Siamo apparsi regolarmente su:

O scende o sale ma sicuramente non va in orizzontale


L'indice italiano ha rotto i minimi del triangolo quasi perfetto disegnato nelle settimane precedenti e si sta posando pericolosamente sul fondo dei fondi, ovvero su un supporto che è stato toccato almeno XXX volte dal novembre del 2008. Molti altri pennivendoli italiani come il sottoscritto sono passati dalla positività alla negatività in base al crollo dei prezzi. Di seguito il grafico che mostra come siamo a livello di indice italiano su un supporto importante, la cui rottura non può essere invocata fino ad una prova conclusiva, perché la trappola per Orsi è sempre in agguato:

Alcuni altri pennivendoli come il sottoscritto invocano la rottura delle trendline (anzi di "una trendline" perché di solito se sei un analista tecnico vero hai "la" trendline ovvero quella giusta mentre tutti gli altri sbagliano) anche se in realtà una trendline ha validità se ha una pendenza elevata, ovvero ci può essere ribasso se prima c'è stato rialzo, questa è la logica della trendline. Se non c'è stato rialzo difficilmente di potrà essere ribasso, ed è il nostro caso, perché comunque la trendline la tiriate l'obiettivo finisce inevitabilmente per essere i minimi della congestione in cui siamo intrappolati. Ma che in una congestione l'obiettivo siano i massimi e i minimi della stessa lo sanno anche i muri e quindi diciamo che non serve a niente utilizzare le trendline in questo contesto.

Purtroppo in situazioni come questa bisogna cercare di attaccarsi ad alcuni punti fermi, sapendo che sempre e comunque siamo in una situazione in cui sono le probabilità a comandare, ovvero niente è certo. Con grande stupore ho ricevuto oggi un report della Barclays (che non leggo mai se non il titolo) che riassume in maniera davvero perfetta quello che io già faccio da tempo con tanto di numeri e di statistiche (lo utilizzerò l'anno prossimo per la didattica all'Università perché è davvero completo). Riassumo di seguito il ragionamento di tipo fondamentale dei signori di Barclays: ci sono tre aspetti da considerare, uno di earnings (che vengono misurati con i multipli di mercato), uno di sentiment ed uno di tipo macro. Andiamo con ordine.

EARNINGS:  Le azioni europe perdono il 10% nei 6 mesi scorsi. Delle 14 occasioni in cui le azioni sono declinate  più del 10% 7 sono stata associate con una vera e propria recessione negli USA, con i mercati azionari che hanno fornito rendimenti opachi nei sei 6 mesi successi, ma nelle altre 7 volte i mercati hanno recuperato in maniera impetuosa,, postando rendimenti del 7%, del 10% e del 18% nei successivi 3, 6 e 12 mesi. Segue grafico (in grigio le aree temporale relative alle recessioni precedenti):

La domanda successiva è se il mercato azionario stia quotando una recessione, e se sì nella peggiore ipotesi quanto ancora ci sia di distanza in base ai multipli di mercato per arrivare al minimo. La risposta semplicemente facendo una proporzione con quanto avvenuto nelle 3 fasi di ribasso precedenti è che nella peggiore delle ipotesi siamo ad un -20% ulteriore rispetto ai minimi ma tuttavia i multipli di mercato attualmente non giustificano un calo dei prezzi e non stanno anticipando una recessione. Seguono i grafici del CAPE P/E di Shiller e il Price Book dove con il cerchio rosso abbiamo indicato la posizione attuale e con le frecce i punti situati sul massimo dei precedenti cicli rialzisti.

Ma anche l'uomo medio della finanza, ovvero il famoso "median stock" dell'MSCI EUROPE, ha valutazioni che sono lontane dai picchi della fine di un ciclo rialzista (in grigio le aree temporale relative alle recessioni precedenti)

Quello che muove i mercati sono le "sorprese" degli utili che battono le attese. Ed è dal 1989 che le attese della crescita degli utili per la fine del 2016 non sono così basse, il +4,5% come dimostra il grafico che segue in cui si vede che le stime sono le seconde più basse dal 1989 ad oggi ma guardate cosa succede nel grafico sotto quando la crescita effettiva degli utili supera la crescita attesa: il mercato vola e in particolare il riferimento è ai casi nel cerchio sul grafico. Il succo del discorso è chiaro: se le attese per la crescita degli utili sono basse è facile che la realtà superi le attese. E quindi è facile che il mercato faccia boom (al rialzo, non al ribasso).

