OGGI E’ UNA FESTA FEDERALE NEGLI USA PER ONORARE I VETERANI MILITARI DELLE FORZE ARMATE STATUNITENSI. PERTANTO I MERCATI AZIONARI RIMARRANO APERTI MENTRE QUELLI OBBLIGAZIONARI SARANNO CHIUSI.
LA VITTORIA DI TRUMP ALLA PRESIDENZA DEGLI STATI UNTI E LA DECISIONE DELLA FED DEL TAGLIO DI 25 BPS AI TASSI, HA FATTO VOLARE I LISTINI AZIONARI DI WALL STREET.
IL DOLLARO INDEX RIMANE COMUNQUE FORTE COSI’ COME I RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE. MENTRE SCENDONO LE QUOTAZIONI DELL’ORO E DELLE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE. SEMPRE STAZIONARIE LE COMMMODITIES INDUSTRIALI. IL PETROLIO SEMPRE INTORNO AI 70$/B.
Chiusura settimanale euforica per gli indici di Wall Street che nella giornata di venerdì scorso hanno visto le quotazioni del listino S&P500 superare per la prima volta nella storia quota 6.000 punti e quelle del DOW JONES superare brevemente quota 44.000, con entrambi gli indici che hanno poi chiuso la giornata appena al di sotto dei rispettivi traguardi, concludendo una settimana volatile che ha visto l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti e un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
La quarta seduta positiva consecutiva per Wall Street, ha portato gli indici S&P500 e DOW JONES a guadagnare oltre il 4,5% in chiusura di ottava, mentre l’indice NASDAQ100 ha fatto ancora meglio guadagnando oltre il 5,0% settimanale. Ma il miglior indice è stato il RUSSELL2000 con un + 8,62%, supportato dalla tesi che le ‘Small Caps’ sono meglio posizionate per beneficiare di tagli alle corporate tax e della crescita più elevata grazie allo stimolo fiscale. Molti investitori stanno scommettendo che il programma America-first aumenterà i profitti delle aziende nazionali. In forte rafforzamento anche il Dollaro che ha registrato un ampio progresso contro Euro riportando il cambio a 1,073 cosa vista l’ultima volta a giugno scorso. Questa situazione si è creata nonostante il taglio dei tassi di un quarto di punto da parte della FED e le successive dichiarazioni del Presidente, Jerome Powell.
A trainare i rialzi sono stati soprattutto il settore bancario e quello industriale. I titoli bancari sono saliti grazie alle speranze di una regolamentazione ridotta e di un reddito da interessi più elevato.
I settori che si prevedeva avrebbero beneficiato delle politiche democratiche sono calati bruscamente, tra cui le aziende di energia pulita e di auto elettriche. A contrastare la tendenza è stata TESLA, il produttore di veicoli elettrici guidato dall'alleato di Trump e donatore Elon Musk. Le sue azioni in settimana sono aumentate del 29,0%. passando da una perdita annuale a un guadagno sostanziale nell'arco di pochi giorni. Anche se non ci siamo mai occupati di BITCOIN (asset troppo rischioso per la nostra filosofia di investimenti), per dovere di cronaca riportiamo che le sue quotazioni hanno toccato un nuovo record sopra i 77.000 dollari, contribuendo a un aumento alimentato dalle aspettative degli investitori secondo cui l'amministrazione Trump sarà favorevole al settore delle criptovalute.
La prospettiva di una regolamentazione più leggera e di tariffe protettive ha spinto i guadagni nei titoli industriali, tra cui produttori di apparecchiature, acciaierie nazionali e ferrovie. Anche i prezzi di Bitcoin e i titoli collegati alle criptovalute hanno registrato un rally.
Volendo allargare un po' lo sguardo, l'S&P500, a ieri, guadagna da inizio anno il 25%, il che lo colloca al dodicesimo posto tra i migliori anni dell'ultimo secolo, nonché migliore performance dal 1997 (schema courtesy of Creative Planning).
