Brutta caduta degli indici azionari. Noi comunque portiamo a casa un bel + 26,55%...


Inizio di ottava (corta) al segno del ribasso generalizzato sui listini azionari internazionali.

Tutti gli indici azionari europei ed italiani hanno chiuso il cash con profondi ribassi ed anche gli indici USA fanno registrare, al momento, il segno meno.

I mercati azionari a forte componente bancaria-finanziaria, hanno chiuso al ribasso con performance superiori al punto percentuale, zavorrate dai rispettivi indici settoriali (-1,61% lo STOXX600 Banks, e –1,91% lo STOXX600 Financials).

Fanalino di coda i nostri FTSE-MIB e FTSE IT All-Share che hanno chiuso rispettivamente con un -1,67% a 19442 e con un –1,53% a 21548 (performance negativa dovuta anche alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale sull’economia del nostro Paese e delle quali parleremo in seguito) a seguire l’EUROSTOXX50  con un –1,12%.

Non meglio anche i listini ad alta componente industriale come lo SMI svizzero a –1,16% ed il DAX l’unico che chiude appena sopra il punto percentuale a –0,90%, brutta chiusura anche per il listino francese CAC40 che perde il –1,59% a causa, probabilmente, dell’avvicinarsi del giorno delle elezioni presidenziali con un notevole carico di incertezza circa il nominativo che la spunterà sugli altri visti gli esigui margini percentuali dei sondaggi.

Anche gli indici USA registrano una seduta negativa, nonostante le previsioni ottimistiche del FMI circa il futuro dell’economia a stelle e strisce per l’anno in corso e per il 2018.

Al momento che scriviamo, il DOW è la pecora nera della giornata, con un –0,60% seguito dal S&P500 a –0,31%, infine il Nasdaq100 a –0,18%.

Dicevamo delle previsioni del Fondo Monetario Internazionale uscite nella riunione di oggi che conferma la revisione al rialzo della crescita del Pil Usa al 2,3% quest'anno e al 2,5% nel 2018, come indicato nella precedente riunione dell’ottobre 2016. Da uno stralcio del rapporto si legge che “le previsioni riflettono l'atteso allentamento delle politiche di bilancio ed un aumento della fiducia che, se persisteranno, rinforzeranno lo slancio ciclico, ma allargando l’orizzonte temporale, la previsione per l'economia Usa si presenta più debole. La crescita potenziale è stimata all'1,8% in quanto appesantita dalla bassa crescita demografica e dalla più debole produttività". Tuttavia, osservano gli economisti di Washington, se gli interventi fiscali promessi dal Presidente Trump e le politiche espansive di bilancio USA dovessero subire profondi cambiamenti o non essere introdotte, il Fondo Monetario Internazionale rivedrebbe sicuramente le proprie stime già a partire dalla prossima riunione di luglio 2017.

Infine l’FMI stima, nel caso di introduzione delle politiche espansive negli Usa con conseguente aumento del deficit pubblico, un rialzo dei tassi più veloce del previsto e pari a 75 b.p. e quindi un forte apprezzamento del dollaro.

In Eurozona lFMI ha alzato, rispetto alle previsioni precedenti, la propria stima sulla crescita del PIL 2017 portandola dal +1,6% al +1,7% mentre rimane invariata la previsione per un +1,6% per il 2018. Anche per questa zona la crescita potenziale risente della bassa crescita demografica e della bassa produttività oltre che per un deficit pubblico molto alto per alcuni Paesi delle UE. Per quanto riguarda i singoli Paesi la stima è per la Spagna +2,6% nel 2017 e +2,1% nel 2018, per la Grecia rispettivamente +2,2% e +2,7%, per la Germania +1,6% e +1,5%, per la Francia +1,4% e +1,6% ed infine, ma non c’erano dubbi a tal proposito, l’Italia con un +0,8% per il 2017 (in crescita di un –0,1% rispetto alla previsione della scorsa riunione di gennaio) ed un +0,8% anche per il 2018, peggior performance in termini di crescita di tutta l'area euro.

Si legge nel rapporto che  “l’output dellItalia resta decisamente al di sotto del potenziale". Infine per quanto riguarda il tasso di inflazione, le previsioni sono per un +1,3% sia per il 2017 che per il 2018, mentre il tasso di disoccupazione è previsto in calo all'11,4% nel 2017 e all'11% nel 2018.

Un lieve miglioramento, rispetto alle stime della precedente riunione, si prevede per il debito pubblico che dal  132,6% del Pil del 2016, l’Fmi lo stima al 132,8% nel 2017 ed al 131,6% nel 2018, stime che comunque restano superiori di poco rispetto a quelle contenute nel Def, dove è previsto un debito al 132,5% nel 2017 e al 131,0% nel 2018.

Diamo uno sguardo al nostro Portafoglio azionario nel quale in chiusura abbiamo registrato la vendita, per l’ultima metà della posizione, in deciso profit (+26,55%) sul titolo italiano STMicroelectronics, mentre abbiamo dovuto abbandonare l’acquisto del titolo USA, WELLTOWER, in quanto oramai partito senza averci dato la possibilità di un ingresso ad un prezzo equo.

- STMICROELECTRONICS  (NL0000226223)  A  13,54.