La settimana appena trascorsa ha confermato quanto i mercati obbligazionari siano sempre più sospesi tra l’andamento dei dati macroeconomici e il clima politico internazionale, in particolare negli Stati Uniti.
Le dichiarazioni del presidente Donald Trump, che ha attaccato apertamente la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell accusandoli di frenare la crescita economica, hanno riacceso la tensione tra esecutivo e banca centrale. Pur avendo successivamente smentito l’intenzione di rimuovere Powell dal suo incarico, Trump ha contribuito ad alimentare il nervosismo degli investitori, già scossi dalla recrudescenza delle guerre commerciali.
Gli annunci di nuove tariffe doganali da parte dell’amministrazione statunitense, con impatti attesi fino al 145% su alcuni beni di importazione, hanno riportato in primo piano il rischio di stagnazione e di un'inflazione da costi. Tuttavia, i dati di mercato raccontano una realtà più complessa: le aspettative di inflazione negli Stati Uniti risultano in calo rispetto ai mesi precedenti, come evidenziato dall’andamento dei breakeven inflation rates sui Treasury.
In parallelo, i rendimenti dei titoli governativi americani, sia a breve che a lungo termine, continuano a segnalare una tendenza alla moderazione. Il decennale USA ha registrato una nuova flessione, portandosi al 4,31%, a conferma di una visione più cauta da parte degli operatori, che sembrano ormai scontare almeno tre o quattro tagli dei tassi da parte della Fed entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, anche in Europa il quadro rimane delicato. La Banca Centrale Europea si trova a gestire un difficile equilibrio tra il rischio di inflazione importata, causata dai dazi, e il rallentamento della crescita interna. Gli operatori stanno già iniziando a prezzare la possibilità di una politica monetaria più accomodante nei prossimi mesi, pur in assenza, per ora, di segnali ufficiali.
Nonostante le tensioni politiche e commerciali, il mercato obbligazionario mantiene quindi una configurazione prudente, con rendimenti in leggero arretramento e un’attenzione crescente alle dinamiche di crescita più che alle pressioni sui prezzi.
In un simile contesto, la gestione del rischio rimane prioritaria, mentre l’andamento delle prossime settimane dipenderà in larga parte dalla capacità della politica monetaria globale di rispondere con equilibrio ai molteplici fronti di incertezza aperti.
Come sempre, staremo a vedere, e nel frattempo passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La fotografia attuale del mercato obbligazionario evidenzia una curva dei rendimenti che continua a mostrarsi moderatamente più inclinata rispetto a qualche settimana fa. Le aspettative degli operatori stanno lentamente ricalibrandosi in un contesto che resta volatile, ma complessivamente più leggibile.
Il rendimento del titolo decennale si attesta al 2,48%, in ulteriore calo rispetto ai livelli precedenti, mentre il trentennale flette anch’esso al 2,43%. Il differenziale tra i titoli a 10 e a 2 anni si conferma in lieve contrazione a 0,57%, mantenendo una struttura che integra nei prezzi un possibile percorso di allentamento monetario nei prossimi mesi, pur senza indicare mosse immediate.
Nel tratto breve della curva, relativo alle scadenze comprese tra il 2025 e il 2027, l’inclinazione rimane negativa. I rendimenti delle scadenze 2027 sono ora visti scendere sotto il 2%, segnale che il mercato continua a prezzare un contesto di rallentamento economico e tassi d'interesse più bassi nel medio termine.
Sul segmento medio-lungo della curva, tra il 2027 e il 2041, si mantiene invece un’inclinazione positiva. I rendimenti raggiungono il massimo poco sopra l’area 2,66% per le scadenze comprese tra il 2040 e il 2044, riflettendo una visione di medio termine ancora moderatamente costruttiva.
Oltre il 2041, la curva resta inclinata negativamente, sebbene con un'accentuazione sempre più contenuta. I rendimenti delle scadenze ultra-lunghe, in particolare sui titoli a 50 anni, si collocano in area 2,20%, mantenendosi nettamente sopra i tassi del tratto breve. Un quadro che suggerisce una struttura complessiva della curva più coerente rispetto al recente passato, con premi al rischio meglio distribuiti sulle varie scadenze.
