Ebbene, sì. La settimana si chiude e i conti, come sempre, si fanno. E si rifanno.
Perché il mercato è un flusso continuo, un fiume in piena che a volte straripa, e chi, come noi, ci nuota dentro sa che deve stare attento sia alla corrente sia ai detriti che galleggiano.
In Europa, una lieve debolezza. I Trader hanno atteso la Fed come il naufrago attende la bonaccia.
E la Fed, in effetti, un quarto di punto l'ha tagliato, come da copione. Ma poi, da bravo regista, ha lasciato il finale in sospeso: a dicembre si deciderà il percorso.
E i mercati, che odiano l'incertezza più del diavolo odia l'acqua santa, hanno reagito con un moto di stizza. Niente di grave, per ora. Solo un po' di nervi a fior di pelle.
Dall'altra parte dell'oceano, invece, il party continua. Anzi, con uno strappo così vigoroso da lasciare un buchino, un gap rialzista, sulla carta. Un vuoto che prima o poi dovrà essere colmato.
È una legge non scritta, ma ferrea. E il fatto che non sia accaduto ancora non significa che non accadrà. Significa solo che la festa non è finita. Noi, intanto, restiamo con un occhio al dancefloor e uno all'uscita di sicurezza.
La mia personale odissea con Ferrari prosegue. La tentazione di mollare tutto, di liquidare la posizione e guardare altrove, questa settimana si è fatta forte. Molto forte. Vi ripresento il grafico, con il graffio ribassista della settimana e la ripresa finale. Io, sono ancora là.
Mi sono quindi gentilmente auto disciplinato, facendomi legare le mani così da non cliccare il tasto SELL, e ho tenuto duro. Nel finale di settimana ho rivisto il segno verde. Aspetterò l'uscita dei dati di bilancio, questa settimana, molto probabilmente, e cercherò di annusare il vento che spira dagli Usa e solo poi, prenderò la mia decisione. Con calma. Con metodo.
E infine, è stata anche la settimana di Meta.
Un gigante che ha barcollato, mostrando i conti al mercato. E il mercato, spietato, ha visto che i sogni di grandeur nell'intelligenza artificiale costano. Costano caro. E hanno iniziato a vendere. Ma il mio piano di trading, vedete, non si basa sulle emozioni del momento. Si basa sui numeri, sui livelli.
Il mio programma prevede un ingresso nei dintorni dei 527$.
So cosa state pensando: "Mancano più di cento dollari!". E io vi rispondo: non preoccupatevi. Il mercato è un luogo di pazienza.
Se e quando quei livelli verranno testati, io sarò lì. E se la discesa dovesse proseguire, ho un altro livello, più in basso, ai 444$ ma chiaramente andrò in stop loss come accaduto per Ferrari, alla rottura del primo livello di ingresso, quindi a rottura forte e importante dei 527 dollari. Un piano non è una preghiera, è una strategia. I target? Con un ingresso ai 527$, la prima uscita è prevista ai 640$. Poi, si vedrà. Si analizzerà il terreno per un eventuale reingresso.
Tutto questo, ovviamente, in uno scenario ordinario. Poi, se dovesse accadere l'imprevisto, la "fine del mondo", beh... io mi farò trovare pronto. Con gli stop loss piazzati. Come un capitano che sa che, oltre il mare calmo, possono celarsi tempeste. Questo varrà per Meta, per Ferrari, e per qualsiasi altro titolo che, dopo aver superato il vaglio dei miei parametri, avrà l'onore di entrare a far parte del mio portafoglio.
Alla fine, cari lettori, non è forse tutto qui? Avere un piano, la disciplina di seguirlo, e l'umiltà di sapere che a volte il mercato ti passerà sopra. L'importante è rialzarsi, ripulirsi la poltiglia di dosso, e rimettersi in cammino. Perché il trading non è una guerra da vincere in un giorno solo. È una lunga marcia. E la prossima settimana, un altro passo, lo faremo insieme.
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Fabio Tanevini è un trader privato e potrebbe detenere gli strumenti finanziari oggetto delle sue analisi risultando così in conflitto di interesse con i lettori.
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