FASE DI STASI SUGLI INDICI AZIONARI USA, PRESE DALLA MORSA DELL’ESCALATION DEL CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE E GLI OTTIMI DATI MACRO SUL MERCATO DEL LAVORO DI SETTEMBRE.
FORTE RECUPERO DEL DOLLARO E DEL PETROLIO, MENTRE RIMANGONO AL PALO LE COMMODITIES PREZIOSE ED INDUSTRIALI. IN FORTE DISCESA I BONDS.
Sorprendenti dati sul mercato del lavoro sono stati sufficienti ad annullare le perdite dei primi giorni della scorsa settimana, anche se i tre indici principali hanno registrato piccolissimi guadagni settimanali in chiusura di ottava. In ogni caso si tratta dei migliori primi 3 trimestri aggregati dal 1997, e i migliori 3 trimestri in un anno di elezioni presidenziali di sempre. Lo schema postato qui sotto, di Creative planning, mostra che l'anno si colloca al quattordicesimo posto tra i 20 migliori anni per performance dei primi 3 trimestri aggregati (o prime 188 sedute).
E' interessante notare che su 20 anni, solo 6 hanno visto una performance negativa nell'ultimo trimestre, e solo in uno, il 1929, è stata tanto negativa da far diventare negativo l'anno. Quindi una statistica supportiva per l'azionario USA per il quarto trimestre 2024.
Ancora appesantito il Russell 2.000 Small Caps in calo dello 0.68%.
BONDS in importante calo e, ovviamente, il Dollaro in forte rialzo (massimo delle ultime sette settimane) così come il Petrolio, ma quest’ultimo più per le tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Mentre in stand-by l’Oro che ha controbilanciato gli eventi positivi della guerra con quelle negative di un super Dollaro. In laterale anche le quotazioni delle commodities industriali.
Il rapporto sulle buste paga di venerdì scorso ha mostrato che gli Stati Uniti hanno aggiunto 254.000 posti di lavoro a settembre, superando le previsioni di oltre 100.000 posizioni. I guadagni dei mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo e anche il tasso di disoccupazione ha sfidato le aspettative, moderandosi al 4,1%.
In sintesi un report assai robusto che ricolloca la creazione di posti di lavoro su un percorso molto più confortevole di come sembrava appena 2 mesi fa: la media mobile a 3 mesi che 1 mese fa languiva a 118.000 occupati è balzata, grazie anche alle revisioni, a 186.000, e quella a 12 mesi si conferma sopra 200.000 occupati. Uno sguardo al grafico mostra bene l'impatto degli ultimi 2 dati sul trend.
Che fare di questo report? Prenderlo come oro colato è rischioso. Ex post, la debolezza dei report di giugno e luglio è risultata esagerata, così come potrebbe risultare la forza degli ultimi 2. E poi, apparentemente, il tasso di risposta a questa Establishment Survey è risultato assai inferiore alla media, come mostra questo grafico. Potremmo assistere a importanti revisioni nei prossimi 2 mesi.
Detto ciò, su queste basi è innegabile che il profilo occupazionale USA non sia così debole come appariva 3 mesi fa. Questi numeri rafforzano l'impressione che l'economia USA stia riprendendo momentum in autunno.
Mercoledì le azioni delle compagnie aeree e delle agenzie di viaggio europee sono crollate, poiché le compagnie aeree si sono affrettate a dirottare i voli dopo che l'Iran ha lanciato più di 180 missili balistici contro Israele.
Le aziende hanno annunciato freneticamente piani per riacquistare le proprie azioni quest'anno, nonostante l'aumento del 20% dell'indice S&P500 a massimi storici e l'imposta dell'1% in vigore sui riacquisti di azioni. I piani di riacquisto annunciati hanno già superato i 1.000 miliardi di $ da gennaio e potrebbero eclissare il precedente record annuale di 1.200 miliardi di $ stabilito nel 2022.
Winston Chua, analista delle offerte di liquidità dell'EPFR, ha affermato che prevede di vedere raggiunto un nuovo record nei piani di riacquisto a ottobre o entro la fine di novembre.
Di seguito sono riportati alcuni degli annunci di riacquisto più degni di nota finora nel 2024:
APPLE a maggio ha annunciato un programma di riacquisto di azioni da 110 miliardi di $.
MICROSOFT a settembre ha lanciato un piano di riacquisto di azioni proprie da 60 miliardi di $.
ALPHABET ad aprile ha dichiarato che avrebbe riacquistato 70 miliardi di $ delle sue azioni.
NVIDIA ad agosto e META PLATFORMS a febbraio entrambi hanno illustrato i piani di riacquisto da 50 miliardi $.
Passiamo ora ad analizzare il mercato circa le imminenti pubblicazioni delle trimestrali economiche societarie.
