Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

Situazione degli indici e qualche esempio di trade per rispondere alla domanda di un partecipante alla conferenza di Modena


Riprendo il consueto mio report del sabato osservando come sono impostati gli indici. Partiamo come sempre dall'S&P500 le cui trendlines non sono mai state modificate da svariate settimane a questa parte. Il movimento come ben sapete è quello delle "V": giù in ascensore e su in ascensore. Direi che rende bene l'idea. A questo punto la direzione è verso la cifra tonda dei 6000 punti e poi dei 6100 (massimo storico). Sotto i 5784 ci può essere spazio di discesa verso i 5680 dove c'è un piccolo gap da chiudere.

Nel grafico che vedete in seguito potete osservare come la mia road map per il 2025 tracciata a inizio gennaio stia funzionando bene, fermo restando che è sempre la price action a comandare e che non ho la sfera di cristallo (link articolo: https://www.lombardreport.com/2025/1/18/andamento-borsistico-2025/). Osservate come il minimo della prima settimana di Aprile (che dal mio punto di vista doveva cadere tra il 20 ed il 28 marzo) sia stato de facto formato da una overshoting del movimento ribassista. Movimento ribassista che comunque aveva trovato un punto di rimbalzo proprio nel periodo indicato 20-28 marzo ed invito ciascuno di voi a fare il confronto tra "previsione" e grafici alla mano!!! A questo punto ci dirigiamo verso il mese di giugno in modo piuttosto "slanciato e disinvolto". I problemi dovrebbero arrivare dopo ma lo vedremo cammin facendo. Per il momento ci si gode il vento in poppa.

Situazione del Nasdaq Composite analoga a quella dell'S&P500: indice con un grosso gap up creatosi a inizio di questa settimana e potenzialmente slanciato verso i massimi attorno a 20200 punti. Del resto se penso a cosa stanno facendo Tesla, Coinbase et similia....Anche tecnicamente ci troviamo al di sopra delle medie a 20, 50 e 200 periodi e si sta configurando un bell'incrocio tra la media a 20 e quella a 50.

Anche se gli indici statunitensi sono ben impostati non escludo qualche turbolenza. Venerdì sera è stato tagliato il rating degli Stati Uniti da parte di Moody's e quindi è stata persa la tripla A a causa del deficit e dei piani dell'amministrazione Trump per nuovi tagli alle tasse coperti in parte da tagli lineari sulla sanità ed il welfare. In questo contesto uno sguardo va dato ai titoli long term e quindi al TLT (Treasury Long Term 20y+) che su scala settimanale potrebbe tornare verso 84 la cui rottura definitiva potrebbe portare verso i minimi di luglio dello scorso anno che ho cerchiato in rosso.

In Europa il Dax Future si trova in una situazione nettamente migliore rispetto a quella statunitense perché ci troviamo sui massimi dei massimi sulla sella di un cavallo al galoppo che si chiama "V". Quanto durerà?? Non lo so, ma al momento non vedo motivi per invertire la direzione, al limite per consolidare.

Sempre in Europa l'Eurostoxx50 rimane leggermente indietro ma comunque molto ben impostato nel movimento a "V" già descritto qualche settimana fa quando si stava materializzando non un semplice rimbalzo ma qualcosa di più. Bello anche il cross in fieri della media a 20 periodi con quella a 50. Direzione? Ad occhio la logica imporrebbe i massimi in area 5550. L'unico aspetto meno convincente in generale è quello dei volumi che rimangono piuttosto bassi, ma è un problema generalizzato.

Anche il nostro derivato è impostato bene e riflette il mood generalizzato...ma c'è un ma per quanto concerne il nostro indice che non è un total return (come il DAX) e quindi quando c'è lo stacco dividendi (incorporato dal derivato ma non dall'indice) si crea un gap. Se noi considerassimo ad esempio tutti i dividendi staccati dal 2008 ci ritroveremmo sulla luna. Lunedì ci sarà il primo grosso stacco dell'anno quindi il nostro indice aprirà col segno negativo e poi si vedrà se recupererà subito oppure no. Lo stacco successivo sarà a giugno e poi verso la fine dell'anno avremo qualche altro acconto. Di seguito la situazione del nostro Future alla chiusura di venerdì.

