzamento dell'euro verrebbe prontamente contrastato dalla Bce, la cui preoccupazione maggiore è arginare le spinte deflazionistiche nell'area, che sarebbero ovviamente aggravate da un euro in risalita. Un segnale distensivo si avrebbe su ridiscese al di sotto di 1,1050 (prematuro), che riproporrebbe la parte bassa del trading-range, il valido supporto in area 1,0700-1,0800. Solo alla violazione di tale supporto si avrebbe un segnale di ripresa delle vendite sull'euro, ma ciò appare prematuro visto che anche la Fed difficilmente accetterebbe apprezzamenti marcati del dollaro Usa in questo frangente. Gli interessi contrastanti delle due Banche Centrali potrebbero quindi risolversi nel prolungamento della fase di stallo dell'ultimo anno ancora per molti mesi a venire, all'interno di un trading-range dove il cambio potrebbe continuare a muoversi liberamente per mutuo, tacito consenso delle parti. In tale prospettiva si rischia di correre dietro a molti falsi segnali, alla ricerca di una direzionalità di più ampio respiro che invece manca.

Minor Trend: dal minimo a 1,0825 del 2 marzo - livello ritestato durante la conferenza stampa di Mario Draghi di giovedì 10.03 quando il Presidente della Bce ha cercato di stemperare le dichiarazioni di allargamento quali-quantitativo del QE e del ribasso tassi con note che volevano evitare eccessive attese di ulteriori tagli dei tassi nel prossimo futuro (probabilmente per scongiurare una caduta repentina dell'euro, che avrebbe fatto salire la tensione con la Fed) - si è sviluppata una risalita del cambio esauritasi nel picco del 12 aprile a 1,1465, dove sono prevalsi i realizzi con una ridiscesa verso 1,1235 nelle ultime sedute. La violazione di 1,1150 confermerebbe il segnale di perdita di spinta, ma il tono tornerebbe debole solo alla violazione di 1,1050 (prematuro), che riproporrebbe il test del valido supporto a 1,0800, dove sono attesi ordini in acquisto. Possibili vendite di euro su rimbalzi verso 1,1350-1,1400, con obiettivo area 1,1050-1,1150. Il tono tornerebbe positivo solo al superamento di 1,1425 (prematuro). 


USDJPY (PC: 108,68)

Major Trend: l’impostazione dominante al rialzo degli anni passati denota una tendenza alla lateralizzazione nell'ultimo semestre 2015, al di sotto del picco a ridosso di 126 toccato ad inizio giugno, con un peggioramento da inizio febbraio 2016 ed un veloce sell-off che respinge il cambio al di sotto del supporto in area 110-111 (minimo 107,63 l'11.04). Le forti prese di beneficio sulle posizioni corte in yen si sono accompagnate, come divenuto oramai consueto negli ultimi anni, alle pesanti vendite sui mercati azionari, in specie in Giappone e nell'area euro: in una situazione di risk-off, ovvero di avversione al rischio con conseguenti liquidazioni di posizioni lunghe sull'azionario, è infatti normale assistere a contestuali ricoperture sulle posizioni corte detenute in yen in ottica di "carry-trading". Il rimbalzo sui mercati azionari delle ultime settimane si è limitato agli Usa e lo yen ha continuato ad apprezzarsi, a conferma di un quadro strategico sull'azionario ancora fragile (in specie in Giappone). Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di graduale, molto graduale normalizzazione, anche se comunque molto espansiva – e quella portata avanti dalla Banca del Giappone – in continua espansione da fine 2012 per volontà del Governo Abe, con tassi di interesse schiacciati sullo zero – mantiene ancora, nonostante il forte indebolimento degli ultimi mesi, un quadro strategico a favore del dollaro Usa. Il quadro tecnico per i mesi a venire, tuttavia, tornerebbe rialzista solo al superamento di 118 (prematuro), con conferma sopra 122 (al momento poco probabile). Prossimo supporto importante, alla violazione dei minimi a 107,65 (prematuro) a ridosso di 105, dove dovrebbero comunque tornare gli acquisti di dollari in ottica strategica.