Un test chiave per il rally arriverà quando i risultati aziendali inizieranno ad arrivare la prossima settimana. Le aziende devono pubblicare una sana crescita degli utili e solide prospettive per il prossimo anno per sostenere le valutazioni che sono aumentate negli ultimi mesi: a 21,5 volte le stime future degli utili a 12 mesi, l'S&P500 sta quotando vicino al suo livello più alto in tre anni ed è ben al di sopra della sua media a lungo termine di 15,7, secondo LSEG Datastream.
Gli utili dell'S&P 500 dovrebbero essere saliti del 4,7% nel terzo trimestre rispetto all'anno precedente, hanno affermato gli strateghi azionari di UBS in un rapporto di mercoledì. Tuttavia, gli utili sono probabilmente cresciuti dell'8,5% se si considera il tasso storico di sorprese positive sugli utili, hanno affermato gli strateghi di UBS.
Considerate le preoccupazioni del mercato circa un possibile rallentamento economico, gli analisti hanno abbassato più del normale le stime degli utili per le società dell’S&P500 nel terzo trimestre. La stima bottom-up degli utili del terzo trimestre (che è un'aggregazione delle stime mediane degli utili del terzo trimestre per tutte le società nell'indice) è scesa del 3,9% (da 63,20 a 60,72 $). Negli ultimi cinque anni (20 trimestri), il calo medio della stima bottom-up degli utili durante un trimestre è stato del 3,3%.
A livello di settore, nove degli undici settori hanno assistito a un calo della loro stima bottom-up degli utili per il terzo trimestre del 2024, guidati dai settori Energia (-19,2%) e Materiali (-9,4%). D'altro canto, il settore Information Technology (+0,3%) è l'unico settore che ha registrato un (lieve) aumento della sua stima.
È interessante notare che, mentre gli analisti hanno ridotto le stime complessive degli utili per il terzo trimestre del 2024 di quasi il 4%, hanno abbassato le stime degli utili per tutto l'anno civile 2025 di meno dell'1% (da 278,79 a 276,65 $).
Infine ricordiamo che questa settimana inizia la stagione delle trimestrali economiche societarie con le principali società finanziarie evidenziano i propri report sugli utili. Si parte con JP MORGAN CHASE, WELLS FARGO e BLACKROCK in scadenza l’11 ottobre.
Dando uno sguardo ai fondi, la scorsa settimana i fondi speculativi globali si sono riversati sulle azioni cinesi in scia alle misure di stimolo di Pechino molto più consistenti del previsto, dando luogo al più forte acquisto settimanale mai registrato. L'afflusso è stato guidato da posizioni lunghe, in particolare su singoli titoli, con acquisti concentrati su beni di consumo, industriali, finanziari e tecnologie informatiche. Secondo i dati LSEG Lipper, i fondi negoziati in borsa (ETF) azionari esteri incentrati sulle azioni cinesi hanno ricevuto afflussi pari a 2,4 miliardi di $ nelle ultime tre sessioni di negoziazione di settembre, in netto contrasto con i 2,7 miliardi di $ di deflussi dall'inizio dell'anno al 25 settembre.
Per quanto riguarda le elezioni presidenziali a meno di un mese dall’evento, fino a giovedì 3 ottobre i sondaggi di 3 società diverse, danno i seguenti risultati:
1) Harris 50, Trump 49
2) Harris 50, Trump 48
3) Trump 49, Harris 47.
A livello di scommesse se si punta sulla Harris vincente ricevi 54 cent/$ contro 46 cent/$ per il NO.
Se si punta su Trump vincente si riceve 50 cent/$ contro i 51 cent/$ se si punta per il NO.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Alti e bassi a livello di rendimenti dei Bonds a seconda delle notizie pubblicate. Ad un inizio settimana in calo a causa delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente con attacco da parte dell’Iran sul territorio di Israele, si è contrapposta una seconda metà settimana con i rendimenti in forte rialzo dopo la pubblicazione dei buoni dati macro sulle PMI (manufacturing e service) a cura di ISM, ADP survey e nuove richieste di sussidi di disoccupazione, per terminare la settimana con i rendimenti che hanno fatto registrare un ulteriore rialzo grazie agli ottimi dati sul mercato del lavoro di settembre usciti venerdì scorso. La reazione dei mercati è stata coerente. Il mercato dei tassi è stato rapido a eliminare qualsiasi probabilità che il taglio dei tassi al FOMC del 7 novembre fosse di 50 bps e si è più o meno uniformato allo scenario illustrato da Powell di 2 tagli da 25 bps nei 2 FOMC finali del 2024. Ma ha levato anche un taglio da 25 bps nel 2025, come vedremo di seguito nello specifico.
Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds dopo l’uscita degli ottimi dati sul lavoro di venerdì scorso che potrebbero aiutare a capire le opinioni sulla prossima mossa della FED nella riunione del 6-7 novembre.
