Dopo un tentativo di rimbalzo, prevalgono nuovamente i realizzi sull’azionario, ben evidenti sull’indice generale statunitense Russell 2000 (PC 2168; cfr. grafico) che si trova ingabbiato dal mese di febbraio all’interno di una fascia laterale, di cui sta ora testando la parte bassa, circa il 13% al di sotto dei massimi di inizio novembre. Gli altri indici principali, S&P500 e Nasdaq, rimangono poco al di sotto dei massimi di periodo ma denotano un’evidente stanchezza nella capacità di proseguire nel movimento di rialzo. Segnali ribassisti, tuttavia, non si sono ancora manifestati. Debolezza, all’interno di una più ampia lateralità, anche sull’azionario europeo, con una perdita di spinta che potrebbe, ma il condizionale rimane d’obbligo, preludere a ulteriori prese di beneficio.
In particolare, l’S&P500 (PC 4.622) non è riuscito a spingersi al di sopra di 4.750; in caso di rottura del supporto in area 4.500-4.540 si avvierebbe un movimento correttivo anche sensibile, che potrebbe puntare al test del supporto chiave in area 4200/50.
Lato volatilità implicita, sul VIX (PC 21,45) si avrebbe un segnale di tensioni, ancora moderate, al superamento di quota 25, ma un’allerta si avrebbe solo al di sopra di quota 29, al momento improbabile.
Sui metalli preziosi si segnalano i buoni rimbalzi delle ultime sedute, con un miglioramento del quadro tecnico su orizzonti settimanali; non ci sono poi dubbi sulla positività del quadro tecnico su orizzonti strategici (pluriennali). La maggior parte delle materie prime continua a tenere bene e rimane positiva vista la presenza di “uno scenario oramai conclamatamente inflazionistico, nonostante le rassicurazioni delle Banche Centrali che minimizzano il problema - anche se iniziano a riconoscerlo almeno parzialmente nelle ultime settimane - perché perseguono una strategia di ‘repressione finanziaria’ (manipolazione dei rendimenti obbligazionari al ribasso) per tentare un’uscita inflazionistica dall’enorme massa di debito accumulatasi a livello mondiale, paradossalmente proprio a causa di suddette politiche monetarie ultra-espansive”.
Come si diceva le scorse settimane “L’evoluzione della liquidità nei mesi a venire rimane la variabile chiave per capire le prospettive dei mercati finanziari, dalle materie prime all’azionario all’obbligazionario. Se le Banche Centrali ridurranno la liquidità, o anche solo se inietteranno ancora liquidità netta ma con un’intensità ritenuta insufficiente da mercati oramai strutturalmente dipendenti dalla “droga monetaria”, i realizzi potranno anche essere significativi, in particolar modo sull’azionario e sull’obbligazionario high yield. Anche se, a quel punto, probabilmente le Banche Centrali riaprirebbero nuovamente i rubinetti”.
Il quadro tecnico plurimensile rimane ancora favorevole per la generalità delle commodities. Da segnalare che ciò sta avvenendo in un contesto di dollaro forte (contribuendo quindi all’apprezzamento degli Etc sottoindicati, i quali sono quotati in euro ma sono esposti al rischio cambio contro il dollaro USA), vista la forte discesa del cambio EurUsd (PC 1,1302) dai picchi di maggio a ridosso di 1,2270. Il dollaro rimane tonico, anche se non si può comunque escludere un tentativo di rimbalzo dell’euro verso area 1,1500/1550.
Operativamente, si conferma il mantenimento delle posizioni in portafoglio, sui seguenti Etc quotati su Borsa italiana”:
Oro, ticker PHAU: PC 151,06; Argento, ticker PHAG: PC 18,574; Platino, ticker PHPT: PC 77,570; Palladio, ticker PHPD: 147,01; Frumento (ticker WEAT: PC 0,7272), Mais (ticker CORN: PC 0,9929), Caffè (ticker COFF: 1,2416), Cotone (ticker COTN: 2,7825), Rame (ticker COPA: 33,790), Nickel (ticker NICK: 16,210), Alluminio (ticker ALUM: 3,360), Zucchero (ticker SUGA: 8,262), Cacao (ticker COCO: 2,2655) e Zinco (ticker: ZINC: 9,149). Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 6,745).
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