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Dove va l'aussie dollar?


EURAUD (PC: 1,4515)

Che cosa è accaduto negli ultimi anni? 
Dai minimi dell'agosto 2012 a ridosso di 1,1570, in linea col rasserenamento sui debiti sovrani periferici dell'area euro grazie all'interventismo della BCE di Mario Draghi, il cross ha messo a segno un rialzo sostenuto, esauritosi nel picco dell'agosto 2015 a 1,6615. Si è quindi sviluppato un movimento correttivo, fino ad un minimo a ridosso di 1,4350 ad inizio dicembre 2015; il cambio è poi rimbalzato fino a toccare un picco a 1,6254 l'11 febbraio 2016, per poi riprendere la discesa spingendosi al test di 1,4465 il 10 marzo, livello ritestato e marginalmente perforato il 21 aprile (min 1,4435) e poi ancora a luglio e ad agosto. Tale livello è poi stato perforato a metà ottobre (min 1,4127 il 26.10) per poi risalire verso 1,4500 nelle ultime sedute.  

Che cosa possiamo aspettarci nei mesi a venire?
Il trend dominante rialzista dell'euro appare esaurito, come confermato dal netto miglioramento dell' "aussie" - dopo un lungo trend ribassista - anche contro una divisa forte come il dollaro Usa. La progressiva implementazione del programma di easing quantitativo della Bce - con i conseguenti rendimenti nulli o addirittura negativi nell'area euro - dovrebbe favorire ancora il dollaro australiano (il cui decennale rende circa il 2,35%). Nei prossimi mesi sono possibili ulteriori discese del cross verso i minimi del maggio 2015 a ridosso di 1,3675. Un segnale di rinnovata debolezza per l'australiano in ottica plurimensile si avrebbe invece al superamento della resistenza in area 1,5000-1,5200 (prematuro), con conferma al di sopra di 1,5500 (poco probabile). In ottica plurimensile un segnale negativo per l'australiano si avrebbe solo al superamento di 1,6075 (improbabile).

La prosecuzione della tendenza in atto di stabilizzazione delle materie prime, di cui il Paese è esportatore, andrebbe a beneficio dell'economia australiana e della sua valuta. Anche la buona tenuta della Borsa australiana da inizio anno va valutata come un segnale di conferma a favore della stabilità del Paese e dell'Aud.

Investimenti in obbligazioni denominate in aussie sono quindi da valutare positivamente, purché all'interno di una più ampia diversificazione valutaria strategica

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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