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Strategia Value: analisi del primo semestre per KERING


Quando si parla di lusso nel panorama azionario, pochi gruppi hanno il peso e l’influenza di KERING.

La holding francese, presieduta da François-Henri Pinault e guidata operativamente da Luca de Meo in qualità di CEO, controlla marchi iconici come Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, Qeelin, Ginori 1735, oltre a Kering Eyewear e Kering Beauté.

Il settore del lusso sta attraversando una fase complicata: la domanda rallenta in Asia e negli Stati Uniti, mentre l’Europa è penalizzata dal calo del turismo. Dopo un decennio di crescita sostenuta, i grandi gruppi si trovano a dover gestire margini in calo, consumatori più selettivi e maggiore concorrenza di brand emergenti.

Approfondiamo qui di seguito i numeri dei primi sei mesi.

RICAVI DI KERING H1 2018-25:

I ricavi del gruppo si attestano a € 7.587 mln, in calo del -16% reported e -15% comparable rispetto all’H1 2024. Il grafico dei ricavi mostra un vero e proprio scalino discendente rispetto all’anno precedente: quasi € 1,5 miliardi di fatturato svaniti in dodici mesi.

Analizzando con attenzione la ripartizione per marchio, si nota quanto segue:

Gucci: € 3.027 mln (-26%), la curva è in caduta verticale, riflesso di un wholesale a -42% e un retail a -24%.

Saint Laurent: € 1.288 mln (-11%), con un grafico in progressivo scivolamento ma meno drammatico di Gucci.

Bottega Veneta: € 846 mln (+1%), unica barra verde nel grafico, piccolo segnale di divergenza positiva.

Other Houses: € 1.459 mln (-15%), andamento costantemente in calo.

Eyewear & Corporate: € 1.092 mln (+2%), unica area con trend in consolidamento.

Dal punto di vista geografico, grafico regionale mette in evidenza la forte debolezza in Asia-Pacific (-19%) e Giappone (-29%), con un impatto visivo netto, mentre il Nord America (-10%) mostra un andamento meno cupo.

La situazione attuale è in netta controtendenza con quanto evidenziato nel corso degli ultimi cinque anni: i tassi di crescita dell’ultimo semestre dei ricavi dei principali marchi sono tutti in netta contrazione rispetto ai CAGR dell’ultimo lustro.

MARGINALITA’ DI KERING H1 2018-25:

Il primo campanello d’allarme arriva dall’EBITDA ricorrente, sceso a € 2.011 mln rispetto ai € 2.595 mln del 2024, con una contrazione del -23%. Il grafico evidenzia barre sensibilmente più basse, chiaro segnale che la pressione sulla redditività è generalizzata in tutto il gruppo.

Anche l’EBITDA adjusted, al netto degli effetti IFRS 16, mostra una flessione significativa, passando da € 1.976 mln a € 1.358 mln: un arretramento che riduce ulteriormente la capacità di generare margini operativi “puliti”.

Dal punto di vista dei principali brand, l’Ebitda Margin % si è mosso come riporta il grafico qui sotto.

In sintesi, i grafici raccontano una storia a due velocità: da un lato Gucci, in forte deterioramento, dall’altro Bottega Veneta, Saint Laurent ed Eyewear che riescono a contenere o persino migliorare la redditività. Questo squilibrio resta oggi il nodo principale per KERING.

Scendendo nel dettaglio, l’EBIT crolla a € 969 mln (-39%), con margine operativo al 12,8% (vs 17,5% un anno fa).

Approfondendo l’analisi della marginalità per marchio, qui di seguito si nota come sia variato l’EBITDA margin% sui vari brand.

Gucci: margine al 16% (vs 24,7%), la linea in discesa è netta, quasi verticale.

Saint Laurent: 20,4% (vs 22%), in calo ma con tenuta migliore.

Bottega Veneta: 15% (vs 14,5%), piccolo segnale positivo, ben visibile nel grafico.

