Report Valutario


EURUSD (PC: 1,1226)

Major Trend: l’impostazione dominante rimane al ribasso, con tendenza alla lateralizzazione a partire dal marzo 2015. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Bce – in ulteriore espansione fino al marzo 2017 (ed in accelerazione da aprile 2016), con tassi di interesse schiacciati sullo zero quando non in territorio negativo – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa, a maggior ragione contro l’euro che rimane tra le divise più deboli del sistema. Su orizzonti strategici, esaurita la fase laterale in essere alla violazione di 1,0700-1,0800 (prematuro), riprenderebbe il trend ribassista dominante, con primo obiettivo i minimi del marzo-dicembre 2015 in area 1,0455-1,0540 e quindi (al momento improbabile) il test del supporto psicologico rappresentato dalla parità (senza escludere future discese anche verso area 0,9500-0,9600). L'ipotesi ribassista dovrebbe essere accantonata in caso di risalite del cambio al di sopra dei picchi di fine agosto 2015 a 1,1715, eventualità che al momento pare ipotizzabile soltanto qualora la Fed dovesse decidere di soprassedere rispetto al programma annunciato di graduale rialzo dei tassi o, in caso di forti tensioni sul sistema finanziario (al momento improbabili), ipotizzare addirittura un nuovo round di easing quantitativo, riprendendo il programma interrotto nell'ottobre 2014 con ulteriori espansioni del proprio Bilancio (stabile da ottobre 2014 a ridosso di 4,5 trilioni di dollari).
Le preoccupazioni della Fed sulla tenuta dei mercati finanziari sono emerse nella riunione del 16 marzo 2016 quando il Fomc ha deciso di proseguire nel graduale rialzo dei tassi portando però a soli due i possibili rialzi nel corso del 2016 rispetto ai quattro inizialmente ipotizzati: ciò conferma che la "normalizzazione" della politica monetaria ultra-espansiva degli Usa sarà decisamente lenta, e ciò potrebbe portare ad un lungo stallo nel cambio EurUsd, all'interno dell'intervallo con estremi 1,0700-1,0800 (ext 1,0455-1,0540) e 1,1500-1,1715.

Medium Trend: da metà marzo 2015 si è assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo in area 1,0455/0540 ed al di sotto di area 1,1500/1715. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, dopo il tracollo dai picchi del maggio 2014 a ridosso di 1,4000. All’interno di tale trading-range, l'atteggiamento 'dovish' della Fed delle ultime settimane ha favorito un indebolimento del dollaro: dal valido supporto a ridosso di 1,0800, testato il 2 marzo e ritestato durante la conferenza stampa di Draghi del 10.03, si è sviluppata una risalita dell'euro con un picco a 1,1465 il 12 aprile, dove sono prevalsi i realizzi. Un nuovo impulso rialzista per l'euro si avrebbe solo al superamento di 1,1500 (al momento poco probabile), con obiettivo la resistenza critica a 1,1715, dove dovrebbero comunque prevalere le vendite. È probabile che un eccessivo apprezzamento dell'euro verrebbe prontamente contrastato dalla Bce, la cui preoccupazione maggiore è arginare le spinte deflazionistiche nell'area, che sarebbero ovviamente aggravate da un euro in risalita. Un segnale distensivo si avrebbe su ridiscese al di sotto di 1,1050 (prematuro), che riproporrebbe la parte bassa del trading-range, il valido supporto in area 1,0700-1,0800. Solo alla violazione di tale supporto (al momento poco probabile) si avrebbe un segnale di ripresa delle vendite sull'euro, ma ciò appare prematuro visto che anche la Fed difficilmente accetterebbe apprezzamenti marcati del dollaro Usa in questo frangente. Gli interessi contrastanti delle due Banche Centrali potrebbero quindi risolversi nel prolungamento della fase di stallo dell'ultimo anno ancora per molti mesi a venire, all'interno di un trading-range dove il cambio potrebbe continuare a muoversi liberamente per mutuo, tacito consenso delle parti. In tale prospettiva si rischia di correre dietro a molti falsi segnali, alla ricerca di una direzionalità di più ampio respiro che invece manca.

Minor Trend: dal minimo a 1,0825 del 2 marzo - livello ritestato durante la conferenza stampa di Mario Draghi di giovedì 10.03 quando il Presidente della Bce ha cercato di stemperare le dichiarazioni di allargamento quali-quantitativo del QE e del ribasso tassi con note che volevano evitare eccessive attese di ulteriori tagli dei tassi nel prossimo futuro (probabilmente per scongiurare una caduta repentina dell'euro, che avrebbe fatto salire la tensione con la Fed) - si è sviluppata una risalita del cambio esauritasi nel picco del 12 aprile a 1,1465, dove sono prevalsi i realizzi con una ridiscesa verso 1,1235, una nuova risalita verso 1,1400 ed una ridiscesa verso 1,1225 nella seduta corrente. La violazione di 1,1150 confermerebbe il segnale di perdita di spinta, ma il tono tornerebbe debole solo alla violazione di 1,1050 (prematuro), che riproporrebbe il test del valido supporto a 1,0800, dove sono attesi ordini in acquisto. Eventuali posizioni corte aperte in area 1,1350-1,1400 hanno come obiettivo area 1,1050-1,1150. Il tono per l'euro tornerebbe positivo solo al superamento di 1,1425 (prematuro). 
 