Medium Trend: dal picco a ridosso di 122 (max 121,87 il 29.01) il cambio è sceso in accelerazione fino a toccare un minimo a ridosso di 111 l'11 febbraio, con un consolidamento al di sotto di 115 ed un nuovo test di 111 il 24 febbraio, e poi ancora il 17 marzo (min 110,66). Ad inizio aprile si è assistito ad un'accelerazione al ribasso, culminata nel minimo dell'11 aprile a 107,63. Nonostante le aperture del governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, in merito a possibili ulteriori  tagli dei tassi in Giappone fino al -0,50%, le dichiarazioni "dovish" della Fed sui prossimi rialzi tassi negli Usa rilasciate a partire  dal Fomc del 16 marzo continuano a tenere sotto pressione il dollaro. Anche nel cambio dollaro/yen sono infatti le politiche monetarie più o meno espansive delle rispettive Banche Centrali a fare la differenza, col rischio di tensioni e di gare a chi fa di più per deprezzare la propria divisa, senza innervosire troppo le controparti. L'apprezzamento dello yen riflette poi una situazione ancora incerta sui mercati azionari globali a livello strategico, e solo un miglioramento strutturale in tale asset class porterebbe a prese di beneficio significative sullo yen. Graficamente si propone per le prossime settimane un movimento laterale nell'intervallo tra 105 e 116, con spartiacque a ridosso di 112. Il superamento di 112, con conferma sopra 114,50-115,00 (prematuro) fornirebbe un primo segnale di stabilizzazione, ma un input rialzista si avrebbe solo al superamento di 116 (poco probabile), con obiettivo 118.

Minor Trend: nelle ultime settimane il cambio ha cercato di stabilizzarsi al di sopra dei minimi di periodo in area 110-111, rimanendo stabilmente al di sotto di area 114,00/60. La recente violazione della parte bassa del range provoca una discesa veloce con un minimo a 107,63 l'11.04. Il seguente rimbalzo è finora rimasto al di sotto di 110, mantenendo un quadro ancora fragile. Anche se è possibile una prosecuzione del rimbalzo in atto oltre 110 verso 112, ma finché il cambio resta al di sotto di tale resistenza il tono rimane debole. Le pressioni ribassiste riprenderebbero però solo al di sotto di 108-107,65, con obiettivo il supporto critico a 105, dove dovrebbe comunque esaurirsi il sell-off degli ultimi mesi. Eventuali acquisti sono valutabili su discese in area 105,50-106,00, con prese di beneficio su rialzi in area 111,25/75. L'apertura di posizioni corte, seppur in linea col trend ribassista, appare poco opportuna in ottica di risk-reward.


EURGBP (PC: 0,7943)

Major Trend: dal gennaio 2009 l'impostazione è stata stabilmente al ribasso, con la sterlina inglese favorita da un differenziale di rendimento – ancorché modesto –  a proprio favore. Rispetto ai livelli di fine 2008 la sterlina è arrivata ad apprezzarsi di un 40% circa contro euro, col cambio passato da 0,9800 ad un minimo a 0,6935 a luglio 2015. Nei mesi passati si è assistito ad una fase di lateralizzazione al di sopra dei minimi di luglio ed al di sotto dei picchi di metà ottobre a ridosso di 0,7500, superati al rialzo a partire dal 20 gennaio, con un'accelerazione verso 0,8000-0,8100 nelle ultime settimane (max 0,8117 il 07.04). Nonostante il buon rialzo degli ultimi mesi - legato al rischio di un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea - il quadro tecnico più ampio rimane ancora a favore della sterlina. Non si possono comunque escludere movimenti erratici per diversi mesi a venire e possibili ulteriori risalite nelle settimane a venire verso 0,8250. Perdita di spinta sotto 0,7625-0,7800 e ripresa delle vendite sotto 0,7200-0,7400 (al momento poco probabile), con obiettivo i minimi 2015 in area 0,6935-0,7000. Il major down-trend verrebbe messo in discussione da consolidamenti del cambio al di sopra della resistenza critica in area 0,8000-0,8100 (marginalmente superata, in fase di test).

