NASDAQ100 WEEKLY - E' inziata la correzione sugli indici azionari USA ? Settembre si conferma mese avverso alle performance azionarie ?


SETTEMBRE SI CONFERMA MESE PROBLEMATICO PER I LISTINI AZIONARI USA CON PERDITE DIFFUSE SU TUTTI E TRE GLI INDICI MAGGIORI.

IL MERCATO DEL LAVORO DI AGOSTO E LE REVISIONI DEI MESI DI GIUGNO E LUGLIO CONFERMANO UN DETERIORAMENTO FACENDO SALIRE L’AVVERSIONE AL RISCHIO

CROLLO DEI RENDIMENTI DEI BONDS E DISINVERSIONE DELLA CURVA 2-10Y. STAZIONARIE LE QUOTAZIONI DEL DOLLARO

La settimana appena trascorsa, corta per la festività del Labour Day di lunedì, era incentrata sull’attesa dei dati macro mensili sul mercato del lavoro, divenuti di importanza fondamentale dopo le dichiarazioni del Presidente della FED, Powell, a margine del simposio di Jackson Hole di fine agosto, nelle quali le attenzioni del Comitato venivano spostate dai dati sull’inflazione ai report occupazionali.

Il pessimo inizio di settimana dei listini azionari USA e mondiali, danneggiati dalla ‘debacle’ dei titoli del settore semiconduttori, a causa dei deboli dati di agosto del settore manifatturiero, si è confermato nella giornata di venerdì dopo la pubblicazione dei deludenti dati mensili sul mercato del lavoro che, de facto, hanno affossato tutti i listini azionari in particolare il tecnologico NASDAQ100. La distribuzione settoriale è quella classica recessiva, con consumi discrezionali e finanziari a guidare il ribasso insieme al tech, mentre i settori migliori sono stati i difensivi, consumi di beni di prima necessità, sanità e utilities. La forte avversione al rischio ha ridato un po' di supporto al Dollaro, mentre tra le commodities cicliche, il petrolio viaggia sui minimi da giugno 2023, e il rame torna a testare quota 400 $.

Come osservato i dati macro pubblicati sono stati naturalmente un buon catalyst, atto a dare supporto alla paura della crescita che si stava riaffacciando sul mercato azionario negli ultimi giorni. Ma vi è anche il fatto che superato questo report (che negli ultimi giorni stava tenendo in scacco l’azionario), non c'è molto altro che possa distrarre il mercato dai fattori negativi che ne hanno avviato la correzione, fino alla riunione del FOMC del 17/18 settembre. Ovvero la stagionalità negativa, le presidenziali, il recupero troppo rapido in agosto che aveva riacceso gli entusiasmi, e il timore per il ciclo, rafforzato dall'evidente preoccupazione della FED.

in particolare in considerazione delle revisioni, che tolgono 89.000 unità tra i mesi di giugno e luglio spingendo i nuovi occupati di luglio sotto le 100.000 unità per la prima volta da dicembre 2020. E la media mobile a 3 mesi della creazione di posti di lavoro è calata a 116.000 unità (vedi grafico):

Queste revisioni rendono difficile prendere per oro colato l'apparente rimbalzo di agosto, rendendo difficile anche il lavoro della FED circa l’ammontare del primo taglio dei tassi (25 o 50 bps) creando ulteriore incertezza nei mercati finanziari. Queste revisioni al ribasso sono state una costante nel 2024 e una revisione di agosto in linea con la media dell'anno spingerebbe anche questo mese sotto i 100.000 nuovi occupati (v. grafico):

In generale un report non shoccante come quello di luglio, in quanto la disoccupazione è scesa da 4.3% a 4.2% (sia pure per un effetto arrotondamento a 4.26% contro 4.3%), in virtù di una indagine sulle famiglie un po' più positiva, che ha indicato una creazione di 168.000 posti a fronte di un aumento della forza lavoro di 120.000.

In ogni caso è un report brutto, in quanto colloca la creazione di posti su una traiettoria comunque più bassa rispetto a un mese.

Come si nota nel successivo grafico le offerte di lavoro sono tornate ormai quasi sui livelli del 2018. Il momento in cui il numero di offerte (tolta la sovrapposizione) terminerà sotto il numero dei disoccupati (nel grafico sotto riportato sotto forma di percentuale ma circa 7.2 milioni in numero) sembra avvicinarsi.

A quel punto la disoccupazione potrebbe accelerare parecchio al rialzo. Non stupisce che gli ultimi numeri abbiano convinto Powell a mettere l'occupazione come priorità d'ora in avanti.