USDJPY (PC: 111,67)

Major Trend: l’impostazione dominante al rialzo degli anni passati denota una tendenza alla lateralizzazione nell'ultimo semestre 2015, al di sotto del picco a ridosso di 126 toccato ad inizio giugno, con un peggioramento da inizio febbraio 2016 ed un veloce sell-off che respinge il cambio al di sotto del supporto in area 110-111 (minimo 107,63 l'11.04). Le forti prese di beneficio sulle posizioni corte in yen nei mesi passati si sono accompagnate, come divenuto oramai consueto negli ultimi anni, alle pesanti vendite sui mercati azionari, in specie in Giappone e nell'area euro: in una situazione di risk-off, ovvero di avversione al rischio con conseguenti liquidazioni di posizioni lunghe sull'azionario, è infatti normale assistere a contestuali ricoperture sulle posizioni corte detenute in yen in ottica di "carry-trading". Il rimbalzo sui mercati azionari delle ultime settimane si sta allargando all'Europa ed ultimamente anche al Giappone, e ciò dovrebbe accompagnarsi ad ulteriori prese di beneficio sullo yen. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di graduale, molto graduale normalizzazione, anche se comunque molto espansiva – e quella portata avanti dalla Banca del Giappone – in continua espansione da fine 2012 per volontà del Governo Abe, con tassi di interesse schiacciati sullo zero – mantiene ancora, nonostante il forte indebolimento degli ultimi mesi, un quadro strategico a favore del dollaro Usa. Il quadro tecnico per i mesi a venire, tuttavia, tornerebbe rialzista solo al superamento di 118 (prematuro), con conferma sopra 122 (al momento poco probabile). Prossimo supporto importante, alla violazione dei minimi a 107,65 (poco probabile) a ridosso di 105, dove dovrebbero comunque tornare gli acquisti di dollari in ottica strategica.

Medium Trend: dal picco a ridosso di 122 (max 121,87 il 29.01) il cambio è sceso in accelerazione fino a toccare un minimo a ridosso di 111 l'11 febbraio, con un consolidamento al di sotto di 115 ed un nuovo test di 111 il 24 febbraio, e poi ancora il 17 marzo (min 110,66). Ad inizio aprile si è assistito ad un'accelerazione al ribasso, culminata nel minimo dell'11 aprile a 107,63. Nonostante le aperture del governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, in merito a possibili ulteriori  tagli dei tassi in Giappone fino al -0,50%, le dichiarazioni "dovish" della Fed sui prossimi rialzi tassi negli Usa rilasciate a partire  dal Fomc del 16 marzo hanno sinora tenuto sotto pressione il dollaro, anche se nell'ultima settimana si intravvedono i primi segnali concreti di possibile risalita (cambio in forte risalita verso 111,75 nella seduta corrente). Anche nel cambio dollaro/yen sono infatti le politiche monetarie più o meno espansive delle rispettive Banche Centrali a fare la differenza, col rischio di tensioni e di gare a chi fa di più per deprezzare la propria divisa, senza innervosire troppo le controparti. Graficamente si propone per le prossime settimane un movimento laterale nell'intervallo tra 108 e 116, con spartiacque a ridosso di 112. Il superamento di 112, con conferma sopra 114,50-115,00 (prematuro) fornirebbe un primo segnale di stabilizzazione, ma un input rialzista affidabile si avrebbe solo al superamento di 116 (poco probabile), con primo obiettivo 118.

Minor Trend: nelle ultime settimane il cambio ha cercato di stabilizzarsi al di sopra dei minimi di periodo in area 110-111, rimanendo stabilmente al di sotto di area 114,00/60. La recente violazione della parte bassa del range provoca una discesa veloce con un minimo a 107,63 l'11.04. Il seguente rimbalzo sta acquisendo vigore, col superamento di 111 nella seduta corrente (max 111,76 seduta corrente). È possibile una prosecuzione del rimbalzo in atto verso 112 e quindi a testare area 114,00/60, ma finché il cambio resta al di sotto di tale resistenza il tono rimane ancora fragile. Le pressioni ribassiste riprenderebbero  comunque solo al di sotto di 108-107,65 (poco probabile), con obiettivo il supporto critico a 105, dove dovrebbe comunque esaurirsi il sell-off degli ultimi mesi. L'apertura di posizioni corte, seppur in linea col trend dominante ribassista, appare poco opportuna in ottica di risk-reward (valutabile su salite in area 115,75-116,25).


