Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

Mercati obbligazionari in trasformazione: nuovi equilibri o nuovi rischi?


In questo mese di marzo, il mercato obbligazionario europeo sta registrando un incremento significativo dei rendimenti, in particolare sulle scadenze più lunghe. Il Bund decennale tedesco, parametro di riferimento per l’intero comparto, è passato dal 2,38% al 2,87%, con picchi al 2,95%. Questa dinamica ha contribuito a un irripidimento della curva dei tassi, generando uno scenario apparentemente contraddittorio: sebbene il mercato sconti la possibilità di ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE, il rischio di un rallentamento economico potrebbe portare a una stabilizzazione, o persino a un calo, dei rendimenti a lungo termine.

L’ultimo rialzo dei tassi deciso dalla BCE, il sesto in nove mesi, riflette la volontà di contenere un’inflazione ancora superiore al target del 2%. Tuttavia, le dichiarazioni di Christine Lagarde lasciano intendere un possibile cambio di passo già a partire da aprile, soprattutto alla luce delle incertezze legate a potenziali stimoli fiscali straordinari, come il piano di riarmo europeo.

Tra le economie più vulnerabili, la Francia si trova in una posizione particolarmente complessa. Sebbene Fitch abbia confermato il rating AA-, il debito francese ha già perso la doppia A integra lo scorso ottobre. I rendimenti decennali sono tornati sopra il 3,55%, segnando livelli che non si vedevano dal 2010. Il deterioramento del quadro politico, con un governo privo di una solida maggioranza parlamentare, continua a esercitare pressioni sul debito pubblico, aggravando un deficit già elevato e una spesa pubblica che si attesta al 57% del Pil.

Un ulteriore elemento di cambiamento nel mercato obbligazionario europeo è la progressiva perdita di centralità dello spread come principale indicatore di rischio sovrano. L’aumento dei rendimenti in Germania, dovuto alla prospettiva di maggiore spesa pubblica finanziata a debito, ha ridotto significativamente il divario tra i paesi centrali e quelli periferici dell’Eurozona, Italia inclusa. Tuttavia, il restringimento dello spread non significa necessariamente minore pressione sui bilanci pubblici. L’impennata generalizzata dei rendimenti rappresenta comunque una sfida per la sostenibilità fiscale, soprattutto per i Paesi con un debito elevato.

Nel frattempo, le proposte della Commissione Europea per mobilitare i risparmi privati a sostegno di progetti comunitari, come il riarmo, introducono ulteriori variabili in un quadro già instabile. Con circa 10.000 miliardi di euro parcheggiati nei depositi bancari europei, Bruxelles punta a incanalare questa liquidità verso investimenti strutturali, ma restano molte incertezze sulle modalità concrete con cui questo processo potrebbe avvenire. La resistenza di paesi come Germania e Olanda all’emissione di Eurobond complica ulteriormente il quadro.

Di fronte a un mercato in continua trasformazione, gli indicatori tradizionali di rischio stanno cedendo il passo a nuove dinamiche, mentre l’incertezza politica e monetaria continua a esercitare un peso significativo sulle scelte di investimento.

Se la fase di repricing fosse davvero giunta al termine, rimane il fatto che per gli investitori obbligazionari la sfida principale sarà sempre più legata alla capacità di navigare un contesto in cui la gestione del rischio diventa un fattore determinante per proteggere il capitale e preservare il rendimento.

Come sempre, staremo a vedere, e nel frattempo passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.

Analisi ZC-Yield Curve Eur
Nel tratto breve della curva (scadenze dal 2025 al 2027), il mercato continua a mostrare instabilità, pur con una inclinazione negativa decisamente meno marcata rispetto alle settimane precedenti. Gli operatori rimangono tuttavia nervosi e prudenti, a causa della persistente incertezza legata alle future mosse della BCE e ai dati macroeconomici non ancora rassicuranti. Questa situazione continua a generare una volatilità elevata sui rendimenti di breve termine.

Nel segmento medio-lungo (2027-2041), si assiste ad un significativo aumento della ripidità, con un rendimento massimo che tocca il 2,93% per le scadenze al 2041. Questo movimento indica che il mercato sta ora scontando un contesto economico di medio-lungo periodo più favorevole, con aspettative di normalizzazione graduale e una crescita economica moderata nel lungo periodo.

Per le scadenze successive al 2041, la curva mantiene un’inclinazione ancora negativa, anche se decisamente meno marcata rispetto alle settimane precedenti. Questo segnala che il mercato percepisce ancora dei rischi sugli scenari di lunghissimo periodo, ma la negatività della curva sta lentamente attenuandosi, suggerendo un miglioramento delle aspettative degli operatori.

