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Vendita di Put Cash-Secured: la complessità che genera semplicità


La vendita di put cash-secured: una struttura semplice, basata su concetti complessi

Molti investitori sono intimoriti dall’idea di vendere put.
È comprensibile: la locuzione “vendita allo scoperto” evoca immediatamente un rischio illimitato.

Tecnicamente, però: una put venduta e coperta da cassa (cash-secured put) ha un payoff ben definito e limitato.
Il rischio massimo è l’acquisto obbligato del sottostante allo strike scelto; la perdita potenziale deriva esclusivamente dalla discesa del titolo sottostante, non dalla struttura dell’opzione.

La parte “magica”, se così vogliamo chiamarla, è che questa operazione complessa, basata su concetti come probabilità di tocco, volatilità implicita e theta decay, può essere riassunta in una frase che fotografa perfettamente il tutto:
Decidi tu il prezzo a cui vuoi acquistare un titolo solido e verrai pagato per assumerti l’impegno di farlo.

Sembra semplice. Lo è, solo perché l’hai progettata bene a monte.

La complessità vera è lo screening, non la singola operazione

La vendita di una put in sé è banale: selezioni strike, scadenza, incassi il premio. La parte realmente tecnica è decidere su quali titoli farla.

Uno screening serio deve rispondere a tre domande fondamentali:

1. Il business è solido?

Qui entra in gioco la parte più “da analista”:
- bilanci,
- cash flow,
- posizione competitiva,
- stabilità dei margini,
- sensibilità del business ai cicli economici, ​
- natura degli eventuali catalizzatori di rischio.
 

2. Le catene delle opzioni dei titoli prescelti sono efficienti?

Qui è facile che si generino dei malintesi. L'effcienza delle chain non dipende dagli spread bid-ask. Lo spread, in un mercato efficiente come quello americano, è l'ultimo dei problemi (ne ho parlato in un video dedicato, lo puoi vedere qui, se vuoi https://youtu.be/1Qbds6-YYjw?si=aK9IyyPxaKc9W_Zv).

Il punto è un altro: quanto sono distanziati gli strike quotati? Questo è molto importante, perché impatta drasticamente sulla mia capacità di gestire in modo efficiente eventuali assegnazioni dei sottostanti.
 

3. Come scegliere lo strike della short put?

Qui il discorso potrebbe complicarsi a piacere, ma lo si può semplificare radicalmente, se ci si colloca nell'idea strategica specifica di cui parliamo qui.

Giova ricordare, infatti, che ciò che facciamo è vendere put su titoli buoni, con strike che per noi rappresentano livelli di prezzo a cui saremmo felici di poter acqusitare quei titoli, potendo.

Quindi, non dobbiamo metterci troppo sulla difensiva con quegli strike, anche perché, se abbiamo scelto bene il sottostante, il rischio dell'esercizio non ci dovrebbe preoccupare più di tanto... Se ci mettiamo troppo lontani, peraltro, incasseremo molto poco in relazione al capitale allocato in caso di assegnazione. Se ci mettiamo troppo "aggressivi", invece, incassiamo molto di più, ma la probabilità di essere esercitati è maggiore.

Ci sarebbe molto di più da dire, in realtà, su questi concetti, e a proposito di questo, mi tocca segnalarti un altro video che ti consiglio caldamente di guardare se vuoi aiutarmi a smontare un sistema di cavolate che ormai si è radicato nelle menti di troppi trader: vendi put a basso delta, così sei più sicuro...
https://youtu.be/wY55wXONTzo?si=e2jzOO562AEjDTvK

Bottom line, come dicono gli anglosassoni, è tutto un gioco di probabilità. Quale soglia di probabilità riteniamo accettabile per una operazione che, pur sperando che vada bene, non rappresenta comunque un problema se si traduce in una assegnazione? Io mi sono dato il 70%. Tu che soglia vorresti?

L’obiettivo non è trovare l’azienda perfetta — non esiste — ma quella che, se assegnata, sei in grado di tenere in portafoglio senza panico.

La semplicità nasce da uno screening studiato e disciplinato.

Dall’analisi all’algoritmo operativo

Una volta selezionato il sottostante, l’operatività diventa riproducibile.

Scelta dello strike

Lo strike non è un numero: è un livello di accettazione del rischio. Deve essere coerente con un “prezzo obiettivo” basato su fondamentali, non su sensazioni.

Scelta della scadenza

Più ci si avvicina alla scadenza, più il theta lavora a tuo favore, ma minore è il premio. Scadenze più lunghe espongono a più variabili macro. È un equilibrio tecnico, non un clic a caso.

Gestione della posizione

Se va tutto bene, si lascia scadere l'opzione. Se va "male", prendiamo in carico il titolo e vendiamo call coperte finché non ritorna sopra il prezzo di carico. In merito al primo caso, molti preferiscono chiudere il trade quando hanno incassato almeno una certa quota di premio. Comprensibile, per certi versi, ma non necessariamente una scelta giusta. Soprattutto quando di put ne ho vendute più di una, magari perché lo strike era basso e il captale disponibile mi permetteva di venderne un certo numero, ci sono altri modi di gestire le posizioni con la stessa spesa che comporterebbe il riacquisto. Per esempio, a fronte di 2 put vendute (o multipli) si può comprare 1 put (o multipli) con strike più alto, spendendo gli stessi soldi, ma con vantaggi sostanziali in caso di storno dei prezzi. Non mi addentro sulla questione perché ci vorrebbe un articolo dedicato.

Ti lascio con una riflessione e con un ulteriore link, che potrebbe tornarti utile.

Per capire - e abbracciare - la semplicità, bisogna conoscere la complessità.

Molti contenuti divulgativi trattano le opzioni come se fossero “semplici”. Non lo sono. E fingere che lo siano crea solo aspettative sbagliate. La vendita di put cash-secured, però, mostra una cosa molto importante:
- quando conosci la complessità, puoi costruire una semplicità robusta.
- quando ignori la complessità, la semplicità è fragile e rischiosa.

Questo è l’approccio che permette a un neofita di crescere senza paura e a un investitore esperto di non perdersi nei dettagli inutili.

Se sei completamente nuovo a questo mondo — o se finora ti hanno detto che “le opzioni sono troppo complicate” — esiste una risorsa gratuita che può aiutarti: 
https://youtube.com/playlist?list=PLMovaOmmy5JB4bSMmIaknJNfFeiSqlpA0&si=6HOH2gajZOhz1oRe

Buono studio!

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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