Il nuovo fronte di guerra tra Israele e Iran ha riportato il rischio geopolitico al centro dell’attenzione globale, con ricadute immediate sui mercati obbligazionari, energetici e valutari. Le dichiarazioni che giungono da ambo le parti, purtroppo, indicano che il conflitto potrebbe protrarsi nel tempo, con ricadute sistemiche ancora difficili da stimare.
Ovviamente, il prezzo del petrolio ha reagito con decisione, alimentando i timori di un effetto inflattivo nel breve termine, in particolare se dovessero emergere criticità nello Stretto di Hormuz, da cui transita un quinto del greggio mondiale. In questo contesto, le aspettative di un taglio dei tassi da parte della BCE a luglio si sono sostanzialmente azzerate. Un eventuale shock petrolifero, come già avvenuto nel 2022 con l’invasione russa dell’Ucraina, potrebbe costringere le banche centrali a rivedere le proprie strategie, posticipando o persino accantonando gli allentamenti previsti.
Sul fronte macroeconomico europeo, i nuovi dati Eurostat mostrano una flessione della produzione industriale nell’Eurozona: -2,4% ad aprile rispetto a marzo. Il dato interrompe il rimbalzo registrato il mese precedente. Germania e Francia hanno riportato cali rispettivamente dell’1,9% e dell’1,4%, mentre l’Italia si distingue per una variazione positiva dell’1% su base mensile. L’insieme dei dati indica una fase di debolezza persistente, aggravata dalle nuove pressioni esterne.
Infine, torna a preoccupare la situazione politica francese. Dopo la sconfitta alle europee, il presidente Macron ha sciolto l’Assemblea Nazionale e nuove elezioni legislative potrebbero svolgersi già da luglio. Il governo guidato da François Bayrou è tecnicamente in carica ma privo di una maggioranza parlamentare e costretto a operare in regime di eccezione costituzionale.
Il deficit francese, ancora al 5,8% nel 2024, dovrebbe scendere al 4,6% nel 2026, ma il percorso resta incerto, anche per l’assenza di consenso trasversale su eventuali misure correttive. In caso di elezioni, i possibili scenari (una maggioranza lepenista, una coalizione di sinistra o un governo tecnico senza forza politica) appaiono tutti critici per la credibilità fiscale del paese.
Come sempre, staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro, ma ora passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La fotografia aggiornata del mercato obbligazionario mostra una curva dei rendimenti che questa settimana conferma un assetto ordinato, con movimenti contenuti e una leggera distensione lungo tutta la struttura. Il rendimento del titolo decennale si attesta al 2,58%, mentre il trentennale si porta al 2,62%. Il differenziale tra 10 e 2 anni si contrae marginalmente al 0,58%, segno di una pressione ancora presente sulla parte centrale della curva, ancora molto sensibile a scenari esogeni di instabilità.
Nel tratto breve (2025–2027), si osserva una chiara tendenza alla normalizzazione. Permane ancora una certa dose di incertezza e nervosismo limitata alla fine del 2025 e all’inizio del 2026, ma la struttura della curva si sta stabilizzando anche in questa fascia temporale, in linea con le aspettative ad oggi condivise sulla traiettoria dei tassi ufficiali.
Il segmento medio-lungo (2027–2045) si conferma sostanzialmente stabile. L’inclinazione positiva rimane intatta e i rendimenti si concentrano in area 2,75% sulle scadenze comprese tra il 2042 e il 2045, confermando la persistenza di un equilibrio tra premio per il rischio, attese di inflazione e rientro graduale verso condizioni di mercato più regolari.
Oltre il 2045, nel tratto ultra-lungo, l’appiattimento osservato nelle scorse settimane è entrato in una fase di assestamento. I rendimenti extralunghi si mantengono poco sotto area 2,50%, con un’inclinazione ancora lievemente negativa. Il processo di riassorbimento delle distorsioni precedenti prosegue, anche se con minore intensità, segnale che il mercato sta metabolizzando le nuove condizioni strutturali del ciclo.