E' vero che storicamente l'unico periodo pre Covid in cui il ratio ha ecceduto il livello di un offerta per disoccupato è stato per un paio d'anni nel 2018-19. Ma, oltre al livello, è il trend che rileva, e un ritorno sotto 1 dopo 6 anni passati abbondantemente sopra può avere effetti imprevedibili sull'occupazione e sulla percezione del mercato del lavoro da parte dei consumatori, con eventuale impatto sui consumi (v.grafico):

Mercoledì scorso è anche uscito il beige book della FED e le risultanze sono mediocri. Nove distretti su 12 hanno mostrato attività invariata o in calo, dai 5 di agosto, e solo 3 hanno riportato lieve crescita. La spesa dei consumatori è scesa, specialmente nel settore delle vendite auto, a causa dei tassi di interesse elevati e dei prezzi dei veicoli. L'attività manifatturiera è in declino in molti distretti. I livelli di occupazione sono stabili, ma molte aziende assumono solo per posizioni essenziali, riducono turni e ore di lavoro, e abbassano i livelli di personale non sostituendo chi si dimette. Chi cerca lavoro osserva che le aziende si sono fatte più selettive e il processo è più lento (vedi sopra il commento sulla percezione dei consumatori).

Le pressioni su prezzi e costi dovrebbero stabilizzarsi o diminuire nei prossimi mesi. In generale un quadro peggiore di quello che si evince dai dati. Ma è anche vero che il Beige Book ha errato in direzione di eccessivo pessimismo negli ultimi trimestri.

Diamo ora un’occhiata ai fondi, con l’azionario statunitense medio che è aumentato dell'1,4% ad agosto, portando il rendimento annuo al 14,2%, mentre i fondi azionari internazionali sono cresciuti del 3,1% ad agosto, portando il guadagno annuo all'11,7%. Anche i fondi obbligazionari sono cresciuti nel mese. I fondi focalizzati sul debito investment-grade, il tipo più comune di fondo a reddito fisso, sono cresciuti in media dell'1,5% ad agosto, spingendo il rendimento annuale al 3,5%.

Infine Sentimentrader, da una sua strategia proprietaria che fornisce indicazioni sulla preferibilità di azioni ad alta crescita rispetto ad azioni basate su alti dividendi, segnala che queste ultime sono ora da preferire in base al momentum dei 2 comparti (v. grafico):

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Il report sui Job Openings e sui Nonfarm Payrolls hanno impattato pesantemente sulla curva dei tassi. La probabilità di un taglio da 50 bps al FOMC del 18 settembre è balzata al 50% per poi assestarsi poco sopra il 40% con i rendimenti che hanno fatto registrare nuovi minimi sia come 2 anni che come 10 anni, grazie anche alle dichiarazioni molto accomodanti di alcuni membri della FED, in particolar modo di Chris Waller, governatore della FED, che ha dichiarato come il mercato del lavoro sia in flessione e che è importante iniziare i tagli fin dalla prossima riunione, sostenendo che bisognerebbe continuare su questa azione nel caso i dati si confermassero deboli, accettando anche tagli di più ampia entità. Continuiamo a non credere ad un taglio di 50 bps in quanto determinerebbe ancor più apprensione negli investitori che inizierebbero a pensare seriamente che la FED si sia mossa tardi e che la recessione sia dietro l’angolo.

Ancora più degno di nota la curva dei tassi USA sul segmento 2-10 anni, che ad inizio settimana scorsa si era temporaneamente disinvertita, per poi fermarsi attorno allo "zero" per poi confermarsi definitivamente disinvertita in chiusura di ottava. Come noto, e ben rappresentato dal grafico, la disinversione della curva ha sempre portato - con i dovuti tempi - ad una recessione, negli ultimi 40 anni.

Questo in quanto nella totalità dei casi precedenti la disinversione è dipesa dalla corsa del mercato a scontare tagli della FED, che è un po' quello che sta succedendo ora, nel 1990, nel 2000 e nel 2007 non fu sufficiente ad evitare la recessione. Nel 2020 questa fu eradicata dall'esplosione dello stimolo fiscale e monetario post Covid. Comunque una manciata di bps non contano, per cui rimandiamo l'analisi a quando avremo un movimento congruo e confermato.

Deutsche Bank è tornata sull'argomento con un grafico, evidenziando come sia la disinversione a condurre alla recessione e non l'inversione, che però è un elemento necessario:

La conclusione a cui giunge Deutsche Bank è che, a prescindere dalla lunghezza del periodo di inversione, non essendosi ancora disinvertita la curva, è presto per dichiarare che quest'indicatore "ha fallito". Detto questo, la sua disinversione condurrà, dopo 26 mesi, al momento della verità sul fatto se la FED sia riuscita a produrre o meno un atterraggio morbido all’economia.

