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Dove va il Renminbi cinese?


USDCNY (PC: 6,5837)


Major Trend: iniziamo con un po' di storia, che aiuta a contestualizzare meglio quanto sta accadendo allo yuan cinese, una divisa fino a pochi anni fa abbastanza trascurata dai commentatori Forex. Il cambio dollaro Usa vs. Renminbi cinese (la "valuta del popolo", la cui unità di misura è detta "Yuan", termine con cui si è soliti parlare della divisa cinese), negli ultimi lustri ha visto alternarsi fasi di cambio sostanzialmente fisso (nel decennio tra il giugno 1995 ed il giugno 2005 a ridosso di 8,28;  nel periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83) a fasi ribassiste, fino a toccare un minimo nel gennaio 2014 a 6,0377. Durante tale lungo periodo erano frequenti le accuse dell'amministrazione Usa nei confronti della Cina di impedire un adeguato apprezzamento del valore dello yuan per sostenere artificialmente le proprie politiche di espansione commerciale:  la velocità e l'entità di apprezzamento dello yuan, infatti, erano giudicate dagli Usa del tutto insufficienti per ridurre gli enormi squilibri commerciali a favore della Cina. Come reazione la Cina continuava a supportare il dollaro utilizzando le proprie immense riserve per acquistare Treasury del Tesoro Usa, contribuendo così a frenare l'apprezzamento dello yuan altrimenti fisiologico visto il proprio elevatissimo avanzo commerciale. In tal modo la Cina ha acquisito sempre più potere contrattuale nei confronti degli Usa divenendone il principale creditore insieme al Giappone. Le perdite su cambio sui Treasury in portafoglio, dovute al deprezzamento del dollaro contro Yuan, venivano giudicate dalle autorità politico-monetarie cinesi come il prezzo da pagare per potere proseguire impunemente con le proprie politiche di espansione commerciale. A partire dal mese di gennaio 2014 il sentiero di apprezzamento - ancorché molto graduale - dello Yuan addirittura si inverte: il cambio UsdCny inizia ad apprezzarsi ad ondate fino a toccare un picco nelle ultime sedute a ridosso di 6,602 (+9,3% dal minimo di inizio 2014). Un deprezzamento importante e in tempi veloci del renminbi cinese, perseguito dalle autorità come valvola di sfogo per contrastare in qualche modo il crash della propria Borsa e l'evidente rallentamento economico che segnala probabilmente l'inizio di una fase di "ritorno al reale" dopo anni di crescita spinta artificialmente dal ricorso al debito a mezzo di politiche monetarie fortemente espansive: nell'ultimo decennio il Bilancio della Banca Centrale Cinese è aumentato da circa 10 trilioni di yuan a circa 32,6 trilioni, che corrispondono in termini di euro a circa 4,6 trilioni, addirittura superiore ai circa 4,1 trilioni (ctv  in euro) del già enorme Bilancio della Fed Usa. Per cercare di uscire da un'evidente impasse dovuta ad un indebitamento insostenibile, ad un'emorragia di capitali (secondo stime Bloomberg circa 508 miliardi di dollari sono fuoriusciti dalla Cina nel periodo agosto-novembre 2015) e nell'impossibilità di far partire in modo convincente la domanda interna per di più con un export in calo, sembra che la People Bank of China non avrà altra scelta che proseguire ad oltranza con la progressiva svalutazione del cambio in modo da sostenere il più possibile l'export. Ciò contribuerà a far salire le tensioni con i principali partner commerciali (Usa e Giappone) e la volatilità dei rapporti di cambio, in specie per le divise asiatiche: per evitare ritorsioni la Cina cercherà probabilmente di non forzare la mano, evitando svalutazioni importanti. Graficamente il major Trend rimarrà comunque impostato al rialzo finché il cambio si manterrà stabilmente al di sopra del supporto a 6,400, con primo obiettivo importante (ma la salita del dollaro non dovrebbe esaurirsi lì) i livelli "fissi" del periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83. La velocità e la portata del rialzo dovrebbero essere legate anche all'evoluzione della crisi borsistica cinese: un ulteriore, possibile tracollo dello Shanghai Composite (PC 2900) verso 2500 e quindi (prematuro) verso quota 2000 sarebbe probabilmente correlato ad un veloce e marcato deprezzamento del Renminbi.
