Il titolo CAMPARI aveva chiuso la settimana nel modo migliore: una reazione convinta ai risultati dei primi nove mesi, un ritorno sopra quota € 6 e un mercato che sembrava pronto a premiare i fondamentali. Poi, a borse chiuse, la notizia che nessuno si aspettava: un sequestro preventivo di azioni Campari per circa € 1,2 miliardi nei confronti della holding Lagfin S.p.A., la società della famiglia Garavoglia che controlla il gruppo.
Il comunicato diffuso da CAMPARI ha chiarito che l’indagine riguarda una presunta elusione fiscale collegata a operazioni di riorganizzazione societaria avvenute in Lussemburgo e non coinvolge né la società né i suoi dirigenti operativi.
Il sequestro, di natura cautelare, non ha alcun impatto sulla governance o sulle attività industriali e commerciali del gruppo. Resta tuttavia un evento inatteso, di quelli che possono generare volatilità e minare temporaneamente la fiducia degli investitori.
RICAVI DI CAMPARI:
Nei primi nove mesi del 2025, CAMPARI ha registrato ricavi netti per € 2.281 mln, in crescita organica dell’1,5% e totale dello 0,9%.

Il dato evidenzia un miglioramento rispetto al primo semestre, quando la crescita organica si era fermata a +0,2%, segno che il gruppo sta lentamente recuperando slancio operativo.
Il terzo trimestre ha infatti segnato una riaccelerazione significativa (+4,4%), trainata da Aperol e Campari in Europa e dalla ripresa negli Stati Uniti, dove si è progressivamente esaurito l’effetto destocking sul canale distributivo.
Anche l’area Asia-Pacifico ha offerto un contributo positivo grazie alla buona performance di Espolòn e Wild Turkey, mentre in EMEA la crescita è proseguita in modo regolare, con Italia stabile e Regno Unito in accelerazione.
La dinamica del periodo riflette un miglior equilibrio tra volumi e mix, con una maggiore incidenza dei marchi premium e un effetto cambio ancora penalizzante ma in graduale attenuazione.
In sintesi, dopo un primo semestre interlocutorio, il gruppo torna a mostrare segnali di vitalità commerciale, sostenuto dal rafforzamento dei brand core e da un contesto operativo più bilanciato.
MARGINALITÀ DI CAMPARI:
Il margine lordo si è attestato al 61,4% delle vendite nette, in miglioramento di 30 punti base rispetto al 2024, beneficiando della riduzione dei costi delle materie prime e del maggior peso dei marchi premium.
L’EBIT rettificato è salito a € 517 mln, pari al 22,7% delle vendite, in miglioramento di 80 punti base anno su anno, grazie a efficienze produttive e disciplina nei prezzi.
L'andamento dell'EBITDA MARGIN % Adj risulta essere in apprezzabile miglioramento rispetto ai 9m 2024.
Il gruppo ha continuato a investire nel rafforzamento dei brand (+7% le spese di marketing) e nel consolidamento della rete distributiva, soprattutto in Europa e USA. Nonostante ciò, la marginalità operativa è rimasta in crescita, segnale di una gestione industriale efficace e bilanciata.
INDEBITAMENTO DI CAMPARI:
La posizione finanziaria netta (Cash - Debiti Finanziari) si attesta a € - 2,3 miliardi, con una leva finanziaria di 2,9x EBITDA rettificato, in calo rispetto ai 3,6x di un anno fa.
Il miglioramento deriva dalla generazione di cassa operativa, dalla riduzione del capitale circolante e dalla dismissione di asset non strategici come Cinzano e Tannico.
Il Free Cash Flow è positivo per € 186 mln, a conferma di un modello industriale sostenibile, nonostante il rallentamento di alcuni mercati chiave.
GRAFICO DI CAMPARI:
FOCUS: L’OUTLOOK 2025 DI CAMPARI
Il management di CAMPARI conferma la rotta con una visione prudente ma costruttiva. Il CEO Simon Hunt ha ribadito che il gruppo manterrà un approccio selettivo e disciplinato, concentrandosi su ciò che può controllare: deleveraging, gestione dei costi e disciplina dei prezzi.
Sul piano operativo, il 2025 resta un anno di transizione controllata, con una crescita organica delle vendite prevista tra +2% e +3% nel medio termine, ma con la consapevolezza che la visibilità rimane bassa a causa dell’incertezza macroeconomica e dei possibili effetti dei dazi USA.