Dal momento che avremo un croposo stacco dividendi guarderò tutto e niente stando sempre attento al newsflow. Dovremo capire se le azioni post stacco recupereranno subito o avranno bisogno di creare qualche base. 

Alla conferenza di Modena di sabato scorso ho avuto modo di scambiare qualche parola con lettori e partecipanti. Ricordo che qualcuno mi aveva chiesto con quale size entrassi nei vari trade. Sul momento ho dato una risposta dettata più che altro dalle strette tempistiche per dare spazio al relatore successivo. Nella realtà dei fatti non ho una regola precisa e tutto dipende dalla volatilità dello strumento, dalla mia propensione al rischio (soggettiva da individuo ad individuo), dalla "sintonia" che ho in quel momento sui mercati. Si può entrare con mille dollari su un titolo americano se lo si tratta come se fosse una opzione (rischio altissimo di andare a zero), piuttosto che con "X" euro su una obbligazione che riteniamo valida. Insomma tutto è dettato da quanto si è disposti a rischiare. Un amico qualche giorno fa mi scrive dicendomi che aveva perso molto in un trade sul gold, dicendomi che si sentiva "tradito" dal mercato. Il mio consiglio, che ho dato a Modena e che scrivo nuovamente ora, è che a prescindere dalla size che si adotta è fondamentale lo stop. Dal mio punto di vista lo stoploss deve essere prima di tutto psicologico ancor prima che tecnico o monetario. Mi spiego meglio: "quando inizi a sperare che una operazione vada dalla tua parte è già ora di uscire". Questa appena scritta in virgolettato è la mia PRIMA regola di STOP. La speranza è qualcosa di estremamente soggettivo e funzionale a quanto si è disposti a perdere. E qui veniamo al secondo punto: lo stop diventa quindi una variabile FINANZIARIA. 100 euro, 1000 euro, 10mila euro: ognuno ha il suo in funzione del capitale investito e al rischio che è disposto ad accettare in caso di drawdown. Arriviamo dunque al terzo punto ovvero lo stop tecnico. Quando clicchiamo ed entriamo in un punto preciso del grafico dobbiamo avere un piano di azione: se compro a 100 e lo stop grafico è a 70, sono disposto ad avere un drawdown del 30%? Se lo sono quanto metterò di capitale? E se poi si verificasse un improvviso gap down notturno da -50% cosa capita (questo mi era successo un paio di volte su azioni americane all'inizio della mia carriera di trader)? Come vedete il "quanto" mettere ha a che fare sicuramente con la nostra psicologia ma anche e soprattutto con il rischio al quale si va incontro. 

Nel MIO modo di operare pongo molta importanza al timing di ingresso e nel tempo che starò a mercato. Se si entra bene si gestirà meglio il tutto, magari dimenticandosi del titolo in portafoglio e controllandone semplicemente il saldo o il valore a fine giornata, plasmando il trading plan iniziale magari al raggiungimento di determinati target (come nel caso di Sogefi). Se penso di stare poco tempo a mercato tendo a calcare di più la mano. Se penso di stare molto tempo a mercato lo farò di meno. Quali sono le probabilità che un'auto lanciata a 100 km/h in autostrada (così rispettiamo i limiti) possa continuare ad andare diritto per 50 metri se si lasciano il volante e l'acceleratore? Molto elevate. Quali sono le probabilità che quella stessa auto a quella velocità possa andare diritto nel km successivo? Molto basse perché subentreranno altre dinamiche (vento, asfalto con piccole pietre che possono deviare la traiettoria, camion che ci superano creando turbolenze d'aria etc...)...Credo che nel trading il funzionamento sia un pò lo stesso: se penso di stare poco a mercato e di avere le probabilità di successo a favore aumento la size. Naturalmente maggiore è la size e maggiore sarà il rischio finanziario che sono disposto a correre.