Il differenziale tra il rendimento decennale e quello a due anni si è ampliato allo 0,49%, evidenziando che gli operatori stanno scontando una politica monetaria più graduale da parte della BCE nel prossimo futuro.

Infine, il tasso forward Euribor a 6 mesi si posiziona al 2,09%, indicando che il mercato si aspetta condizioni monetarie meno accomodanti, con un possibile scenario di rialzo graduale dei tassi d’interesse nel breve e medio termine.

Analisi Integrata Trendycator
L’aggiornamento settimanale dei rendimenti obbligazionari, basato sul modello Trendycator, mostra un quadro di generale conferma del trend rialzista sui tassi, sebbene con alcune differenze nelle dinamiche tra le principali aree valutarie considerate.

Nel Regno Unito, il rendimento dei Gilt decennali si è stabilizzato in area 4,63%, mantenendo comunque un trend positivo. Il Trendycator resta LONG, indicando che la struttura rialzista di fondo permane robusta nonostante il lieve ritracciamento settimanale.

Anche in Germania il rendimento del Bund decennale sta consolidando, attestandosi al 2,85%. Il Trendycator rimane comunque LONG, confermando che il mercato vede ancora spazio per ulteriori tensioni rialziste sui titoli tedeschi, soprattutto considerando l’incertezza legata alle future emissioni per finanziare la spesa pubblica aggiuntiva.

In Italia, il rendimento del BTP decennale è in consolidamento in area 3,93%, con uno spread rispetto al Bund sceso a 106,30 punti base. Il Trendycator rimane LONG, indicando chiaramente che la pressione rialzista permane ben sostenuta. Questa dinamica suggerisce che gli investitori stanno incorporando nelle loro decisioni sia il rischio sovrano sia le attese di una politica monetaria europea meno accomodante nel breve-medio termine.

Negli Stati Uniti, i rendimenti dei Treasury decennali sono stabili in area 4,27%. Il Trendycator rimane in stato NEUTRAL dopo la decisa correzione dai massimi in area 4,80%, segnalando che il mercato obbligazionario USA  è in fase di standby, riflesso delle aspettative degli investitori sulla politica monetaria della Federal Reserve.

Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.

Conclusioni operative
Il quadro di riferimento per il mercato obbligazionario rimane sostanzialmente invariato rispetto alla scorsa settimana, ma con un ulteriore aumento della prudenza richiesta a noi investitori. Se già in precedenza si evidenziava la necessità di un approccio conservativo, oggi diventa chiaro che i titoli a breve termine non offrono più una soluzione efficiente nemmeno per la gestione della liquidità. Il contesto attuale rende quindi fondamentale portare la strategia di laddering alla sua massima espressione.

L’impostazione più efficace, alle attuali condizioni di mercato, resta la costruzione di un portafoglio con scadenze annuali dai 3 ai 10 anni, bilanciato in funzione della propria capitalizzazione. Questo approccio consente di:

  • Assicurare flussi di cassa costanti e prevedibili
    - Ridurre l’impatto della volatilità
    Mantenere un controllo attivo sulle dinamiche del mercato obbligazionario.

La ripartizione del portafoglio obbligazionario dovrebbe essere strutturata con un criterio chiaro e disciplinato. Le scadenze brevi, comprese tra i 2 e i 5 anni, rappresentano la scelta prioritaria per garantire protezione e liquidità, evitando di esporsi eccessivamente alle incertezze del mercato. Nella fascia media, tra i 6 e i 10i anni, è possibile procedere con un inserimento graduale, mirando a una maggiore stabilità del rendimento e a una mitigazione del rischio nel tempo.

Infine, le scadenze ultra-lunghe, superiori ai 20 anni, restano idealmente un'opzione riservata esclusivamente ai profili più aggressivi. In questo caso, l’esposizione dovrebbe rimanere contenuta tra il 3% e il 5% del patrimonio, con l’unico obiettivo di intercettare eventuali rimbalzi di mercato, a fronte di una consapevole accettazione della volatilità.

In conclusione, l’aumento dell’incertezza richiede un’attenzione ancora più elevata nella selezione delle obbligazioni. Il focus resta sulla qualità dell’emittente, evitando eccessive concentrazioni su singoli titoli e garantendo una corretta diversificazione. L’idea, in questa complicata fase di mercato, è quella di gestire con massima disciplina e massima flessibilità i portafogli obbligazionari, dove la gestione oculata delle scadenze e del rischio deve essere l’unico criterio guida.

Qui sotto, a titolo di esempio, una selezione di governativi con scadenze da 2 a 5 anni, con cedola non inferiore al 2% e prezzo inferiore a 100.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
Il nostro giornale rispetta la Carta dei Doveri dell’Informazione Economica clicca qui >>