Extended QE?


E’ rumor di qualche giorno fa, e diretta conseguenza dell’uragano Brexit che ha messo sotto pressione e in concreta difficoltà le istituzioni europee. Di fatto, molti operatori ritengono probabile che la BCE potrebbe decidere di allungare il QE oltre la data prevista del marzo 2017.

Tuttavia, c’è un fattore tecnico non proprio trascurabile, dettato dal fatto che ormai è assodata la scarsità di governativi tedeschi da acquistare, poiché la continua discesa dei rendimenti ha spinto una buona metà dei titoli di Stato della Sig.ra Merkel al di sotto dei tassi sui depositi, attualmente al -0,40%.

E’ evidente, pertanto, che la BCE non comprerà titoli per incassare perdite sicure, e quindi non è peregrino immaginare che la Banca Centrale decida di cambiare la ripartizione degli asset in acquisto; la conseguenza potrebbe essere quindi un volume minore di acquisti sui Bund ed un maggiore volume di acquisto sui titoli italiani e – in misura minore – non escludiamo anche titoli spagnoli e forse portoghesi.

La reazione sui mercati non si è fatta attendere, e la struttura a termine dei tassi ha subito una bella decurtazione dei rendimenti un po’ su tutto il tratto della curva.


Ora, su tutto il tratto di curva, non si riesce a superare lo 0,80% di rendimento, nemmeno per scadenze trentennali ; anche l’analisi dei forward su Euribor 6 mesi, impliciti nella curva ZC Yield Curve, conferma la variazione e “vede” ora tassi negativi sino a circa metà 2020, stante la struttura a termine attuale. I tassi forward “vedono” inoltre un top poco sotto area 1,40%.


In accordo con il ridimensionamento dei tassi impliciti, anche gli spread contro Bund si sono mossi in riduzione, dopo la fibrillazione post-Brexit,  con qualche punta più marcata al ribasso per i Paesi c.d. periferici.


Di pari passo i rendimenti dei benchmark decennali, con i titoli di Stato europei che ritoccano decisamente al ribasso i ritorni sull’investimento dopo il picco post-Brexit. La Germania è ormai passata in area negativa, come si vede anche dalla tabella abbinata al grafico.


Immutata infine, salvo la generalizzata discesa dei rendimenti, la comparazione delle ZC Yield Curve delle principali aree valutarie, con la curva USA che rimane quella più “generosa” e quella in CHF la più “avara”.


A livello “settoriale”, abbiamo indicazioni di un rafforzamento sui corporate HY e sui bond emergenti, ed è plausibile poiché con questi chiari di luna sui mercati azionari e con i titoli governativi e i corporate con buon Credit Risk a rendimenti ridicoli, il denaro si sposta sugli asset che offrono ancora (ovviamente a maggior rischio) ritorni accettabili.

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