Un esempio è fornito da una operazione che ho fatto giovedì proprio nell'ultimo minuto prima della chiusura di seduta. Azione Leonardo, scesa molto lunedì in vista dei colloqui di pace (brutto da dire ma la Borsa è cinica e non guarda in faccia a nessuno). Giovedì il titolo si era dimostrato decorrelato rispetto all'indice: poco sensibile ai ribassi e molto sensibile ai rialzi. I software tendevano a revocare la lettera "fittizia" (dovrebbe essere vietato ma è così visto che sono quotatori) e quindi gli ordini colpivano mano a mano più in alto: il denaro saliva e la lettera si spostava. Il bello di questi algoritmi è che poi, revocando improvvisamente il denaro, creano scrolloni su titoli nel complesso forti. Per questo motivo, intuendone il comportamento, ho piazzato tre ordini di acquisto: il primo più corposo (800 pezzi) a 47,04 basato su un punto tecnico: livello in corrispondenza del quale c'era stata l'accelerazione al rialzo in concomitanza dell'open di Wall Street. Il secondo a 47,11 euro dove era entrato un ordine volumetrico alle ore 16.00 ed infine il terzo ordine inizialmente a 47,22 euro poi abbassato subito a 47,15 quando il quotatore stava per fare la "ruberia". Purtroppo come ho sempre detto gli algoritmi andrebbero vietati perché fanno cose che non possono essere fatte da un umano (i bid ed ask che si spostano in continuazione per intenderci): non esiste fare la maratona correndo a piedi oppure in macchina!Ad ogni modo esattamente alle ore 17:29:56 i tre ordini vengono fillati nello stesso istante (eseguiti,ndr) per un totale di 1700 Leonardo che poi "favorisco" in close al prezzo di 47,31 euro (MOC) con un profit di 380 euro stando a mercato sostanzialmente 4 secondi. 

 

L'aspetto buffo dell'operazione appena descritta è che Leonardo il giorno seguente ha fatto segnare un rialzo del 3,40% quindi probabilmente quel software ha voluto fare pulizia. Poco importa che io abbia chiuso tutto il trade il giorno prima: ogni operazione è un fatto a sé perché nasce da logiche e motivazioni che si modificano di giorno in giorno.

A titolo puramente didattico cito ad esempio un micro trade fatto ieri, venerdì, su Unicredit tra le ore 11:58:00 e le ore 12:02:00. Trade un poco più lungo del precedente ma sempre nell'intervallo dei 5 minuti (tra l'altro dovevo uscire e non volevo rischiare di rimanere incagliato). Buy@55,98 su dinamiche tecniche e da software e sell@56,09 per un piccolo gain di 55 euro con una size di 500 pezzi. Anche in questo caso sono i software che fanno invertire l'andamento delle azioni in un verso o nell'altro e noi interagiamo con loro: le macchinette avevano fatto "sparare" all'insù Unicredit nei sei minuti precedenti e poi l'hanno fatta ripiombare al punto di partenza. Poco importa se poi il titolo abbia chiuso in rialzo: l'importante è il timing: se si entra bene si è più sereni. 

Naturalmente non tutte le operazioni possono essere "spinte": se si fa overnight, come è stato per Sogefi, inizialmente siamo in grado di calibrare lo stop loss guardando il grafico (stop che si adatta mano a mano che si formano le barre daily) e forse anche qualche target perché si tratta di un trade di largo respiro che può magari durare anche un solo giorno ma l'obiettivo è quello di puntare ad un gain percentuale decisamente maggiore (nel caso specifico a memoria attorno al 10%-15%). Essendo la variabile tempo maggiore anche la size, in base al mio profilo di rischio, sarà adeguata a quanto vorrò rischiare. In base allo stop loss iniziale si calibra la size: uno stop del 20% è diverso da uno del 5% e quindi anche il capitale impiegato nell'operazione. Ma c'è sempre il problema del gap, di una notizia che esce nel weekend o comunque in overnight e così via....insomma il fattore imprevedibile, ammesso e non concesso che in borsa ci sia qualcosa di prevedibile. E qui si torna al punto di partenza ovvero al fattore speranza: quando si entra in quel campo, tipico della fede, la strada è già segnata.

Ad maiora! 

PNA

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