La società stima un impatto potenziale dei dazi compreso tra € 25 e € 45 mln sull’EBIT, prima delle misure di mitigazione. L’obiettivo del gruppo è assorbirne una parte significativa attraverso efficienze industriali, ottimizzazione logistica e razionalizzazione del portafoglio.
A medio termine, la strategia resta quella già delineata nel Piano Industriale:
- Crescita organica dei ricavi a medio-alta singola cifra in un contesto macro normalizzato.
- Espansione del margine lordo trainata da mix di vendita più ricco e dal progressivo spostamento dei brand verso segmenti a maggior valore aggiunto.
- Incremento dell’EBIT margin di 200 punti base entro il 2027, grazie alle iniziative di efficienza già avviate e al migliore impiego delle spese di marketing.
Il gruppo continuerà inoltre a concentrarsi sul rafforzamento dei brand core (Aperol, Campari, Wild Turkey, Espolòn) e sulla valorizzazione dei marchi premium come Grand Marnier e Courvoisier, che rappresentano la leva principale di espansione del margine.
Dal punto di vista finanziario, l’obiettivo resta quello di ridurre ulteriormente la leva e mantenere un profilo di cash flow stabile e bilanciato, dopo un 2024 caratterizzato da forti investimenti e dismissioni mirate.
In sintesi, il messaggio del management è chiaro: cautela nel breve, fiducia nel medio periodo. CAMPARI mira a consolidare la propria posizione di leader negli aperitivi globali e ad ampliare la quota nei premium spirits, in attesa che il contesto torni più favorevole.
QUESTIONE FISCALE DI CAMPARI:
L’episodio giudiziario che ha coinvolto Lagfin, la holding di controllo, riguarda un presunto vantaggio fiscale ottenuto attraverso una ristrutturazione societaria transfrontaliera.
L’autorità giudiziaria italiana ha disposto il sequestro preventivo delle azioni Campari per un valore di circa € 1,2 miliardi, pari a circa il 30% del capitale.
CAMPARI, in un comunicato ufficiale, ha precisato che la società non è parte del procedimento, né risulta coinvolta nella vicenda.
L’operazione ha natura cautelare e non incide sulla governance né sulla continuità operativa del gruppo. Tuttavia, resta un fattore potenzialmente destabilizzante per il sentiment del titolo nel breve periodo.
RIFLESSIONI
I risultati dei nove mesi confermano una realtà industriale solida, ben posizionata e capace di crescere anche in uno scenario di consumo più fragile.
La gestione ha mostrato equilibrio, i margini sono in progresso e la leva in calo: elementi che il mercato ha riconosciuto, come dimostra la pronta reazione del titolo.
L’evento legato alla capogruppo è invece una variabile esogena, impossibile da prevedere e ancora più complessa da interpretare. Non mette in discussione la bontà dei fondamentali, ma introduce un elemento di incertezza che richiede prudenza.
In questa fase è lecito ipotizzare che il mercato possa scontare un fattore di tipo psicologico. Il sequestro delle azioni della holding di controllo, pur non avendo effetti diretti su governance o continuità operativa, può generare timori temporanei: la prospettiva, ancora ipotetica, di un’eventuale alienazione parziale della partecipazione o di vincoli sul diritto di voto potrebbe creare una fase di volatilità anomala.
Tuttavia, ad oggi, non vi sono elementi concreti che facciano pensare a scenari estremi: il provvedimento è di natura cautelare e non comporta modifiche nella struttura societaria né nella gestione ordinaria del gruppo.
Nel breve, è plausibile attendersi movimenti più emotivi che razionali, con il rischio di eccessi speculativi. Ma se i conti continueranno a mantenere questa traiettoria e la vicenda si chiarirà, la reazione del mercato potrebbe rivelarsi solo un temporaneo scossone.
Come spesso ricordiamo in questa rubrica, la Borsa non ama le sorprese, ma premia chi sa guardare oltre il rumore di fondo.
Per chi non fosse ancora entrato sul titolo, una situazione come questa — una volta chiarita — potrebbe persino trasformarsi in un’interessante finestra d’ingresso.
RIEPILOGO DELLE SEGNALAZIONI:
PORTAFOGLIO TOTAL RETURN:
Francesco Norcini è un investitore privato che detiene le azioni oggetto dei suoi articoli creando in questo modo un potenziale conflitto di interesse con i lettori.
Il nostro giornale rispetta la Carta dei Doveri dell’Informazione Economica clicca qui >>
Informativa metodo clicca qui >>

