SENTIMENT: gli americani hanno un indicatore che io adoro ma che purtroppo non è adatto alla situazione italiana ovvero l'indice dei pennivendoli (come il sottoscritto): quando l'indice ha dei livelli estremi ovvero i pennivendoli sono tutti rialzisti o tutti ribassisti ecco che scatta il segnale contrarian ovvero se tutti sono ribassisti allora sale e se tutti sono rialzisti allora crolla. Il livello di questo indicatore che si chiama INVESTORS' INTELLIGENCE è ora a -6% ovvero a livello estremamente bassi (significa che bulls - bears = -6% ovvero ci sono più ribassisti che rialzisti quando tradizionalmente una newsletter deve essere rialzista per vendere abbonamenti ed infatti questa è l'accusa che mi viene rivolta di solito non capendo che lasciva est nobis pagina vita proba perché se anche sbagliamo la direzione del mercato i trailing stop si prendono cura da soli del lettore e come in questa fase di crollo il lettore durante i patatrac ha già preso le sue belle perdite del -8% e dorme tranquillo guardando gli altri che si massacrano).

Faccio notare come nel grafico di destra qui sopra sia riportato una INTERESSANTISSIMA STATISTICA di cosa significhi avere un -6% sui bulls-bears ovvero il rendimento prossimo venturo sarà impressionante (in media ovviamente, stiamo sempre parlando di probabilità). Faccio ulteriormente notare (per gli esperti di statistica) che un R quadro dello 0,45 in finanza è una enormità dove già per solo lo 0,20 ti danno il premio Nobel (r quadro ci dice quanto sia "affidabile" la regressione che vedete nel quadrante di destra qui sotto ovvero la regressione è MOLTO affidabile per lo standard delle relazioni funzionali presenti sui mercati finanziari).

Composizione settoriale dei portafogli: ovvero quando gli investitori istituzionali si riempiono si Healthcare, Consumer Staples and Utilities significa che prevedono la recessione e quindi comprano i settori difensivi. La percentuale di queste partecipazioni ora ha raggiunto il massimo del 40% del totale cosa che non si vedeva dal 1980, della serie o scoppia tutto o hanno tutti preso un abbaglio colossale. Io francamente trovo a livello personale questa statistica l'unica veramente preoccupante di tutto il quadro, ma siccome una rondine non fa primavera e una statistica su 20 non significa niente cerco di dimenticarla (anche se non ci riesco). Qui di seguito questo impressionante grafico:

MACROECONOMIA: sono 3 gli indicatori macro che gli investitori istituzionali guardano e questi 3 indicatori sono quelli che più frequentemente citiamo nel nostro sito e che io seguo (gli altri francamente vogliono dire poco). Il primo è quello dei NON FARM PAYROL ovvero gli assunti mensili nei settori NON agricoli. Finché questo dato rimane positivo e tipicamente sopra i 200.000 in media l'economia USA continua a tirare. E possiamo vedere nel bel grafico che segue che ogni picco precedente prima della recessione ha sempre avuto un NON FARM PAYROL decrescente mentre ora è incredibilmente sui massimi (in grigio le aree temporale relative alle recessioni precedenti):

Altro dato che viene guardato e che guardo con apprensione è il new household permits ovvero i permessi per costruire nuove case: anche in questo caso guardate come siamo lontani dal tono decrescente che precede le recessioni (in grigio le aree temporale relative alle recessioni precedenti).

CONCLUSIONE: noi come report siamo piatti, se viene il patatrac stiamo a guardare. La scommessa è che a livello internazionale non venga il patatrac e che questo sia un minimo. Poi ovviamente ci riserviamo di cambiare idea quando vedremo anche gli indici internazionali (SP500, NASDAQ, Dax, Eurostoxx, Cac40 soprattutto) rompere i minimi di periodo come ha fatto ora il nostro indice nazionale. Ho sottolineato come questo sia vero a livello internazionale, mentre a livello nazionale qualcosa di lontano ... piano piano ... come una vocina nel vento ... mi dice che stia succedendo qualcosa di cui noi comuni mortali ancora non ne abbiamo sentore. Non voglio aggiungere altro, non sono un dietrologo e non mi sono mai piaciuti quelli che fanno dietrologia senza averne gli strumenti (forse vi deludo ma non frequento nessun lobbista o i salotti VIP della finanza). Non credo fino a prova contraria alle congiure internazionali, ai ricatti, agli accordi sottobanco. Però qualcosa sta succedendo, perché è impensabile che a livello tecnico il nostro indice, spinto soprattutto dalle BANCHE, SIA IN UNA SITUAZIONE TECNICA DI BREAKOUT DI UN SUPPORTO VECCHIO DI ANNI quando tutto il resto del mondo è di gran lunga SOPRA il supporto. Quindi è proprio il caso di dirlo o la va o la spacca.

Gli ultimi articoli di Emilio Tomasini