L'inflazione è transitoria ? Manco un poco !


A volte mi chiedo quando leggo le informazioni sui principali media e le previsioni dei più blasonati istituti internazionali se qualcuno abbia un po’ di sano sale in zucca oppure sia tutto controllato dalla propaganda. Non sono per definizione un dietrologo ma più invecchio più mi chiedo ogni volta che leggo qualcosa il famoso “chi, come e perché” un vecchio giornalista si dovrebbe sempre chiedere di fronte a un fatto di cronaca.

Per ormai un anno hanno suonato la tromba che l’inflazione fosse solo temporanea e ora ci vendono che l’inflazione (CPI) sia al 7% quando il PPI delle principali economie è al 30%. Ed è qui che voglio dire che io non ho mai creduto a che l’inflazione sia passeggera e non ci dobbiamo preoccupare. E ieri si parva licet comparare magnis la Yellen ha detto quello che pensava Tomasini e pubblico qui sotto l’articolo di testa del Wall Street Journal: l’inflazione è destinata a rimanere alta!

E per dimostrare come era sotto gli occhi di tutti che ne vedremo delle belle aggiungo anche che il PPI italiano ovvero il Producer Price Index cioè l’andamento dei prezzi che subiscono i produttori italiani che è arrivato a maggio al +35% su base tendenziale.

E secondo voi non cresce l’inflazione ?

Eppure le previsioni negli USA sono che l’inflazione si modererà pur rimanendo a livelli elevati e pubblico questa previsione sempre riguardante gli USA:

In realtà sono previsioni che non servono a niente perché 6 mesi fa gli istituti di previsione mostravano curve che a differenza di questa che sale ma rimane elevata beh quelle salivano e poi tornavano al punto di partenza.

Oggi ho pagato un cappuccino 1.6 euro e mi sono spaventato. Va bene che era un centro cittadino ma 1.6 euro è la follia.

Per un uomo normale come me se l’inflazione balza al 7% annuo si mette in moto un movimento in tutti gli operatori economici per cui “dacci su tu ai prezzi che ci do su anch’io”. E l’inflazione è come un incendio. Quando parte non si ferma più.

Quindi tenetevi stretti perché il processo è lungo e penoso.

Abbiamo visto la settimana scorsa secondo i recenti rapporti economici, i consumatori americani continuano a spendere a ritmo sostenuto e i posti di lavori aumentano, prolungando quella tendenza che aveva contribuito a risollevare la valuta statunitense nel corso dell’ultimo anno. Tuttavia, ci sono alcuni segnali di debolezza da riportare (che si sono visti anche altrove). La crescita degli stipendi si è moderata rispetto allo scorso anno e i cittadini americani sono riusciti a spendere in maniera cospicua soltanto perché hanno attinto ai propri risparmi. Anche il settore dei servizi, che comprende ristoranti e viaggi, ha visto girare meno denaro nel mese di maggio, mentre ad aprile sono state vendute meno case che negli ultimi nove anni. Le mosse della Fed e gli effetti sul mercato delle valute Lo scenario che abbiamo descritto potrebbe portare la Federal Reserve a rallentare il ritmo previsto dei rialzi dei tassi di interesse. Un’eventualità, quest’ultima, che verrebbe accolta sicuramente con favore da chi investe nel mercato azionario.

Il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che a maggio ci sono stati 390 mila posti di lavoro in più, superando la previsione degli economisti che si fermava a 328 mila. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione è rimasto al 3,6% invece che scendere dello 0,1% come era stato previsto. Anche l’aumento della retribuzione oraria media (+0,3%) è stato minore rispetto alle previsioni (+0,4%).

Uno dei fattori che gli investitori stanno osservando è il mercato immobiliare, cercando di valutare l'impatto di condizioni di prestito più rigide. Ci sono segnali che indicano che il mercato statunitense si stia raffreddando, poiché l'aumento dei tassi di interesse sui mutui rende più costosa la proprietà di una casa. Con le oscillazioni del mercato azionario e l’aumento dei costi energetici, sono stati intaccati i conti degli investimenti e la spesa dei consumatori (danneggiando dunque la crescita e la valuta nazionale).

Una nota personale per concludere: 20 anni fa il mantra era che finché i nuovi occupati erano 200.000 al mese tutto andava a gonfie vele. Oggi stiamo parlando di 390.000 posti di lavoro in più ogni mese e questo vi dà il polso di come stia girando il motore dell’economia USA.

A giudicare dai numeri finisci per dare ragione a quelli che considerano l’inflazione un toccasana per raffreddare la domanda.