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Che vinca Clinton o Trump, ecco un affidabile portafoglio in dollari


Cedole & Dividendi

A due giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi qualsiasi consiglio sul dollaro può sembrare azzardato, poiché – a seconda del risultato – il comportamento della valuta subirà pressioni in un senso o nell’altro. Prepararsi però al dopo evento è tutt’altro che avventato, poiché su questo fronte si muoverà il rialzo dei tassi, più accentuato nel caso vincesse il candidato repubblicano, dopo una forte incertezza iniziale, ma presumibilmente non marginale in presenza di una vittoria della candidata democratica.

Innanzi tutto occorre sintetizzare quelle che sono le previsioni di fluttuazione del biglietto verde nell’uno e nell’altro caso. Se vincesse la Clinton è probabile un immediato rimbalzo, che potrebbe però durare per poco tempo, con una successiva fase di calo rispetto alla maggior parte delle altre divise mondiali, a seguito della presumibile più aggressiva politica internazionale (con l’effetto di vendite di riserve in dollari da parte di Paesi come Cina, India e altri emergenti) e di una scelta strategica tesa ad aumentare la competitività dell’export a stelle e strisce. Se vincesse Trump si assisterebbe a un possibile fulmineo calo del dollaro, con una seguente lenta ripresa e stabilizzazione nell’arco di uno o due anni, a seguito sia di un maggiore rialzo dei tassi (magari dopo un rinvio dell’aumento previsto per dicembre) sia di una politica più favorevole nei confronti delle medie aziende statunitensi, quelle che fanno in concreto il Pil. La soluzione auspicabile? Il Presidente di un colore e il Congresso di un altro colore. Ciò attenuerebbe i propositi spesso esagerati della campagna elettorale.

In sintesi:
1°) il dollaro non sarà una variabile facile da gestire: di qui il consiglio – già formulato di recente – di operare solo con un conto in valuta;

2°) il rialzo dei tassi va preso in considerazione come fattore decisivo, con una differenza sostanziale rispetto all’Europa: la Fed ha molti meno vincoli nell’adeguarsi all’andamento dell’economia;

3°) l’inflazione sta crescendo oltre Oceano e potrebbe salire non poco nei prossimi anni, al punto tale che oggi viene vista come la variabile più incerta.

Ne consegue che qualunque posizionamento sul dollaro deve basarsi sulle tre tipologie standard di bond: a tasso variabile, “inflation linked” e a tasso fisso, con una ripartizione oggi ipotizzabile in un terzo per ciascuna categoria.

Ecco allora una scelta di obbligazioni (tutte con piccolo taglio) più significative per ognuna delle tre famiglie.

Bond a tasso variabile

In realtà in tre casi sono dei tassi misti, interessanti nella fase attuale perché consentono di percepire, in un periodo iniziale, una cedola fissa, per poi passare a una variabile.

1°) Société Generale tasso misto (Isin XS1265876430): scadenza 23/10/2023 – tasso fisso 5% per le cedole in pagamento fino al 23 ottobre 2017 incluso; poi passaggio al tasso variabile Usd Libor 3 mesi, con un “floor” pari all'1,25% e un “cap” pari al 5%, per le restanti cedole in pagamento fino a scadenza – taglio minimo 2.000 Usd – quotato sul Mot

Punti forti

● Il 5% ancora quasi per un anno ● Il “floor” (cedola minima) dell’1,25% per la parte variabile ● Quotazione attuale attorno alla pari ● “Spread” denaro/lettera medio di circa 30 punti base

Punti deboli

● Scambi un po’ altalenanti e nel complesso modesti ● Titolo soggetto ad aliquota fiscale 26% ● Il “cap” al 5% in presenza di fortissimi rialzi dei tassi, prospettiva oggi però poco probabile nel medio termine

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2°) Unicredit tasso misto (Isin XS1377769879): scadenza 11/4/2026 – tasso fisso 4,20% per le cedole in pagamento fino all'11 aprile 2020; poi tasso variabile indicizzato Libor Usd a 3 mesi, maggiorato di uno “spread” pari allo 0,25%, per le restanti cedole in pagamento dall'11 luglio 2020 e fino a scadenza – taglio minimo 1.000 Usd – quotato sul Mot