Tra le informazioni "tecniche" è opportuno ricordare che la banda di oscillazione quotidiana nel cambio UsdCny è stata allargata al 2% a partire dal 17 marzo 2014 (nel biennio precedente era all'1% e prima ancora allo 0,5%): i prezzi possono quindi muoversi liberamente del +/-2% intorno al tasso centrale di parità pubblicato quotidianamente dal China Foreign Exchange Trading System. Il 30 novembre 2015 - con effetto a partire dal 1* ottobre 2016 - è stato  approvato l'ingresso del Renminbi cinese nel paniere delle valute di riserva accettate del Fondo Monetario internazionale (insieme a dollaro Usa, sterlina inglese, yen giapponese ed euro), e con ciò è stata ufficialmente riconosciuta - dopo anni di contrattazioni frenate dal veto degli USA - l'importanza crescente della divisa cinese, arrivata a pesare per circa il 12,5% nelle transazioni commerciali del 2014. Questo elemento dovrebbe, a tendere, contribuire a sostenere lo yuan, però al momento sembrano prevalere ancora le tensioni al ribasso. 
Tra gli aspetti "tecnici" meritevoli di attenzione anche lo sfasamento osservato nelle ultime settimane tra le quotazioni dello Yuan offshore rispetto al cambio spot onshore quotato a Shanghai (cfr. grafico a fondo pagina) con tensioni al ribasso più marcate nei confronti del cambio offshore di quasi il 3% in alcune occasioni (ricordiamo che per il cambio onshore il movimento massimo quotidiano deve rimanere all'interno del range +/-2% rispetto al valore di fixing). Nelle scorse sedute la PBOC (People Bank of China) è intervenuta in diverse occasioni acquistando Renminbi offshore per ridurre tale gap, che nuoce all'immagine perseguita dalle autorità politiche-monetarie dello Yuan come divisa "globale", al pari delle altre divise del Fmi. La scarsa trasparenza dell'operato della Banca Centrale Cinese unitamente all'esistenza di una banda di oscillazione, molto più del solito scarico di responsabilità su non ben identificati "speculatori internazionali" crea il terreno fertile per sfasamenti e volatilità elevate del cambio. L'intervento della PBOC ha portato al primo calo di riserve nel mese di dicembre 2015 per un ammontare di 108 miliardi di dollari Usa, portando lo stock ad un comunque ragguardevole 3,33 trilioni di dollari. Per evitare di sprecare riserve la PBOC è poi intervenuta abbassando il valore del fixing, riducendo così gli squilibri tra il cambio onshore e quello offshore. Dando nel contempo, tuttavia, un segnale di accettazione di fatto di un progressivo indebolimento del cambio. Oltre al rapporto di cambio nei confronti del dollaro Usa sul mercato Forex si guarda sempre più al cambio tra il renminbi ed un paniere composto da 13 divise, trade-weighted per riflettere il peso dei rapporti commerciali,  pubblicato dal China Foreign Exchange Trading System ogni venerdì. L'evoluzione di tale rapporto sembra anch'esso andare nella direzione di uno Yuan ancora in discesa. Per lo meno per diversi mesi a venire.

Medium Trend: la tendenza degli ultimi mesi rimane stabilmente al rialzo per il dollaro, col Renminbi che si è deprezzato di circa il 9% da inizio 2014, come non accadeva da oltre 20 anni. La tenuta del supporto a 6,400 mantiene un'impostazione rialzista anche per le settimane ed i mesi a venire, con primo obiettivo importante i livelli "fissi" del periodo luglio 2008-giugno 2010 a ridosso di 6,83.

Minor Trend: l'impostazione rimane rialzista per il dollaro ed eventuali storni incontrano un primo supporto a 6,500, con estensioni verso 6,400. Il prossimo obiettivo sono i picchi dell'8 gennaio a ridosso di 6,600, sopra cui il rialzo proseguirebbe verso 6,700 e quindi al test della resistenza a 6,830, che dovrebbe arrestare la salita per alcune settimane.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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