Sul tema, Jefferies ha reperito questa interessante statistica che mostra le performance medie di un buon numero di settori azionari a fronte di un brusco irripidimento della curva, quale sarebbe nel caso di una disinversione. Nel grafico si nota una performance positiva per l’Oro e le azioni minerarie dell’Oro e sostanziale tenuta dei titoli difensivi come quelli del settore dei beni di prima necessità e utilities, mentre l'azionario in generale performa male, con tech e semiconduttori tra i peggiori (v. grafico):

In questa statistica possiamo riconoscere alcuni dei recenti trend, dalla forza dell’Oro e dei titoli di società ad esso collegati, alle recentissime difficoltà di azionario e tech con tenuta dei titoli difensivi. Alla luce di queste considerazioni, possiamo ritenere che la disinversione stabile della curva sia alle porte, senza per questo parlare di una imminente recessione della quale non si intravedono ancora le basi.

Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds che sembrano essere al passo con la probabile decisione della FED, almeno per quanto riguarda il primo taglio dei tassi nella prossima riunione di settembre.

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra un aumento delle probabilità del primo taglio dei tassi nella riunione del 18 settembre rispetto alla scorsa settimana per un taglio di 25 bps che passano dal 69,0% di due venerdì all’attuale 75,0%, a discapito ovviamente per quelle di un taglio di 50 bps che dal 31,0% di due venerdì fa, passano all’attuale 25,0%. Non sono quotate altre opzioni (v. grafico):

E veniamo alla scadenza relativa alla riunione del 7 novembre. Nella quale ritornano a comandare le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (50 bps o due da 25 bps) che con un gran balzo passano dal 41,8% di lunedì scorso passano all’attuale 53,7%. Ovviamente a scapito delle probabilità di un taglio per complessivi di soli 50 bps (1 da 0,50% o uno da 0,25%) che dal 49,4% di lunedì scorso si abbassano all’attuale 31,9%. Infine si alzano leggermente al 14,4% le probabilità di un taglio di un punto percentuale (0,50% + 0,50% troppo ottimistico), rispetto all’8,8% di lunedì scorso (v. grafico):

Per l’ultima riunione del 2024, altro imponente rialzo per le probabilità di un taglio per complessivi 125 bps (troppo ottimistiche) che passano all’attuale 39,3% dal 21,1% di lunedì scorso, quasi pareggiando le probabilità relative al taglio di 100 bps che si abbassano leggermente all’attuale 39,9% dal 44,6% di lunedì scorso. Mentre scendono considerevolmente la probabilità di un taglio per complessivi 75 bps che dal 30,9% di lunedì scorso si abbassano all’attuale 11,7% (v. grafico):

Infine per l’anno 2025 e la prima riunione prevista per il 29 gennaio, salgono abbastanza le probabilità di un taglio per complessivi 150 bps (il mercato a volte esagera) che passano dal 24,0% di lunedì scorso all’attuale 39,6%. Ovviamente a scapito delle probabilità di un taglio per complessivi 125 bps (più aderente alla realtà) che scendono al 28,9% rispetto al 43,0% di lunedì scorso. Forte discesa anche delle probabilità per un taglio di complessivi 100 bps che passano dal 27,2% di lunedì scorso all’attuale 7,1% (v. grafico):

E dopo tanto tempo la disinversione della curva è arrivata. Come detto in precedenza, i rendimenti dei Treasury, sulle scadenze lunghe ha preso il sopravvento su quelle corte. Pertanto troviamo il Treasury 2Y che ha chiuso l’ottava al 3,65% in forte calo rispetto alla chiusura di due venerdì fa al 3,921%.

Ribasso anche per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni anche se di entità minore rispetto al 2Y, che dal 3,907% di due venerdì fa, passa al 3,712% della chiusura settimanale.

Infine stesso discorso fatto per il 10Y vale anche per la scadenza più lunga del 30Y che perde meno basis point con il rendimento che passa dal 4,199% di due venerdì fa, al 4,021% della chiusura di ottava.

Il classico spread 2Y – 10Y ora è uguale a - 6,2 punti in chiusura di ottava.

Nella scorsa settimana crollano i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, alla chiusura di venerdì scorso il tasso scende al 2,03% dal 2,13% di due venerdì fa, registrando un minimo che non si vedeva dal gennaio 2021 (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.

Pesante perdita settimanale per l’indice tech, la sua peggiore performance da gennaio 2022, sviluppata tra le giornate di martedì e venerdì scorso a causa di un forte ‘sell-off’ sui titoli del comparto semiconduttori nel primo caso (con la trimestrale economica di BROADCOM che riporta previsioni non buone per il prosieguo dell’anno) e nel secondo caso di vendite generalizzate dopo il dato del mercato del lavoro (MARVELL, AMD, SIRIUS, ILLUMINA), ma che hanno colpito pesantemente anche i titoli del cosiddetto indice dei ‘Magnificent Seven’ con la sola APPLE a riportare una perdita modesta. Praticamente stanno diventando vittime del loro stesso successo anche a causa di aspettative molto alte che qualsiasi delusione è molto problematica.