La statistica mostra che, mettendo in un campione solo gli anni in cui nei primi circa 10 mesi dell'anno la performance è stata del 20% o più, la prognosi per gli ultimi 2 mesi è buona. Un solo anno ha visto una marcata correzione (il 1938 con un -4.7%), mentre altri 2 hanno visto un moderato assestamento. In tutti gli altri l'S&P500 ha fatto ulteriori progressi. Vedremo cosa succederà nel 2024, ma considerando il quadro sugli utili positivo e Trump libero di parlare della sua piattaforma per 3 mesi promettendo mari e monti, le prospettive sembrano buone. In generale una piattaforma che promette tagli alle tasse e deregulation depone bene per l'azionario, in particolare ‘small e mid cap’ che sono più oberate da tasse e burocrazia. E anche per le banche. Ci metteremo un po' a scontare tutto ciò, specie se il mercato è sottoposto a propaganda costante. Il 20 Novembre poi sarà pubblicata la trimestrale di NVIDIA, un evento che è diventato un market mover, solitamente positivo.
Ovviamente ci sono gli impatti negativi di questa piattaforma: il deterioramento delle finanze pubbliche e l'inflazione da dazi e da spesa fiscale. Ma il primo è un tema di medio termine, e un nodo che verrà al pettine quando si rallenterà. Il secondo è più immediato, ma non così immediato come si potrebbe pensare: i dazi non arriveranno prima del 2025 inoltrato, secondo alcuni nella seconda metà. E l'impatto dello stimolo fiscale sull'inflazione è ancora più dilazionato nel tempo. L'inflazione in USA ed Europa è iniziata a salire nel 2021 e ha fatto un picco nel 2022, con lo stimolo che era partito 3 trimestri prima. Ma gli elettori americani amano l'aria pulita, l'acqua pulita, i veicoli sicuri e le banche affidabili. Scegliere quali regole abbandonare e quali mantenere richiederà valutazioni nel tempo da parte dello staff di Trump, mentre un approccio taglia e brucia alla burocrazia potrebbe alienare molti sostenitori.
Certo, esiste un tema di euforia ed eccesso di ottimismo di breve con il VIX che è sceso sotto i 15 punti. Il calo della volatilità implicita forse ha ancora un po' di supporto da dare.
In generale nulla impedisce una correzione di una manciata di punti percentuali. Sembra difficile però immaginare una partenza temporale e lo scenario, con i bottoni di comando tutto Repubblicano, sembra decisamente senza alcuno atterraggio per l’economia sia per questa fine di anno che per il 2025. I mercati prenderanno nota.
Dopo la pausa di ieri, la divergenza Europa - USA sull'azionario è proseguita oggi. D'altronde, su un quadro che già presentava una divergenza, con l'economia USA in rimbalzo e quella EU in stagnazione, si è andato a inserire l'en plein di Trump, con quel che ne consegue per economia USA vs Europea e globale.
Per la società FactSet in questa fase avanzata della stagione degli utili del terzo trimestre, le società dell'S&P500 continuano a riportare risultati contrastanti.
Nel complesso, il 91% delle aziende dell'S&P500 ha riportato risultati effettivi. Di queste aziende, il 75% ha riportato utili superiori alle stime, che è inferiore alla media quinquennale del 77%. Nel complesso, le aziende stanno riportando utili che sono superiori del 4,3% alle stime, che è inferiore alla media quinquennale dell'8,5%. Sette degli undici settori stanno segnalando una crescita anno su anno, guidati dai settori Communication Services e Health Care. D'altro canto, i quattro settori che stanno segnalando un calo anno su anno degli utili sono guidati dai settori Energy e Materiali di base.
In termini di fatturato, il 60% delle aziende dell’S&P500 ha dichiarato ricavi effettivi superiori alle stime, il che è al di sotto della media quinquennale del 69%. Nel complesso, le aziende dichiarano ricavi che sono superiori dell'1,2% alle stime, il che è al di sotto della media quinquennale del 2,0%. Nove settori stanno segnalando una crescita anno su anno dei ricavi, guidati dai settori Information Technology, Health Care e Communication Services. D'altro canto, due settori stanno segnalando un calo anno su anno dei ricavi, guidati dal settore Energy.
Guardando al futuro, gli analisti prevedono tassi di crescita degli utili (anno su anno) del 12,2%, 12,7% e 11,9% rispettivamente per il Q4 2024, Q1 2025 e Q2 2025. Per l'anno civile 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 9,4%. Per l'anno civile 2025, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 14,8%. Il rapporto P/E forward a 12 mesi è di 22,2 punti, che è superiore alla media a 5 anni (19,6 punti).