Lo strumento FedWatch del CME Group mostra quasi uguali probabilità del secondo taglio dei tassi riguardo alla prossima riunione di mercoledì 7 novembre. Al momento le probabilità per un taglio di 25 bps sono balzate all’88,0% rispetto al 12,0% di quelle per un taglio di 50 bps. Ricordiamo che due venerdì fa il taglio da 50 bps riportavano probabilità pari al 34,7% (v. grafico):
Per l’ultima riunione del 2024, balzano al comando le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che si alzano dal 28,8% di due venerdì fa, all’attuale 82,6%. Quasi tutto a scapito delle probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (giudicate da noi sempre come troppo ottimistiche) che dal 50,2% di due venerdì fa passano all’attuale 7,4%, mentre salgono le probabilità relative al taglio di soli 25 bps al 10,0% che prendono il posto delle probabilità di un taglio per complessivi 100 bps (altra esagerazione del mercato) che dal 14,4% di due venerdì fa si sono azzerate (v. grafico):
Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio e anche qui lo scenario è cambiato radicalmente con le probabilità per un taglio di complessivi 75 bps (forse i più reali) che balzano dal 21,6% di due venerdì fa all’attuale 66,9%. Ovviamente scendono considerevolmente le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che sprofondano dal 44,1% di due venerdì fa all’attuale 5,9%. Riprendono quota le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dalla nessuna quotazione di due venerdì fa passano all’attuale 25,2% (v. grafico):
La novità per le prossime settimane riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, ed anche qui notiamo un forte cambiamento di scenario con le probabilità maggiori pari al 28,4% che passano da tagli per complessivi 200 bps all’attuale probabilità di tagli per complessivi 150 bps. Al secondo posto troviamo le probabilità al 25,4% di tagli per complessivi 125 bps e solo al terzo posto troviamo le probabilità al 19,0% di tagli per complessivi 175 bps. Infine l’ultima probabilità a doppia cifra riguardano le probabilità di tagli per complessivi 100 bps al 13,3% (v. grafico):
Dopo il rapporto sull'occupazione statunitense di settembre sorprendentemente forte, non sembra che ci sia più bisogno di tagli da recessione da parte della FED che l'economia statunitense sia sulla buona strada per un "atterraggio morbido", al contrario di quello duro suggerito dal ritmo aggressivo dei tagli dei tassi che il mercato obbligazionario aveva recentemente scontato
Nello specifico, il Treasury 2 anni chiude l’ottava al 3,926% valore più alto dal 26 agosto e balzo settimanale più grande da giugno 2022, rispetto al 3,563% di due venerdì fa; mentre il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni chiude l’ottava salendo all’attuale 3,969% valore più alto dall'8 agosto e suo più grande rialzo settimanale dallo scorso ottobre, dal 3,754% di due venerdì fa.
Infine anche la scadenza più lunga del 30Y guadagna quasi 25 bps con il rendimento che passa dal 4,105% di due venerdì fa, al 4,251% della chiusura di ottava.
Il classico spread 10Y – 2Y scende inesorabilmente dalla doppia cifra di 19,1 punti di due venerdì fa, all’attuale 5 punti in chiusura di ottava (v. grafico):
Ulteriore balzo dei tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, in chiusura di ottava l’attuale tasso è del 2,23% rispetto al 2,15% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. L’indice si è fermato al massimo di giovedì 26 settembre, giorno nel quale è riuscito a superare il massimo relativo del 22 agosto andando a chiudere l’ultimo gap rimasto aperto del 17 luglio scorso.
L’indice dei titoli cosiddetti ‘Magnificent Seven’ è rimasto in sostanziale parità avendo guadagnato in settimana appena lo 0,24%. Tra i titoli che si sono distinti troviamo META PLATFORMS che ha guadagnato il + 5,04% facendo registrare un nuovo massimo storico, e la solita NVIDIA che ha guadagnato il 2,90%; mentre tra i ritracciamenti troviamo TESLA che ha perso il 3,99%, MICROSOFT che ha perso il 2,80%, mentre AMAZON e APPLE hanno chiuso sostanzialmente appena sotto la parità.
Tra gli altri titoli, una parte delle azioni del settore semiconduttori è salita, con NVIDIA della quale abbiamo già scritto, ADVANCED MICRO DEVICES (+ 3,99%), BROADCOM (+ 2,35%) e MARVELL (+ 3,41%). Tra i tecnologici troviamo ATLASSIAN (+ 6,07%), AUTOMATIC DATA PROCESSING (+ 4,50%) e PAYCHEX (+ 4,26%) e tra i titoli legati all’energia troviamo CONSTELLATION (+ 11,10%) e DIAMONDBACK (+ 14,05%)
Tra le vendite settimanali maggiori troviamo i titoli del settore sanitario quali BIOGEN (- 4,61%), IDEXX LAB. (- 6,67%), continua la discesa senza fine di MODERNA (- 8,44%), REGENERON (- 2,87%). Le azioni del settore alimentare come KUERIG (- 2,75%) e MONEDELEZ (- 3,63%).