La partecipazione al ribasso dei titoli cosiddetti ‘minori’ è stata più bassa nel corso della scorsa settimana, con l’indice NASDAQ100 Equal Weighted che ha chiuso l’ottava in perdita del 4,99% rispetto a due venerdì fa ma guadagnando rispetto alla negatività dell’indice ‘pesato’, diminuendo il deficit da inizio anno all’attuale 8,98% rispetto al 10,56% di due venerdì fa.

Graficamente notiamo come la forte discesa, sviluppatasi praticamente in soli due giorni (martedì e venerdì), sia stata fermata con assoluta precisione dal supporto in area 18400 costituito dal ritracciamento del 61,8% di onda 5 di (5) con contemporanea chiusura dell’ultimo gap rialzista dello scorso 13 agosto. Quindi ora, a seconda di come usciranno le pubblicazioni dei dati macro sull’inflazione nel corso della settimana, anche se non più molto importanti da parte dei membri della FED (CPI e PPI), troviamo nella prosecuzione della fase ribassista subito la M.M. a 200 periodi in area 18150, quindi un supporto in area 17785/17850 costituito dal ritracciamento del 78,2% di onda 5 di (5), ultimo baluardo prima del minimo del famoso ‘lunedì nero dello Yen’. Viceversa, intanto molto importante recuperare l’area dei 18800 punti e consolidare sopra di essa, per possibili nuovi test in area 19270/19300. Il livello di RSI a 37 indica sì una fase di debolezza, ma di strada per andare in ipervenduto ce n’è ancora da fare. La settimana si è chiusa a 18421,31 in perdita del – 5,89% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 9,48% rispetto alla chiusura del 2023.  

Il fatto che l’indice S&P500 si trovava due venerdì fa a mezzo punto percentuale di distanza dal proprio massimo storico e che nel corso della scorsa settimana non sia riuscito non solo a far registrare un nuovo record ma a perdere in soli 4 giorni di contrattazione (per la festività di lunedì) il – 4,25% (il suo peggior calo settimanale da marzo 2023), la dice lunga su che periodo incerto dovremmo attenderci da qui alle elezioni americane.

Degli 11 settori dell’indice, solo uno ha riportato delle performance settimanali positive ed è quello dei beni di prima necessità o Consumer Staples, con il Real Estate in sostanziale pareggio, mentre gli altri 9 hanno tutti riportato una perdita con il tecnologico, il finanziario e i materiali di base a trainare il gruppo. Al riguardo della rotazione settoriale in atto, dopo il record di due venerdì fa quando l’indice S&P Equal Weight ha registrato un nuovo record a 7119 punti, nel corso della scorsa ottava ha perso il 3,15% ma, nonostante tutto, è riuscito a ridurre ulteriormente il gap da inizio anno rispetto all’indice ‘pesato’ all’attuale 5,75% dal 7,24% di due venerdì fa.

I titoli, PALANTIR Technologies, DELL Technologies e la compagnia assicurativa ERIE Indemnity, entreranno a far parte dell'indice S&P500 entro un paio di settimane, al posto degli uscenti AMERICAN AIRLINES, ETSY e BIO-RAD Laboratories.

A livello grafico notiamo che lo scenario attuale non è poi così compromesso come quello relativo all’indice tech e il livello di RSI a 41 lo dimostra. Il ribasso si è fermato proprio in area 5400 punti costituito dal ritracciamento del 38,2% di onda 5 di (5). Ciò non vuol dire che la fase ribassista non possa continuare vista anche la stagionalità avversa. I dati macro futuri e la decisione della FED circa l’ampiezza del taglio del tasso di interesse, movimenteranno i mercati in questo mese. Pertanto guardando la continuazione della fase ribassista troviamo un buon supporto in area 5310/5300 costituito dal ritracciamento del 50,0% di onda 5 di (5). Viceversa, troviamo una certa resistenza in area 5600 punti prima del test a 5670 del precedente massimo storico.

Gran bel balzo settimanale per quanto riguarda il valore dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) che chiude l’ottava a 22,38 punti rispetto alla chiusura di 15,0 di due venerdì fa. L'indicatore è aumentato del 49% nella scorsa settimana, registrando il balzo settimanale più grande dall'inizio di agosto.