Infine, sul fronte monetario, il forward Euribor a 6 mesi per la fascia tra fine 2026 e inizio 2027 si mantiene poco sotto area 1,90%. La sostanziale stabilità del dato riflette un mercato che continua a prezzare uno scenario di tassi più contenuti nel medio periodo, ma che resta prudente alla luce delle persistenti incognite macroeconomiche e geopolitiche.
Analisi Integrata Trendycator
L’aggiornamento settimanale dei rendimenti governativi, integrato con il modello Trendycator, evidenzia una fase di stabilizzazione diffusa, con segnali tecnici uniformemente orientati alla neutralità, a conferma di un mercato in attesa di sviluppi più chiari sul fronte macro e geopolitico.
Nel Regno Unito, il rendimento del Gilt decennale si attesta al 4,49%, in calo rispetto ai livelli di inizio mese. Il Trendycator si posiziona su NEUTRAL, riflettendo l’assenza di direzionalità prevalente. La Bank of England mantiene un atteggiamento cauto, con tassi stabili e prospettive di allentamento monetario ancora rimandate. Il mercato attende conferme sul processo disinflazionistico e sull’evoluzione del contesto macro interno.
In Germania, il Bund decennale scivola al 2,48%, segnando un rientro sotto i livelli osservati nella fase di tensione di aprile. Il Trendycator si mantiene su NEUTRAL. L’asset tedesco continua a fungere da rifugio, sostenuto sia dal clima di “risk-off” globale sia dalla stabilità percepita dell’area core, in particolare dopo il potenziale stop della BCE al ciclo di tagli.
In Italia, il BTP decennale registra un rendimento in calo al 3,40%. Lo spread rispetto al Bund si amplia leggermente a 93,41 punti base. Il Trendycator resta su NEUTRAL, segnalando una fase interlocutoria. La discesa dei rendimenti italiani è coerente con il generale repricing in atto sui mercati obbligazionari, ma la pressione geopolitica e la volatilità politica intra-UE restano elementi da monitorare attentamente.
Negli Stati Uniti, il Treasury decennale flette lievemente al 4,36%, in un contesto caratterizzato da mancanza di nuovi catalizzatori macro. Il Trendycator conferma la posizione NEUTRAL. La Fed continua a rimandare decisioni definitive, attendendo riscontri più robusti dai dati su inflazione e mercato del lavoro. Intanto, l’attenzione del mercato resta rivolta anche al rischio geopolitico e alle incognite sulla sostenibilità fiscale americana nel medio termine.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
Il quadro operativo sulle obbligazioni, pur rimanendo apparentemente stabile, si è complicato in modo evidente. La fase di equilibrio che aveva caratterizzato le ultime settimane è stata interrotta da un ritorno della tensione geopolitica su scala globale, con potenziali ripercussioni su inflazione, crescita e flussi di capitale.
In questo contesto, il livello di prudenza deve essere ulteriormente elevato. Le strategie finora adottate restano valide nella struttura di fondo, ma vanno adattate in funzione di un rischio di volatilità crescente e della possibilità concreta che si riaccendano dinamiche inflattive oggi sopite ma tutt’altro che risolte.
Diventa quindi prioritario orientare le scelte verso emittenti considerati “rifugio”, con merito di credito elevato e solidità riconosciuta a livello internazionale. La selezione dei titoli deve privilegiare scadenze brevi, al fine di contenere l’esposizione alla duration in un contesto che potrebbe diventare più nervoso. Allo stesso tempo, torna utile includere in portafoglio strumenti indicizzati all’inflazione, non come scommessa sul suo ritorno, ma come forma assicurativa preventiva contro eventuali shock.
L’obiettivo non è aumentare il rendimento atteso, ma rafforzare le difese. Le assicurazioni non si fanno dopo l’impatto, ma prima: la protezione di portafoglio inizia ora, quando il quadro globale comincia a perdere le sue apparenti certezze.
Qui sotto, a titolo di esempio una selezione di governativi con scadenza massima 2027 e potenzialmente utili per recupero minus. In alcuni casi l’emissione è stata addirittura sopra 100, per cui non c’è nemmeno imposta su disaggio di emissione.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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