LAM RESEARCH in settimana scorsa ha effettuato uno spin-off di 10 a 1 con i titoli che ora quotano intorno a 80 $/az.
La partecipazione al rialzo dei titoli cosiddetti ‘minori’ è stata vista in leggerissima perdita rispetto all’indice ‘pesato’ nel corso della scorsa settimana, L’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha chiuso l’ottava in diminuzione dello 0,19%. Anche il deficit da inizio anno è diminuito di un’inezia all’attuale 12,42% rispetto all’12,05% di due venerdì fa.
Nel corso della scorsa settimana possiamo notare la tenuta del supporto posto in area 19650/19700, poi nella giornata di venerdì, dopo la pubblicazione dei dati macro sul mercato del lavoro, l’indice si è risollevato chiudendo la sessione settimanale appena sopra i 20000 punti. Il breve pullback, abbinato alla pubblicazione dei dati sull’inflazione di giovedì prossimo, diranno se l’indice troverà la forza per andare a testare il precedente massimo storico e continuare l’attuale fase rialzista. Il livello di RSI a 60 indica senz’altro una certa dose di forza relativa e lo spazio necessario affinché lo scenario appena descritto sia possibile. La settimana si è chiusa a 20035,02 in modestissimo guadagno del + 0,13% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 19,08% rispetto alla chiusura del 2023.
Breve fermata per la fase rialzista dell’indice S&P500 che nel corso della settimana appena trascorsa recupera la perdita di martedì scorso chiudendo l’ottava appena sopra la pari grazie alla pubblicazione dei buoni dati sul mercato del lavoro di venerdì. Manca meno dello 0,3% per andare ad esplorare nuovi territori.
Degli 11 settori dell’indice, 6 hanno chiuso l’ottava in rialzo e 5 in ribasso a favore dei settori ciclici. Ottimo guadagno per il settore dell’energia (grazie alle tensioni geopolitiche), seguito dal settore dei servizi di comunicazione, industriale e delle utilities. Mentre al ribasso troviamo i settori difensivi quali quello dei consumi di prima necessità, della sanità, dell’immobiliare e dei materiali di base che molto avevano corso nelle ultime tre settimane.
Al riguardo della rotazione settoriale in atto, nel corso della scorsa ottava gli acquisti sui titoli di media capitalizzazione hanno fatto registrare un piccolo calo dell’indice S&P Equal Weight che ha riportato una modesta perdita del – 0,28% con lo spread da inizio anno che passa all’attuale 7,48% dal 6,91% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.
Tesla ha perso il 3,3% dopo aver segnalato le consegne di veicoli del terzo trimestre, al di sotto delle stime. Tesla ha consegnato un totale di 462.890 veicoli nel periodo da luglio a settembre, dato leggermente inferiore rispetto alle aspettative degli analisti. Tuttavia, le consegne totali di Tesla nei primi nove mesi del 2024 sono inferiori alle prestazioni dell'anno scorso, il che mette sotto pressione l'azienda affinché consegni un numero ancora maggiore di veicoli nel quarto trimestre per superare i risultati del 2023.
Nike è scesa del 5,8% dopo aver ritirato le sue previsioni di fatturato annuale, proprio mentre un nuovo CEO si prepara a subentrare. I dirigenti Nike hanno dichiarato di voler dare al nuovo amministratore delegato dell'azienda la possibilità di lavorare a un piano di ristrutturazione prima di fornire una previsione per l'anno fiscale che si concluderà a maggio. Il crollo delle vendite è dovuto in parte alla riduzione del numero di uscite di sneaker in edizione limitata, nonché all'aumento della concorrenza,
Le preoccupazioni relative al Medicare Advantage hanno fatto crollare le azioni Humana del 24,89%. L'assicuratore sanitario ha avvertito che un forte calo nelle valutazioni di qualità del governo federale sui suoi piani Medicare potrebbe colpire i suoi risultati nel 2026. Humana ha dichiarato di aspettarsi che il numero totale di iscritti ai suoi piani Medicare Advantage più quotati per gli over 65 diminuisca entro il 2025.
ALBEMARLE, la società mineraria specializzata nell’estrazione del litio, è balzato del 6,29% in seguito a un rapporto che ha affermato che la società australiana Rio Tinto potrebbe prendere in considerazione acquisizioni nel settore del litio.
Grazie alle tensioni in Medio Oriente e in particolare alla possibile minaccia di bombardamenti ai giacimenti petroliferi dell’Iran da parte di Israele, EXXON MOBIL e CHEVRON hanno guadagnato in settimana rispettivamente il 7,78% e il 3,61%.