Nel corso di questa settimana, 12 società dell'indice S&P500 pubblicheranno i risultati del terzo trimestre, tra cui 3 componenti del Dow Jones.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
E veniamo al FOMC. La Fed ha tagliato i tassi come da attese, di 25 bps, con voto unanime. Nello report è stato attenuato il linguaggio sul mercato del lavoro, che non ha più rallentato ma si è assestato e anche sull'inflazione che non ha fatto più ulteriori progressi, ma solo progressi. E' stata poi rimossa la frase secondo la quale il Comitato ha guadagnato maggiore confidenza sul ritorno dell'inflazione al target, mentre il bilancio dei rischi è sempre giudicato in equilibrio. Infine è stata rimossa la frase alla luce dei progressi verso i target per giustificare il taglio. Quindi tutto è andato secondo programma, ma le sorprese al rialzo su occupazione e inflazione hanno lasciato qualche traccia.
Nella Conference, Powell ha ammesso che crescita e inflazione, da quando hanno tagliato i tassi di 50 bps, sono stati più forti delle attese, ma ha difeso il taglio sostenendo che la politica monetaria è ancora restrittiva e loro devono evitare che il mercato del lavoro in particolare rallenti. Ha poi dichiarato, come ci aspettavamo, che la FED fattorizza nei modelli lo stimolo fiscale quando questo diventa legge, ovvero è certo e determinato. Non possono fattorizzare ciò che non conoscono. Il che fa piacere al mercato azionario in quanto vuole dire, ancora diversi mesi senza che il programma fiscale di Trump, da solo, faccia inasprire la posizione della FED. Detto questo Powell non ha preso impegni in vista del FOMC di dicembre, lasciando intendere che potrebbe anche non vedere un taglio. A domanda diretta ha poi dichiarato che non si dimetterebbe se Trump glielo chiedesse e che la legge non permette il suo licenziamento (e lui è un avvocato...!). La Fed Funds Strip si è adeguata, riducendo le probabilità di un taglio a dicembre da 100% a 70% e quelle di 50 bps di tagli entro gennaio 2025 da 70% a 10%.
La preoccupazione che i piani fiscali e le tariffe di un'amministrazione Trump potessero alimentare l'inflazione ha inizialmente alimentato una svendita di obbligazioni, prima che i Treasury rimbalzassero negli ultimi due giorni della settimana. Venerdì in chiusura di ottava, il rendimento dei Treasury a 10 anni, è sceso leggermente per chiudere al 4,307%, in calo rispetto a oltre il 4,4% del giorno dopo le elezioni.
Quindi cosa c'è che non va? Un brusco e improvviso aumento dei rendimenti può essere destabilizzante per le azioni, non solo aumentando i costi di prestito delle aziende, ma anche rendendo più difficile giustificare valutazioni azionarie elevate. Questo perché i rendimenti più elevati dei Treasury rendono i guadagni futuri e i flussi di cassa meno preziosi in valore attuale. L'iniziale aumento simultaneo dei rendimenti azionari e obbligazionari dimostra che le persone non stanno investendo in modo ragionevole.
A metà della scorsa settimana la Bank of England ha tagliato i tassi come da attese, con il membro Mann in dissenso a favore di tassi invariati. Ma la Banca ha rivisto al rialzo le sue proiezioni di inflazione per fine 2025 e fine 2026 rispettivamente di 0,5% e 0,6% in risposta al budget d'autunno varato giorni fa dal governo, più grosso delle attese.
Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds dopo le elezioni presidenziali e il taglio di 25 bps sui tassi da parte della Federal Reserve.
