Il sell-off colpisce tutti ma evita le aziende con tipici business nazionali. Che si trovano in molti casi ingabbiate in trend di lateralità, con chiarissimi riferimenti tecnici. L’unica a non festeggiare è stata Enel. Yield da dividendi in crescita per alcune di loro.
Buy or sell
Foto di Nick Youngson CC BY-SA 3.0 Pix4free.org
I grandi investitori istituzionali cominciano a chiedersi se il Presidente Usa farà qualcosa contro l’ondata ribassista determinata dalle sue decisioni alquanto incaute. E sostengono che bisognerà far scattare quella che viene definita una “Trump put”. Le prossime sedute risulteranno decisive nel capire se sarà il caso o no in tal senso. Temono comunque un altro scivolone di un 10% per Wall Street. In tal caso si potrebbe determinare un ripensamento su dazi e su altri provvedimenti decisi negli ultimi giorni dall’amministrazione Trump. Vedremo! Intanto a Borsa Italiana hanno retto solo le utilities, che invece non hanno dimostrato altrettanto forza negli altri mercati europei.
● Una casualità oppure no? |
È indubbio che la presenza ieri a Borsa Italiana solo di questo settore, nell’ambito dei titoli con segno più, deve far pensare che una resistenza alle avversità ci sia, almeno nella fase in corso. In realtà il mercato ragiona in maniera precisa. Nel caso il quadro finanziario peggiorasse è probabile che la Bce intervenga con mosse più pesanti rispetto al solo taglio dei tassi di 25 pb previsto nella riunione del 6 marzo. Se così fosse se ne avvantaggerebbero le utilities, strutturalmente più indebitate. Inoltre i dazi non colpiscono in alcun modo società attive nella produzione e distribuzione di energia o di servizi idrici o delle infrastrutture wireless. Il tutto quindi ha una logica ineccepibile. |
● Delle otto azioni che hanno chiuso la seduta con il segno più ben sei appartengono al settore ma non si è vista Enel. Perché? |
Enel continua a trovare nei 7,09 Eur una resistenza significativa che la respinge verso il basso. Le potenzialità di un upside ci sono ma mancano notizie che facciano da propellente. Bisogna osservare che da dicembre 2022 il titolo è quasi sempre salito, ben supportato dalla media mobile a 200. La resistenza indicata è forte e quindi inevitabilmente ostacola un proseguimento del trend, che da mesi è entrato in una perfetta area di congestione. Si direbbe che l’analisi grafica sia decisamente prevalente nelle logiche di mercato di Enel, in assenza di altri spunti. |
● Inwit è il principale tower operator italiano. Realizza e gestisce infrastrutture digitali, a supporto delle connettività wireless. Un business tipicamente nazionale, estraneo a impatti di geopolitica. E’ il motivo del suo +2,2% di ieri (a 9,87 Eur di chiusura)? |
La società ha annunciato che l'utile 2024 si è attestato a 353,9 milioni di euro, in crescita del 4,2%, mentre l'ebitda è stato pari a 946,7 milioni di euro, in crescita del 7,7%, con margine sui ricavi stabile al 91,4%. Intanto il CdA ha deliberato di proporre all'assemblea, convocata per il 15 aprile, la distribuzione di un dividendo, relativo all'esercizio 2024 e inclusivo dell'utilizzo di parte delle riserve disponibili, pari a 0,5156 euro, in crescita del 7,5% rispetto all'anno precedente, per un importo massimo di 480 milioni di euro. Il dividend yield è così del 5,2%, che per una corporate simile appare un buon risultato. |
● Il grafico di Inwit dimostra pure incertezza. La performance (+2,12%) è quindi dipesa solo dalle buone notizie? |
Anche in questo caso si registra un trend di lateralità dal 6 novembre scorso quando il titolo ruppe al ribasso la media a 200, che si conferma come resistenza ardua da rompere all’insù. Da allora Inwit si muove in un trend di lateralità, compressa appunto fra la 200 (10,17 Eur) e il supporto di 9,3 Eur (chiusura ieri a 9,87 Eur). C’è poco altro da aggiungere se non che un segnale di forza verrebbe solo nel ritorno oltre i 10,5/10,8 Eur |
● Snam invece la sua rottura al rialzo di importanti riferimenti grafici l’ha fatta. Ratificando come il mercato stia confermando la maggiore attrazione per una società attiva nella distribuzione del gas rispetto al resto del listino. Si rifugia qui in attesa di evoluzioni? |
Sì, tipico comportamento da panico. Dal 21 febbraio Snam ha segnato solo candele verdi (salvo il 3 marzo), con uno spunto rialzista che trova ora nelle vicinissime resistenze di 4,67 (superata solo in chiusura di giornata ieri a 4,693 Eur) e a 4,755 Eur dei livelli che potrebbero confermarsi ostici. Si tenga anche conto di un Rsi a 71,5. Il tutto dimostra che si tratta di un titolo visto davvero come strumento protettivo. |
● Acquisti poi su Terna e Acea, in base alla stessa logica? |
La struttura dei relativi grafici è identica. Terna trova negli 8,09 Eur una resistenza che l’ha stoppata nell’ultima seduta (chiusura 8,088 Eur) dopo mesi di assenza di segnali decisivi. Acea vive una situazione simile, con un inizio di seduta ieri debole, per migliorare nel proseguimento della giornata (chiusura a 17,71 Eur), ancora sotto la resistenza dei 17,81 Eur. L’unica che sta dando conferma di un trend direzionale è così Italgas, sull’onda di buone notizie: ha terminato il 2024 con ottimi risultati finanziari, segnando un punto di svolta nella sua evoluzione strategica. I profitti hanno superato per la prima volta il mezzo miliardo di euro e il Consiglio di amministrazione ha deliberato di aumentare il dividendo del 15%, portandolo a 0,406 euro per azione (yield 6,5% alla chiusura di ieri di 6,24 Eur). Decisamente rialzista il comportamento dell’azione, che da inizio gennaio ha registrato un prevalere di sedute in verde. Essendo su massimi storici non ci sono riferimenti per valutare eventuali livelli futuri. |
● Una seduta quindi da manuale quella di ieri, in cui nel caos della geopolitica, che rischia di far esplodere una volatilità poco gestibile, si guarda alla nazionalità dei business anche in Borsa? |
È la chiave di lettura prevalente nella situazione in corso. Bisogna anche tenere conto che le utilities scambiano a valutazioni interessanti in ottica di “dividend yield” e che due fattori potrebbero ancora avvantaggiarle: i tagli dei tassi e i prezzi dell’energia in crescita, con probabili positivi effetti sulla marginalità per quelle attive in tale ambito. Salvo che all’improvviso la geopolitica faccia scoppiare un’inversione ribassista per petrolio e gas. Vi sembra possibile? |