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Beni rifugio – Polizze, oro, Bund o immobili da locazione, su cosa puntare


Troppe tensioni su troppi fronti, politici e finanziari: riparte allora la caccia al basso rischio. In un quadro però in cui le certezze del passato si stanno modificando. Il punto sulle quattro soluzioni di investimento più seguite quando le inquietudini salgono.

Il report della domenica

Il quadro della finanza si sta facendo di nuovo complesso, anzi molto complesso. Il tutto all’insegna di un’incertezza ormai dominante. Intanto i numeri sulla capacità di risparmiare degli italiani dimostrano che i depositi delle famiglie si stanno erodendo, a causa soprattutto dell’inflazione. Inevitabile allora il ricorso alle riserve, con gli accantonamenti che scendono di brutto da inizio 2023. Inesorabile perciò la ricerca di asset sicuri, con una nuova corsa ai beni rifugio, che trova una spinta anche dalle dilaganti tensioni geopolitiche. Oggi facciamo di conseguenza il punto su quelle forme di risparmio dotate di un valore intrinseco reale, grazie alle quali ci si protegge meglio in situazioni complicate come le attuali. In realtà ci si renderà conto che le sicurezze del passato si stanno modificando se non annientando, per tanti motivi. Polizze assicurative, oro, titoli di Stato ad alto rating o immobili? Su cosa puntare dunque? Ovvio evidenziare che l’opzione preferibile dipende dalla capacità di risparmio di ciascuno. Tutte queste variabili non escludono che delle risposte concrete si possano e si debbano dare. Ecco quali sono.

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Polizze vita, le certezze svaniscono

Considerate un bene rifugio d’eccellenza durante gli ultimi anni e soprattutto nel periodo dei tassi di interesse a zero, vivono ora una fase di difficoltà. Le polizze ramo vita a capitale garantito sono ormai dominate da un termine tecnico facilmente comprensibile: si chiama riscatto. Nei primi sei mesi del 2023 le uscite hanno raggiunto i 58 miliardi di euro, con un +45,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I motivi alla base della fuga sono quattro:

1)

La concorrenza dei titoli di Stato

2)

Rendimenti medi troppo bassi

3)

Costi penalizzanti

4)

La crisi Eurovita e il blocco dei suoi riscatti per alcuni mesi

A questo punto cosa conviene?

Non farsi prendere dal panico e ragionare in base alla convenienza dei numeri, che dipendono dal tipo di polizza sottoscritta

Considerare gli aspetti fiscali e soprattutto l’esenzione dalle tasse di successione: quanto conviene realmente? Si valuti poi che sul tema del fisco si annunciano novità, con il raggruppamento dei redditi di capitale con i redditi diversi sempre di natura finanziaria sotto il cappello di un’unica categoria reddituale, il cui meccanismo di tassazione seguirebbe quello del cosiddetto principio di cassa. Come avverrà? Come impatterà sulle diverse tipologie di strumenti? Tutto è ancora incerto

Preferire quelle con rendite vitalizie, che in un contesto di sistema pensionistico pubblico in affanno garantiranno in futuro delle entrate aggiuntive

Valutare il trasferimento del capitale o di parte di esso su nuove polizze – emesse di recente – che talvolta offrono condizioni più generose

Stabilire se ci siano forme alternative di investimento più redditizie nel lungo termine, perdendo tuttavia le garanzie previste dalle polizze vita: per esempio dei Pac (piani di accumulo) su Etf, cogliendo la debolezza attuale di obbligazioni e azioni

Ragionare in termini di incidenza della componente assicurativa sul singolo patrimonio in rapporto alla diversa propensione al rischio: la relativa forchetta dovrebbe andare da un 20 a un 40% ma non oltre

In conclusione le polizze vita hanno subito pesantemente gli effetti del rialzo dei tassi (era prevedibile!), perdendo competitività. Perché la ritrovino ci vorrà tempo. Ciò non esclude il fattore positivo del capitale garantito, che per non pochi investitori resta un motivo per puntarci, pur con la consapevolezza della bassa redditività.

Oro a 2.000 $ e ora bisogna saperlo gestire

Situazione molto contraddittoria. Se da una parte si sostiene che la guerra in Medio Oriente sta portando a una corsa verso il metallo prezioso per eccellenza, dall’altra parte i numeri dimostrano deflussi, più rilevanti nel caso degli Etc auriferi a maggiore capitalizzazione. Come muoversi?

