Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

Quadro in evoluzione


Le ultime rilevazioni macroeconomiche riportano l’attenzione su due fronti cruciali per chi investe in obbligazioni: l’inflazione che non rallenta come previsto e un ciclo dei tassi che potrebbe cambiare direzione prima del previsto. Stati Uniti ed Europa si muovono con logiche differenti, ma entrambe le aree mostrano segni di transizione di cui dobbiamo tenere conto.

Negli Stati Uniti, i dati di febbraio sul core PCE – l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed – hanno sorpreso al rialzo: +2,8% su base annua, sopra il consenso e in accelerazione rispetto a gennaio. Non meno rilevante, l’incremento mensile dello 0,4% segna un’accelerazione preoccupante, soprattutto in un contesto in cui la spesa reale per consumi si è rivelata più debole delle attese. A fronte di un incremento marginale dello 0,1%, gli analisti iniziano a ventilare scenari di stagflazione, con inflazione alta e crescita che fatica a confermarsi.

E se il presidente Powell continua a mantenere un profilo rassicurante parlando di inflazione “transitoria”, non tutti i membri del board sembrano condividere la stessa lettura. I mercati, intanto, si muovono con cautela: si prevede ancora un primo taglio dei tassi in estate, ma non è esclusa un’accelerazione del ciclo espansivo. Goldman Sachs, ad esempio, prevede tre tagli nel secondo semestre. Le aspettative si spostano e, con esse, la struttura dei rendimenti.

Il contesto europeo è altrettanto complesso ma con sfumature diverse. Dopo il forte aumento dei rendimenti registrato a marzo, con il BTP decennale passato dal 3,47% al 3,90%, il mercato obbligazionario ha iniziato a mandare segnali più sfumati. Le ultime emissioni indicizzate all’inflazione mostrano come gli operatori, al netto della volatilità di breve periodo, non si attendano un’inflazione strutturale sopra il target BCE del 2% nei prossimi anni. I dati impliciti di mercato sui titoli come il BTP€i 2029 e il Bundei 2030 indicano infatti aspettative tra l’1,8% e l’1,95% che, naturalmente, andranno poi verificate alla prova dei fatti.

Sul fronte monetario, la BCE potrebbe sorprendere: sempre Goldman Sachs stima tre tagli entro l’anno, a partire già da aprile. Il tratto breve della curva ne beneficerebbe direttamente, mentre sul tratto lungo un eventuale ridimensionamento delle emissioni legate alla spesa militare potrebbe raffreddare le pressioni sui rendimenti.

Ci troviamo in una fase delicata, dove la direzione di medio termine è ancora da definire. Ma il mercato inizia a inviare segnali meno disordinati rispetto ai mesi precedenti.

Come sempre, staremo a vedere, e nel frattempo passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.

Analisi ZC-Yield Curve Eur
La situazione attuale del mercato obbligazionario evidenzia una stabilizzazione della ZC Yield Curve, con movimenti contenuti ma significativi in alcune aree. Il rendimento del titolo decennale si conferma al 2,68%, invariato rispetto alla scorsa settimana, mentre quello del trentennale risale leggermente al 2,61%. Il differenziale tra le due scadenze si mantiene su livelli compressi, riflettendo l’attenuarsi delle tensioni di lungo termine e una crescente convergenza delle aspettative sul ciclo dei tassi.

Nel tratto breve della curva (scadenze 2025-2027), non si osservano variazioni di rilievo: l’inclinazione resta negativa e i rendimenti continuano la loro progressiva contrazione. Questo conferma un posizionamento prudente da parte degli operatori, che scontano un contesto di politica monetaria più accomodante ma con tempistiche ancora incerte.

Nel segmento medio-lungo (2027-2041), la curva conserva un’inclinazione positiva stabile. Il rendimento massimo si porta in area 2,82% sulle scadenze intorno al 2041, confermando la percezione di uno scenario macroeconomico equilibrato nel medio termine, con aspettative di crescita moderata e politiche monetarie in graduale normalizzazione.

Oltre il 2041, la curva mantiene un’inclinazione negativa, ma con una pendenza meno accentuata rispetto alle settimane precedenti. I rendimenti sulle scadenze ultra-lunghe, in particolare a 50 anni, si attestano ora intorno al 2,38%, segnalando un progressivo rientro delle incertezze sul lunghissimo termine, pur in un contesto di cautela diffusa.

