Bond: nuove emissioni, bocciate e promosse


Cedole & Dividendi

Se l’euro continua a essere poco appetibile in termini di esordi obbligazionari, altre valute raccolgono invece tanto interesse. Ecco alcuni nuovi bond dell’ultimo periodo.

Soc Gen (Société Generale): valuta rublo, tasso fisso 7,5%, scadenza 19/11/2018, importo 1,75 miliardi di Rub, taglio minimo 70.000 Rub (=1.086 euro) e Isin XS1490848279. Il titolo quota sul Mot dal 17/11 e prezza sui 101,1, con un massimo nel mese di vita a 104,4 e un minimo a 99,4. La volatilità è rilevante, ma l’interesse per il bond sta nella divisa, poco rappresentata sul Mot. Di fatto ci sono altre due emissioni entrambe bancarie, una della stessa Soc Gen 10,5% scadenza aprile 2018 (Isin XS1202764335) e una di Banca Imi cedola 8,5% scadenza luglio 2018 (Isin XS1435073512 ). Quale la migliore in termini di rendimento? La Imi, che si attesta sul 9% lordo. La valuta russa ha accelerato fin troppo nei confronti dell’euro e una fase di stabilizzazione, se non di inversione, è probabile nelle prossime settimane. Più che monitorare il bond da scegliere occorre quindi determinare un buon livello di entrata per la divisa, che comunque assicura rendimenti eccellenti. Sul mercato “Otc” sono quotate varie emissioni di organizzazioni sovranazionali, avvantaggiate dall’aliquota fiscale al 12,5% contro il 26% di quelle di Soc Gen e Imi.

Bei: valuta peso messicano, tasso fisso 5,5%, scadenza 23/1/2023, importo 500 milioni di Mxn, taglio minimo 1.000 Mxn (=47 euro) e Isin XS1524609531. Entrato da poco sul mercato, ha subito risentito dell’estrema debolezza della valuta messicana, scendendo su quota 93, contro il prezzo di emissione a 96. Ne consegue che lo yield è salito al 6,9%, semplicemente impensabile solo un anno fa. Il motivo sta nei timori che le politiche economiche di Trump penalizzino troppo il Messico, limitandone le esportazioni verso gli Usa. Un confronto fra tutte le emissioni in Mxn presenti sul Mot evidenzia rendimenti dal 7,8 al 6,7%. Attenzione però: il più alto riguarda un bond poco liquido, ovvero l’Ebrd 4,5% 2018. Il peso attraversa una fase difficile – come già ricordato – ed è inserito in un canale ribassista sull’euro che solo la rottura di quota 20,5 (contro gli attuali 21,3) interromperà.   

Pemex: valuta euro, tasso fisso 5,5%, scadenza 24/2/2015, importo 1 miliardo di euro, taglio minimo 10.000 euro e Isin XS0213101073. Dopo un bond in pesi messicani ecco uno relativo a un “corporate” (rating BBB+) dello Stato centro americano. La società petrolifera Pemex (Petroleos Mexicanos) è di proprietà dello Stato e contribuisce con i suoi proventi a sostenere sia l’economia nazionale sia quelle locali. Il bond a tasso fisso è entrato da poco sul Mot e quota sui 106,9 euro, con un rendimento a scadenza del 4,5% e una “duration” (sensibilità ai tassi) di 6,5. Uno yield netto del 3,3% è motivo di incertezza per un investitore in euro. Può sembrare soddisfacente ma fa temere in chiave di rialzo futuro del costo del denaro. E’ pur vero che il taglio 10.000 facilita l’operatività. Per ora gli scambi ci sono e risultano soddisfacenti. Noi lo segnaliamo e lo promuoviamo, malgrado tutto, con la consapevolezza che acquistare a quasi 107 espone a possibili perdite in conto capitale nell’arco di due anni. In tal caso bisognerà mediare sul prezzo.

Pemex: valuta dollaro Usa, tasso fisso 4,875%, scadenza 18/1/2024, importo 1 miliardo di dollari, taglio minimo 10.000 dollari e Isin US71654QBH48. Esordisce sul Mot con una quotazione nettamente sotto la pari, che si aggira sui 95 $, risentendo già dell’effetto rialzo tassi da parte Fed. Gli scambi sono marginali a Borsa Italiana, mentre vanno bene su altre Borse europee. Il rendimento lordo a scadenza è leggermente sopra il 6% ma è soprattutto la volatilità di un bond emesso nel 2013 e che soltanto ora si propone agli investitori italiani sul mercato regolamentato a rappresentare il maggiore motivo di interesse. A settembre girava quasi a 105; precedentemente - a gennaio - era sceso a 85,9. Un rimbalzo di qualche punto è possibile, sempre che si accetti il rischio dollaro, che comincia a evidenziarsi.

JP Morgan: valuta dollaro Usa, tasso variabile 3 mesi Libor Usd + 1%, scadenza 15/1/2023, importo 500 milioni di Usd, taglio minimo 2.000 Usd e Isin US48128BAC54. Da domani lo ritroviamo sul Mot, mentre è già quotato su altre Borse. La cedola attuale è dell’1,95% e la quotazione indicativa si aggira sui 100,4 Usd. Se pensate che la Fed aumenterà di molto i tassi e che la sua strategia sarà di lungo periodo ecco il bond adatto, con un vantaggio in più. La scadenza è lunga, al contrario di quanto avviene solitamente per i tassi variabili in $, che non superano il 2018/2019. Qui si va ben oltre, sebbene su documenti della banca statunitensi abbiamo trovato il richiamo a una “call” nel 2022, che poco sposta rispetto alla vita facciale. C’è solo da augurarsi che sul Mot gli scambi muovano. Naturalmente vale quanto appena detto sopra per il dollaro. Escluso questo fattore, il bond merita una buona promozione.

Imi: valuta sterlina inglese, tasso misto (primi tre anni tasso fisso 3% e in seguito fino a scadenza tasso variabile indicizzato GBP Libor 3 mesi con valore massimo – "cap" – 3%), scadenza 23/11/2022, importo 260 milioni di £, taglio minimo 1.000 £ e Isin XS1522284576. Il titolo è in fase di negoziazione iniziale, con un “book” piuttosto modesto e di fatto circoscritto al collocatore, con acquisto a 100 e vendita a 100,5. L’unico vero motivo di interesse per un bond di questa tipologia non sta certo nel rendimento cedolare ma nella valuta. L’offerta in sterline è limitata e piuttosto cara. Con l’Imi si può attendere la fase di stabilizzazione dei corsi (certamente sotto la pari) e poi utilizzarlo come obbligazione utile per cavalcare possibili ulteriori rafforzamenti della divisa britannica rispetto all’euro. 

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