 

EURGBP (PC: 0,7792)

Major Trend: dal gennaio 2009 l'impostazione è stata stabilmente al ribasso, con la sterlina inglese favorita da un differenziale di rendimento – ancorché modesto –  a proprio favore. Rispetto ai livelli di fine 2008 la sterlina è arrivata ad apprezzarsi di un 40% circa contro euro, col cambio passato da 0,9800 ad un minimo a 0,6935 a luglio 2015. Nei mesi passati si è assistito ad una fase di lateralizzazione al di sopra dei minimi di luglio ed al di sotto dei picchi di metà ottobre a ridosso di 0,7500, superati al rialzo a partire dal 20 gennaio, con un'accelerazione verso 0,8000-0,8100 nelle ultime settimane (max 0,8117 il 07.04). Le quotazioni sono poi ripiegate verso 0,7790 nella seduta odierna. Nonostante il buon rialzo degli ultimi mesi - legato al rischio di un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea - il quadro tecnico più ampio rimane ancora a favore della sterlina. Non si possono comunque escludere movimenti erratici per diversi mesi a venire e possibili ulteriori risalite nelle settimane a venire verso 0,8250, anche se un segnale in tal senso si avrebbe solo al superamento di 0,8000 (prematuro). Ulteriore perdita di spinta sotto 0,7625-0,7800 e ripresa delle vendite sotto 0,7200-0,7400 (prematuro), con obiettivo i minimi 2015 in area 0,6935-0,7000. Il major down-trend verrebbe messo in discussione da consolidamenti del cambio al di sopra della resistenza critica in area 0,8000-0,8120 (ancora poco probabile).

Medium Trend: da inizio marzo 2015 si assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo a 0,6935 ed al di sotto di 0,7500, superato al rialzo a metà gennaio, con strappi verso 0,7900, seguiti da un consolidamento al di sopra di 0,7695 e quindi da una nuova risalita verso 0,7930 il 25.02, livello superato nelle ultime settimane (max 0,8117 il 07.04). Dal picco del 7 aprile le quotazioni sono poi ripiegare verso 0,7790 nella seduta odierna. La tenuta della forte resistenza in area 0,8000-0,8100 dovrebbe consentire un'ulteriore discesa del cambio, con primo obiettivo importante il valido supporto a 0,7650: la violazione di tale livello (prematuro) darebbe un segnale ribassista in ottica plurisettimanale.

Minor Trend: da metà novembre il cross è in fase di risalita, dai minimi a ridosso di 0,7000 ad un massimo a 0,8117 il 7 aprile, con base al di sopra di 0,7650, supporto testato il 10 marzo. Nelle ultime settimane il cambio è ripiegato verso 0,7790 e potrebbe scendere ulteriormente al test del valido supporto a 0,7650. Il tono migliorerebbe su pronte risalite al di sopra di 0,8000 (prematuro), per un nuovo test di 0,8115 (ext, poco probabili, non oltre 0,8250). Eventuali posizioni lunghe in sterline aperte nelle sedute passate sono mantenibili con prese di beneficio a ridosso di 0,7750 e quindi verso 0,7650.

EURCHF (PC 1,0988)

Major trend: negli ultimi mesi il cross si è mosso lateralmente tra 1,0150 e 1,1050, con volatilità in progressiva diminuzione dopo il collasso del cambio avvenuto nella mattinata del 15 gennaio 2015 a seguito della rimozione del cap sul franco svizzero ad 1,2000 e conseguente caduta libera dell'euro fino a toccare un minimo infraday a ridosso di 0,8500. La Banca Nazionale Svizzera ha portato in negativo i rendimenti (il decennale "rende" il -0,28% e per avere un tasso positivo sui governativi occorre acquistare scadenze superiori ai 17 anni!), in modo da scoraggiare acquisti di franchi svizzeri e conseguenti apprezzamenti del cambio, considerati come una minaccia per l'economia del Paese. A fine gennaio 2016 si è assistito alla fuoriuscita del cambio dalla parte alta del suddetto trading-range, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, seguito però da una veloce ridiscesa verso 1,0800 a fine febbraio e quindi da una risalita che è però rimasta stabilmente al di sotto di 1,1025 (testato il 10 marzo e nella seduta odierna). Anche se è prematuro ipotizzare rialzi consistenti dell'euro in ottica plurimensile, investimenti in franchi svizzeri rimangono poco interessanti stante la remunerazione decisamente negativa dei titoli espressi in CHF e la bassa probabilità di sostanziali apprezzamenti della divisa elvetica nei mesi a venire.