Per l’ultima riunione del 2024, si abbassano ulteriormente le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 79,6% di lunedì scorso, all’attuale 65,3%. Mentre risalgono le probabilità relative a nessun taglio che dal 20,0% di lunedì scorso passano all’attuale 34,7% (v. grafico):
Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario è di un graduale rialzo per le probabilità di un taglio per complessivi 25 bps che dal 46,5% di lunedì scorso salgono all’attuale 55,5% mentre quasi parità tra le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 44,4% di lunedì scorso scendono all’attuale 20,9% quasi tutto a guadagno delle probabilità per nessun taglio prezzato al 23,6% (v. grafico):
Per questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, troviamo una quasi parità tra le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 45,8% di lunedì scorso scendono all’attuale 39,6% mentre salgono le probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 38,2% dal 21,7% di lunedì scorso. Al 10,8% la percentuale delle probabilità di nessun taglio (v. grafico):
Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, ed anche qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps al 29,4%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 23,8% di tagli per complessivi 50 bps e al terzo posto troviamo le probabilità al 23,8% di tagli per complessivi 100 bps. Infine l’ultima previsione a doppia cifra riguardano le probabilità per un taglio di 25 bps al 10,2% (v. grafico):
Come riportato in precedenza l’elezione di Trump ha portato una valanga di vendite sui titoli obbligazionari governative con il conseguente innalzamento dei rendimenti soprattutto nella parte breve della curva, con il Treasury 2 anni che attualmente è al 4,258% rispetto al 4,212% di due venerdì fa; mentre scende sotto la soglia del 4,30% il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che attualmente è al 4,298%, rispetto al 4,386% di due venerdì fa.
Infine scende anche la scadenza più lunga del 30Y, con il rendimento che aveva superato la soglia del 4,60% per poi tornare all’attuale 4,46%
Crolla il classico spread 10Y – 2Y stringendosi a 4 punti rispetto a 17,4 punti di due venerdì fa (v. grafico):
Si alzano ulteriormente anche i tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava salgono al 2,35% rispetto al 2,33% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Nella settimana appena trascorsa, l’indice tech fa registrare un nuovo massimo storico a 21.155 punti, riportando guadagni superiori agli altri due listini maggiori grazie all’apporto dei titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ che ha guadagnato il + 9,14% con gran contributo di TESLA che ha chiuso l’ottava + 29,0%.
Anche i titoli del settore dei semiconduttori (SOX) hanno trainato il forte rialzo dell’indice guadagnando il 5,78% settimanale.
Di contro AIRBNB le azioni sono scese dell'8,66% dopo che la società di homestay non ha raggiunto le stime di profitto del terzo trimestre.
Da rilevare che le quotazioni statunitensi delle aziende cinesi hanno perso terreno poiché le ultime misure di sostegno fiscale del governo non sono riuscite ancora una volta a impressionare gli investitori. JD.com è scesa del 6,99% e Alibaba ha perso il 5,94%.
Nel corso della scorsa settimana, come abbiamo visto, i titoli dei ‘Magnificent Seven’ e altri titoli ben capitalizzati hanno ricevuto consensi in misura maggiore rispetto ai titoli cosiddetti ‘minori’ dell’indice tech. Pertanto l’indice NASDAQ100 Equal Weighted, nonostante il guadagno del 4,50% in chiusura di ottava, vede aumentare il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, all’attuale 14,52% contro il 12,85% di due venerdì fa.
A livello grafico notiamo come i prezzi, abbiano lasciato due gap consecutivi aperti nelle giornate di mercoledì e giovedì scorso, superando con forte slancio il precedente record registrato a metà luglio scorso. Pertanto con questa nuova situazione politica, comunque non molto favorevole al settore del tech (ad eccezione di TESLA con Musk delfino del Presidente Trump), l’indice trova una prossima resistenza sulla proiezione in area 21600, quindi 21900 punti. In caso di correzione dopo la sparata attuale, troviamo un primo supporto in area 20500 punti, quindi in area 20150 troviamo il ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5). Il livello di forza relativa a 67 indica che lo scenario rialzista può continuare ancora un po’ prima di una dovuta e auspicata pausa. La settimana si è chiusa a 21117,18 in guadagno del + 5,41% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 25,51% rispetto alla chiusura del 2023.
Quattro sedute consecutive di contrattazioni positive dell’indice S&P500 hanno portato le quotazioni a sfondare per la prima volta nella storia la quota dei 6.000 punti, ed ora iniziano a fiondare le previsioni degli analisti delle case di investimento. La prima che raccogliamo è quella relativa alla società Evercore ISI Research, la quale afferma che il rally del mercato azionario ha ancora spazio per rafforzarsi, poiché il sorprendente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e una potenziale vittoria dei repubblicani al Congresso potrebbero spingere l'indice S&P500 a 6.600 entro la metà del 2025.