Medium Trend: da inizio marzo 2015 si assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo a 0,6935 ed al di sotto di 0,7500, superato al rialzo a metà gennaio, con strappi verso 0,7900, seguiti da un consolidamento al di sopra di 0,7695, da una nuova risalita verso 0,7930 il 25.02, livello superato nelle ultime sedute (max 0,8117 il 07.04). La dinamica delle ultime settimane rimane rialzista, col cambio al test della forte resistenza in area 0,8000-0,8100, dove dovrebbe esaurirsi il mini-rally dell'euro degli ultimi mesi (possibili estensioni verso 0,8250). Perdita di spinta su ridiscese sotto 0,7800, con conferma sotto 0,7650 (prematuro).

Minor Trend: da metà novembre il cross è in fase di risalita, dai minimi a ridosso di 0,7000 ad un massimo a 0,8117 il 7 aprile, con base al di sopra di 0,7650, supporto testato il 10 marzo. Non si possono escludere estensioni del rialzo in atto verso 0,8250, ma il cambio appare molto "tirato". Un primo segnale di perdita di spinta si avrebbe però solo su ridiscese al di sotto di 0,7900, per un test del supporto in area  0,7745-0,7800, ed un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe solo alla violazione di 0,7650 (al momento poco probabile). Sono valutabili acquisti di sterline sui livelli correnti e su estensioni verso 0,8250, con prese di beneficio in area 0,7750-0,7800.


EURCHF (PC 1,0917)

Major trend: negli ultimi mesi il cross si è mosso lateralmente tra 1,0150 e 1,1050, con volatilità in progressiva diminuzione dopo il collasso del cambio avvenuto nella mattinata del 15 gennaio 2015 a seguito della rimozione del cap sul franco svizzero ad 1,2000 e conseguente caduta libera dell'euro fino a toccare un minimo infraday a ridosso di 0,8500. La Banca Nazionale Svizzera ha portato in negativo i rendimenti (il decennale "rende" il -0,36% e per avere un tasso positivo sui governativi occorre acquistare scadenze superiori ai 20 anni!), in modo da scoraggiare acquisti di franchi svizzeri e conseguenti apprezzamenti del cambio, considerati come una minaccia per l'economia del Paese. A fine gennaio 2016 si è assistito alla fuoriuscita del cambio dalle parte alta del suddetto trading-range, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, seguito però da una veloce ridiscesa verso 1,0800 a fine febbraio e quindi da una risalita che è però rimasta stabilmente al di sotto di 1,1025. Nelle ultime settimane il cambio è ripiegato poi verso area 1,0835-1,0900. Anche se è prematuro ipotizzare rialzi consistenti dell'euro in ottica plurimensile, investimenti in franchi svizzeri rimangono poco interessanti stante la remunerazione decisamente negativa dei titoli espressi in CHF e la bassa probabilità di sostanziali apprezzamenti della divisa elvetica nei mesi a venire.

Medium trend: dopo una lunga fase laterale, con volatilità in consolidamento all'interno del range tra 1,0750 e 1,0945, il cross ha messo a segno una veloce risalita verso 1,1200 il 4 febbraio, seguita da uno storno verso 1,0800 a fine febbraio e quindi da un consolidamento al di sotto di 1,1025. Nelle ultime settimane il cambio è scivolato verso 1,0835: la tenuta di 1,0800-1,0750 (ext 1,0700) è necessaria pena un deterioramento del quadro tecnico in ottica plurisettimanale. Un nuovo impulso positivo si avrebbe solo al di sopra di area 1,1025/1060 (prematuro) per un ritest di 1,1200, il cui superamento (poco probabile) è necessario per avere un nuovo segnale rialzista per le settimane a venire. 