1)

Aver ben presenti le quotazioni di acquisto dell’oro in portafoglio per effettuare (se si ha necessità) uscite solo dai lotti acquistati a prezzi minori

2)

Non credere ai target talvolta esagerati che si leggono qua e là su vari siti Internet: c’è troppa speculazione attorno al metallo aurifero

3)

Inevitabilmente i 2.000 $ della quotazione in corso rappresentano una resistenza che comporta forte volatilità

4)

Continuare a considerare il gold non come un asset finanziario ma come un vero e proprio bene rifugio di lungo termine, come facevano i nostri genitori e i nostri nonni

Ciò non esclude che occorra sempre seguire l’andamento del prezzo per cogliere eventuali esasperati “spike” al rialzo o al ribasso. La situazione in corso (in $ per oncia) è questa:

Chiusura venerdì 27/10/2023

2.006,4

Resistenza analisi tecnica

2.045,5; trattandosi di un massimo storico oltre non si individuano riferimenti grafici

Supporti analisi tecnica

1.910 e 1.811

Valutazione complessiva

Tutti gli indicatori sono inevitabilmente esposti sul “buy” (data la corsa delle ultime sedute) ma ciò non esclude che sia ora preferibile un po' di prudenza

Impressionanti le performance di corto e lungo periodo:

30 giorni

+6,3%

1 anno

+20,6%

5 anni

+62,0%

20 anni

+416,2%

I due fattori accelerativi per le quotazioni del gold sono stati negli ultimi due anni l’inflazione e negli ultimi giorni i timori di una guerra su larga scala in Medio Oriente. Vanno quindi monitorati nelle evoluzioni, per valutare il suo ruolo più o meno rilevante come bene rifugio, soprattutto dopo aver raggiunto il traguardo dei 2.000 $, vera barriera emotiva per chi investe. Si tenga comunque sempre conto che è un asset molto liquido in tutte le varie forme di collocamento (Etc – fisico con lingottini o monete o gioielli).

Bund, una situazione unica

È dal 2011 che i titoli di Stato tedeschi (rating AAA) non toccavano rendimenti così elevati quali gli attuali, con il decennale in particolare al 2,8%, dopo un recente picco anche oltre il 3%. C’è poco da aggiungere, se non prendere in considerazione una piccola schiera di diverse emissioni (naturalmente in euro) quotate su Borsa Italiana.

Emissione

Isin

Prezzo

Rendimento

Bund 1% Ag25

DE0001102382

96,4 Eur

3,1%

Bund 5,625% Ge28

DE0001135069

111,6 Eur

2,7%

Bund 0% Mg35

DE0001102515

71,6 Eur

2,9%

Bund 3,25% Lg42

DE0001135432

101,5 Eur

3,1%

L’anomalia della situazione in corso fa sì che una scadenza 2025 renda tanto quanto una scadenza 2042. Naturalmente abbiamo selezionato solo alcuni titoli fra i tanti quotati. Al momento sono il bene rifugio per eccellenza, date la solidità dell’emittente, l’elevata liquidità e la possibilità di adeguare le scadenze alle diverse esigenze di ogni singolo investitore.

L’immobiliare è in crisi ma…

Transazioni immobiliari in forte calo, prezzi che scendono ma non poche località in cui è difficile trovare qualcosa in vendita a quotazioni ragionevoli. Non bisogna quindi generalizzare, anche perché il patrimonio del mattone è troppo vecchio in Italia e di questo handicap risente nei momenti di difficoltà. Non si dimentichi poi che è un settore fortemente ciclico, in cui le fasi ribassiste si susseguono a quelle rialziste. Certamente c’è il problema che gli investimenti negli immobili comportano impieghi rilevanti, burocrazie sempre più pesanti e imposte notevoli. Eppure la corsa alle seconde case per affitti brevi sta caratterizzano il mercato e lo continuerà a distinguere per due motivi.

1)

La fuga dalle città verso mete di mare e di montagna nelle torride estati italiane

2)

La minore propensione delle famiglie a lunghi viaggi, per tante concause

Qui si ha a che fare comunque con un settore soggetto a precise regole di mercato. Quando i prezzi vanno giù proseguono nel trend per un certo periodo. Vendere quindi e ricomprare dopo magari alcuni mesi o un anno, puntando su una qualità superiore, è una strategia vincente. Lo è altrettanto il cambiare quartiere (migliorandolo) o località (andando verso quelle più appetibili in termini turistici): le strategie attive sono perciò vincenti, sebbene comportino impegno, molto impegno, trasformandosi quasi in un business imprenditoriale. Non pochi però lo fanno e si dichiarano soddisfatti dei risultati conseguiti. Nella fase in corso sono solo due i comparti in cui operare:

1)

La prima casa

2)

Le abitazioni per locazioni brevi in un’ottica quasi professionale del business (la cui quota incide – secondo gli ultimi dati – su un 15-18% del totale)

Tutto il resto è collassato, complici il fattore rialzo dei tassi di interesse e quindi il crollo di convenienza dei mutui. La domanda sta così diventando solo quella di sostituzione: si vende una casa e se ne compra un’altra, cercando – se possibile – di realizzare un affare su entrambi i fronti. C’è infine da segnalare come quella in atto non sia una bolla ma la conseguenza di fattori esogeni, che potrebbero modificarsi nell’arco di 12-24 mesi.

In conclusione l’immobiliare resta un bene rifugio ma in un quadro generale del tutto nuovo. Non è il bene rifugio inattivo (“tengo e affitto”) del passato ma è diventato un business in cui occorre essere attivi in ogni senso, sia nelle transazioni sia nella conduzione delle locazioni. Se la propensione in tal senso non c’è o è bassa meglio investire su asset più “facili”, quali Bund o altri bond ad alto rating.

L’utilizzo delle informazioni e dei dati come supporto di scelte personali è nella completa autonomia del lettore e pertanto solo quest’ultimo è responsabile delle proprie decisioni.

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