Analisi Valutaria


EURUSD (PC: 1,0926)

Major Trend: l’impostazione dominante rimane stabilmente al ribasso. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Bce – in ulteriore espansione fino al marzo 2017 (con possibili accelerazioni da marzo 2016), con tassi di interesse schiacciati sullo zero quando non in territorio negativo – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa, a maggior ragione contro l’euro che rimane tra le divise più deboli del sistema. Graficamente il cambio è indirizzato al test della parità, ma nel corso del 2016 sono possibili discese anche verso area 0,9500-0,9600. Tale ipotesi dovrebbe essere accantonata in caso di risalite del cambio al di sopra dei picchi di fine agosto 2015 a 1,1715, eventualità che al momento pare ipotizzabile soltanto qualora la Fed, spaventata dalle possibili conseguenze del crash della Borsa cinese e dai rischi di implosione dell'industria dello shale Usa a causa del crollo del greggio (con conseguente possibile avvio di un bear market anche sull'SP500, con segnale alla violazione del supporto chiave a 1815), dovesse decidere di soprassedere rispetto al programma annunciato di graduale rialzo dei tassi o, in caso di scenari davvero disastrosi, ipotizzare addirittura un nuovo round di easing quantitativo, riprendendo il programma interrotto nell'ottobre 2014 con ulteriori espansioni del proprio Bilancio (stabile da ottobre 2014 a ridosso di 4,5 trilioni di dollari).

Medium Trend: da metà marzo 2015 si è assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo in area 1,0455/0540 ed al di sotto di 1,1500/1715. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, dopo il tracollo dai picchi del maggio 2014 a ridosso di 1,4000. All’interno di tale trading-range, una zona spartiacque è individuabile in area 1,1060-1,1200, superata al rialzo di slancio ad inizio febbraio su dichiarazioni Fed di atteggiamenti attendisti in merito ai rialzi tassi previsti nel corso del 2016. È possibile che la Fed, spaventata da una possibile nuova crisi finanziaria innescata dal crash della Borsa cinese e del collasso del prezzo del petrolio, possa tornare ad una politica del tipo ZIRP (zero interest rate policy) da portare avanti ad oltranza. Le prese di beneficio sul dollaro Usa si sono spinte fino ad un massimo per EurUsd a 1,1377 l'11.02, per poi ripiegare velocemente verso 1,0900 nella ultime sedute. Si ripropone quindi il movimento laterale dei mesi passati tra 1,0700-1,0800 e 1,1200/50 (con estensioni al test di 1,1400). Una risalita dell'euro scatterebbe al di sopra di 1,1400 (prematuro), con obiettivo 1,1500 ed estensioni (poco probabile) verso la resistenza critica a 1,1715: tale eventualità non negherebbe comunque il major down-trend, ancora a favore del dollaro Usa. È anche probabile che un eccessivo apprezzamento dell'euro verrebbe prontamente contrastato dalla Bce, la cui preoccupazione maggiore è arginare le spinte deflazionistiche nell'area euro, che sarebbero invece aggravate da un euro in risalita. È quindi probabile che si entri in un contesto se non di "guerra valutaria" sicuramente di tensioni ed attriti tra le due Banche Centrali, la cui risultante potrebbe essere una sorta di stallo, di lateralità ancora per molti mesi a venire. In tale prospettiva si rischia di correre dietro a molti falsi segnali, alla ricerca di una direzionalità che invece manca; a meno che il cambio dovesse poi infrangere il supporto critico in area 1,0700-1,0800 (prematuro), eventualità che aprirebbe la strada alla ripresa del major down trend, con primo obiettivo importante i minimi di periodo in area 1,0455/0540.

Minor Trend: dopo una lunga fase laterale, con volatilità in compressione, nell'intervallo tra 1,0700 e 1,1060, si è assistito ad un veloce rialzo esauritosi a 1,1377 l'11 febbraio, seguito da un veloce storno verso 1,0900 nelle ultime sedute. Si ripropone così il movimento laterale tra 1,0700-1,0800 e 1,1200/50. All'interno di tale trading-range mancano segnali affidabili, per cui si sconsiglia l'operatività direzionale; possibili invece acquisti di euro sulla debolezza e vendite nella parte alta del suddetto intervallo. Gli acquisti riprenderebbero solo al superamento di 1,1200/50 (prematuro).

