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Se non è recessione leggera arriva un altro -12% in Borsa


Un mercato cambia direzione quando i venditori hanno smesso di vendere. Non quando i compratori entrano in azione. E’ una definizione del grande analista tecnico Thomas Demark che mi ha sempre lasciato sconcertato. Eppure è così. I mercati ad un certo punto girano perché qualcuno si mette a comprare (poco). E siccome non ci sono più venditori i prezzi crescono. Se i prezzi crescono allora qualcosa è cambiato sul mercato e tutti gli altri che stanno alla finestra si mettono in coda a comprare (molto). Eccovi servito un bottom di borsa.

Venerdì scorso Wall Street si è rimangiato tutto quello che aveva preso in pochi giorni di rialzo e siamo tornati al punto di partenza, cioè sul minimo vicino a supporti molto importanti.

Come ho scritto fino alla sfinimento finora dobbiamo stare attenti a pensare ai mercati come qualcosa di continuo: i mercati si muovono per aree discrete, che siano più o meno il 10% dai punti critici non cambia la visione degli istituzionali.

Quindi dobbiamo continuare  a raccontare che siamo sul fondo. Lo stiamo raccontando da mesi e non dobbiamo cambiare opinione fino alla prova contraria. La prova contraria sarà data da indicatori macro che segnalano una recessione più profonda di quella che invece ora il mercato azionario sta scontando. Ho trovato un grafico di Goldman Sachs (che i lettori sanno io consideri affidabile non tanto per quello che scrive ma perché ha talmente tanti soldi che se anche sbaglia la previsione la raddrizza comprando e vendendo) che mostra come per il momento il mercato azionario stia scontando una recessione breve e mite (fondo dell’SP500 a 3600 e linea blu sul grafico) mentre se le cose buttano al peggio nel grafico che segue vedete come dalla linea blu si passa a quella grigia e finiamo a 3150 lasciando sul terreno un altro 12% circa.

Questa settimana è importante perché i mercati sono ossessionati dalla lotta delle banche centrali contro l’inflazione e finalmente potranno vedere nei prossimi giorni come il rialzo dei tassi ha influito sui profitti delle aziende. L’SP500 è caduto del 24% nel corso del 2022 mentre i tassi erano mandati da zero alle stelle e gli investitori ovviamente sono preoccupati di valutare attentamente le azioni e la “durability” dei profitti aziendali. La “durability” è concetto perverso che può essere tradotto come “fino a quando ci saranno gli stessi utili che vediamo ora”.

Venerdì il mercato del lavoro ha dimostrato di essere robusto nonostante le apparenze. E la linea blu qui sotto mostra come quest’anno i disoccupati continuino ad essere al minimo rispetto agli anni precedenti (notate la differenza con la linea rossa del 2020 che è fuori scala addirittura).

Gli analisti prevedono una crescita del 2.4% negli utili del terzo trimestre. Una piccola parte delle società dell’SP500 che hanno finora comunicato i loro risultati hanno segnalato nell’aggregato un rialzo di solo lo 0.4% rispetto ad un anno prima. Quindi in molti iniziano ad avere dei dubbi sul futuro dell’economia anche se nessun può dire finora che ci sia davvero recessione perché il mercato del lavoro è forte come un toro.

Le previsioni sugli operating earnings per share sono ormai tutte in calo e il grafico che segue lo dimostra:

Ci sono 4 indicatori che segnalano l’arrivo delle recessioni e di questi 4 il più famoso è la differenza tra la curva dei tassi a 10 anni e a 3 mesi. Quando i tassi a 3 mesi superano quelli a 10 come ora succede quello che l’immagine che segue mostra:

Questa settimana ci saranno i risultati di JPMorgan, Chase & Co, Citigroup, Wells Fargo e PepsiCo Inc oltre che Delta Air Lines e Walgreens Boots Alliance che serviranno per capire lo stato di salute dell’economia.

Che fare ?

Sicuramente mantenere fede alla view che siamo sul fondo perché quando cambierà e se cambierà dovremo rettificare l’obiettivo verso una ulteriore discesa del -15%.

Fino a quel momento conviene aspettare a prendere ogni decisione perché se qui si deve comprare lo si deve fare con la carriola.

Il piccolo cabotaggio non serve a niente.