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Fed e azionario


Il futuro dell’azionario rimane legato alle politiche monetarie delle Banche Centrali. Nonostante le evidenti tensioni inflazionistiche, la Banca centrale europea continua a mantenere toni riassicuranti, mentre la Fed, alle prese con un tasso di inflazione annua al di sopra del 6%, sui massimi da trent’anni, ha dovuto giocoforza iniziare a cambiare i toni, lasciando intravedere rialzi dei tassi e anche riduzioni del proprio Bilancio, in continua espansione dalla Grande Crisi Finanziaria del 2008-2009, e in accelerazione ulteriore post-CoViD. La liquidità rimane la variabile chiave: una sua contrazione - e forse anche solo una sua crescita giudicata troppo scarsa dai mercati - potrebbe creare seri problemi sulla tenuta del debito e quindi anche alle dinamiche delle Borse, che rimangono poco sotto i massimi ma non trovano più motivi per salire ancora.

Dopo l’asset class inflation post-2009 un calo della liquidità globale innescherebbe così il processo inverso, una deflazione degli asset finanziari - azioni e bond pubblici e privati - che rischierebbe di fare deragliare la ripresa dell’economia, prospettando i tanto temuti rischi di stagflazione (stagnazione+inflazione), a cui non siamo più abituati dagli shock energetici degli anni ‘70. È quindi probabile che i rialzi dei tassi nominali di interesse - ancorché in rialzo - siano destinati a rimanere al di sotto dei tassi di inflazione, mantenendo cioè un contesto di rendimenti reali negativi. Le Banche Centrali, insomma, seguiranno un approccio beyond the curve, faranno la “faccia feroce” magari, ma rimanendo nei fatti accomodanti. Per un semplice motivo: si sono infilate in un cul de sac, da cui possono uscire solo grazie all’inflazione, che aiuterà a sgonfiare le gigantesche bolle di debito accumulato negli ultimi lustri.

L’indice S&P500 (PC 4.680; cfr. grafico) rimane a ridosso dei picchi di periodo a 4.800, con un supporto importante in area 4.500-4.540: un segnale convincente di debolezza si avrebbe solo al di sotto di tale soglia, con possibili movimenti correttivi anche sensibili, che potrebbero puntare al test del supporto chiave in area 4200/50. Sui livelli correnti sono possibili prese di beneficio anche sull’azionario europeo, dopo le risalite delle ultime settimane a ritestare i picchi di metà novembre.

Lato volatilità implicita, sul VIX (PC 20,60) si avrebbe un segnale di tensioni, ancora moderate, al superamento di quota 25, ma un’allerta si avrebbe solo al di sopra di quota 29, al momento improbabile.

Sui metalli preziosi prevale un andamento laterale su orizzonti tattici, all’interno di un quadro tecnico ancora positivo su orizzonti strategici (pluriennali). La maggior parte delle materie prime, in particolare i metalli industriali, continua a tenere bene e rimane positiva vista la presenza di uno scenario oramai conclamatamente inflazionistico, con rendimenti reali negativi, nonostante la risalita possibile dei rendimenti nominali.  

Operativamente, si conferma il mantenimento delle posizioni in portafoglio, sui seguenti Etc quotati su Borsa italiana”:

 Oro, ticker PHAU: PC 149,04; Argento, ticker PHAG: PC 17,008; Platino, ticker PHPT: PC 78,440; Palladio, ticker PHPD: 156,20); Frumento (ticker WEAT: PC 0,6943), Mais (ticker CORN: PC 1,0006), Caffè (ticker COFF: 1,2552), Cotone (ticker COTN: 2,9590), Rame (ticker COPA: 34,285), Nickel (ticker NICK: 17,008), Alluminio (ticker ALUM: 3,561); Zucchero (ticker SUGA: 7,751); Cacao (ticker COCO: 2,2600) Zinco (tickerZINC: 9,532).

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 6,663).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)