Il tema del giorno – Se recessione Usa sarà cosa comprare e cosa vendere


Un’interessante ricerca evidenzia quali sono i rischi di una contrazione economica oltre Oceano, con gli effetti che ne deriveranno. Non trascurando tuttavia il peso ormai rilevante della Cina.

Buy or sell

Sentire le opinioni dei gestori su un tema così complesso quale quello dell’evoluzione dei mercati finanziari in un contesto economico in cambiamento non può che far bene a ciascun investitore. Oggi riportiamo allora le considerazioni di Tina Fong, strategist di Schroders. Inevitabili le precauzioni che non si tratta di sollecitazioni di alcun tipo: è evidente ma va sempre ribadito. Sentiamo allora cosa dice Tina Fong in un suo studio pubblicato sul sito della multinazionale inglese di gestione del risparmio.

Sebbene l'economia statunitense appaia più resiliente di quanto previsto, le recenti turbolenze nel settore bancario hanno alimentato il dibattito sull'eventualità di un atterraggio morbido o di una recessione. Noi propendiamo per quest'ultima ipotesi e continuiamo a ritenere che nel 2023 si verificherà una crisi, visto il ritmo sostenuto dell'inasprimento dei tassi della Federal Reserve.

Alla luce di ciò, in che modo gli investitori dovrebbero posizionare i loro portafogli per cercare riparo da un’eventuale imminente tempesta? Sebbene ogni recessione sia unica e non vi sia alcuna garanzia che la storia si ripeta, è utile capire come si sono comportate le diverse asset class durante le passate fasi recessive.

Esse si manifestano con due trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil reale o in termini di ciclo economico, ma qui ci limitiamo a considerare le recessioni statunitensi ufficialmente riconosciute dal National Bureau of Economic Research.

Le recessioni sono spesso caratterizzate da un crollo della crescita e da un calo dell'inflazione, che spingono i policymaker ad allentare la politica monetaria o fiscale oppure entrambe. Solitamente gli investitori cercano la sicurezza nei titoli di Stato e, in parte, nelle obbligazioni societarie. Anche il dollaro viene percepito come bene rifugio durante le recessioni, in particolare quando il resto del mondo è più debole dell'economia statunitense. In confronto, l'azionario e le materie prime sono colpite pesantemente dal crollo delle attività economiche.

Più in generale, negli ultimi 30 anni la performance degli asset di rischio è stata ancora peggiore nelle recessioni, a causa delle rilevanti perdite subite durante fasi di crisi finanziaria globale.

Sebbene l'azionario Usa abbia quasi sempre toccato il fondo durante le contrazioni dell’economia, ha tuttavia registrato un forte rimbalzo verso la fine del periodo. La ripresa dell'azionario è dovuta alla combinazione di valutazioni a buon mercato e di aspettative di un futuro miglioramento delle attività economiche e degli utili societari, grazie all'allentamento della politica della Fed. Se ci si limita a considerare gli scarsi rendimenti registrati durante le passate recessioni, gli investitori dovrebbero essere consapevoli di non poter perdere l'occasione di una rivalutazione del mercato.

Come si sono comportati i settori azionari durante le precedenti recessioni? Con Wall Street che va generalmente in rosso, i settori più difensivi negli Stati Uniti, come i beni di consumo e l'assistenza sanitaria, hanno registrato in media i rendimenti maggiori. Questo perché gli investitori cercano le società che offrono una redditività superiore e bilanci solidi in periodi di stress economico.

Al contrario, i settori più ciclici del mercato, come finanziari e industriali, hanno tendenzialmente registrato performance peggiori. Detto questo, alcuni dei settori che hanno sottoperformato maggiormente, come immobiliare e finanziario, hanno messo a segno una forte ripresa verso la fine della fase recessiva.

In confronto quelli difensivi come i servizi di pubblica utilità hanno tendenzialmente registrato forti guadagni all'inizio della recessione ma perdite verso la fine della stessa. Nonostante sia considerato un comparto ciclico, anche la performance dei servizi di comunicazione ha mostrato questo andamento. Prima del 2018, infatti, il settore era classificato come protettivo e denominato come 'telecomunicazioni'.

Durante le passate recessioni, le strategie più conservative hanno rappresentato l’area vincente. Si conferma infatti come gli investitori abbiano cercato riparo in titoli di qualità con bilanci solidi e flussi di cassa stabili. Nel frattempo, negli ultimi 30 anni, lo stile “growth” ha registrato guadagni più consistenti durante le recessioni, data la crescente predominanza dei titoli tecnologici negli indici.

I peggiori risultati sono stati invece quelli delle small cap e dei titoli “value”. Quest’ultimo stile viene colpito dal calo dei tassi d'interesse, in quanto è correlato positivamente con l'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato. Sebbene le small cap abbiano in genere rendimenti negativi durante le recessioni, si rivalutano fortemente alla fine delle stesse. Sembra che a quel momento gli investitori inizino a scontare la ripresa della redditività aziendale delle società più piccole, in quanto è probabile che beneficino di una politica monetaria accomodante rispetto alle controparti maggiori.

Le materie prime non brillano di solito nelle recessioni. Sono tipicamente penalizzate e i settori che registrano performance peggiori risultano energia e metalli industriali, in quanto sensibili alle variazioni della crescita economica.

Al contrario, l'oro ha avuto la tendenza a brillare durante le recessioni, visto che gli investitori si sono affidati al suo status di bene rifugio. Anche perché l'allentamento della politica monetaria e la riduzione dei tassi di interesse reali ne hanno tipicamente sostenuto i prezzi. Tuttavia, il rafforzamento del dollaro risulta un elemento di equilibrio.

Vale la pena sottolineare che questi risultati si basano sulle passate recessioni statunitensi e non tengono conto della presenza della Cina, che è ora il maggiore consumatore di materie prime al mondo. Ad esempio, rappresenta la metà dell’impiego mondiale di rame ed è il secondo consumatore di petrolio. Con gli Stati Uniti che dovrebbero entrare in recessione nel corso dell'anno, appare tuttavia probabile che la crescita in Cina registri una forte ripresa grazie all'abolizione delle restrizioni della politica dello zero-Covid. Si prevede che il rilancio a Pechino e dintorni sia orientato verso i servizi, che potrebbero sostenere maggiormente il settore energetico e compensare in parte il potenziale freno di una stagnazione statunitense.

In conclusione, sebbene non vi siano garanzie sulla tempistica della recessione, c’è da aspettarsi che questa si verificherà nella seconda metà del 2023, il che potrebbe portare gli investitori a puntare innanzitutto sugli asset difensivi nei primi mesi del suo manifestarsi. Ma non dovrebbero ignorare le opportunità che emergeranno quando il mercato si rivaluterà e si preparerà a passare alla fase successiva del ciclo.

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