Inizio di seduta all’insegna dell’estrema debolezza per i nostri titoli di Stato, poi ripresisi dalle 9,30 in poi. Quotazioni e rendimenti a confronto per valutare una svolta davvero violenta.
Cedole & dividendi
Accelerata mattutina nelle vendite dei titoli di Stato italiani, il cui decennale è salito in apertura al rendimento dell’1,7%, ben oltre le previsioni solo di fine 2021. Di fatto si annulla quasi completamente la fase Covid, con i conseguenti acquisti a raffica della Bce, e ci si riadegua a un livello rischio/rendimento più idoneo alla realtà. Non entriamo di certo nelle discussioni in merito (buona parte di quanto accade dipende comunque dalle dichiarazioni falco della Bce) e proponiamo solo numeri per aiutare a comprendere se ci sono occasioni da cogliere.
Cominciamo dai Btp€i, indicizzati all’inflazione europea. Hanno risentito fortemente dell’effetto timore rialzo tassi, sebbene i rendimenti restino molto elevati grazie alla correlazione con l’indice dei prezzi al consumo Eurostat, in fortissima crescita. Il “balance” è ancora favorevole ma si verificano forti differenze di yield fra i vari titoli:
Btp€i 3,1% 2026 |
Apertura oggi 120,07 € |
Yield 3,7% |
IT0004735152 |
Btp€i 1,3% 2028 |
Apertura oggi 111,7 € |
Yield 4,4% |
IT0005246134 |
Btp€i 1,25% 2032 |
Apertura oggi 112,8 € |
Yield 4,8% |
IT0005138828 |
Btp€i 2,55% 2041 |
Apertura oggi 145,1 € |
Yield 5,2% |
IT0004545890 |
Btp€i 0,15% 2051 |
Apertura oggi 90,4 € |
Yield 5,5% |
IT0005436701 |
È evidente come le scadenze più lunghe – penalizzate da maggiore “duration” della componente cedolare – siano più remunerative e giustifichino degli switch dalle scadenze più corte. Sempre che si sia consapevoli della superiore volatilità dei primi e del fatto che si aumenta così la componente di rischio riferita all’emittente.
Da segnalare intanto la notizia diffusa dal ministero dell’Economia in relazione ai risultati dell’emissione della prima tranche del nuovo Btp€i decennale (Isin IT0005482994) con scadenza 15 maggio 2033, godimento 15/11/2021 e tasso annuo 0,1%, pagato in due cedole semestrali. Il regolamento dell’operazione è fissato per il 9/2/2022. È stato collocato al prezzo di 102,703 corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del -0,138%. Risulta quindi nettamente sotto quello di un equivalente tasso fisso, il che comporterà estrema instabilità della quotazione nella fase iniziale di contrattazioni, tanto più nella situazione in corso.
Nell’ambito dei tassi fissi il confronto porta in evidenza il Btp 1,7% 2051 (Isin IT0005425233), che si mette in luce per due fattori: quota sotto 90 € e rende il 2,2% con una “duration” di 22,2. Il Btp più lungo in assoluto, il 2,15% 2072 (Isin IT0005441883) resta invece ancora sopra i 90, sebbene nei giorni scorsi sia sceso a minimi di 89,7 €, con un rendimento al 2,5% e “duration” di 28,8. In realtà i due titoli si alternano nel ruolo di capifila degli scambi e ora si adattano entrambi a una strategia che potrebbe essere vincente nei prossimi due-tre anni, ovvero quella di buy scaglionati su ulteriori progressive discese delle quotazioni. Un pacchetto di entrate su uno di questi titoli così come su un Btp€i si annuncia come la migliore strategia per i titoli di Stato italiani.
Attenzione infine alla curva dei rendimenti: segnala una piccola gobba sulle scadenze a 10 anni ma non tale da giustificare trasferimenti su durate più corte. È pur vero che un Btp a 4 anni rende ormai lo 0,65%, mentre a metà dicembre si allineava ancora alla linea dello 0%.