Il forward Euribor a 6 mesi registra una discesa più marcata, portandosi in area 1,70% tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027. Il mercato continua a prezzare un profilo di discesa graduale dei tassi, compatibile con uno scenario di crescita moderata e pressioni inflazionistiche contenute.
Analisi Integrata Trendycator
L’aggiornamento settimanale dei rendimenti obbligazionari, basato sull’analisi del modello Trendycator, evidenzia una situazione di stabilizzazione sui tassi governativi europei, mentre negli Stati Uniti prosegue la fase di consolidamento.
Nel Regno Unito, il rendimento dei Gilt decennali si attesta al 4,50%, in lieve calo rispetto ai massimi recenti. Il Trendycator mantiene il segnale LONG, a conferma di una struttura ancora orientata al rialzo, alimentata da aspettative di inflazione più persistente e da un mercato che continua a prezzare tassi elevati per un orizzonte temporale ancora esteso.
In Germania, il rendimento del Bund decennale scende al 2,44%, segnando una prosecuzione del movimento di rientro dai picchi precedenti. In questo contesto, il Trendycator ha virato su segnale NEUTRAL, indicando che il mercato sta attraversando una fase di maggiore equilibrio, senza spinte direzionali particolarmente marcate.
In Italia, il rendimento del BTP decennale si colloca al 3,54%, con uno spread rispetto al Bund che si riduce leggermente a 111 punti base. Il Trendycator continua a segnalare LONG, confermando la presenza di una pressione al rialzo, sebbene in un quadro di volatilità più contenuta rispetto ai mesi scorsi. La solidità dei flussi verso il debito sovrano italiano resta sostenuta anche alla luce dei recenti dati macroeconomici domestici, che hanno contribuito a rafforzare il sentiment complessivo.
Negli Stati Uniti, il rendimento del Treasury decennale si porta al 4,31%, mantenendosi su livelli elevati ma senza ulteriori accelerazioni. Il modello Trendycator conferma un’impostazione NEUTRAL, coerente con una fase di attesa da parte degli operatori, che restano in bilico tra i segnali disomogenei provenienti dall’economia reale e l’incertezza legata all’evoluzione della politica monetaria.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
Il contesto obbligazionario si muove in una fase di apparente stabilizzazione, ma la possibilità di rapidi capovolgimenti di fronte rimane concreta. Le tensioni politiche e commerciali, unite alla delicatezza del quadro macroeconomico, mantengono alta l’incertezza, rendendo il mercato estremamente sensibile a ogni nuova dichiarazione o dato fuori attese.
Il processo di repricing dei bond sembra ormai in fase di completamento, se non già concluso. Gli aggiustamenti recenti lungo la curva, così come le indicazioni provenienti dai forward sull’Euribor, suggeriscono che i rendimenti potrebbero aver toccato un massimo relativo e siano ora avviati verso una fase di progressiva contrazione, pur rimanendo ancora su livelli interessanti rispetto ai valori minimi toccati qualche mese fa.
In questo scenario, per i profili a rischio moderato o prudente, si mantiene valida l’indicazione di costruire portafogli ben diversificati con strategie di laddering conservativo, distribuite su scadenze tra i 2 e i 10 anni. Tuttavia, considerate le ultime evoluzioni, può iniziare ad avere senso valutare un allungamento selettivo delle scadenze, per mettere a bilancio rendimenti ancora accettabili prima che il ciclo di ribasso si consolidi ulteriormente.
Per investitori con maggiore propensione al rischio, si può ipotizzare una graduale transizione verso configurazioni più orientate al barbell, o combinazioni ibride tra ladder e barbell. Questa impostazione consente di mantenere difesa e liquidità sul tratto breve della curva, pur cercando di capitalizzare eventuali compressioni future sul tratto lungo.
In ogni caso, resta imprescindibile evitare concentrazioni eccessive, mantenere una diversificazione coerente con l’orizzonte temporale e aggiornare l’asset allocation in modo dinamico, seguendo con attenzione l’evoluzione dei dati macroeconomici e del quadro di mercato.
Qui sotto, a titolo di esempio, una selezione di governativi con scadenza tra 8 e 12 anni, con rendimento non inferiore al 3,20% su base annua.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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