L’esito delle urne ci consegna un NO forte e chiaro alla proposta di riforma costituzionale, e questo di per sé non dovrebbe comportare nulla di particolare a livello finanziario per il nostro Paese, ma a ruota seguono le inevitabili ripercussioni politiche che invece influenzano, e in modo particolare, la vicenda Mps. Da tempo non ho più scritto sull’argomento, in attesa di vedere come sarebbe stata definita la conversione dei bond subordinati e, ovviamente, quale sarebbe stato l’esito referendario.
Ebbene, oggi con le carte sul tavolo possiamo fare alcune considerazioni nonché valutare l’attendibilità probabilistica di alcuni rumor che girano insistentemente in queste ore. Tanto per iniziare, la conversione volontaria dei bond sub di Mps ha raccolto (stando agli ultimi dati comunicati dalla banca) 1 Mld di Euro, contro i 5 Mld previsti per l’AdC, e ne mancherebbero dunque 4 di Mld da raccogliere sul mercato.
Non di meno, la conversione (e quindi il potenziale miliardo di Euro) è subordinata al buon esito dell’AdC nel suo complesso, che tradotto in termini molto pratici significa che se l’AdC non va a buon fine la conversione dei bond non avrà luogo e per Mps si spalancherebbe il portone del Bail-In. Ora, è palese che le dimissioni di Renzi rappresentino un bel problema per la vicenda Mps, poiché uno dei compiti del Governo dimissionario era proprio quello di salvare la banca dal Bail-In.
E infatti, da ore a questa parte, i rumor che danno per scontato il fallimento dell’AdC (con tutto ciò che ne consegue…) sono piuttosto insistenti, e al netto delle speculazioni è evidente che un periodo di instabilità politica in un momento così delicato ha il suo peso. Inoltre, tra una settimana sarà la volta di Unicredit, chiamata ad annunciare il proprio AdC monstre, per una cifra tra i 10 e i 13 Mld di Euro. Qualcuno sospetta che la BCE utilizzerà questi temi per giustificare un allungamento del QE oltre marzo 2017, e alcuni si spingono anche a ipotizzare un intervento diretto sugli acquisti del nostri governativi.
Io personalmente credo più probabile la prima delle due, cioè un ulteriore dilazione della politica ultra espansiva che già di per sé è un “aiuto” indiretto al nostro debito pubblico, ma stento a credere che la BCE possa cambiare i suoi piani di acquisti sui debiti area Euro e soprattuto non credo sia in grado di fare certi preferenzialismi.
Ma sino a qui siamo nel campo delle voci di corridoio e delle ipotesi, per cui vale tutto e vale niente; ben diverso è invece osservare l’andamento del “termometro” del buon esito dell’AdC di Mps, rappresentato dal subordinato perpetual quotato sul mercato di Francoforte. Ebbene, dopo diverse settimane di ripresa delle quotazioni (seppur con una volatilità da cardiopalma) oggi il bond è letteralmente sprofondato a poco più di 34 (-22,37% rispetto al close di venerdì) e dopo aver toccato un massimo a 56 a metà novembre.
Il mercato quindi, si fida poco o nulla e sta prezzando un rischio Bail-In piuttosto concreto. Poi da qui a dire che sarà Bail-In ce ne passa, ma intanto questo è ciò che dicono i prezzi. E a logica conseguenza, se dovesse accadere l’irreparabile, tutto il settore delle subordinate (attenzione però, solo le subordinate potenzialmente soggette al Bail-in, leggasi emittenti bancari) prenderebbero una scoppola memorabile, a prescindere poi dall’effettivo stato di salute degli emittenti.
Per questo motivo, a mio personalissimo modo di vedere, non è al momento una buona strategia puntare su subordinati bancari, a maggior ragione quando vi sono emissioni senior di banche appena ricapitalizzate che offrono rendimenti interessanti e talvolta anche superiori a qualche subordinata di altro emittente. Mi riferisco in particolar modo a Veneto Banca e Popolare Vicenza, che sono state di fatto salvate in toto e ricapitalizzate dal fondo Atlante e che hanno in progetto una fusione per dar corpo ad un'unica entità con basi solide.
Tra le due io preferisco Veneto Banca, poiché se la fusione non dovesse concretizzarsi è quella con le basi leggermente migliori, come confermano anche i rendimenti dei due emittenti, che vedono YTM ben superiori (a parità di scadenza) per Pop Vicenza, percepita quindi come più rischiosa. E comunque, i rendimenti del debito senior (ergo non soggetto a Bail-In) di Veneto Banca anche per scadenze a due/tre anni viaggiano ben sopra il 7% lordo annuo, mentre per Pop Vicenza si viaggia ben al di sopra del 10%.