CVS HEALTH è aumentato in settimana del 5,23% a $ 64,59. Le azioni del gigante sanitario sono state promosse da ‘Hold’ a ‘Buy’ da TD Cowen e il prezzo obiettivo è stato aumentato da 59 a 85 $/az. I report di questa settimana hanno affermato che il CdA della società stava conducendo una revisione strategica e che una soluzione era sul tavolo.
A differenza di molte compagnie aeree che hanno visto le proprie quotazioni rimbalzare nel corso della scorsa settimana, (FRONTIER GROUP + 20,04%, SOUTHWEST AIRLINES + 5,83%, UNITED AIRLINES + 2,12%), le azioni di SPIRIT AIRLINES sono crollate, precipitando del 30,74% alla notizia di una possibile dichiarazione di fallimento. La rivale JETBLUE AIRWAYS, che aveva cercato di acquisire Spirit, ha guadagnato il 13,70% grazie anche alla pubblicazione di profitti sorprendenti. SPIRIT ha dovuto fare i conti con perdite e ricavi in calo, in quanto mira a far fronte alle prossime scadenze entro il suo debito di 3,3 miliardi di $. La società non ha registrato profitti annuali da prima della pandemia, nonostante il volume dei viaggi sia rimbalzato di molto. Le compagnie ‘low cost’ sono state colpite dalle offerte ‘low cost’ dei rivali più grandi.
A livello grafico notiamo un breve pullback con minimo in area 5675 punti, anche se un supporto di una certa rilevanza lo troviamo in area 5650, quindi in area 5590 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5) in corso]. Viceversa, dopo il superamento del precedente massimo storico a 5767, la successiva proiezione rialzista la troviamo in area 5835 punti. Grazie al pullback, il livello di RSI si è leggermente abbassato a 62 indicando comunque una certa forza relativa in atto che permette anche di continuare l’attuale scenario rialzista.
L’impennata del valore dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella giornata di martedì scorso fino a 20,75 punti è stata riassorbita solo in parte, segnale che c’è ancora incertezza nell’aria, più che altro dovuta alle tensioni geopolitiche in M.O. In chiusura di ottava l’indice fa registrare un valore di 19,21 punti che induce, comunque, a prestare attenzione.
Stranamente rimane sempre su valori ancora alti, l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dai 160,99 punti della chiusura di due venerdì fa si porta a 156,5 di chiusura di ottava. Valore senz’altro alto in base alle considerazioni fatte a proposito della guerra in M.O. Evidentemente la tendenza degli operatori rimane rialzista ritenendo molto più importante i buoni dati sul mercato del lavoro USA, rispetto all’escalation del conflitto che potrebbe portare ad un innalzamento del livello di inflazione a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5751,07 in guadagno del + 0,22% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 20,57% rispetto alla chiusura del 2023.
Anche per il listino delle major industrial, DOW JONES, è stata una settimana all’impronta del nulla di fatto, anche se il livello di RSI è rimasto sempre sopra i 60 punti confermando la forza relativa dell’indice che abbiamo notato da metà settembre in poi. Sul listino le migliori performance sono arrivate dai titoli SALESFORCE (+ 4,01%), CHEVRON (+ 3,61%), HOME DEPOT e AMERICAN EXPRESS sopra il 2,0%. Di contro le azioni NIKE sono state in calo del - 8,04%, MERCK in calo del - 3,45% e MICROSOFT del – 2,80%.
A livello grafico, si nota una lateralità di due settimane intervallata solo dallo spike di due venerdì fa che ha sancito il nuovo record a 42628 punti. I prezzi in questo periodo non sono mai scesi sotto l’area dei 41850 punti che, de facto, rappresenta un supporto anche se un supporto molto valido lo troviamo in area 41500 punti. Viceversa, detto del massimo storico di due settimane fa, la prossima proiezione rialzista la troviamo in area 43250/43300. La settimana si è chiusa a 42352,75 in sostanziale pareggio rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 12,37% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
L'ORO ha faticato a fare una mossa decisiva in entrambe le direzioni nel corso della scorsa settimana, poiché la forza generalizzata del Dollaro USA ha compensato la crescente domanda di rifugio sicuro per il metallo prezioso dovuta agli sviluppi che circondano il conflitto in Medio Oriente. I dati sull'inflazione statunitense potrebbero guidare l'azione dell’Oro in questa settimana.
Il calendario economico degli Stati Uniti non offre alcuna pubblicazione di dati macroeconomici di alto livello nella prima metà di questa settimana. Mercoledì, la FED pubblicherà i verbali della riunione politica (FOMC) di settembre.
