I cambiamenti in corso su strategie e liquidità portano a valutare sempre più l’alternativa degli Etf. Quanto convengono realmente in un raffronto nell’ambito dei Btp, dei titoli di Stato e dei corporate dell’area euro. Il responso è forse più complesso di quanto generalmente si creda.
Il report della domenica
Autore foto: Advantus Media Inc. and QuoteInspector.com.
Poco più di dieci anni fa la Bce iniziava il suo Quantitative Easing, una rivoluzione che ha completamente cambiato il mondo obbligazionario. Sarebbe molto interessante analizzarne gli effetti a tutto tondo ma non è questo il luogo mediatico per farlo. C’è solo da segnalare che due conseguenze si sono progressivamente evidenziate per chi investe con titoli di Stato e bond: ● le strategie passive (compra e porta a scadenza) sono diventate marginali per conseguire rendimenti rilevanti, scalzate da quelle attive (compra, vendi dopo un po’, ricompra e via di seguito); ● la liquidità dei mercati è calata e di molto, concentrandosi su una selezione di obbligazioni, un centinaio circa su Borsa Italiana, quando va bene! Di qui il ruolo sempre più importante degli Etf obbligazionari, la cui offerta è esplosa. I numeri lo dimostrano, con controvalori ormai nettamente superiori rispetto a quelli perfino dell’azionario e con spread sempre più contenuti.
È il caso allora di fare un confronto fra singoli bond ed Etf appunto obbligazionari per verificare chi vince e chi perde in termini di trend/rendimento, sebbene in realtà il parallelo sia solo in parte corretto, poiché se dei bond si può calcolare lo yield a scadenza – guardando quindi in prospettiva - ciò non è possibile per i replicanti che – salvo alcuni proposti negli ultimi due anni – di scadenza non ne hanno. E allora? Ragioniamo in maniera un po' approssimativa (altro non si può fare!) in una comparazione che deve tenere conto di tante variabili.
Btp a dieci anni, chi vince fra i due
Partiamo dai titoli di Stato italiani e partiamo dal benchmark per eccellenza, ovvero il decennale.
Strumento |
Performance da inizio anno |
Volatilità media su base annuale |
Distribuzione cedole |
Amundi Btp 10 anni Etf (LU1598691217) |
+0,92% |
6,2% |
No |
Btp green 4% Ap2035 (IT0005508590) |
-0,56% |
6,9% |
Sì |
Considerando l’incasso cedola (per l’Etf capitalizzata) è quasi un pareggio, sebbene occorra tenere conto della diversa normativa fiscale cui sottostanno i due prodotti, a sfavore certamente dell’Etf. Che è più adatto per piani di accumulo di lungo periodo in presenza di politiche monetarie via via più espansive. Su questo fronte quindi per il piccolo e medio investitore il confronto è poco significativo, poiché quasi certamente egli preferirà l’incasso appunto della cedola.
Btp corti, confronto serrato
Nell’incertezza delle evoluzioni future dell’inflazione i mercati guardano con molto interesse alle scadenze corte dei Btp (1-3 anni), considerandole una certezza nel marasma dei potenziali trend futuri.
Strumento |
Performance da inizio anno |
Volatilità media su base annuale |
Distribuzione cedole |
Amundi Btp 1-3 anni Etf (LU1598691050) |
1,58% |
2,0% |
Sì (yield 1,38%) |
Btp 0,95% St2027 (IT0005416570) |
1,60% |
2,5% |
Sì (yield 1,95% ma riferito al total return, ovvero plus in conto capitale a scadenza + cedola) |
In questo caso il confronto si fa più complesso, perché fra i Btp fino a tre anni ce ne sono di “vecchi” molto generosi in termini di cedole e di relativamente “nuovi” a cedola 0%, frutto del periodo dei tassi a zero. È evidente che con il singolo Btp si va a scadenza, mentre con l’Etf si è più flessibili. Con quest’ultimo si è tuttavia esposti alla variabilità dei corsi di un’ampia platea di sottostanti in rapporto alle politiche monetarie in evoluzione. A secondo quindi degli obiettivi che si hanno è meglio scegliere l’uno o l’altro. Un vincitore vero perciò non c’è.