Medium trend: dopo una lunga fase laterale, con volatilità in consolidamento all'interno del range tra 1,0750 e 1,0945, il cross ha messo a segno una veloce risalita verso 1,1200 il 4 febbraio, seguita da uno storno verso 1,0800 a fine febbraio e quindi da un consolidamento al di sotto di 1,1025. Nelle ultime settimane il cambio è scivolato verso 1,0835 (l'11.04), per poi risalire nuovamente verso 1,1025: la tenuta di 1,0800-1,0750 (ext 1,0700) è necessaria pena un deterioramento del quadro tecnico in ottica plurisettimanale. Un nuovo impulso positivo si avrebbe solo al di sopra di area 1,1025/1060 (prematuro) per un ritest di 1,1200, il cui superamento (poco probabile) è necessario per avere un nuovo segnale rialzista per le settimane a venire.

Minor Trend: il movimento di risalita dai minimi del 18 dicembre a 1,0756 ha portato il cross a fuoriuscire dalla parte alta del trading-range dominante nei mesi passati, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, per poi ripiegare velocemente verso 1,0800 a fine febbraio e quindi risalire verso 1,1025 il 10 marzo. Nelle ultime settimane il cross è poi ridisceso verso 1,0835 (l'11.04), per poi risalire verso 1,1025 (max 1,1017 il 22.04). Finché le quotazioni stazionano al di sotto di tale resistenza il tono di fondo rimane laterale, al di sopra del supporto in area 1,0800/0835. Perdita di spinta sotto 1,0900 ma le vendite riprenderebbero solo alla violazione di 1,0800 (poco probabile), con obiettivo 1,0750 e quindi il valido supporto a 1,0700, dove dovrebbero esserci ordini in acquisto. Nuovi spunti rialzisti al di sopra di 1,1025 (prematuro), con obiettivo 1,1060 e quindi (poco probabile) la resistenza a 1,1200. L'incremento di volatilità delle ultime settimane rende nuovamente interessante il cross in ottica swing trading (possibili vendite di euro su risalite del cross in area 1,1100-1,1200, con prese di beneficio su ridiscese in area 1,0700/0750). Al momento movimenti consistenti appaiono ancora poco probabili.

EURAUD (PC: 1,4557)

Major Trend: dai minimi dell'agosto 2012 a ridosso di 1,1570, in linea col rasserenamento sui debiti sovrani periferici dell'area euro grazie all'interventismo della BCE di Mario Draghi, il cross ha messo a segno un rialzo sostenuto, esauritosi nel picco dell'agosto 2015 a 1,6615. Si è quindi sviluppato un movimento correttivo, fino ad un minimo a ridosso di 1,4350 ad inizio dicembre 2015; il cambio è poi rimbalzato fino a toccare un picco a 1,6254 l'11 febbraio, per poi riprendere la discesa spingendosi al test di 1,4465 il 10 marzo, livello ritestato e marginalmente perforato il 21 aprile (min 1,4435). Il trend dominante rialzista dell'euro appare in fase di esaurimento, come confermato dal netto miglioramento dell' "aussie" - dopo un lungo trend ribassista - anche contro una divisa forte come il dollaro Usa. Ciò sembra confermare il rasserenamento dopo le forti tensioni estive legate al crash della Borsa cinese ed alla forte discesa del prezzo di petrolio. I segnali di stabilizzazione su entrambi i fronti - unitamente alla progressiva implementazione del programma di easing quantitativo della Bce con i conseguenti rendimenti nulli o addirittura negativi nell'area euro - dovrebbero favorire ancora il dollaro australiano. Nei prossimi mesi sono possibili ulteriori discese del cross verso i minimi di inizio dicembre a 1,4350 e quindi a testare il minimo 2015, toccato a fine aprile, a ridosso di 1,3675. Un segnale di rinnovata debolezza per l'australiano in ottica plurimensile si avrebbe solo al superamento di 1,6075 (al momento poco probabile; resistenza intermedia a 1,5500).

Medium Trend: il trend degli ultimi mesi appare erratico, con una netta tendenza all'indebolimento a partire da metà febbraio. Rinnovata debolezza su discese sotto i minimi di inizio dicembre a ridosso di 1,4350, con obiettivo i minimi di fine aprile 2015 a ridosso di 1,3675, dove dovrebbero prevalere nuovamente gli acquisti. Stabilizzazione solo su risalite del cross al di sopra di area 1,5000-1,5200 (prematuro).

Minor Trend: la discesa dai picchi di metà gennaio a 1,6075 ha ricondotto il cross verso 1,4435 e potrebbe proseguire per un test del supporto a 1,4350. Eventuali rimbalzi tecnici incontrano una resistenza in area 1,5000-1,5200. Il tono migliorerebbe sensibilmente solo sopra 1,5700 (al momento poco probabile).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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