Gli investitori esamineranno attentamente le discussioni che circondano la decisione di abbassare il tasso di riferimento di 50 punti base (bps). Nel caso in cui la pubblicazione riveli che i decisori politici preferissero una forte riduzione del tasso di interesse come primo passo verso un graduale allentamento della politica monetaria, piuttosto che come risposta ai crescenti segnali di raffreddamento delle condizioni nel mercato del lavoro, la reazione immediata potrebbe far salire le quotazioni del Dollaro.
D'altro canto, la valuta potrebbe finire sotto pressione e consentire all'Oro di virare verso nord se i verbali riflettessero che i decisori politici manterranno una mentalità aperta su ulteriori tagli significativi dei tassi nel caso in cui i dati indichino una recessione economica o un peggioramento delle prospettive del mercato del lavoro.
Giovedì, il BLS pubblicherà i dati dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) di settembre. La lettura mensile del CPI core, che esclude i prezzi degli articoli volatili e non è distorta dall'effetto base, potrebbe innescare una reazione nel metallo giallo. I mercati prevedono che il CPI core salirà dello 0,2% a settembre, dopo l'aumento dello 0,3% registrato ad agosto. Una lettura dello 0,2%, o inferiore, potrebbe pesare sul Dollaro. Mentre un aumento dello 0,5% o più potrebbe far dubitare gli investitori del processo di disinflazione e aumentare le quotazioni della valuta, causando una virata verso il basso per la commodity preziosa.
I partecipanti al mercato presteranno inoltre molta attenzione alle notizie provenienti dal Medio Oriente. Se la crisi si dovesse aggravare, con Israele che reagisce all'Iran e l'Iran che non fa un passo indietro, il valore dell’Oro potrebbe continuare a trarre vantaggio dalla domanda di rifugio sicuro.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Il quadro tecnico a breve termine evidenzia una fase di stasi, di incertezza. Il range operativo della scorsa settimana è stato di appena 48,5 punti con un massimo che ha sfiorato i 2700 $/oz. ed un minimo appena sotto i 2650 $/oz. Quindi con i prezzi che continuano a combattere in questa area, vedremo se questo livello potrà essere classificato come supporto, altrimenti un altro supporto valido lo troviamo in area 2615/2620 $/oz. Viceversa, rimane sempre valida la prossima proiezione rialzista che troviamo in area 2750/2760 $/oz
Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino cincischiano intorno all’area psicologica dei 1000 $/oz. con massimo a 1020 e minimo sul supporto a 980 $/oz. La chiusura di ottava a 1001 $/oz. e l’RSI a 55 non offrono indicazioni di rilievo.
Contrariamente alla lateralità dei prezzi dell’Oro, nella giornata di venerdì scorso l’Argento è riuscito a far registrare un nuovo massimo relativo a 33,225 $/oz. (quotazioni che non si vedevano da 12 anni) per poi chiudere la sessione così come l’aveva cominciata, in area 32,445 $/oz. Lo spike di prezzo è avvenuto lontano dall’orario di pubblicazione dei dati macro sul mercato del lavoro, quindi si tratta di qualcuno che ha accumulato posizioni nella mezz’ora intorno alle ore 17:00. In ogni caso il supporto posto in area 31 $/oz. ha tenuto e nulla osta che si possano vedere nuovi massimi relativi dopo la pubblicazione dei dati di questa settimana sull’inflazione.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2673,20 $/oz. in guadagno del + 0,52% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 29,03%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2653,52 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:
DATI MACROECONOMICI
Il Chicago PMI nel mese di settembre si attesta a quota 46,6 punti, in crescita rispetto ai 46,1 punti di agosto.
Il dato PMI del settore manifatturiero rilasciato da S&P Global a settembre è pari a 47,3 punti, in calo rispetto ai 47,9 punti di agosto, ma sopra al dato preliminare di settembre di 47,0 punti.
L'ISM manufacturing di settembre ma dato un segnale diverso: il dato di sintesi è uscito in linea con agosto, e i nuovi ordini hanno recuperato qualcosa, anche se i tassi di contrazione restano robusti. Le novità sono che il sottoindice dei prezzi pagati è tornato in contrazione per la prima volta da dicembre 2023, e quello dell'occupazione è tornato a segnare significativa contrazione, offrendo la peggior lettura da luglio 2021, se si esclude luglio 2024. Il PMI manifatturiero rilasciato da ISM a settembre resta a quota 47,2 punti, come ad agosto.
L’indice relativo all’occupazione nel settore manifatturiero rilasciato da ISM a settembre si attesta a 43,9 punti, in calo rispetto ai 46,0 punti di agosto e sotto al consensus di 47,0 punti.
Il dato sui nuovi ordini nel settore manifatturiero rilasciato da ISM, invece, passa dai 44,6 punti di agosto ai 46,1 punti di settembre.
Sempre per quanto riguarda il settore manifatturiero, il dato sui prezzi rilasciato da ISM a settembre si attesta a 48,3 punti, rilevazione più bassa dell’anno, in calo rispetto ai 54,0 punti di agosto.