Minor Trend: il movimento di risalita dai minimi del 18 dicembre a 1,0756 ha portato il cross a fuoriuscire dalla parte alta del trading-range dominante nei mesi passati, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, per poi ripiegare velocemente verso 1,0800 a fine febbraio e quindi risalire verso 1,1025 il 10 marzo. Nell'ultima settimana il cross è poi ridisceso verso 1,0835, per poi risalire sopra 1,0900. È possibile un rimbalzo verso 1,0960 e quindi a testare l'area 1,1000/1025, ma finché le quotazioni stazionano al di sotto di tale resistenza il tono di fondo rimane debole/laterale, al di sopra del supporto in area 1,0800/0835. Le vendite riprenderebbero alla violazione di 1,0800 (prematuro), con obiettivo 1,0750 e quindi il valido supporto a 1,0700, dove dovrebbero esserci ordini in acquisto. Nuovi spunti rialzisti al di sopra di 1,1025 (prematuro), con obiettivo 1,1060 e quindi (poco probabile) la resistenza a 1,1200. L'incremento di volatilità delle ultime settimane rende nuovamente interessante il cross in ottica swing trading (possibili acquisti di euro sulla debolezza, in area 1,0700/0750, con prese di beneficio verso 1,1100-1,1200), ma al momento movimenti consistenti appaiono ancora poco probabili.


DOLLAR INDEX (PC: 94,68): il "Dollar Index" esprime la dinamica del dollaro USA nei confronti di un paniere costituito dalle maggiori divise mondiali, rappresentative dei maggiori partner commerciali dagli Usa. In termini di pesi la parte del leone la fa l'euro (circa il 57%), seguito dallo yen (circa il 14%), la sterlina inglese (circa il 12%), il dollaro canadese (circa il 9%), la corona svedese ed il franco svizzero (circa il 4% ciascuno).

Major Trend: dopo una lunga fase laterale, di riaccumulazione, da metà 2008 a metà 2014, con volatilità in contrazione, si è sviluppato un forte movimento rialzista che ha portato il Dollar Index a registrare un massimo poco sopra quota 100 nel marzo 2015, livello ritestato nel mese di dicembre, con una base al di sopra di area 92,60-94,00. La lateralizzazione in essere negli ultimi trimestri sembra una pausa di riaccumulazione, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa del major up-trend, ma un segnale si avrebbe solo al superamento della forte resistenza in area 100,00/50 (prematuro), con primo obiettivo 104 ed a tendere (assai prematuro) la resistenza a 110. Il quadro tecnico si deteriorerebbe solo in caso di ridiscese al di sotto di 92,60-94,00 (min 93,63 il 12.04), la cui rottura rimane ancora poco probabile. Sembra che la fase di trading-range in atto possa continuare nei mesi a venire e rifletta una zona di "equilibrio", tacitamente accettata dalle varie Banche Centrali: una fuoriuscita da tale intervallo comporterebbe probabilmente un'impennata della volatilità e possibili ritorsioni da parte di quei Paesi (Giappone, in primis, ed area euro) che non sono disposti ad accettare eccessivi apprezzamenti dei rispettivi livelli di cambio contro il dollaro Usa, per gli impatti deflazionistici che ciò avrebbe sui propri sistemi economici e le possibili ricadute negative sui propri sistemi finanziari.

Medium Trend: la tendenza negli ultimi mesi rimane laterale, con tendenza all'indebolimento, all'interno dell'ampio intervallo con estremi 92,60-94,00 e 100,00/50 (spartiacque area 97,50-98,00). Sono possibili ulteriori storni verso la parte inferiore del suddetto canale, dove però dovrebbero tornare gli acquisti (min 93,63 il 12.04). Segnale di risalita sopra area 97,50-98,00 (prematuro), con obiettivo 98,60-99 ed estensioni (al momento poco probabili) verso la parte superiore del canale, in area 100,00/50, dove dovrebbero comunque prevalere le vendite. Un segnale direzionale convincente in ottica plurisettimanale si avrebbe solo con la fuoriuscita da tale trading-range, al momento poco probabile.

Minor Trend: dal minimo del 18 marzo a 94,578 l'indice è risalito verso 96,40 il 28 marzo per poi ridiscendere verso i minimi (min 93,63 il 12.04); il tentativo di rimbalzo delle ultime sedute è rimasto al di sotto di 95,20. Finché le quotazioni stazionano al di sotto di 96,40 il tono rimane debole, con possibili ulteriori storni verso il valido supporto a 92,60, dove dovrebbero comunque tornare gli acquisti. Un segnale di ripresa si avrebbe al superamento di 96,40, con possibili rialzi verso area 97,00/50. Possibili acquisti su discese in area 92,60-93,00, con prese di beneficio su risalite in area 96,25/75.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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