Governativi europei extralunghi, l’uno vince ma l’altro non perde
Sono stati la delusione degli ultimi mesi, proprio quando ci si spettava invece in un loro netto rimbalzo delle quotazioni. In questo caso ampliamo il sottostante all’intera area euro per cogliere le occasioni di un mondo obbligazionario molto ampio.
Strumento |
Performance da inizio anno |
Volatilità media su base annuale |
Distribuzione cedole |
Xtrackers Eurozone Government Bond 25+ anni (LU0290357846) |
-4,9% |
13,9% |
No |
Oat 4% Ap2055 (FR0010171975) |
-3,2% |
12,1% |
Sì (yield 3,9% ma riferito al total return, ovvero minus in conto capitale a scadenza + cedola) |
Quale governativo scegliere fra i tanti quotati sul Mot? Abbiamo selezionato un trentennale francese, che al momento appare un compromesso in termini di scadenza e di rating nel contesto euro. Certo è che se si fossero presi in considerazione degli extra extra lunghi (per esempio l’Oat 2072 o l’Austria 2120) il risultato sarebbe stato molto differente per le singole emissioni. L’Etf quindi parte un po' sfavorito nel confronto ma è più facilmente gestibile nella valutazione dei trend, seppur anch’esso molto volatile. Il risultato finale porta a preferire il singolo titolo ma una verità assoluta è lontana da essere tale. Se la situazione dei rendimenti sui trentennali e oltre diventasse più precisa (con quotazioni finalmente al rialzo) l’Etf su tali scadenze potrebbe riservare delle sorprese molto positive grazie all’elevata diversificazione di sottostanti.
Corporate/high yield in euro: qui il confronto è impietoso
Borsa Italiana non è una piazza interessante per i corporate/high yield in euro, con nella realtà dei fatti solo una selezione di titoli a scambiare in maniera soddisfacente. Si tratta soprattutto dei cosiddetti mini corporate senza rating e taglio 1.000, quali i vari Alerion, Carraro, Ovs ecc. Se si esclude - fra le società big - l’Eni 4,3% 2028, alcuni Telecom, il Psa/Stellantis 2033 e qualche emissione di leader tedesche la selezione si esaurisce ben presto. Inutile allora confrontare un singolo titolo con gli Etf, perché sono questi a dominare il mercato, volendo diversificare a largo raggio. Con rendimenti distribuiti talvolta anche decisamente interessanti.
Quattro i settori monitorati:
Corporate area euro tutte le scadenze
Corporate in euro a bassa “duration”
High yield in euro
High yield in euro a bassa duration
Ubs Euro Area Liquid Corporates Sustainable Bond |
LU1484799769 |
Ter costo annuo 0,13% |
A distribuzione – Rendimento in corso 3,9% |
Pimco Euro Low Duration Corporate Bond |
IE00BP9F2J32 |
Ter costo annuo 0,39% |
A distribuzione – Rendimento in corso 2,80% |
Spdr Euro High Yield Bond |
IE00B6YX5M31 |
Ter costo annuo 0,40% |
A distribuzione – Rendimento in corso 5,7% |
Pimco Euro Short-Term High Yield Corporate Bond |
IE00BD8D5H32 |
Ter costo annuo 0,44% |
A distribuzione – Rendimento in corso 4,4% |
In conclusione il verdetto finale è più incerto rispetto a quanto ci si potesse attendere. Sui governativi puntare su un singolo titolo conviene, salvo nel caso di una strategia attiva basata su una specie di piano di acquisto per chi lo sappia attuare. Sui corporate/high yield gli Etf assumono un ruolo predominante grazie alla diversificazione delle tipologie e soprattutto alla vastissima replica di sottostanti. Questo nell’area euro. E sul fronte dollaro Usa o dei bond emergenti il risultato è diverso? Sì e lo vedremo in un prossimo articolo.
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