Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft. Nvidia e Tesla: ecco i riferimenti grafici di un quadro generale delle Big Tech in netto peggioramento. È una pesante vendita guidata da mani forti? Alcuni segnali lo confermano. Decisivo ora per quasi tutte l'attuale collocamento rispetto alla media mobile a 200 sedute.
Buy or sell
Foto di Michael Daddino da Wikimedia Commons
Inizio settimana decisamente pesante per il Nasdaq (-4%), affondato dalle preoccupazioni per lo stato di salute dell’economia Usa e per le strambe decisioni di politica commerciale di Trump, ormai definito a Wall Street un Re Mida all’incontrario. In realtà è chiaro che si tratta di un sell-off gestito come segnale di irritazione nei confronti dei suoi annunci presi spesso senza alcuna apparente logica. Facciamo allora il punto sulle sette principesse del Nasdaq, che qualcuno definisce ingiustamente ormai principesse senza corona. Il sell off va però visto attraverso i grafici: confermano come mani pesanti lo stiano pilotando. Non è casuale, per esempio, che la discesa si sia arrestata in vari casi sulla media 200. Un avvertimento a Trump: o cambia direzione o le vendite proseguiranno.
ALPHABET |
L’azienda si pone come priorità la crescita nell’ambito dell’intelligenza artificiale e del cloud, con forti investimenti strategici. Intanto il taglio dei costi è una scelta fondamentale, con il mondo degli investitori istituzionali che ha colto alcuni recenti strappi rialzisti dell’azione per effettuare vendite in attesa di un quadro più chiaro nello sviluppo dei business del gruppo. |
L’azione (chiusura a 167,8 Usd / -4,52%) – Il pesante sell off di ieri la riporta sotto i 170 Usd, ovvero sulle quotazioni dello scorso mese di ottobre. Rotta al ribasso la media a 200 ha ritrovato un punto di appoggio intraday sulla resistenza dei 164,4 Usd già sfiorata il 3 e il 4 marzo. Ora deve tenere quest’ultimo livello e, per ritrovare forza, risalire sopra la 200 (collocata a 175,3 Usd come dato di chiusura di ieri) e poi sopra la resistenza dei 182,9 Usd. |
AMAZON |
Anche in questo caso è tutto un fiorire di iniziative legate all’intelligenza artificiale. Qui si concentrano le ambizioni ma la realtà del business di tutti i giorni si scontra con un quadro economico generale in peggioramento e con una certa resistenza in alcuni Paesi europei a utilizzare fornitori “made in Usa”. Nessuno lo conferma ma le voci corrono… |
L’azione (chiusura a 194,5 Usd / -2,36%) – C’era chi sosteneva che le vendite avessero trovato origine in un’inevitabile fase riaccumulativa dopo tanto correre. In effetti il titolo ha registrato un continuo trend rialzista (salvo veloci correzioni) dalla primavera 2023. Quella in corso è la più profonda e lo conferma la veloce discesa iniziata il 7 febbraio, con un susseguirsi di candele rosse che hanno riportato l’azione poco sotto la media mobile a 200 sedute (caso vuole collocata a 200 Usd come dato di chiusura!). Importante la tenuta dei 186,4 Usd. |
APPLE |
In questo caso l’intelligenza artificiale – fondamentale per il suo business – si chiama Mac Studio. È un concentrato di tecnologia super evoluta, in grado di eseguire modelli linguistici di grandi dimensioni con oltre 600 miliardi di parametri contenuti nella memoria. Inoltre la società ha portato a termine i test per un aggiornamento destinato a correggere bug e migliorare la sicurezza degli iPhone. Ed è solo una parte delle novità su cui si sta impegnando. |
L’azione (chiusura a 227,48 Usd / -4,85%) – Il crollo ieri è un segnale di vera incertezza dell’economia Usa. Apple aveva retto infatti meglio nelle ultime sedute rispetto alle altre Big Tech, il che è apparso ancor più positivo se si considera il continuo trend rialzista da inizio 2023. Si pensava che la debolezza avviatasi a inizio febbraio fosse soltanto l’esito di una fase riaccumulativa destinata a durare pochi giorni. Ora il quadro cambia e anche in questo caso la prima sfida sta nella tenuta della media mobile a 200 (collocata ieri in chiusura a 226,8 Usd) e poi del “magico” supporto dei 222,22 Usd. Prima resistenza a 247,2 Usd. |
META |