Punti forti

● Attraente la parte fissa sia per il tasso sia per la durata ● Titolo volatile ● Un decennale con questa struttura consentirà di affrontare fasi molto diverse dei mercati

Punti deboli

● Scambi piuttosto modesti ● Lo “spread” per la parte variabile è fra i più bassi per i bond a tasso misto ● Titolo soggetto ad aliquota fiscale 26%

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3°) Goldman Sachs tasso misto (Isin XS1457382296): scadenza 28/10/2026 – tasso fisso 3,25% per le cedole in pagamento il 28 ottobre 2017, 2018, 2019, 2020 e 2021; poi tasso variabile indicizzato Libor Usd a 3 mesi, con un “floor” pari allo 0,00% e un “cap” pari al 3,25%, per le restanti cedole in pagamento il 28 ottobre di ciascun anno, dal 28 ottobre 2022 e fino a scadenza – taglio minimo 2.000 Usd – titolo esordiente al Mot da venerdì 4 novembre

Punti forti

● Si possono sfruttare eventuali debolezze quando la presenza del collocatore diventerà marginale ● L’ammontare emesso è interessante ● Un 3,25% fino al 2021 lascia margini per capire l’evoluzione dei tassi

Punti deboli

● Il “cap” al 3,25% del variabile potrebbe essere assai penalizzante ● In presenza di una politica aggressiva da parte della Fed si assisterebbe a una notevole correzione delle quotazioni ● Aliquota fiscale al 26% 

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4°) Mediobanca tasso variabile puro (Isin IT0005092330): scadenza 6/5/2020 – tasso variabile pagato il 6 dei mesi di febbraio, maggio, agosto e novembre di ogni anno, indicizzato all’Usd Libor 3 mesi maggiorato di uno “spread” su base annua dello 0,70% - taglio minimo 2.000 Usd – quotato sul Mot

Punti forti

● Quota sotto la pari (sui 98) ● Non ha penalizzazioni da “cap” e si presta quindi a chi punti su un rialzo puro dei tassi ● Cedola trimestrale

Punti deboli

● Ammontare emesso modesto ● Scambi ridotti e concentrati in corrispondenza di notizie su un aumento dei tassi Fed ● Il “market maker” la fa spesso da padrone ● Aliquota fiscale al 26%

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5°) Credit Suisse tasso variabile puro con “cap” e “floor” (Isin XS1093338082): scadenza 31/10/2019 – tasso variabile indicizzato Libor Usd a 3 mesi pagabile trimestralmente il 31 gennaio, 30 aprile, 31 luglio e 31 ottobre di ciascun anno, con un “floor” (minimo garantito) pari all'1,55% e un “cap” pari al 4,25% - taglio minimo 1.000 Usd – quotato sul Mot

Punti forti

● Il “floor” dell’1,55% è interessante nella fase attuale ● Il titolo quota sotto la pari ● Con una scadenza a tre anni il “cap” probabilmente non verrà toccato

Punti deboli

● Importo globale contenuto (50 milioni di Usd) ● Scambi modesti ● Aliquota fiscale al 26%

Bond “inflation linked”

In quest’ambito la selezione si riduce ai soli Tips (titoli di Stato Usa indicizzati all’inflazione d’oltre Oceano), di cui sono presenti su Tlx ben 20 diverse emissioni, con scadenze che variano dal 2017 al 2028. Consistenti le diverse quotazioni attuali, il che dipende sia dalla cedola minima garantita sia dal coefficiente di inflazione maturato. E’ consigliabile preferire quelle di recente emissione e più vicine alla pari, che prevedono però cedole modeste, nonché con scadenze almeno decennali. 