I job openings hanno dato il primo segnale positivo da tempo, uscendo sopra attese e tornando sopra 8 milioni, con anche una revisione marginale al rialzo di luglio. Il JOLTs Job Openings, un’indagine che serve per misurare il numero di posti di lavoro vacanti raccogliendo dati da datori di lavoro, ad agosto si attesta ad 8,040 milioni, rilevazione in crescita rispetto al dato di luglio di 7,711 milioni (rivisto da 7,673 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
I sussidi di disoccupazione settimanali, pur uscendo leggermente sopra attese, restano su livelli bassi e intorno ai minimi di periodo, con la media a 4 settimane che scende di 1.000 unità a 224.000. Il dato nella settimana terminata il 28 settembre riporta che sono state 225 mila le richieste, in crescita rispetto alle 219 mila della settimana precedente (riviste da 218 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Leggera delusione dagli ordinativi industriali che a livello mensile ad agosto registrano un -0,2%. A luglio era stato registrato un +4,9% (rivisto da +5,0%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da S&P Global a settembre è pari a 55,2 punti, di poco sotto al dato preliminare di 55,4 punti ed in calo rispetto ai 55,7 punti di agosto.
E veniamo all'ISM servizi, il principale sondaggio di attività USA, visto che i servizi sono l'85% dell'economia a stelle e strisce. A settembre l'indice balza di 3.4 punti, toccando i massimi da febbraio 2023 e stracciando il consenso, con un’impennata dei nuovi ordini e dei prezzi pagati. Ma il sottoindice occupazione torna a segnalare contrazione. Il dato delle PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM a settembre è a quota 54,9 punti, in crescita rispetto ai 51,5 punti di agosto e sopra al consensus di 51,7 punti.
L’indice di occupazione nel settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 50,2 punti di agosto ai 48,1 punti di settembre.
Per quanto riguarda i nuovi ordini nel settore dei servizi, l’indice rilasciato da ISM a settembre tocca quota 59,4 punti, in crescita rispetto ai 53,0 punti di agosto. Per trovare una rilevazione più alta di quella di settembre, si deve tornare a febbraio 2023.
Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM cresce passando dai 57,3 punti di agosto ai 59,4 punti di settembre, in direzione contraria rispetto al consensus che indicava un calo a 56,3 punti.
La creazione di posti di lavoro a settembre è uscita oltre 100.000 unità superiore al consenso, e ai massimi da marzo scorso. Le revisioni dei 2 mesi precedenti aggiungono 72.000 posti, e vanno a interrompere la serie di revisioni negative che ha caratterizzato il 2024. Nel settore non-agricolo pubblico nel mese di settembre sono stati creati 254 mila posti di lavoro, ben oltre al dato di agosto di 159 mila (rivisto da 142 mila).
Nel settore non-agricolo privato, invece, a settembre sono stati creati 223 mila posti di lavoro, rispetto ai 114 mila di agosto (dato rivisto da 118 mila). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il tasso di disoccupazione nel mese di settembre è sceso grazie ad una creazione di posti risultante dalla Household Survey di 430.000 unità, a fronte di una crescita della forza lavoro di 150.000 unità. Il dato riporta un calo al 4,1%, sotto al consensus che indicava un dato stabile al 4,2% registrato ad agosto. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il salario orario medio a livello mensile a settembre cresce dello 0,4%, appena sopra al consensus del +0,3% ed appena sotto al dato di agosto del +0,5% (rilevazione rivista da +0,4%).
A livello annualizzato, la crescita di settembre è del 4,0% rispetto ad un consensus del +3,8% ed una rilevazione di agosto del +3,9% (rivista da +3,8%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il tasso di partecipazione della forza lavoro, ovvero la percentuale di popolazione in età lavorativa che sta cercando occupazione o che è già occupata, a settembre resta al 62,7%, come ad agosto e luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
PORTAFOGLI AZIONARI
Nulla da segnalare sul nostro Portafoglio azionario Storico. C’è un solo titolo appetibile con la strategia del Nasdaq Weekly ma deve scendere di qualche dollaro. Eventualmente daremo il segnale nel corso di questa settimana. Se i mercati non scendono per bene, le opportunità per investimenti con un rapporto rischio/rendimento favorevole, non arrivano.