Tutti gli 11 settori dell'S&P500 hanno chiuso la settimana in rialzo, con i titoli del settore dei consumi discrezionali in spolvero (+7,62%), seguiti dai titoli del settore energia (+6,16%), da quelli del settore industriale (+5,94%), tecnologico (+5,44%) e bancario/finanziario (+5,53%). Infine anche i settori sensibili ai tassi come l'immobiliare e la pubblica utilità hanno registrato buone performance.
Al riguardo della rotazione settoriale in atto, anche l’indice dei titoli ‘minori’ l’S&P Equal Weight si difende guadagnando in settimana il 4,27% leggermente meno rispetto all’indice ‘pesato’. Così che lo spread da inizio anno passa all’attuale 9,28% dall’8,46% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.
L’appetito insaziabile dell’IA ha sovralimentato il titolo PALANTIR che guadagna il 39,29% dopo l’ultimo rapporto trimestrale. La società di software ha registrato vendite elevate e ha aumentato le sue previsioni di fatturato, rafforzando la fiducia degli investitori nella crescita dell'azienda.
Anche la società di ride-hailing LYFT ha riportato guadagni fino al 30%, dopo la pubblicazione del rapporto economico dell'ultimo trimestre nel quale ha registrato un aumento di utenti e vendite alzando le sue previsioni dopo aver segnalato incrementi percentuali a due cifre nel numero di passeggeri e nei ricavi. La società ha affermato che le prenotazioni lorde sono aumentate del 16% a 4,12 miliardi di $, mentre il numero di utenti attivi dell'app è salito a un record di 24,4 milioni. Per l'intero anno, la società prevede una crescita delle prenotazioni lorde del 17%. Il titolo ha poi chiuso la settimana con un rispettabilissimo 23,47%. Di contro le azioni della società di social media PINTEREST sono crollate del 14% dopo una previsione di fatturato deludente.
A livello grafico notiamo una certa similitudine con l’indice tech, con il rialzo che lascia aperti due gap consecutivi nelle giornate di mercoledì e giovedì. Come detto in precedenza il massimo storico raggiunto dalla quotazione (6012,45) non è ancora arrivata al test della resistenza prodotta dalla proiezione rialzista in area 6030 punti. Nel caso di superamento di detta resistenza ne troviamo un’altra in area 6100/6110. Nel caso di una breve correzione troviamo un primo supporto in area 5875, mentre un vero supporto lo troviamo in area 5770 [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Anche su questo indice il livello di forza relativa a 69 indica che un ulteriore allungo è possibile prima di una fase di consolidamento o correttiva.
Il livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) aveva raggiunto i 23 punti alla fine di ottobre, prima di precipitare all’attuale 15. Il luogo comune secondo cui gli investitori odiano l'incertezza ha un fondo di verità e quel calo del VIX spinge quasi meccanicamente verso l'alto i titoli azionari.
Situazione abbastanza analoga per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che ha ripreso a prezzare in area 150 punti, quindi la tendenza degli operatori si fa più rialzista. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5995,54 in guadagno del + 4,66% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 25,70% rispetto alla chiusura del 2023.
Settimana scintillante anche per il listino delle major industrial, DOW JONES. La vittoria elettorale di Donald Trump ha alimentato un ampio rally dell’indice mercoledì scorso, con le quotazioni che hanno aperto la seduta in ampio gap up, situazione veramente rara per il listino. L’indice ha toccato per la prima volta quota 44.000 punti registrando il miglior balzo percentuale settimanale dall'inizio di novembre 2023.
I titoli che hanno maggiormente favorito tale rialzo sono stati quelli del comparto bancario, come le azioni di JPMORGAN CHASE che sono salite del 12% a un massimo storico, così come quelle di GOLDMAN SACHS e WELLS FARGO entrambe salite del 13% ed entrambe a registrare un nuovo record. A seguire troviamo SALESFORCE con un guadagno del 9,24%, UNITEDHEALTH con un + 8,50% ai rispettivi massimi storici, AMAZON con un + 5,18%, HONEYWELL (+4,92%), CATERPILLAR (+3,62%) anche questo titolo al proprio massimo storico, infine le società di carte di credito VISA e AMERICAN EXPRESS.