1°) Usa Tips 0,125% 15/7/2026 (Isin US912828S505): il titolo quota attualmente sui 100,4 Usd – è stato emesso il 15 luglio scorso. Si è mosso finora fra un minimo di 99,83 e un massimo di 101,2 – taglio minimo 1.000 Usd

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2°) Usa Tips 0,25% 15/1/2025 (Isin US912828H458): il titolo quota attualmente sui 101 Usd – è stato emesso il 15/1/2015. Si è mosso finora fra un minimo di 93,9 e un massimo di 103,3 – taglio minimo 1.000 Usd

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Per i Tips non è formulabile un quadro di punti forti e punti deboli, poiché si tratta degli strumenti per eccellenza da utilizzare per cavalcare l’inflazione Usa. Attenzione solo alla loro volatilità, sempre molto elevata

Bond a tasso fisso

Potrebbe sembrare illogico in una fase di possibile rialzo dei tassi collocarsi su bond a tasso fisso, ma non lo è se si adotta una strategia abbastanza semplice. Consiste nel puntare su bond a scadenze diverse, non troppo lunghe, e nel rinnovare l’investimento su altre emissioni, al momento del rimborso delle prime. In questo modo si tallona l’andamento della politica monetaria, con rischi “duration” contenuti. Ecco tre titoli adatti – nella fase attuale – a una simile tecnica operativa, con un quarto (di riserva) per chi voglia rischiare un po’ di più. E’ vero che in alcuni casi le cedole sono più basse rispetto a quelle fisse di precedenti tassi misti, ma un confronto diretto fra le due strutture sarebbe inadeguato.  

1°) Scadenza 2017: Bei tasso fisso (Isin US298785FZ47): 15/12/2017 – cedola 1% - taglio minimo 1.000 Usd – quotato su Tlx

Punti forti

● Emittente tripla A ● Titolo soggetto ad aliquota fiscale 12,5% ● Quota sui 100 ● Ottima liquidità

Punti deboli

● Il rendimento netto a scadenza è dello 0,82% ● In presenza di un forte indebolimento del dollaro comporterebbe certamente una perdita in conto capitale (annullata solo se si opera con un conto in valuta e si reinveste su un successivo titolo a scadenza più lunga)

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2°) Scadenza 2018: Petrobras tasso fisso (Isin US71645WAM38): 1/3/2018 – cedola 5,875% - taglio minimo 2.000 Usd – quotato su Tlx

Punti forti

● Quota sui 103 con un rendimento a scadenza del 3,3% ● Titolo molto liquido ● Ha una “duration” (sensibilità al variare dei tassi) molto bassa di 1,26

Punti deboli

● E’ un emittente brasiliano, che ha sofferto molto negli ultimi due anni ● Il rating è “non investment grade” (B+), sebbene la rischiosità su una scadenza di un anno e mezzo risulti minima

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3°) Scadenza 2019: World Bank tasso fisso (Isin US459058EV16): 26/7/2019 – cedola 1,25% - taglio minimo 1.000 Usd – quotato sul Mot

Punti forti

● Emittente tripla A, dalla massima solidità ● Titolo soggetto ad aliquota fiscale 12,5% ● Buona la liquidità

Punti deboli

● Rendimento lordo a scadenza dell’1,12%, stante l’attuale quotazione sui 100,4 ● In questo caso la “duration” sale già a 2,7

Consiglio operativo

Data la maggiore esposizione all’andamento dei tassi, è consigliabile costruire una posizione con diversi acquisti nel tempo, possibilmente sotto la pari

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Opzione limite - 4°) Scadenza 2020: Pemex tasso fisso (Isin US71654QAW24): 5/3/2020 – cedola 6% - taglio minimo 10.000 Usd – quotato su Tlx

Punti forti

● Rendimento lordo a scadenza superiore al 3% ● Rating BBB+ pur trattandosi di un emittente messicano ● Società petrolifera detenuta dallo Stato ● Buona la liquidità

Punti deboli

● Il titolo quota attualmente fra i 107 e i 108 Usd ● Potrebbe soffrire per una vittoria di Trump ● Comporterà inevitabilmente una perdita in conto capitale a scadenza

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