Una nuova leader dei mercati cosiddetti emergenti, quotata al Nasdaq, e con notevoli potenzialità di crescita. I numeri dicono che è cara ma il fatto che non abbia quasi risentito della debolezza di Wall Street accredita la sua anomalia. E tanti numeri lo confermano.
Buy or sell
Una delle poche certezze che si comincia ad accertare nel complesso ginepraio dei dazi voluti dall’amministrazione Usa è che alcuni mercati post-emergenti (di emerging ormai al mondo non c’è più nulla!) ne usciranno con le ossa rotte e altri invece rafforzati. Fra questi ultimi, udite…udite…, ci dovrebbe essere l’Argentina. Il suo nome fa certamente tremare i polsi a tanti investitori, memori di vicende che hanno fatto perdere in passato non poche fortune, a causa soprattutto dei titoli di Stato diventati carta straccia. Eppure si guarda ora di nuovo a Buenos Aires e dintorni dopo che il Fondo Monetario Internazionale e due istituzioni di credito multilaterale hanno annunciato un consistente pacchetto di aiuti al Paese. Si tratta della Banca Mondiale e della Banca Interamericana per lo Sviluppo, che metteranno rispettivamente a disposizione del governo Milei un prestito di 12 e uno di 10 miliardi di dollari. Poca cosa? Forse sì ma sufficiente perché i mercati tornino a guardare alla Borsa argentina e soprattutto a un nome, che in realtà di argentino ha solo le origini, anche perché quotata a Wall Street.
Fuori il nome! |
Eccolo: MercadoLibre (Isin US58733R1023), società argentina, con sede a Montevideo (Uruguay), ma capitanata dagli Stati Uniti. Gestisce business online dedicati all'e-commerce e alle aste, tra cui mercadolibre.com, quasi solo in America Latina, dove è leader, con oltre 200 milioni di clienti. |
Di argentino quindi ha poco? |
In effetti la si considera ormai una società sovranazionale a tutti gli effetti, sebbene quotata a Wall Street e che – come tale – poco risente di eventuali crisi di singoli Paesi. |
Adesso occorre capire il perché le viene attribuita oggi la nomina di azione del giorno. Ci sono ragioni valide? |
Una fra le tante: la società ha appena annunciato di voler assumere 28.000 dipendenti in più nel corso del 2025, con un aumento del 33% della sua forza lavoro. In un contesto mondiale di estrema incertezza, in cui il rischio recessione domina incontrastato, ecco un segnale positivo, dovuto al fatto che il Sud America ha ancora grandi potenzialità di sviluppo per l’e-commerce, effetto di un panorama geoeconomico molto favorevole. |
Quella che spesso viene definita la Amazon sudamericana non dovrebbe in effetti risentire dei dazi? |
Grazie alla sua focalizzazione nell’America latina, MercadoLibre è meno esposta ai dazi statunitensi rispetto appunto ad Amazon e alla società madre della cinese Temu, PDD Holdings (PDD). Di qui l’interesse dimostrato proprio nelle ultime settimane nei suoi confronti da parte di alcuni gestori di grandi fondi. |
E in Borsa si è festeggiato? |
L’azione MercadoLibre è cresciuta del 23% quest'anno e del 49% negli ultimi 12 mesi. I recenti guadagni sono stati favoriti da un solido report sugli utili del quarto trimestre 2024. |
Cosa evidenzia il suo grafico? |
Ieri ha chiuso a 2.118,3 Usd con un progresso del 3,99%, poco sotto i massimi storici a 2.374 Usd. In effetti è da tempo che l’azione corre ma proprio il fatto che non abbia risentito delle difficoltà da dazi di Wall Street conferma una forza che piace al mercato, dati tutti i fattori propulsivi appena citati. |
È pur vero che il p/e ratio si attesta sui 45: è quindi un’azione cara? |
Sì, ma gli investitori sembrano disposti a pagare un prezzo elevato per acquistare il titolo prevedendo che la società in futuro riporterà utili ancora maggiori, tali da giustificare l’attuale sopravvalutazione. Il fatturato è visto in continua crescita (di quasi il 50% entro il 2027), il risultato netto quasi raddoppiato nel periodo, ma anche l’indebitamento aumenterà, a causa degli investimenti previsti. Il bilancio complessivo appare quindi molto favorevole, salvo che ci sia qualche spiacevole sorpresa da parte dell’amministrazione Usa in termini proprio di dazi, contesto da cui finora il sud America è sembrato uscire senza danni eccessivi. |
Infine i più importanti riferimenti grafici… |
Il titolo si muove dall’estate in un ampio “trading range” fra minimi sui 1.664 Usd (ora supporto significativo) e massimi a 2.260 Usd, seppur brevemente superati a febbraio. Di qui quel top a 2.374 Usd prima citato. Ieri ha cercato di rompere al rialzo un triangolo in cui si sta muovendo da fine febbraio. Potrebbe essere un falso segnale e allora attenzione a due livelli ben più delimitati rispetto al “trading range” di cui si è detto: sono una resistenza a 2.140 Usd e un supporto sui 1.818 Usd. Nel breve termine saranno loro a guidare il titolo. |