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Loro Piana: la campagna d'Italia dei Francesi


A dare bene l'idea della contrapposizione italo francese ci furono già alcuni anni fa gli articoli con toni insolitamente durissimi del Sole 24 Ore, per il quotidiano di riferimento di viale dell'Astronomia non è infatti consueto usare certi epiteti: arroganti, prepotenti, sciovinisti.

Quello che più sorprende però, è che qualcuno si stupisca di questo rapporto così unilaterale coi transalpini visto che non si tratta a ben vedere di nulla di nuovo. I francesi hanno sempre agito così: basta chiedere al gotha dell'imprenditoria italiana degli anni '80 da Agnelli (con l'acqua Perrier) a Berlusconi (La cinq) alle Generali (tentata acquisizione di AGF a fine anni '90) a De Benedetti (Societè Générale de Belgique), all'Enel con la vicenda Suez.

Emblematica la mancata opa di Enel su Suez bloccata immediatamente con l'emissione di warrant per l'aumento del capitale e l'annuncio fatto dal ministro De Villepin della fusione con altra azienda nazionale (Gaz de France), da notare peraltro che quest'operazione del principale operatore elettrico nazionale, che ammontava a 50 mrd di euro (ma destinata ad aumentare considerevolmente per l'emissione delle nuove azioni), fu fatta esclusivamente per acquisire Electrabel che è azienda elettrica belga (acquisita da Suez). L'opa fu pregiudicata ancor prima di partire, solo un intervento forte dell'U.E. (attenta quando si tratta di paesi di serie A o serie B europea), che non c'è stato, avrebbe potuto mettere le cose nel giusto senso di marcia.

I transalpini del resto sono un modello di capitalismo centralistico e statale che farebbe inorridire qualsiasi liberista, tutte le società del Cac40 (il principale indice borsistico francese) sono partecipate dallo stato, un sistema di partecipazioni incrociate e la provenienza del management dalla scuola statale d'amministrazione ne fanno un sistema chiuso e inaccessibile (qualsiasi grosso gruppo viene considerato strategico) inoltre grazie anche ai legami con le ex colonie africane piazzano i loro uomini nelle principali enti sovranazionali e questi si fanno gioco di squadra. Nessun Ceo dell'esagono, per quanto prestigioso ed apprezzato dal mercato, porrebbe mai in essere un'operazione industriale all'insaputa dei politici.

L'Italia in tema di accaparramento transalpino è un terreno sterminato che pervade tutti i settori: dall'energia con Edf-Edison (una società annichilita per preparare lo spezzatino e dare in mano al monopolista transalpino l'Edison tenendo in scacco il sistema bancario e politico italiano) e le genco (le società a cui fanno capo le centrali elettriche estrapolate dall'Enel), a tutto il sistema della grande distribuzione italiana e dell'alimentare con Carrefour, Auchan, Danone e Lactalis (così marchi gloriosi come Galbani, Parmalat o Locatelli hanno attraversato le alpi), all'editoria (raid di Lagardère su Rusconi), alle joint-ventures sbilanciate come quella tra Alstom e Finmeccanica.

Ricchissimo anche il settore finanziario col recente blitz di Bnp (presente pure nella CR Firenze ove spalleggiata dalla Fondazione locale ha fatto le barricate alle mire di S. Paolo prima di cedere) su Bnl (con A.D. il francese Bonnafé), Intesa (controllata fino a poco tempo fa dal Credit Agricole), Mediobanca (col collaudato terzetto Bernheim, Ben Ammar e Bolloré che ha ormai superato il 20%), S. Paolo (Cdc), Carige e Bpm. Appannaggio dei francesi il promettente business del credito al consumo con l'Agricole e Bnp, buona anche la presenza di Societè Générale nell'investment banking. Non meno minacciose le operazioni che si stagliano all'orizzonte come il possibile attacco di Axa a Generali col paradosso dell'ottantenne francese Bernheim (presidente della compagnia triestina) che, con le sue periodiche dichiarazioni, cercò di farsi passare come il paladino dell'italianità della compagnia.

Anche nella ventilata fusione Societé Générale Unicredit di qualche anno fa i francesi reclamavano già la sede a Parigi, senza tener in alcun conto della maggiore capitalizzazione di piazza Cordusio e soprattutto della ben altra stoffa del nostro Profumo rispetto agli interlocutori parigini. Del resto il settore bancario come hanno avuto modo di sperimentare un po' tutti è particolarmente impenetrabile e così si guarda verso l'est Europa, almeno lì quando varchi i confini non ti mandano subito i B52 a bombardarti.

Nel 2005 è stata venduta una delle pochissime aziende finanziarie che vantava un primato internazionale, si tratta di MTS che gestisce il mercato dei titoli di stato all'ingrosso e se l'è aggiudicata una joint-venture costituita da Borsa italiana ed Euronext (borsa di Parigi), naturalmente il 51% ce l'hanno i francesi.

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