USDJPY (PC: 113,87)

Major Trend: l’impostazione dominante al rialzo denota una tendenza alla lateralizzazione nell'ultimo semestre 2015, al di sotto del picco a ridosso di 126 toccato ad inizio giugno, con un peggioramento da inizio febbraio ed un veloce sell-off che respinge il cambio al test del supporto a 111 nelle ultime settimane. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – forse in via di progressiva normalizzazione, anche se comunque molto espansiva – e quella portata avanti dalla Banca del Giappone – in continua espansione da fine 2012 per volontà del Governo Abe, con tassi di interesse schiacciati sullo zero – mantiene ancora un quadro strategico a favore del dollaro Usa. Da fine 2011 il cambio si è apprezzato considerevolmente, dai minimi a ridosso di 75,30 al picco del giugno 2015 a ridosso di 126 (+67%). Nei mesi seguenti il cambio è ridisceso fino a toccare un minimo a ridosso di 116 a fine agosto 2015, per poi stabilizzarsi tra 118 e 124;  da metà dicembre si è sviluppato un forte movimento correttivo, con la perforazione della base a 118 ed il ritest puntuale, il 20 gennaio, dei minimi a ridosso di 116, su cui si è sviluppato un movimento di rimbalzo che è rimasto al di sotto di 122, da dove si è sviluppato un nuovo sell-off con un nuovo minimo a 110,98 l'11.02, livello ritestato il 24 febbraio. Il quadro tecnico rimane debole: un primo segnale di stabilizzazione si avrebbe al superamento di 116, ma il tono migliorerebbe solo al superamento di 118 (prematuro). Lo yen continua a beneficiare della situazione di incertezza sui mercati azionari, e solo l'allontanamento dei principali indici da livelli chiave di supporto (valga per tutti quota 1815 sull'SP500) darebbe un segnale di rasserenamento tale da portare anche ad una fase di rinnovata debolezza della divisa nipponica. 

Medium Trend: da inizio settembre si è assistito ad una lateralizzazione al di sopra dei minimi di periodo in area 116-118 ed al di sotto di 124, con zona intermedia in area 120-121,70. Il rimbalzo dal supporto a 116 testato il 20 gennaio ha riportato il cambio a ridosso di 121 (max 121,87 il 29.01), seguito però da una veloce ridiscesa verso 116,00, la cui rottura ha provocato un'accelerazione fino ad un minimo a ridosso di 111 l'11 febbraio, con un consolidamento al di sotto di 115 ed un nuovo test di 111 il 24 febbraio. L'annuncio della BoJ quattro settimane orsono di portare da +0,10% a -0,10% i tassi sui depositi aveva dato un pò di slancio al dollaro, subito perduto in seguito alle dichiarazioni "dovish" della Fed sui prossimi rialzi tassi negli Usa, rilasciate per evitare un avvitamento al ribasso dei mercati azionari. Anche nel cambio dollaro/yen sono le politiche monetarie più o meno espansive delle rispettive Banche Centrali a fare la differenza, col rischio di tensioni e di gare a chi fa di più per deprezzare la propria divisa. L'apprezzamento dello yen riflette poi una situazione di risk-off sui mercati azionari, e solo un miglioramento strutturale in tale asset class porterebbe a prese di beneficio significative sullo yen. Graficamente si ripropone un movimento laterale nell'intervallo tra 110 e 120-122, con spartiacque in area 115-116. Il superamento di 116 (prematuro) fornirebbe un primo segnale di stabilizzazione, ma un input rialzista si avrebbe solo al superamento di 122 (al momento improbabile). Al di sotto di 110 (prematuro) si avrebbe un nuovo segnale di deterioramento del quadro tecnico in ottica plurimensile .

