I banchieri centrali hanno deciso (in segreto): tassi più alti!


Non è passato nemmeno un mese dall’incontro di Jackson Hole fra i principali banchieri centrali del mondo e tutto d’un colpo i rendimenti dei titoli di Stato dei maggiori Paesi occidentali sono cresciuti non di poco, tornando perfino in area positiva nel caso del decennale tedesco. Il fatto che il movimento abbia interessato, in pochi giorni, governativi quali Australia (yield da +1,9% a +2,17%), Canada (da +1% a +1,23%), Francia (da +0,10% a +0,27%), Germania (da -0,116% a +0,07) e Svizzera (da -0,63 a -0,34), per citare solo alcuni esempi, dimostra che qualcosa si sta muovendo all’unisono.

Apparentemente – osserverà qualcuno – si tratta ancora di briciole. In realtà non è vero, perché in percentuale i movimenti sono significativi e accompagnati da volatilità intraday di tutto rilievo. Cosa sta accadendo?

Un “rumour”, che circola fra gli istituzionali, parla di un segretissimo accordo – raggiunto a Jackson Hole - fra le grandi Banche centrali per aumentare lentamente i tassi primari. Partiranno gli Usa e poi sarà la volta di altri Paesi, con la sola zona euro impallata, il che troverebbe conferma negli atteggiamenti molto prudenti di Draghi all’ultima conferenza stampa della BCE, imputabili proprio all’impossibilità di accentuare la mano sul suo Quantitative Easing.

Perché si sceglierebbe una strada di rottura rispetto al recente passato? Tutti i banchieri centrali sono preoccupati per i vari istituti di credito nazionali. O la remunerazione sale o qualcosa rischia di spezzarsi. Di qui una strategia oculata di progressivo incremento del costo del denaro, ben orchestrato attraverso una prima fase di vendite pilotate dei titoli di Stato in portafoglio. Niente di brutale, per non allarmare i mercati, ma pur sempre un’operazione destinata a proseguire nel tempo.

Solo “rumour” o informazioni fatte passare ad arte a chi tira le fila del secondario? Tutto è possibile ma, se la discesa dei prezzi dei titoli di Stato dovesse proseguire passin passetto, inizierebbe davvero una fase nuova per il settore obbligazionario, con quell'attesa normalizzazione cui si aspira da tempo.

Un’ultima indiscrezione: in area euro sono ormai non pochi a voler silurare Draghi. Con alla testa i tedeschi, come noto. La sua scadenza naturale è prevista per il 31 ottobre 2019. Scommettiamo che la prossima estate sarà già a casa? Magari - si mormora - con una destinazione di nome Palazzo Chigi!  

Non accontentarti solo degli articoli Free!

Registrati gratuitamente e avrai accesso senza limitazioni ai servizi premium per 7 giorni!

Gli ultimi articoli di Lorenzo Raffo