Il differenziale tra il rendimento decennale e quello a due anni si amplia leggermente, portandosi allo 0,49%. Questo allargamento riflette un aggiustamento delle aspettative sul ciclo dei tassi, con il mercato che continua a prezzare un progressivo allentamento monetario, ma senza strappi imminenti.

Infine, il tasso forward Euribor a 6 mesi si colloca ora poco sotto il 2%, in diminuzione rispetto alla scorsa settimana. Il mercato continua, dunque, a prezzare una traiettoria morbida per i futuri tagli dei tassi, coerente con uno scenario in cui le banche centrali intervengano in modo graduale, monitorando l’evoluzione dell’inflazione e del ciclo economico.

Analisi Integrata Trendycator
L’aggiornamento settimanale dei rendimenti obbligazionari, basato sul modello Trendycator, evidenzia la prosecuzione del trend rialzista sui tassi, con movimenti moderati ma significativi nelle principali aree valutarie.

Nel Regno Unito, il rendimento dei Gilt decennali è salito al 4,80%. Il Trendycator conferma il segnale LONG, segnalando una struttura rialzista ancora solida, supportata da aspettative di inflazione più persistente e un mercato che continua a scontare tassi elevati ancora per un periodo prolungato.

In Germania, il rendimento del Bund decennale si attesta al 2,77%, in leggero calo rispetto ai valori precedenti. Il Trendycator rimane LONG, suggerendo che, nonostante la stabilizzazione recente, il mercato continua a incorporare possibili tensioni legate alle future emissioni e alla svolta fiscale espansiva annunciata dal governo tedesco.

In Italia, il rendimento del BTP decennale si è portato al 3,87%, con uno spread rispetto al Bund in allargamento a 113,5 punti base. Il Trendycator mantiene il segnale LONG, indicando che le pressioni al rialzo sui tassi non si sono esaurite, nonostante l’attenuazione della volatilità osservata nell’ultima settimana.

Negli Stati Uniti, il rendimento dei Treasury decennali è salito al 4,36%. Il Trendycator resta NEUTRAL, a conferma di una fase di consolidamento in corso, con il mercato in attesa di segnali più chiari da parte della Federal Reserve sulle prossime mosse, soprattutto in un contesto in cui inflazione e dati macro stanno offrendo segnali contrastanti.

Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.

Conclusioni operative
Il quadro generale del mercato obbligazionario non ha registrato variazioni significative nell’ultima settimana. La fase di repricing resta in corso, ma senza movimenti degni di nota. Le indicazioni operative delle scorse settimane restano quindi pienamente valide.

In particolare, la strategia di laddering continua a rappresentare un approccio efficace per chi ha un profilo prudente o moderato. Mantenere una distribuzione regolare delle scadenze tra i 2 e i 10 anni consente di limitare la volatilità, garantire visibilità sui flussi cedolari e mantenere flessibilità nella gestione del portafoglio.

Per i profili più aggressivi, si può iniziare a valutare un progressivo spostamento da una struttura puramente ladder verso una configurazione barbell, oppure una combinazione tra le due, in funzione della propria propensione al rischio e degli obiettivi finanziari personali. L’obiettivo è sfruttare l’eventuale compressione dei rendimenti sul tratto lungo e mantenere al tempo stesso una componente liquida e protettiva sulle scadenze brevi.

In questa prospettiva, segnaliamo che alcune esposizioni sul lunghissimo termine hanno offerto segnali positivi. È il caso, ad esempio, del titolo austriaco con scadenza 2120, salito da 35,10 a 36 nelle ultime settimane. Naturalmente, questa componente deve essere pesata con attenzione e più indicata a chi è in grado di tollerare una maggiore volatilità.

Resta essenziale, in ogni caso, evitare concentrazioni eccessive e mantenere una diversificazione ampia e coerente con il proprio orizzonte temporale e livello di rischio.

Qui sotto, a titolo di esempio, una selezione di governativi con scadenza non inferiore a 50 anni, con cedola non inferiore al 2% e indicazione della potenziale rivalutazione nel caso di ulteriori tagli dei tassi della BCE nell’ordine di 50 punti base complessivi.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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