A proposito del 90%....


Ci eravamo gia' concentrati, su queste colonne, il 15 luglio sulla situazione di Parmalat alcune settimane fa. Ricordavamo agli amici che ci seguono che l'azionista di maggioranza Lactalis (Sotil) continua imperterrito a rastrellare azioni. Siamo ormai ad oltre l'87% ed al 90% scatta l'obbligo dell'OPA obbligatoria residuale, OPA il cui prezzo non potra' essere inferiore al massimo pagato per le azioni rastrellate da Parmalat negli scorsi 12 mesi (ed ecco perché  i francesi stanno attenti a non comperare oltre certi livelli). Venerdì sera è stato comunicato l'ennesimo incremento mensile della partecipazione, salita all'87,69% a fine luglio.

La  storia infinita e drammatica di Parmalat ebbe una accelerazione nel 2011 allorquando Lactalis lancio' una OPA a 2,60 euro nel mese di aprile. Piano piano la percentuale delle azioni possedute, che dopo l'OPA era dell'82,3%, venne aumentata ed ora l'accelerazione e' evidente. Ogni mese Lactalis raccatta quello che è in vendita, stando attenta a non forzare i prezzi, non ce n'è bisogno....basta attendere e tra 2,33 e 2,43 €  viene servita da mesi da vecchi soci stufi di aspettare gli eventi.

Sembra pero' nell'interesse di Lactalis levarsi dai piedi la quotazione ufficiale della controllata e scaduti a fine dicembre i warrant l'operazione e' facilitata. Vi erano state inoltre indagini della Procura di Parma sull'operazione Lag, societa' americana partecipata sempre dallo stesso azionista che controlla Parmalat. Dal che un conflitto di interessi che ha movimentato per molti mesi il mondo finanziario e giuridico. Il costo di Lag era stato fissato dai francesi a 900 milioni € ,poi ridotto a 770 milioni €, una cifra che i piccoli soci di Parmalat considerano ancora troppo elevato, accusando Lactalis di avere "spolpato" la ricca cassa di Parmalat, e sulla quale il fondo Amber, azionista di minoranza di Parmalat, ha iniziato una lunga e dura  battaglia.

Parmalat non va economicamente male, anche se la quotazione è ancor oggi inferiore a quei 2,60 euro pagati da Lactalis cinque anni fa. Cinque anni di rialzi delle borse mondiali non hanno avuto conseguenza su queste quotazioni anche perché era nell'interesse di Lactalis che non salissero, visto che puntava ad arrotondare il suo pacchetto di maggioranza.

La semestrale di Parmalat pubblicata all'inizio di agosto vede un fatturato cresciuto dell'1% a 2,99 miliardi di euro, un reddito operativo passato da 83,3 a 87,4 milioni € e un utile semestrale balzato del 17,9% da 38,5 a 45,4 milioni €. Dati che confortano i piccoli soci, gia' sul piede di guerra per il bassissimo dividendo elargito (0,017 euro nonostante che il p/e di 30 permettesse una remunerazione molto piu' consistente).

Con una quotazione ancora inferiore a quella di cinque anni fa e con le note vicende tra proprieta' e azionisti di minoranza, i piccoli soci si aspettano che prima o poi il delisting si concretizzi. MF Milano Finanza aveva titolato all'inizio dell'anno un articolo " Parmalat: dossier OPA-delisting torna in agenda", mentre il Sole 24 Ore aveva parlato della situazione il 29 aprile in un articolo dal titolo "Lactalis e Parmalat:storia di un matrimonio problematico". Che qualcosa possa accadere è percio' previsto da nomi altisonanti della finanza.

Ci sembra, percio', che ci sia la concreta possibilita' di una svolta, magari come ventilato dai giornali, entro fine anno. Naturalmente ci vorra' la pazienza di Giobbe perché non ci sono termini obbligatori da rispettare, basta che Lactalis si fermi negli acquisti e la clausola del 90% non scatterebbe e poi tutto dipendera' dalla cifra che eventualmente Lactalis potrebbe proporre per il delisting.

Le incertezze sono molte ma pensiamo che il gioco valga la candela. Inseriamo percio' Parmalat nel portafoglio a scarso rischio (e chi scrive ne ha pure prese) per un 5% del patrimonio, ben consci di tutti i dubbi che abbiamo sopra evidenziato e della pazienza di Giobbe che deve caratterizzare questo investimento. Ma con l'azione oscillata in un anno da 2,22 a 2,54 €, il prezzo corrente di 2,35 euro (inferiore ancora  ai 2,60 euro pagati ben 5 anni con l'OPA) non sembra esorbitante..

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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