A livello grafico notiamo come nella giornata di mercoledì post-elezioni, i prezzi abbiano aperto la seduta in netto gap up superando di slancio il precedente record, terminando la corsa settimanale con lo sforamento anche di quota 44.000 punti e andando a testare la resistenza della proiezione rialzista a 44.150 punti per poi scendere di poco in chiusura di ottava appena sotto i 44.000 punti. Nel caso di prosecuzione del trend rialzista troviamo la resistenza della proiezione rialzista in area 44.600 punti e a seguire in area 45.250, viceversa una possibile correzione troverebbe un primo supporto in area 43.300 punti. Il livello di RSI a 68 punti indica che ulteriori allunghi sono possibili. La settimana si è chiusa a 43988,99 in guadagno del + 4,61% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 17,18% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
Le quotazioni dell’ORO sono state sottoposte a una forte pressione di vendita quando la commodity è crollata sotto i 2.700 $/oz. nella giornata di mercoledì, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro USA sono aumentati dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi. I dati sull'inflazione degli Stati Uniti e le dichiarazioni dei membri della FED in questa settimana potrebbero offrire nuovi spunti sulla capacità dell'ORO di scrollarsi di dosso la pressione ribassista.
L'andamento futuro delle quotazioni dell'ORO potrebbe offrire indizi su cosa accadrà al dollaro statunitense e su come si evolverà la situazione del deficit e del debito degli Stati Uniti, con l'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I movimenti volatili del metallo giallo nel corso della scorsa settimana la dicono lunga sull'incertezza attuale. La preoccupazione maggiore risiede su come Trump stimolerà significativamente la crescita dell'economia statunitense. Se continuerà ad aumentare le guerre commerciali con alcuni paesi come la Cina, con i livelli del debito federale che si stanno avvicinando a un livello record rispetto al PIL, si vedranno rischi considerevoli nel suo approccio, tra cui una probabile inflazione più elevata, un aumento del debito e deficit più ampi. Il tutto a vantaggio delle quotazioni dell’Oro, uno dei pochi antidoti al crescente rischio sovrano.
Mercoledì, l'US Bureau of Labor Statistics (BLS) pubblicherà i dati dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) di ottobre. Gli investitori prevedono che l'indice dei prezzi al consumo e l'indice dei prezzi al consumo core, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, saliranno rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3% su base mensile. Nel caso in cui l'indice dei prezzi al consumo core aumenti a un ritmo più lento rispetto alle previsioni, il Dollaro potrebbe indebolirsi rispetto ai suoi rivali a favore di una ripresa dei prezzi del metallo giallo.
Nel frattempo, i partecipanti al mercato esamineranno attentamente i commenti dei membri della FED, ora che il periodo di blackout è terminato. Se i funzionari dovessero adottare un tono più cauto sull'ulteriore allentamento delle politiche, citando i potenziali effetti inflazionistici delle politiche di Trump, i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi potrebbero iniziare a salire e pesare sulle quotazioni della commodity preziosa.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Il quadro tecnico a breve termine evidenzia una discreta tendenza ribassista con i prezzi che sono andati a testare il supporto in area 2660 $/oz. (ritracciamento del 27,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso), dalla quale hanno poi rimbalzato ritornando in area 2700 $/oz. Anche il livello di RSI è sceso fino a 40 circa per poi chiudere l’ottava a 47 confermando una fase di debolezza della commodity. Per questa settimana troviamo al rialzo una resistenza in area 2760 $/oz, mentre in caso di rottura del supporto appena testato, ne troviamo un altro in area 2600 $/oz.
Passando agli altri due metalli preziosi, settimana negativa anche per i prezzi del Platino che arrivano al test in area dei 1000 $/oz. per poi scendere anche sotto tale area e chiudere l’ottava a 978 $/oz. Prossimo supporto lo troviamo in area 960 $/oz. mentre sarebbe importante riprendere almeno l’area psicologica dei 1000 $/oz. per poi tentare di ritornare in area 1020.
Stessa situazione per le quotazioni dell’Argento che hanno continuato a scendere anche sotto l’importante supporto dei 32 $/oz. chiudendo l’ottava a 31,425 $/oz., dopo aver testato anche il supporto in area 31 $/oz. che, al momento, ha fermato il ribasso.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2694,8 $/oz. con una perdita del – 1,98% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 30,07%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2683,77 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:
DATI MACROECONOMICI
I nuovi ordini di beni manifatturieri a settembre sono scesi dello 0,5% rispetto al mese precedente, estendendo il calo rivisto dello 0,8% di agosto e in linea con le aspettative degli analisti di un calo dello 0,4%.