Mentre l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – proprio nella giornata di martedì scorso fa registrare un nuovo massimo relativo a 163,60 punti, superiore al massimo del 13 giugno e bisogna risalire a febbraio 2024 per vedere simili vette. Fermo restando che nei giorni successivi, complici le due giornate di forte discesa dei mercati, gli investitori hanno pensato bene di iniziare a riequilibrare la tendenza che era fortemente rialzista facendo chiudere la settimana dell’indicatore a 148,89 punti. La settimana si è chiusa a 5408,43 in perdita del - 4,25% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 13,39% rispetto alla chiusura del 2023.

Anche per il listino delle major industrial, DOW JONES, è stata la settimana con la maggior perdita da marzo 2023, anche se rispetto agli altri due indici maggiori ha riportato perdite più contenute. Se due settimane fa sono state le ottime performance del titolo AMAZON e INTEL a tirare su il listino, nella settimana appena trascorsa proprio i due titoli sono stati i peggiori insieme a HONEYWELL, AMERICAN EXPRESS e JP MORGAN CHASE.

A livello grafico, dopo il nuovo record di due venerdì fa, è iniziata la discesa dei prezzi che si sono fermati in chiusura di ottava sul supporto in area 40400 [ritracciamento del 38,2% di onda e di 5 di (5)], sforandolo di un centinaio di punti ma non riuscendo a chiudere il gap del 15 agosto. In quell’area si posiziona anche la M.M. esponenziale a 50 periodi. Per questa settimana in caso di ulteriore affondo delle quotazioni, troviamo un altro importante supporto, anche psicologico, dei 40000 punti. Viceversa troviamo una discreta resistenza in area 41000 punti prima del test del massimo storico precedente a 41585 punti. La settimana si è chiusa a 40345,42 in perdita del - 2,93% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 7,05% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Gli investitori dell'oro attendono i dati sull'inflazione negli Stati Uniti.

I dati della bilancia commerciale dalla CINA potrebbero innescare una reazione nelle quotazioni dell’Oro durante le ore di negoziazione asiatiche di martedì. Nel caso in cui il surplus commerciale della CINA aumenti notevolmente ad agosto, la reazione immediata potrebbe aiutare il prezzo della commodity ad allungare verso l’alto in quanto è il più grande consumatore mondiale di Oro.

Mercoledì, i dati dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) di agosto negli Stati Uniti saranno seguiti da vicino dagli investitori del metallo giallo. Su base mensile, il CPI e il CPI ‘core’, che esclude i prezzi volatili del cibo e dell'energia, dovrebbero aumentare dello 0,2%. Nel caso in cui il CPI ‘core’ aumenti dello 0,4% o più, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA potrebbero rimbalzare e far perdere terreno alle quotazioni dell’Oro. D'altra parte, una lettura al di sotto delle previsioni di mercato potrebbe rendere difficile per il Dollaro attirare gli investitori e aiutare la commodity preziosa a spingersi più in alto.

Giovedì, la Banca centrale europea (BCE) annuncerà le decisioni di politica monetaria. Sebbene questo evento sia improbabile che abbia un impatto diretto sulla valutazione dell’Oro, potrebbe influenzare la valutazione del Dollaro. Una sorpresa accomodante della BCE potrebbe consentire al Dollaro di catturare i deflussi di capitale dall’Euro e limitare il rialzo dei prezzi del metallo giallo.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Continua la fase di consolidamento delle quotazioni dell’Oro in mancanza di catalyst importanti. L’area di resistenza che quota a 2580 $/oz. fa sempre da cappello ai prezzi e l’area dei 2500 $/oz. fa da momentaneo supporto. La prossima proiezione rialzista la troviamo in area 2650 $/oz. mentre troviamo al ribasso un importante supporto a 2420 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi, come previsto i prezzi del Platino hanno testato l’area di supporto dei 900 $/oz. per poi rimbalzare leggermente fino a 940 e chiudere l’ottava a 925 $/oz. Quindi si ripropone lo scenario di una operatività tra la suddetta area di supporto e l’area di 960 $/oz.

Scese nuovamente anche le quotazioni dell’Argento con i prezzi che hanno lasciato il consolidamento tra le aree dei 30 e dei 29 $/oz. per scendere ora tra le aree 29 e 28 $/oz. E’ probabile un ulteriore discesa dei prezzi sotto l’area dei 28 $/oz. visto che gli stessi non sono riusciti a rompere la resistenza dell’area dei 30 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2526,80 $/oz. praticamente invariato rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 21,96%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2512,80 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:

DATI MACROECONOMICI

Il PMI S&P Global relativo al settore manifatturiero passa dal dato di 49,6 punti di luglio a quello di agosto di 47,9 punti, appena sotto al dato preliminare di 48.