Minor Trend: nelle ultime settimane il tono è stato decisamente ribassista, col cambio in caduta libera da quota 124 al test puntuale dei minimi di fine agosto a 116, avvenuto il 20 gennaio e poi, dopo un rimbalzo effimero verso 122, con un'accelerazione verso 111 l'11 febbraio, seguita da un rimbalzo verso 115 e da un nuovo ripiegamento verso 111 il 24 febbraio. Le forti prese di beneficio sulle posizioni corte in yen si sono accompagnate, come divenuto oramai consueto negli ultimi anni, alle pesanti vendite sui mercati azionari: in una situazione di risk-off, ovvero di avversione al rischio con conseguenti liquidazioni di posizioni lunghe sull'azionario, è infatti normale assistere a contestuali ricoperture sulle posizioni corte detenute in yen in ottica di "carry-trading". Dal supporto a 111 si sta sviluppando un movimento di rimbalzo - contestualmente ad una risalita dei mercati azionari - che dovrebbe essere indirizzato al test di area 115-116: finché il cambio rimane al di sotto di tale resistenza, tuttavia, il tono resta molto debole. La violazione del valido supporto a 111 (poco probabile) provocherebbe un nuovo scivolone verso 110. 

EURGBP (PC: 0,7877)

Major Trend: dal gennaio 2009 l'impostazione è stata stabilmente al ribasso, con la sterlina inglese favorita da un differenziale di rendimento – ancorché modesto –  a proprio favore. Rispetto ai livelli di fine 2008 la sterlina si è apprezzata di un 40% circa contro euro, col cambio passato da 0,9800 ad un minimo a 0,6935 a luglio 2015. Negli ultimi mesi si è assistito ad una fase di lateralizzazione al di sopra dei minimi di luglio ed al di sotto dei picchi di metà ottobre a ridosso di 0,7500, recentemente superati (max 0,7757 il 20 gennaio e quindi 0,7930 il 25.02). Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa delle vendite, ma non si possono escludere movimenti erratici per diversi mesi a venire, e possibili ulteriori risalite verso 0,8000-0,8100. Perdita di spinta sotto 0,7525 e ripresa delle vendite sotto 0,7200-0,7400 (al momento poco probabile), con obiettivo i minimi 2015 in area 0,6935-0,7000. Il major down-trend verrebbe messo in discussione da risalite del cambio al di sopra della resistenza critica in area 0,8000-0,8100 (prematuro).

Medium Trend: da inizio marzo 2015 si assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo a 0,6935 ed al di sotto di 0,7500, recentemente superato al rialzo, con strappi verso 0,7900, seguiti da un consolidamento al di sopra di 0,7695 e da una nuova risalita verso 0,7930. Per conservare un'impostazione tonica il cross deve restare al di sopra di 0,7700; la prossima resistenza è individuabile  in area  0,8000-0,8100, dove dovrebbe comunque esaurirsi il mini-rally dell'euro degli ultimi 3 mesi. Il tono peggiorerebbe sotto 0,7300-0,7400 (al momento poco probabile), ma il quadro tornerebbe ribassista solo al di sotto del supporto critico a 0,6935, improbabile.

Minor Trend: da metà novembre il cross è in fase di risalita, dai minimi a ridosso di 0,7000 ad un massimo a 0,7930 il 25 febbraio, con base al di sopra di 0,7595. Sui livelli correnti sono possibili storni verso 0,7700 ma un segnale di maggiore debolezza si avrebbe solo alla violazione del supporto a 0,7595 (poco probabile), con estensioni a testare 0,7525, la cui tenuta è necessaria per conservare un'impostazione tonica. Nuovi acquisti sopra 0,7930, con obiettivo 0,8000-0,8100, dove dovrebbero comunque prevalere le vendite. 