Il deficit commerciale si è ampliato a 84,4 miliardi di $ a settembre, il più alto da aprile 2022, e leggermente al di sopra delle previsioni che si aspettavano un divario di 84,1 miliardi di $, e anche rispetto al deficit rivisto al ribasso di 70,8 miliardi di $ di agosto.
Il dato finale di ottobre sulle PMI del settore servizi a cura di S&P Global, è stato rivisto leggermente al ribasso a 55 punti da un preliminare di 55,3 e confrontato con i 55,2 punti di settembre.
Mentre lo stesso dato finale di ottobre sulle PMI del settore servizi a cura di ISM, è balzato inaspettatamente a 56 punti, il livello più alto dall'agosto 2022, da 54,9 punti di settembre e superando le previsioni di 53,8.
I sussidi di disoccupazione settimanali sono usciti benigni, ma il monte percettori è uscito sopra attese. Il numero di persone che hanno presentato domanda di sussidio di disoccupazione nella settimana che scadeva il 2 novembre, è aumentato di 3.000 unità rispetto alla settimana precedente, arrivando a 221.000 nell'ultima settimana di ottobre, in linea con le aspettative del mercato.
Il dato preliminare del sentiment dei consumatori dell'Università del Michigan di novembre è uscita meglio delle stime, trainata dalle aspettative, come a dire che l'avvento di Trump tira su il morale dei consumatori, almeno quello dichiarato. Il dato è aumentato a 73 punti a novembre, il più alto in sette mesi, rispetto ai 70,5 punti di ottobre e al di sopra delle previsioni di 71.
PORTAFOGLI AZIONARI
Siamo tornati a raggiungere i target, con le vendite sui titoli CDW e INTUIT che hanno fruttato rispettivamente il + 7,48% e 7,47% andando a compensare la perdita di due settimane fa su REGENERON PHARMA.
In recupero il titolo IDEXX LABORATORIES sul quale abbiamo limato a nostro favore il livello di STOP, mentre sempre in stallo le quotazioni delle farmaceutiche MERCK e SANOFI, con la prima che sta creando un buon supporto sui 150/149 € come nel luglio scorso. Sulla seconda stiamo aspettando il fatidico rimbalzo. Stesso discorso sul titolo KUERIG DR PEPPER che sta costruendo una buona base sui 33/32,50 $ e se tale base dovesse essere infranta ci facciamo veramente poco male dopo aver aggiornato il livello di STOP. Nel frattempo stiamo tentando un acquisto sul titolo italiano ENEL, ma un’apertura in gap up di questa mattina ci ha negato l’eseguito. Teniamo duro.
Sul Portafoglio “The Challenge”, niente di nuovo. STELLANTIS ha alzato la costruzione di una base dai 12 ai 12,70 €. Valutiamo sempre l’acquisto di un secondo lotto. Mentre continua la pressione sul settore del lusso (del quale pubblicheremo un articolo in settimana).
Le azioni di aziende cinesi quotate negli Stati Uniti come ALIBABA sono scese dopo che Pechino ha esteso un salvagente ai governi locali ma ha rinviato le grandi misure di stimolo fiscale.
Venendo alle trimestrali economiche pubblicate nella scorsa settimana, troviamo che il colosso dell’intrattenimento, la società PARAMOUNT GLOBAL, ha pubblicato gli utili del terzo trimestre che sono inferiori alle stime. Le quotazioni stanno registrando un andamento piatto da diverse settimane a causa della previsone di concludere la fusione con Skydance, lo studio gestito da David Ellison, nella prima metà del 2025. Come primo passo verso l'accordo, Skydance acquisterà National Amusements, la società di Shari Redstone che controlla Paramount. Poi, Skydance e Paramount si fonderanno.
Per quanto riguarda altri acquisti dobbiamo attendere lo storno dalle attuali molto alte quotazioni. Perdere il 10/15% su un titolo è un attimo.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
Per mancanza di tempo, le stesse verranno pubblicate la prossima settimana.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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