Il dato PMI relativo al settore manifatturiero rilasciato da ISM, invece, ad agosto si attesta a 47,2 punti, qualche punto sopra alla rilevazione di luglio di 46,8, ma sotto al consensus di 47,5 rimanendo sotto la soglia di contrazione in 21 degli ultimi 22 mesi (unica eccezione il 50.3 di marzo 2024).

L’indice di occupazione nel settore manifatturiero rilasciato da ISM guadagna qualche punto rispetto ai 43,4 punti di luglio attestandosi a quota 46,0 ad agosto.

Sempre nel settore manifatturiero, l’indice relativo ai nuovi ordini rilasciato da ISM cala dai 47,4 punti di luglio, ai 44,6 punti di agosto, per una rilevazione più bassa si deve tornare a maggio 2023.

Il dato sui prezzi nel settore manifatturiero rilasciato da ISM ad agosto è a 54,0 punti, in crescita rispetto ai 52,9 punti di luglio.

Il JOLTs Job Openings, un’indagine che serve per misurare il numero di posti di lavoro vacanti raccogliendo dati da datori di lavoro, a luglio è pari a 7,673 milioni, in calo rispetto ai 7,91 milioni di giugno (rivisti da 8,184 milioni) e sotto al consensus di 8,10 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Gli ordini alle fabbriche su base mensile a luglio crescono del 5%, poco sopra al consensus del +4,7% ed in direzione opposta rispetto al -3,3% di giugno. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il PMI S&P Global del settore dei servizi ad agosto è pari a 55,7 punti, rispetto ad un dato preliminare di 55,2 punti ed in crescita rispetto alla rilevazione di 55,0 punti di luglio.

Il PMI del settore dei servizi rilasciato da ISM ad agosto è pari a 51,5 punti, appena sopra al dato di luglio di 51,4 punti. Il report ha un tono misto. L'attività è indicata stabile su livelli di crescita moderati se non marginali. Il sottoindice dei nuovi ordini ha sorpreso in positivo, segnalando accelerazione. Il sottoindice occupazionale per contro si è ulteriormente deteriorato, e segnala stagnazione.

L’indice di occupazione nel settore dei servizi rilasciato da ISM ad agosto scende a 50,2 punti rispetto ai 51,1 punti di luglio e sotto al consensus di 50,5 punti.

Ancora per quanto riguarda il settore dei servizi, l’indice relativo ai nuovi ordini ad agosto è pari a 53,0 punti, in crescita rispetto ai 52,4 punti di luglio e sopra al consensus di 51,9 punti.

Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM, invece, ad agosto si attesta a 57,3 punti, in leggera crescita rispetto ai 57,0 punti di luglio e sopra al consensus di 56,0 punti.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 31 agosto sono state 227 mila, in calo rispetto alle 232 mila della settimana precedente (riviste da 231 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Nel secondo trimestre 2024, la produttività nel settore non-agricolo segna un +2,5%, appena sopra al dato preliminare del +2,3%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il dato del secondo trimestre 2024 relativo ai costi unitari del lavoro segna un +0,4%, rispetto al dato preliminare del +0,9%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Nel mese di agosto, nel settore non-agricolo sono stati creati 142 mila posti di lavoro, in crescita rispetto alla rilevazione di 89 mila di luglio (rivista da 114 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Nel settore non-agricolo privato, nel mese di agosto sono stati creati 118 mila posti di lavoro rispetto ai 74 mila del mese precedente (rivisti da 97 mila). Una crescita inferiore a quella indicata dal consensus a 139 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di disoccupazione nel mese di agosto si attesta al 4,2%, come indicato dal consensus ed in lieve calo rispetto al 4,3% registrato a luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il salario orario medio a livello mensile ad agosto cresce dello 0,4%, appena sopra al consensus del +0,3%.

A livello annualizzato, ad agosto si registra un +3,8%, rispetto ad un consensus del +3,7% e dopo il +3,6% di luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di partecipazione della forza lavoro, ovvero la percentuale di popolazione in età lavorativa che sta cercando occupazione o che è già occupata, ad agosto resta al 62,7%, come a luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

So già cosa mi vorreste dire, anche se questa volta mail di rimprovero non ne sono arrivate. Su APPLIED MATERIALS abbiamo preso STOP in questo periodo balordo, ma io preferisco sempre vedere il bicchiere più mezzo pieno che mezzo vuoto, e pertanto vi dico che più che avere il Portafoglio Storico completamente scarico in questa fase non si poteva fare. Certo convengo con voi che, con il senno di poi, potevamo risparmiarci queste due ultime operazioni ma su PINDUODUO ne abbiamo già parlato e visto l’andamento di questi giorni reitererei l’acquisto se non fosse che l’inizio di questa stagionalità aumenti di molto il rischio, mentre su APPLIED MATERIALS dopo la pubblicazione della trimestrale economica più che buona non ho aspettato un ritracciamento (o ricciolo) decente, per timore che il titolo partisse. Questo è stato un vero errore, pazienza. Di positivo c’è che abbiamo azzeccato (in questo periodo è il verbo giusto) l’acquisto su INTUIT e speriamo che regga. Ma ripeto, avere il Portafoglio Storico scarico e non vivere queste giornate di ribasso con il patema di prendere ulteriori STOP, per me è un bene e così mi auguro anche per voi. Mi dispiace anche per i nuovi abbonati di agosto che, se hanno eseguito i consigli operativi su questo Portafoglio, partono con un discreto drawdown, ma tempo per rifarci fino alla fine dell’anno, non manca.    

