Ci siamo! Il dollaro centra l’1,05 contro euro. E ora punta alla parità


Cedole & dividendi

Oltre ogni aspettativa, il dollaro ha rotto tutti i vari livelli grafici che potevano frenarlo nella sua marcia sull’euro ed è arrivato vicinissimo a quota 1,0545 Eur vs Usd, considerata da sempre punto di arrivo. In realtà nel tardo pomeriggio di venerdì è stato toccato l’1,0569, con l’obiettivo quasi centrato, dopo di che è iniziato un week-end decisivo per le sorti dell’euro, tornato a livelli di debolezza strutturale preannunciata da mesi, ma senz’altro imprevedibile nella violenza del movimento al ribasso.

E’ possibile che adesso si vada oltre e si raggiunga la parità? Il quesito è particolarmente importante per chi è esposto sul dollaro soprattutto con obbligazioni acquistate a rapporti di cambio anche molto sopra gli 1,10. Il movimento degli ultimi giorni appare quasi eccessivo: mercoledì riferivamo di sette candele rosse successive per l’euro; venerdì erano diventate dieci, con alcuni indicatori che segnalano la fase di ipervenduto. In realtà però qualcosa di ancor più accentuato si era visto a fine 2014 e inizio 2015, quando per ben quattro volte l’“overselling” prese il sopravvento. E si giunse appunto all’1,0545. Non pochi oscillatori ribadiscono che ci siamo di nuovo, ma altri lasciano intendere che ulteriore debolezza dell’euro è possibile. Non si può quindi escludere la parità se la Fed confermerà l’intenzione di adottare una politica più aggressiva per i tassi di interesse, il cui primo scatto 2016 per dicembre sembra ora avvalorato.

Come sempre rialzisti e ribassisti si affrontano sul tema dollaro, ma l’analisi del recente passato riporta alla luce i movimenti fatti segnare nel 2015, quando si cominciò a parlare di “tapering” (cioè graduale riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Federal Reserve). Anche allora le candele rosse furono violente e successive, con una differenza: oggi la Fed è l’unica a ripartire con i tassi, mentre in quell’occasione l’ipotesi non sussisteva ancora. Subito dopo si registrò comunque una fase di forte volatilità, con il ritorno oltre gli 1,10.  

La gestione dell’ultima parte dell’anno appare complessa. Ormai il dollaro sconta il rialzo a dicembre e un ulteriore “step” nei primi mesi del 2017. La parità quindi non è da escludere ma potrà venire solo in presenza di notizie forti sulle decisioni della Fed. Che si concretizzeranno se: 1°) l’inflazione supererà il 2% (oggi quella implicita nelle quotazioni dei Treasuries “inflation linked” si aggira sull’1,83% per il decennale e sul 2,01% per il trentennale), contro il +1,6% del costo della vita a ottobre, il più alto da fine 2014; 2°) la crescita dei salari tornerà stabilmente oltre il 4,5%, il che non ha trovato riscontro negli ultimi mesi, in cui si è rimasti a stento sopra il +3,5%.

Confidare nelle valutazioni dei trader sulla probabilità al 43% di parità entro il 2017, come sostiene Bloomberg, è un po’ un abbaglio perché la rapidità dei cambiamenti di sentiment non dà credibilità a queste valutazioni, troppo erratiche. Se in Europa c’è chi suppone un possibile 0,97-0.95 Eur vs Usd entro il prossimo anno, negli Usa le posizioni sono più prudenti, con il prevalere di una previsione mediana a Wall Street di 1,11 per la fine del 2017. Qualche voce, del tutto “contrarian”, si sta tuttavia alzando: entro tre/quattro anni il biglietto verde entrerà in una grave crisi strutturale, che lo potrebbe riportare verso gli 1,30/1,40. Le visioni – come si vede – sono tante e spesso contradditorie. Per ora non resta che monitorare la tenuta degli 1,05, obiettivo centrato con soddisfazione da chi lo attendeva da tempo.