Seduta a tutto sprint per il quasi esordiente clone dedicato all’industria bellica e soprattutto alla salvaguardia da attacchi informatici. Ancora poco conosciuto risente evidentemente delle tensioni provenienti dal fronte medio orientale.
Buy or sell
Collage da Primaonline
Un altro maledetto fronte di guerra scuote il mondo. In Borsa un settore non ne risente: è quello della difesa, denominazione che in realtà sottintende l’industria degli armamenti in tutte le sue diverse sfaccettature. Ne consegue che il da poco tempo quotato Etf con sottostanti soprattutto società fornitrici di beni e servizi per la difesa cinetica e cibernetica dei Paesi della Nato mette a segno un balzo di quasi il 5%. Impossibile però disporre di riferimenti grafici, stante una presenza su Borsa Italiana di poche settimane, che evidenzia tuttavia una forte variabilità delle quotazioni.
Denominazione |
HANetf Future of Defence |
Isin |
IE000OJ5TQP4 |
Ultima quotazione (chiusura 9/10/2023) |
7,556 euro (valuta di negoziazione) |
Valuta di denominazione |
Usd (e non Eur come erroneamente indicato da Borsa Italiana! Un svista di più!) |
Cosa replica |
L’industria mondiale del comparto difesa |
Quali sono i sottostanti? |
Nomi come Leonardo, Bae Systems, Check Point Software, Safran, Thales, Lockheed Martin e Northrop Grumman |
Quindi? |
Produttori soprattutto di tecnologia informatica e di aerei da combattimento |
In altre parole non solo difesa materiale ma anche tecnica informatica? |
Secondo l’Allianz Risk Barometer 2023, per il secondo anno consecutivo i rischi informatici e l’interruzione di attività si classificano come il rischio più importante a livello globale e rappresentano i principali timori delle aziende ma anche dei Governi e degli apparati militari |
Un Etf quindi ad alto rischio? |
In base all’indicatore sintetico non tocca i massimi della scala utilizzata nei Kiid: il relativo valore si colloca infatti a 5 contro il più alto di 7 |
Che tipo di replica ha questo Etf? |
Fisica a replica totale: quindi i sottostanti sono effettivamente tutti i titoli indicati, il che porta a una migliore replica appunto delle loro performance |
C’è da dire che molti indici escludono proprio le aziende produttrici di armi. Non è un controsenso quando poi ci sono indici sull’industria delle difesa? |
I primi (soprattutto Esg) non escludono i secondi. Uno studio di Kairos segnala in merito: “Dopo un iniziale ‘no’ univoco, nell’ultimo periodo gli operatori del mercato si sono divisi sul tema dell’inclusione e hanno iniziato a distinguere le armi sotto varie categorie. Skandinaviska Enskilda Banken AB (SEB), importante banca svedese, Paese in cui il tema della sostenibilità è sempre stato molto sentito, ha proposto di riammettere la Difesa all’interno dell’universo investibile (in 6 fondi su un totale di oltre 100) a partire dal 1° aprile 2022, limitandolo alle imprese attive sia sul fronte civile che su quello militare. La motivazione usata è la seguente: ‘L’industria della Difesa è centrale nell’assicurare e difendere la democrazia, la libertà e i diritti umani’. Restano escluse le armi controverse, così come definite dalle convenzioni internazionali (ad esempio: le bombe a grappolo, le mine antiuomo, le armi chimiche e quelle biologiche) e le armi nucleari. La guerra in Ucraina ha poi creato diverse correnti di pensiero, tra cui quella che sostiene che la Difesa sia necessaria per evitare i conflitti, così da soddisfare i requisiti di promozione della pace e dell’inclusività sociale, capisaldi del pensiero Esg” |
Nel caso però di questo Etf prevale la componente tecnologica della difesa dagli attacchi informatici, in cui alcuni Paesi sono diventati protagonisti a sfavore di altri. E’ così? |
Sì e lo conferma un fatto significativo. Dall'inizio dell’invasione dell'Ucraina nel 2022 per esempio gli hacker sponsorizzati dallo stato russo hanno preso di mira 128 organizzazioni governative in 42 Paesi che sostengono l'Ucraina, a dimostrazione dell’importanza di includere il dominio cyber nel perimetro del contesto della difesa nazionale |