Mentre potrebbero riprendere gli acquisti nel Portafoglio “The Challenge” nel caso il ribasso continuasse e i titoli che abbiamo sotto osservazione dovessero arrivare al nostro primo livello di convenienza. Intanto abbiamo iniziato con MONCLER un gioiellino di società di casa nostra che, se il mercato dovesse tirarcelo giù, abbiamo già pronto un altro livello di acquisto. Ovviamente con mercati discendenti, a meno di miracoli, non riusciremo a vendere i titoli che abbiamo messo a pareggio, ma se potenziali opportunità si presenteranno, non possiamo lasciarle scappare. In questa settimana inutile parlare di performance sui titoli presenti in Portafoglio con i soli ADOBE e DEXCOM sopra la parità.   

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

AUTODESK – 3,11%. E’ una società di software e servizi di progettazione, che offre soluzioni ai clienti nei mercati dell'architettura, dell'ingegneria, delle costruzioni, della produzione, delle infrastrutture e dei media digitali, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2025 pari a 2,16 $/az. su un fatturato di 1,51 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,00 $/az. su un fatturato pari a 1,48 mld $. I ricavi sono aumentati del 11,90% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2025 tra 2,08 e 2,14 $/az. su un fatturato tra 1,555 e 1,57 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,10 $/az. su un fatturato di 1,54 mld $.

A livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2025 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 1,505 mld $, cresciuti del 12% su base annua rispetto a 1,345 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 560,0 mln $ in aumento rispetto a 489,0 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile per azione pari a 2,15 $ in aumento rispetto a 1,91 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 212,0 mln $, rispetto ai 135 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato pari a 203,0 mln $, in diminuzione rispetto ai 128,0 mln $ dell'anno precedente. Al 31 luglio 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 1,513 mld $.

BROADCOM – 15,86%. La società è leader tecnologico globale che progetta, sviluppa e fornisce soluzioni software per semiconduttori e infrastrutture, impegnata nella produzione di prodotti a semiconduttori come optoelettronica, componenti a radiofrequenza e microonde e circuiti integrati per applicazioni specifiche, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2024 pari a 1,24 $/az. su ricavi per 13,07 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,20 $/az. su ricavi per 12,90 mld $. Il fatturato è aumentato del 47,27% su base annua. La società ha detto che prevede ricavi per il quarto trimestre fiscale 2024 di circa 14 mld $. L'attuale stima degli analisti è per un fatturato di 14,02 mld $.

A livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 13,072 mld $, cresciuti del 47% su base annua rispetto a 8,876 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese operative totali pari a 6,952 mld $ in aumento rispetto a 3,482 mld $ dello stesso periodo 2023; un EBITDA pari a 8,223 mld $ in aumento rispetto a 5,801 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 6,12 mld $ rispetto a 5,394 mld $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 1,24 $. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 4,963 mld $, rispetto ai 3,3 mld $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato pari a 4,791 mld $, in aumento rispetto ai 668 mln $ dell'anno precedente. Al 4 agosto 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 9,952 mld $. Il 28 giugno 2024, la Società ha pagato un dividendo in contanti su base frazionata rettificata di 0,525 $/az., per un totale di 2,452 mld $. Il CdA della Società ha approvato un dividendo trimestrale in contanti di 0,53 $/az. Il dividendo è pagabile il 30 settembre 2024 agli azionisti registrati alla chiusura delle attività del 19 settembre 2024.

Il 12 luglio 2024, la Società ha completato uno stock split forward di dieci per uno. Tutti gli importi per azione e per azione presentati sono stati retroattivamente adeguati per riflettere lo stock split.

DOLLAR TREE – 21,30%. La società ha una catena di negozi discount che offrono merce al prezzo fisso di 1,00-1,25 $, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 0,67 $/az. su un fatturato di 7,38 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,03 $/az. su un fatturato pari a 7,51 mld $. I ricavi sono aumentati del 0,73% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2025 tra 1,05 e 1,15 $/az. su un fatturato tra 7,40 e 7,60 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,29 $/az. su un fatturato di 7,59 mld $. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2025 tra 5,20 e 5,60 $/az. per un fatturato tra 30,60 e 30,90 $ mld. L'attuale stima degli analisti per il 2025 per gli utili è pari a 6,46 $/az. su ricavi di 31,20 mld $.

A livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 7,372 mld $, cresciuti dello 0,7% su base annua rispetto a 7,32 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 218,1 mln $ in diminuzione rispetto a 287,8 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 143,4 mln $ rispetto a 200,4 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 0,67 $ in diminuzione rispetto a 0,91 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 1,002 mld $, rispetto ai 923,8 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato in perdita di 193,8 mln $, in diminuzione rispetto ai 253,6 mln $ dell'anno precedente. Al 3 agosto 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 570,3 mln $. La società ha riacquistato 0,75 milioni di azioni pari a 90,8 mln $.

LULULEMON ATHLETICA – 2,17%. La società è un designer e rivenditore di abbigliamento tecnico sportivo che opera principalmente in Nord America e Australia, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 3,15 $/az. su ricavi per 2,37 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,92 $/az. su ricavi per 2,43 mld $. Il fatturato è cresciuto del 7,33% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il terzo trimestre fiscale 2024 utili tra 2,68 e 2,73 $/az. su ricavi tra 2,34 e 2,365 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,72 $/az. su ricavi pari a 2,46 mld $. Inoltre la società ha affermato che ora si aspetta utili per tutto l’anno fiscale 2024 tra 13,95 e 14,15 $/az. su ricavi tra 10,375 e 10,475 mld $, mentre l'attuale stima degli analisti per gli utili è di 14,01 $/az. su ricavi di 10,75 mld $.

A livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 2,371 mld $, cresciuti del 7% su base annua rispetto a 2,209 mld $ dello stesso periodo 2023; costo del venduto pari a 960,0 mln $ in aumento rispetto a 911,0 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 1,412 mld $ in aumento del 9,0% rispetto a 1,298 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 393,0 mln $ rispetto a 341,6 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 3,15 $ in aumento rispetto a 2,68 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 570,5 mln $, rispetto ai 522,2 mln $ dell'anno precedente. Al 28 luglio 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 1,610 mld $. La Società ha riacquistato 1,9 milioni delle sue azioni per un costo di 583,7 mln $.

MARVELL TECHNOLOGY – 13,17%. La società è fornitore di semiconduttori di circuiti integrati analogici, a segnale misto, di elaborazione del segnale digitale e microprocessori integrati, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2025 pari a 0,30 $/az. su un fatturato di 1,27 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,30 $/az. su un fatturato pari a 1,25 mld $. I ricavi sono scesi del 5,07% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2025 tra 0,35 e 0,45 $/az. su un fatturato tra 1,38 e 1,52 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,35 $/az. su un fatturato di 1,40 mld $.

A livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2025 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 1,273 mld $, scesi del 5,0% su base annua rispetto a 1,349 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 787,5 mln $ in aumento rispetto a 724,0 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 266,2 mln $ in aumento rispetto a 206,7 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 0,30 $ in aumento rispetto a 0,24 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 306,4 mln $, in aumento rispetto ai 112,5 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato in perdita di 136,3 mln $, in aumento rispetto ai 101,3 mln $ dell'anno precedente. Al 3 agosto 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 808,7 mln $.

ZSCALER – 21,60%. E’ una società di sicurezza cloud. La piattaforma tecnologica cloud-native dell'azienda, Zscaler Zero Trust Exchange, è progettata per aiutare i clienti ad essere più agili, efficienti, resilienti e sicuri, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 0,88 $/az. su un fatturato di 592,87 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,69 $/az. su un fatturato pari a 567,62 mln $. I ricavi sono aumentati del 30,30% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 0,62 e 0,63 $/az. su un fatturato tra 604,0 e 606,0 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,75 $/az. su un fatturato di 598,89 mln $. Infine la società alza le previsioni per l’intero anno fiscale 2025, affermando di aspettarsi utili tra 2,81 e 2,87 $/az. su ricavi tra 2,60 e 2,62 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,31 $/az. su ricavi per 2,60 mld $.

A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 592,9 mln $, cresciuti del 30,0% su base annua rispetto a 455,0 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 481,03 mln $ in aumento rispetto a 367,10 mln $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 127,5 mln $ in aumento rispetto agli 86 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 140,6 mln $ in aumento rispetto a 100,9 mln $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 0,88 $ in aumento rispetto a 0,64 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 203,6 mln $, in aumento rispetto ai 135,9 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato in perdita di 136,3 mln $, in aumento rispetto ai 101,3 mln $ dell'anno precedente. Al 31 luglio 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 2,410 mld $.