La Germania dice ufficialmente addio all’epoca dell’austerità fiscale. Con l’approvazione finale della riforma del cosiddetto “freno del debito” da parte del Bundesrat, Berlino ha dato il via libera a un piano di investimenti straordinario su infrastrutture, difesa e transizione ecologica, finanziato da un significativo aumento del debito pubblico.
Si tratta di un cambiamento storico che potrebbe innescare una ripresa non solo per l'economia tedesca, ma per tutta l’Eurozona. Gli analisti di Goldman Sachs e Bloomberg evidenziano infatti come questo stimolo fiscale possa rivitalizzare la fiducia di imprese e consumatori, con effetti positivi immediati sulla crescita economica europea e potenziali benefici strutturali nel lungo periodo.
Tuttavia, le reazioni dei mercati obbligazionari non si sono fatte attendere, con il rendimento del Bund decennale che ha già mostrato segnali di nervosismo salendo rapidamente verso il 2,76%, dopo un recente picco vicino al 2,90%. Secondo Aviva Investors e Goldman Sachs, questa tensione sui tassi potrebbe continuare, con scenari che prevedono rendimenti compresi tra il 3,5% e addirittura il 4%.
Un incremento così rilevante sui rendimenti tedeschi avrebbe ripercussioni significative anche per altri Paesi dell'area euro, aumentando potenzialmente i costi di finanziamento del debito sovrano. Per l’Italia, ad esempio, il rendimento del BTP decennale potrebbe risalire fino a circa il 5%, rispetto all’attuale 3,85%. In questo scenario, la speranza è che un eventuale rialzo dei rendimenti tedeschi venga accompagnato da un parallelo restringimento degli spread, sostenuto dalla crescita economica tedesca.
È interessante notare il parallelo con quanto accaduto nel 2008, poco prima dello scoppio della crisi finanziaria globale. All’epoca, infatti, il rendimento del Bund decennale superava il 4,60%, con un rendimento reale (ovvero al netto dell'inflazione) intorno al 2%. In quel periodo, il concetto di spread era praticamente sconosciuto: i rendimenti sovrani europei erano quasi identici, con i BTP decennali che offrivano appena lo 0,20% in più rispetto ai titoli tedeschi.
Negli anni successivi, con l’esplosione della crisi dei debiti sovrani, la situazione è drasticamente cambiata: i rendimenti tedeschi sono calati bruscamente, fino a diventare negativi in termini reali e nominali, riflettendo le preoccupazioni degli investitori riguardo la stabilità dell’Eurozona e la debolezza economica strutturale dell’area.
La nuova politica fiscale tedesca potrebbe quindi segnare la fine di questa fase eccezionale e inaugurare una “normalizzazione” dei rendimenti verso livelli pre-crisi, più alti e positivi in termini reali. Con il debito pubblico destinato a salire fino al 90% del PIL entro il prossimo decennio, il mercato potrebbe affrontare una maggiore offerta di titoli tedeschi, spingendo i rendimenti ulteriormente verso l’alto.
Il prossimo passaggio cruciale sarà la presentazione del bilancio federale tedesco per il 2025, atteso entro luglio. Solo allora si potrà avere una panoramica precisa su tempi e modalità di investimento del nuovo piano fiscale. Al momento, una cosa è certa: la Germania sta entrando in una nuova fase, che porterà con sé benefici potenziali, ma anche rischi concreti per tutta l’Eurozona.
Come sempre, staremo a vedere, e nel frattempo passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La situazione attuale del mercato obbligazionario evidenzia una lieve correzione dei rendimenti lungo la ZC Yield Curve. Il rendimento del titolo decennale è sceso al 2,68%, mostrando una significativa riduzione rispetto alla settimana precedente, mentre il rendimento del titolo trentennale è leggermente aumentato al 2,57%. Questo andamento ha portato a un restringimento del differenziale tra le due scadenze, che riflette una moderata revisione delle aspettative degli operatori sui futuri sviluppi economici e monetari.
Nel tratto breve della curva (scadenze dal 2025 al 2027), il mercato mostra poche variazioni: l'inclinazione rimane negativa, ma appare più lineare e meno erratica rispetto alle settimane precedenti. Questo indica una graduale stabilizzazione delle aspettative a breve termine, sebbene gli operatori continuino a mantenere un atteggiamento prudente, in attesa di ulteriori segnali dalla BCE e dati macroeconomici più rassicuranti.
Nel segmento medio-lungo (2027-2041), la curva mantiene un’inclinazione positiva sostanzialmente stabile, con il rendimento massimo che si attesta intorno al 2,80% per le scadenze comprese tra il 2041 e il 2042. Questo andamento conferma che il mercato continua a scontare uno scenario economico moderatamente favorevole nel medio-lungo termine, con aspettative di crescita stabile e progressiva normalizzazione della politica monetaria.
