Azioni sotto la lente – Ferrari, sui 150 euro scatterebbe un bel “buy”. Ecco perché


Diversificazione dei business e aumento della profittabilità sono due obiettivi principali per il Cavallino Rampante. Che punta a trasformarsi in un brand del lusso.

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Il Cavallino Rampante vuole diventare un “lifestyle brand”, in cui le auto svolgono un ruolo sempre importante ma vengono affiancate da nuovi business: innanzi tutto la moda e poi la ristorazione ma non da meno le tante licenze in diversi settori concesse per riprodurre i suoi prodotti (per esempio nel modellismo) o il famosissimo marchio di Maranello. È una vera rivoluzione quella che si annuncia, soprattutto dopo le indiscrezioni di un interesse addirittura per Armani o almeno per una sua quota. Che in realtà vedrebbe coinvolta soprattutto la capogruppo Exor. L’esordio di una collezione di moda Ferrari, avvenuto nei giorni scorsi proprio in fabbrica, alla presenza dei pilori di formula 1 Leclerc e Sainz, è certamente il primo passo di un processo di diversificazione nell’ambito del lusso.

Molti analisti hanno visto con forte interesse questa svolta. Alcuni sostengono che si giustificherebbe in tal modo la capitalizzazione di Borsa sui 50 miliardi di $, considerata rilevante per una società che alla fin fine produce solo 10.000 auto l’anno, pur con una redditività molto elevata.

Eppure c’è un problema: si chiama elettrificazione dei bolidi marchiati Cavallino. L’operazione rischia di costare ma soprattutto potrebbe ridurre la domanda dei modelli tradizionali davanti ai timori di una progressiva perdita di valore nel tempo. Si prevede quindi una fase intermedia – da oggi al 2025, data di esordio dei primi modelli a motorizzazione alternativa – in cui il mercato penalizzerebbe il titolo Ferrari, più di quanto non si pensi. È inesorabile che ciò avvenga considerando che tutto il settore delle supercar subirà una trasformazione inevitabile per sostenere una domanda di mercato sempre più esigente in tema di riduzione degli impatti ambientali?

I target degli analisti sono talmente distanti fra loro da annullare qualsiasi risposta da questa fonte di informazioni. Si va dai 165 ai 208 euro. La forchetta è troppo ampia per servire da riferimento. Vediamo allora i numeri della gestione societaria.

L’utile per azione dovrebbe crescere a 4,20 euro nel 2021 e poi a 4,59 euro nel 2022. Il cash flow per azione potrebbe salire vertiginosamente nel biennio e il rendimento da dividendi pure, sebbene non tale da assumere un fattore premiante per l’investitore. Entro il 2022 lo si può dare sullo 0,80%, quando Porsche per esempio è attualmente al 2,3% ma viene vista forse al 4% per l’esercizio 2022. Indubbiamente il fattore formula 1 incide su Ferrari, rappresentando uno dei motivi di maggiore preoccupazione per gli analisti meno bendisposti nei confronti del Cavallino.

I due elementi favorevoli sono così rappresentati dalla diversificazione del brand (l’ipotesi Ferrari – Armani sarebbe eccellente se si realizzasse), e da un trend dei profitti in crescita, obiettivo d’altra parte importante per l’azionista di riferimento Exor (23,5% del capitale). Proprio una diluizione in presenza di una fusione con Armani – inevitabilmente smentita da entrambe le parti – è il vero problema che rende difficile l’operazione, seppur possibile in maniera indiretta attraverso il canale della holding degli Agnelli.

Il quadro in piena evoluzione porta a valutare con interesse possibili correzioni dell’azione, che sta attraversando una fase di ampia lateralità da mesi, fra massimi a circa 182-183 euro e minimi a 154,8 euro, Negli ultimi giorni però si sono evidenziati due fattori di debolezza non trascurabili:

1°) la rottura al ribasso della media mobile a 200 sedute

2°) l’appoggio su una trendline che sostiene il titolo dallo scorso novembre. Un eventuale sfondamento, già tentato a marzo e a maggio, lo potrebbe riportare nell’area dei 150 euro, interessante per chi volesse iniziare un’operazione di accumulo sulla debolezza.

D’altra parte si scenderebbe così sotto i target più negativi, confermando come stia per iniziare una fase di attesa per il titolo di Maranello, dopo anni di un’euforia forse esagerata.