Sul Portafoglio “The Challenge”diverse notizie che riguardano i titoli presenti. Iniziamo dal CdA di TOTALENERGIES che ha confermato un ritorno per gli azionisti di oltre il 40% del flusso di cassa attraverso i cicli, mentre prevede una crescita potenziale del flusso netto di cassa di 10 miliardi di $ entro il 2030. La società energetica francese ha dichiarato mercoledì scorso che prevede di effettuare riacquisti di azioni per 8 miliardi di $ nel 2024, ovvero il 5% del suo capitale, con un ritorno per gli azionisti previsto di oltre il 45% del flusso netto di cassa del 2024. Inoltre, TOTALENERGIES attuerà riacquisti di azioni per 2 miliardi di $ per ogni trimestre del 2025, in base a condizioni di mercato ragionevoli, e aumenterà il dividendo per azione di almeno il 5%, in base ai riacquisti del 2024. TOTALENERGIES riacquisterà un totale di 8 miliardi di $ di azioni nel 2024. Lo ha annunciato il gruppo in un comunicato stampa in vista della presentazione della sua strategia a New York, in un momento in cui in Francia si parla di tassare i riacquisti di azioni come strumento per rafforzare le casse del governo. Nel 2025, il Gruppo prevede di "continuare" a ricompensare gli azionisti riacquistando azioni: "a un ritmo di 2 miliardi di $ al trimestre in condizioni di mercato ragionevoli", poiché ciò fa automaticamente aumentare il prezzo delle azioni.
Lunedì scorso, STELLANTIS, produttore di Jeep e Chrysler, ha tagliato le sue previsioni sugli utili per l'intero anno, aprendo la porta a possibili tagli al dividendo e al riacquisto di azioni proprie l'anno prossimo. Il CEO Tavares ha liquidato i problemi a causa delle attività negli Stati Uniti, che hanno portato a un importante profit warning, come un: "piccolo errore operativo". Questo avvertimento ha fatto seguito al taglio delle previsioni da parte di VOLKSWAGEN il 27 settembre. Anche Mercedes-Benz e BMW hanno abbassato i target all'inizio di settembre. STELLANTIS ha affermato di aver dovuto far fronte a una domanda più debole in molti dei suoi mercati e che avrebbe accelerato i costosi piani per ridurre le eccessive scorte statunitensi, annunciato inoltre il richiamo di oltre 150.000 Jeep ibride plug-in negli Stati Uniti a causa di un potenziale rischio di incendio.
Dopo il bel recupero di DEUTSCHE LUFTHANSA, martedì scorso l'amministratore delegato della compagnia aerea, Carsten Spohr, ha dichiarato in un briefing con la stampa che, sebbene si prevedano forti cifre di traffico nel terzo trimestre, il divario di performance tra Lufthansa Airlines e il gruppo nel suo complesso si è ampliato. Si prevede che la filiale di bandiera di DEUTSCHE LUFTHANSA, Lufthansa Airlines, continuerà ad avere un impatto negativo sugli utili a causa degli elevati costi del personale, dei ritardi nelle consegne degli aeromobili e della crescente concorrenza dei vettori del Medio Oriente e dell'Asia. A luglio, il gruppo aeronautico tedesco aveva già modificato le sue previsioni per l'intero anno, affermando che sarà "sempre più impegnativo" raggiungere il pareggio per Lufthansa Airlines. Il gruppo pubblicherà i risultati del terzo trimestre il 29 ottobre.
Questa notizia ha provocato una discesa del titolo da 6,80 a 6,07 € per poi risalire a 6,24€. Ma la nostra attenzione è verso UNITED AIRLINES che dopo aver superato i precedenti massimi relativi del 2 giugno 2021 portandosi a ridosso del nostro target ha subito tre giorni di ribassi per poi tornare sui nostri prezzi nella giornata di venerdì scorso addirittura con un’apertura in gap up. Questa volatilità sul titolo e sul settore ci rende la vita difficile in quanto è un attimo perdere (o guadagnare) percentuali consistenti. Come riportato nell’articolo della scorsa settimana, potremmo anche accontentarci di vendere in area 60 $, in quanto la data della pubblicazione della trimestrale economica si avvicina (il 15 ottobre) e le sorprese, in negativo così come in positivo, possono essere dietro l’angolo.
Su MONCLER ho scritto nell’articolo della scorsa settimana. Come riportato in precedenza, tiene bene VOLKSWAGEN rispetto agli altri titoli del settore mentre su STELLANTIS c’è da soffrire e non escludo l’acquisto di un secondo lotto in caso di discesa dei prezzi. Intanto vediamo come si comporta con il supporto posto in area 11 €. Stesso discorso vale per CAMPARI anche se ancora molto prematuro parlarne. Per quanto riguarda gli ETF oltre al ‘famoso’ CLOUD COMPUTING con la vendita portata a pareggio, anche sul secondo lotto dell’HANG SENG TECH abbiamo portato il prezzo di vendita a pareggio ed anche sul EMERGING MARKETS INTERNET & COMMERCE abbiamo portato il prezzo di vendita (quasi) a pareggio. Speriamo in un ulteriore breve allungo dei titoli cinesi per fare cassa e investire su altri titoli azionari sperando che il mercato scenda dandoci una mano a spendere il meno possibile.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
Non sono uscite pubblicazioni di trimestrali nel corso della scorsa settimana.