Per le scadenze successive al 2041, la curva mantiene un’inclinazione negativa piuttosto accentuata. Tale configurazione evidenzia persistenti timori e incertezze degli operatori relativamente agli scenari economici di lunghissimo periodo, suggerendo prudenza nelle proiezioni più distanti nel tempo.
Il differenziale tra il rendimento decennale e quello a due anni si è leggermente ridotto allo 0,41%, confermando l'attesa di una politica monetaria meno aggressiva da parte della BCE nei prossimi mesi.
Infine, il tasso forward Euribor a 6 mesi si posiziona al 2,10%, segnalando che il mercato prevede condizioni monetarie moderatamente meno accomodanti, in termini di tempistiche su nuovi tagli dei tassi di interesse nel breve e medio termine.
Analisi Integrata Trendycator
L’aggiornamento settimanale dei rendimenti obbligazionari, basato sul modello Trendycator, evidenzia una sostanziale stabilità del trend rialzista sui tassi, con leggere variazioni nelle principali aree valutarie considerate.
Nel Regno Unito, il rendimento dei Gilt decennali ha mostrato una lieve risalita, attestandosi al 4,65%. Il Trendycator conferma il segnale LONG, riflettendo una struttura rialzista ancora ben solida che non sembra intaccata da eventuali correzioni marginali.
In Germania, il rendimento del Bund decennale registra una moderata discesa al 2,78%, pur rimanendo vicino ai livelli recenti. Il Trendycator rimane LONG, indicando che il mercato obbligazionario tedesco continua a scontare potenziali pressioni rialziste sui tassi, anche in considerazione delle future emissioni legate al nuovo piano fiscale espansivo appena approvato.
In Italia, il rendimento del BTP decennale è sceso leggermente al 3,85%, con lo spread rispetto al Bund ridotto a 104 punti base. Il Trendycator mantiene il segnale LONG, segnalando che gli investitori continuano a incorporare nelle loro aspettative sia il rischio di ulteriori assestamenti dei rendimenti sia la possibilità di una politica monetaria europea meno accomodante nei prossimi mesi.
Negli Stati Uniti, i rendimenti dei Treasury decennali mostrano una leggera flessione al 4,24%. Il Trendycator rimane NEUTRAL, confermando una fase di consolidamento per il mercato obbligazionario USA, in attesa di indicazioni più chiare circa le future decisioni della Federal Reserve a seguito della recente decisione di lasciare i tassi invariati.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
Il quadro generale del mercato obbligazionario resta pressoché invariato rispetto alla settimana scorsa, confermando la necessità di un approccio particolarmente prudente. Il repricing in corso sui mercati obbligazionari è ancora in fase evolutiva, ragione per cui continuiamo a suggerire di adottare la strategia di laddering con ancora più convinzione.
In tale contesto, la strategia migliore per gli investitori con profilo prudente o moderato rimane quella di strutturare il portafoglio obbligazionario concentrandosi prevalentemente sulle scadenze comprese tra i 2 e i 10 anni, così da ridurre efficacemente la volatilità del capitale investito, garantire flussi cedolari prevedibili e frequenti e consentire una gestione attiva e flessibile in funzione dell'evoluzione del mercato.
Le scadenze brevi (2-5 anni) assicurano protezione e liquidità immediata, minimizzando l’esposizione alle possibili fluttuazioni di mercato. Sul tratto medio (6-10 anni), resta consigliato procedere con acquisti selettivi e graduali, con l'obiettivo di stabilizzare ulteriormente il rendimento complessivo del portafoglio e mitigare i rischi nel lungo termine.
Per gli investitori con profilo più aggressivo, che hanno consapevolezza e capacità di sopportare periodi di volatilità negativa e non necessitano di liquidare rapidamente le somme investite, confermiamo la possibilità di esporsi su scadenze extra lunghe (oltre i 20 anni). L'obiettivo in questo caso è intercettare eventuali rimbalzi derivanti dal progressivo allargamento dei rendimenti e dalla possibile normalizzazione futura dell'inclinazione della curva sul lunghissimo termine.
L'esposizione su queste scadenze, tuttavia, deve restare rigorosamente limitata (3%-5% del patrimonio totale) e accompagnata da una selezione molto attenta degli emittenti.
In definitiva, resta essenziale focalizzare le scelte di portafoglio evitando eccessive concentrazioni e garantendo una buona diversificazione. In un contesto che richiede grande attenzione e disciplina, la gestione prudente delle scadenze e dei rischi connessi rimane l'approccio più efficace.
Qui sotto, a titolo di esempio, una selezione di governativi con scadenza a 5 anni, con rendimento non inferiore al 2,5% e prezzo inferiore a 100.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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