Other Houses: in territorio negativo, con le barre rosse che evidenziano la perdita.

FLUSSI DI CASSA DI KERING 2018-25:

Il grafico mette a confronto in modo netto due grandezze: cash operativo e investimenti. La barra del cash operativo mostra un calo rispetto al 2024, con valori scesi a circa € 1,1 mld rispetto agli € 1,9 mld dello scorso anno. Segno evidente che il core business ha generato meno cassa.

Accanto, la barra relativa agli investimenti racconta un’altra storia: nel 2025 si sono verificati disinvestimenti immobiliari per € 1,3 mld, che hanno gonfiato il dato di free cash flow complessivo fino a € 2,4 mld.

Il grafico è quindi chiaro: la crescita della cassa non è frutto di un miglioramento operativo, bensì di cessioni straordinarie. Una dinamica che non può essere considerata strutturale, ma piuttosto una manovra difensiva utile a ridurre il debito netto, sceso a € 9,5 mld con un rapporto Net Debt/EBITDA a 2,3x, sopra i livelli di comfort storici.

GRAFICO DI KERING:

Dal punto di vista tecnico, il grafico è l’unico elemento “sexy”. Dopo mesi di cali, il titolo sta testando la trendline ribassista di lungo periodo: la sua rottura potrebbe rappresentare un’inversione di tendenza, almeno dal punto di vista grafico.

Le barre dei ricavi e dei margini nei grafici fondamentali restano invece in calo. La divergenza tra debolezza dei numeri e possibilità tecnica di rimbalzo è oggi il principale spunto operativo.

OUTLOOK DI KERING:

Il management resta focalizzato sul rafforzamento delle maison, puntando su creatività, heritage e distribuzione esclusiva. L’incertezza macro e geopolitica richiede cautela: verrà mantenuta una stretta disciplina sui costi, massima selettività negli investimenti e riduzione del debito.

RIFLESSIONI:

Il quadro complessivo, alla luce dei grafici, ci consegna tre messaggi:

Gucci è ancora il tallone d’Achille del gruppo, con curve che segnano cali drastici.

Saint Laurent e Bottega Veneta limitano i danni, con grafici meno inclinati verso il basso.

Eyewear e Beauté danno sostegno, ma le loro barre restano troppo piccole per bilanciare i problemi core.

Il settore del lusso sta attraversando un tunnel lungo e scuro e i numeri di KERING lo dimostrano. L’unico raggio di luce, oggi, arriva dai grafici tecnici: la rottura della trendline ribassista potrebbe anticipare il recupero dei fondamentali. È la solita dinamica di mercato: attendere segnali “ufficiali” di svolta nei conti rischia di trasformarsi in una trappola temporale,

perché la borsa spesso si muove in anticipo. La luce alla fine del tunnel, in finanza, si intravede prima che la tempesta sia davvero passata.

Dal punto di vista dei multipli, il titolo non è a buon mercato: le valutazioni restano tese e il calo delle quotazioni è stata la conseguenza diretta del deterioramento dei fondamentali.

Chi ha un profilo di rischio elevato potrebbe comunque cogliere l’occasione speculativa offerta da un’eventuale rottura tecnica. Sarebbe uno spunto interessante in attesa che l’azienda ritrovi una traiettoria più virtuosa.

Ai valori attuali il titolo non si può certo definire a sconto. Tuttavia, se si ritiene che nei prossimi cinque anni KERING riuscirà a lasciarsi alle spalle questa fase complicata, l’attuale crisi potrebbe trasformarsi in un vero catalyst, offrendo l’occasione per valutare un ingresso con una prospettiva di medio-lungo termine.

In sintesi, il segnale operativo non è ancora scattato, ma l’opportunità tecnica va segnalata e monitorata con grande attenzione.

RIEPILOGO DELLE SEGNALAZIONI:

PORTAFOGLIO TOTAL RETURN:

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