È l’unica ad aver sovraperformato gli indici di Wall Street da inizio anno. C’è chi dice che sia addirittura sottovalutata. Si scontra però sul fronte del business con problemi derivanti da un’aggressiva politica commerciale per il suo sviluppo in Cina. Importante la notizia che si sta preparando a lanciare una versione propria dell’interfaccia di intelligenza artificiale generativa Meta AI, finora integrata nelle reti Facebook, Threads e Instagram o in WhatsApp e Messenger. L’offerta di Meta AI come applicazione indipendente le consentirebbe di competere direttamente con i principali software di intelligenza artificiale generativa, quali ChatGPT, Gemini di Google e Claude di Anthropic. |
L’azione (chiusura a 598 Usd / -4,42%) – Volete una conferma che il Nasdaq è pilotato al ribasso nella fase in corso? Ve la fornisce proprio Meta. Il suo grafico è dal 18 febbraio perfettamente allineato a una trendline ribassista, che ha dato anche origine a un triangolo rotto ieri all’ingiù. Mani forti stanno gestendo l’azione nello storno. Il quadro è negativo, con il buon andamento di inizio anno svanito di colpo. In questo caso la media a 200 non è stata però ancora colpita. Importate la tenuta dei 580 Usd, con un segnale di forza sopra i 657 Usd. |
MICROSOFT |
Di nuovo l’intelligenza artificiale è il tema dominante del business. Lo è già stato per tutto il 2024, grazie al debutto di funzionalità aggiuntive per l’assistente AI di Office – Copilot – e di un nuovo tool – Copilot Pages – destinato ad aiutare chi lo usa a interagire in modo collaborativo con appunto l’intelligenza artificiale. Si parla di evoluzioni importanti anche nel 2025, mentre sul fronte finanziario il mercato aveva visto con interesse l’aumento del dividendo a 0,83 Usd per azione. Poi però qualcosa si è rotto. |
L’azione (chiusura a 380,16 Usd / -3,34%) – Eh sì qualcosa si è davvero rotto se si considera che il trend ribassista – seppur meno accentuato – è iniziato prima del crollo generalizzato dei mercati. La media a 200 (chiusura ieri a 423,5 Usd) era già stata infranta all’ingiù a gennaio e il titolo si è riallineato nelle ultime sedute su una trendline ribassista, che aveva cominciato a tratteggiarsi a ottobre. Il primo vero supporto è ancora lontano (a 333,7 Usd). Un segnale di forza solo sopra i 460 Usd. |
NVIDIA |
La regina dei chip dell’intelligenza artificiale viene vista come l’azione più correlata all’annuncio dei dazi riferiti alla Cina. Non è ancora chiara la sua situazione: si parla di scappatoie in corso per aggirarli, messe in campo da importatori cinesi. In questo caso il nesso con le restrizioni introdotte da Trump è il condizionante fattore che penalizza le vendite a Wall Street. Si teme così che possano proseguire. |
L’azione (chiusura a 106,98 Usd / -5,07%): salvo il caso Tesla è su questo titolo che si sono maggiormente concentrate le vendite ieri. La media a 200 è stata rotta al ribasso il 27 febbraio e il titolo si è ricollocato sulla trendline ribassista toccata più volte da novembre. C’è chi ipotizza una discesa a breve sotto il livello psicologico dei 100 Usd (aveva superato i 150 a inizio gennaio). In realtà un vero supporto è sui 98,9 Usd, mentre un segnale di forza si paleserebbe solo sopra i 125 Usd. |
TESLA |
Se Wall Street ha definito Trump un Re Midia all’inverso, Elon Musk lo è ormai all’ennesima potenza, con il suo tocco magico del tutto scomparso. Che qui i poteri forti della finanza abbiano voluto colpire pesantemente lo si avverte da tempo. Intanto le vendite in Cina crollano, soprattutto a causa della concorrente asiatica Byd, mentre in Europa la clientela evita le concessionarie del gruppo come reazione agli strampalati annunci di un genio che si è montato un po' troppo la testa. Meglio che torni a fare il lavoro di sempre! |
L’azione (chiusura a 222,15 Usd / -15,4%): o reagisce a breve termine o è un vero bagno di sangue. La rottura al ribasso della media a 200 è avvenuta martedì 4 marzo, Ieri il tonfo. E ora? Decisiva la tenuta del supporto a 209 Usd. Sotto i 200 Usd scatterebbero ulteriori mani forti, con target che è meglio ignorare. Una risalita si ipotizzerebbe sopra i 300 Usd ma è un riferimento puramente indicativo. |