L'articolo di Marco Vinciguerra ha sollevato un certo interesse e abbiamo ricevuto diverse email in redazione. Innanzi tutto attenti a non sbagliare a leggere la tabella dell'articolo. Infatti la CEDOLA del certificato è del 5.75%, però il RENDIMENTO AI PREZZI ATTUALI (come riportato in tabella) è "solo" del 3.21%, il certificato, per usare una frase fatta dei bondisti, è "sopra la pari", e così è tutto "meno bello per essere vero"
In ogni caso nella tabella apposta Vinciguerra non ha messo i prezzi dei certificati, perché sarebbero stati fuorvianti, visto che alcuni emittenti prezzano in millesimi, altri in centesimi e comunque tutti tel quel, e mai secco; purtroppo nel caso di questo lettore anche questa accortezza non è bastata, perché ha fatto un po' di confusione.
Infine è vero che il certificate spacchetta il rischio di credito in piccoli bocconi commestibili per un investitore retail ma non cancella il rischio in sé e per sé del sottostante a cui si aggiunge quello dell'emittente.
A mio modo di vedere il vero rischio non è tanto di emittente e sottostante quanto della illiquidità del prodotto. Voi direte che c'è sempre il market maker ma il market maker non è un benefattore anzi di solito è birichino per cui comprare "mercato" equivale al suicidio e comprare "subito" al doppio suicidio. Bisogna fare bene i calcoli di quale prezzo di acquisto corrisponda a quale rendimento e mettersi pazientemente in acquisto attendendo l'inevitabile sciacquone.
Ogni altra modalità operativa significa farsi spennare.
Tutto in finanza è "troppo bello per essere vero" ...
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