EURCHF (PC 1,0901)

Major trend: negli ultimi mesi il cross si è mosso lateralmente tra 1,0150 e 1,1050, con volatilità in progressiva diminuzione dopo il collasso del cambio avvenuto nella mattinata del 15 gennaio 2015 a seguito della rimozione del cap ad 1,2000 e conseguente caduta libera fino a toccare un minimo a ridosso di 0,8500. La Banca Nazionale Svizzera ha portato in negativo i rendimenti (per avere un tasso positivo sui governativi occorre acquistare scadenze superiori ai 22 anni!), in modo da scoraggiare acquisti di franchi svizzeri e conseguenti apprezzamenti del cambio, considerati negativamente per l'economia del Paese. Nelle ultime settimane si è assistito alla fuoriuscita del cambio dalle parte alta del suddetto trading-range, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, seguito da una veloce ridiscesa verso 1,0865 il 24 febbraio. Anche se è prematuro ipotizzare rialzi consistenti dell'euro in ottica plurimensile, investimenti in franchi svizzeri rimangono poco interessanti stante la remunerazione decisamente negativa dei titoli espressi in CHF e la bassa probabilità di sostanziali apprezzamenti della divisa elvetica nei mesi a venire.

Medium trend: dopo una lunga fase laterale, con volatilità in consolidamento all'interno del range tra 1,0750 e 1,0945, il cross ha messo a segno una veloce risalita verso 1,1200 il 4 febbraio, seguita da uno storno verso 1,0865 il 24 febbraio. La tenuta di 1,0800 è necessaria per conservare un'impostazione laterale/moderatamente rialzista, ma un nuovo impulso positivo si avrebbe solo al superamento di area 1,1000/60, per un ritest di 1,1200.  Un segnale di debolezza per l'euro in ottica plurisettimanale si avrebbe solo sotto 1,0800 (prematuro). 

Minor Trend: il movimento di risalita dai minimi del 18 dicembre a 1,0756 ha portato il cross a fuoriuscire dalla parte alta del trading-range dominante nei mesi passati, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, per poi ripiegare velocemente verso 1,0865 il 24 febbraio. Lo storno in atto potrebbe proseguire verso 1,0800, dove dovrebbero tornare ordini in acquisto. Nuovi spunti rialzisti al di sopra di 1,1010, con obiettivo la resistenza a 1,1200, il cui superamento (al momento poco probabile) fornirebbe un nuovo segnale rialzista. L'incremento di volatilità delle ultime settimane rende nuovamente interessante il cross in ottica trading (possibili acquisti di euro sulla debolezza, con prese di beneficio verso 1,1400), anche se al momento movimenti consistenti appaiono ancora poco probabili.

DOLLAR INDEX (PC: 98,15): il "Dollar Index" esprime la dinamica del dollaro USA nei confronti di un paniere costituito dalle maggiori divise mondiali, rappresentative dei maggiori partner commerciali dagli Usa. In termini di pesi la parte del leone la fa l'euro (circa il 57%), seguito dallo yen (circa il 14%), la sterlina inglese (circa il 12%), il dollaro canadese (circa il 9%), la corona svedese ed il franco svizzero (circa il 4% ciascuno).

Major Trend: dopo una lunga fase laterale, di riaccumulazione, da metà 2008 a metà 2014, con volatilità in contrazione, si sviluppa un forte movimento rialzista che porta il Dollar Index a registrare un massimo poco sopra quota 100 nel marzo 2015, livello ritestato nel mese di dicembre, con una base al di sopra di area 92,60-94. La lateralizzazione in essere negli ultimi mesi sembra una pausa di riaccumulazione, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa del major up-trend, ma un segnale si avrebbe solo al superamento della forte resistenza in area 100,00/50 (prematuro), con primo obiettivo 104 ed a tendere (assai prematuro) la resistenza a 110. Il quadro tecnico si deteriorerebbe solo in caso di ridiscese al di sotto di 92,60-94 (al momento poco probabile).

Medium Trend: la tendenza negli ultimi mesi appare laterale/moderatamente positiva, ancorché indebolita dallo scivolone esauritosi nel minimo a 95,25 dell'11.02. Possibili risalite verso 99-100, ma un segnale direzionale rialzista convincente si avrebbe solo al superamento di 100,50 (prematuro). Perdita di spinta su ridiscese sotto 96,50, con obiettivo 95,25 e quindi (prematuro) il valido supporto in area 92,60-94.

Minor Trend: nelle ultime sedute la tendenza rimane positiva, con un primo supporto posizionato a 97,00 (quindi, forte, 96,50) e prima resistenza a 99 e quindi a quota 100 (ext 100,50, molto forte).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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