C’è una vecchia massima sui mercati finanziari che, dopo un quarto di secolo passato a navigarne le tempeste, si è rivelata l’unica verità assoluta: i mercati non scendono perché ci sono le brutte notizie, e non salgono perché ci sono le buone. Scendono quando devono scendere, e salgono quando devono salire. La notizia è, troppo spesso, solo il pretesto narrativo che diamo a un movimento già scritto nelle sue condizioni tecniche e nel suo momentum.
Ricordo con la vivida chiarezza di un incubo gli anni a cavallo del millennio. Erano i giorni in cui, nonostante trimestrali aziendali solidi, annunci di partnership promettenti e dati macroeconomici non catastrofici, gli indici continuavano la loro discesa inesorabile. Il Nasdaq, dopo lo scoppio della bolla dot-com, sembrava puntare dritto verso lo zero. Era un mercato malato, perennemente in discesa, che digeriva ogni buona notizia come un veleno. Il sentimento era così depresso che ogni rimbalzo veniva venduto, ogni speranza spenta sul nascere. Il fondo non sembrava esistere.
Quella stessa sensazione claustrofobica di un mercato senza via di fuga si è ripresentata con violenza nel 2008, durante la crisi dei mutui subprime, e ancora, in forma più localizzata, durante la crisi del debito sovrano europeo nel 2012. In quelle fasi, la logica fondamentale veniva sospesa. Non importava che un’azienda fosse sana: se il timing tecnico era di vendita, il titolo veniva trascinato giù con il resto del paniere.
Oggi, viviamo la fase diametralmente opposta, un paradosso altrettanto potente e destabilizzante per l’analista tradizionale. Guardiamo al mondo: guerre che minano la stabilità geopolitica e le catene di approvvigionamento, una pandemia che ha paralizzato l’economia globale, debiti pubblici che hanno raggiunto livelli stratosferici, con prospettive di rifinanziamento che fanno rabbrividire. Eppure, cosa fanno i mercati? Salgono. Salgono all’infinito, quasi senza sosta, sfidando ogni logica basata sui fondamentali macro.
Questo non è un caso di follia collettiva.
È la dimostrazione che i mercati sono un organismo tecnico prima che fondamentale.
Sono guidati dalla liquidità, dal momentum, dalle condizioni di iper-venduto o iper-comprato, e, soprattutto, dalle congetture tecniche. Un supporto che tiene, una resistenza che viene superata con volume, un trend rialzista che si autoalimenta: sono questi i veri driver. Le notizie forniscono la scusa, la narrativa, ma raramente sono la causa prima. A meno di un evento idiosincratico e estremo come il fallimento di una società, il motore del mercato è tecnico.
Il mercato ha un suo respiro, un suo ciclo di paura e avidità che si manifesta nei grafici molto prima che sui titoli dei giornali.
In quei "mercati perennemente in discesa" di cui parlavo, il problema non erano le notizie, ma il fatto che il mercato era tecnicamente in una fase di distribuzione e poi di panico.
Oggi, il problema non sono le guerre o i debiti, ma il fatto che il mercato è tecnicamente in una fase di accumulazione e trend rialzista, alimentato da una liquidità senza precedenti.
Focus sui titoli: Sanofi (1SAN) brilla, FCN in attesa
In questo contesto paradossale, è fondamentale affidarsi all'analisi tecnica e a una rigorosa selezione dei titoli. Sanofi sta confermando le nostre previsioni, seppur con una certa volatilità. Il titolo ha infatti testato il livello di supporto da noi identificato agli 81 euro, mostrando una fase di debolezza in linea con le attese. Nonostante le notizie sui dazi di Trump e le successive smentite abbiano generato oscillazioni, l'andamento complessivo mantiene una direzione positiva. La struttura tecnica rimane solida e il titolo sembra poter rispettare i target già delineati nei precedenti approfondimenti: 91 euro come primo obiettivo e 106 euro come target secondario.
Lo stop loss personalmente lo attuerò solo sotto 70 euro poichè il mio punto cruciale sul titolo è ai 73 euro dove prenderò la mia bella quota.
Anche su FCN (Fti Consulting) le sensazioni rimangono positive, sebbene in una fase ancora iniziale. Il titolo sta costruendo una base promettente e, nonostante la recente stasi, non ha invalidato le premesse rialziste. Le impressioni sono incoraggianti e il setup tecnico suggerisce pazienza, in attesa di una possibile accelerazione.
Per ora siamo di 4 dollari per azione in guadagno dal livello 156 di ingresso ma il target è ai 197 dollari.
Infine, Pam, come segnalato, si trova in una fase di stasi. Anche in questo caso, tuttavia, i target di medio-lungo periodo restano quelli scritti e confermati nelle analisi passate. La pausa di consolidamento è un fenomeno fisiologico e non altera la prospettiva complessiva.
In conclusione, la lezione dei miei 25 anni è chiara: smettete di cercare di spiegare ogni movimento del mercato con una notizia. Comprendete invece le sue condizioni tecniche. È lì che si nasconde la sua vera anima, spesso cinica, sempre spietatamente logica nel suo linguaggio cifrato.
Il resto è rumore.
Fabio Tanevini è un trader privato e potrebbe detenere gli strumenti finanziari oggetto delle sue analisi risultando così in conflitto di interesse con i lettori.
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