Bond: 10 Etf e titoli per un 2017 tranquillo


Cedole & dividendi

Iniziamo l’anno con una proposta di Etf e singoli titoli del comparto obbligazionario grazie ai quali affrontare - senza troppe tensioni - da una parte eventuali segnali di rialzo dell’inflazione e/o dei tassi e dall’altra possibile volatilità per crisi sistemiche. A questa prima analisi ne seguirà una seconda nei prossimi giorni, improntata invece al segno opposto di un’elevata redditività e quindi di maggiore irruenza rispetto alle dinamiche dei mercati.

Sette Etf e i loro perché

Inevitabile la scelta – in una fase incerta quale l’attuale – di puntare su prodotti a replica, che oggi soddisfano tutte le esigenze mediante la vastissima gamma presente a Borsa Italiana.

Prima ipotesi: l’inflazione riprende alla grande

L’Etf per gli inflation Usa con copertura del cambio – Sul trend quasi tutti gli analisti sono d’accordo: l’inflazione Usa è destinata ad aumentare ulteriormente – sebbene senza eccessi - e i Tips (Treasury inflation protected securities) sono lo strumento per cavalcarla. C’è però il fattore dollaro a costituire motivo di incertezza. Quali margini ha per proseguire la sua corsa sull’euro? Pochi. Meglio allora proteggersi. Ecco perché segnaliamo un Etf apparso da poco sul mercato. Si tratta dell’Ubs Tips 1-10 (hedged to Eur) A-acc (Isin LU1459801780), che replica titoli di tale tipo con scadenza fino a 10 anni, ovvero i più reattivi sotto il profilo dell’adeguamento all’incremento del costo della vita oltre Oceano, con copertura valutaria e ad accumulo dei dividendi. Disponibile da ottobre scorso ha finora registrato un movimento negativo (circa -3%), non potendo sfruttare il rafforzamento del biglietto verde, ma nel lungo termine si avvantaggerà invece di questa caratteristica. Profilo di rischio 3 nella scala da 1 a 7, quindi tendenzialmente basso. Aliquota fiscale 12,5%.

E quello invece riferito all’area euro – Volete proteggervi da un possibile riscaldamento dell’economia nel medio termine? Per ora siamo lontani dal 2% di inflation target tanto sbandierato dalla Bce, ma qualche segnale si evidenzia. Ecco allora – fra i quattro Etf di tale tipo presenti su Borsa Italiana – il Lyxor EuroMTS Inflation Linked Investment Grade Eur (Isin FR0010174292), che replica i titoli di Stato indicizzati all'inflazione più negoziati nell'eurozona, con accumulo dei dividendi. La volatilità media è del 4% e la sensibilità a movimenti inflattivi buona. Il profilo di rischio si colloca a 4 nella scala da 1 a 7, per il fattore “duration”. Occorre infatti considerare che, in presenza di un rialzo dei tassi accompagnato da inflazione entro i target, le quotazioni delle obbligazioni specifiche ne risentirebbero negativamente. Aliquota fiscale 12,5%.

Seconda ipotesi: l’economia recupera e la Bce parte con il “tapering”

L’Etf per cavalcare un rialzo dei tassi – L’eventualità ha reso nervosi i mercati negli ultimi mesi, sebbene basata solo su rumours. A fine 2017 è possibile che la Bce termini il Q.E. e torni a una politica monetaria meno espansiva. Nel qual caso i bond a tasso variabile risulterebbero attraenti. Un modo per seguire il trend consiste nel posizionarsi sull’Etf Amundi Floating Rate Euro Corporate 1-3 (Isin FR0012005734), il cui indice di riferimento replica le obbligazioni societarie denominate in euro a tasso variabile, con scadenza fra 1 e 3 anni. Pertanto nessun rischio “duration”, possibilità di cogliere movimenti del costo del denaro e zero impatto da effetti valutari. La volatilità risulta bassissima (0,4%) e inevitabilmente i dividendi vengono capitalizzati. Non ci si attendano significative performance quanto un lento movimento di crescita. Profilo di rischio 2 nella scala da 1 a 7, quindi bassissimo. Aliquota fiscale 26%.

Terza ipotesi: Trump va a mille ma il dollaro non lo segue

L’Etf per investire sull’high yield Usa ma a cambio coperto – Essere prudenti non vuol dire rinunciare a incassare un buon flusso cedolare. C’è un modo per soddisfare questa esigenza? Consiste nel puntare sull’Etf Pimco Short-Term High Yield Corporate Bond Index Eur Hedged (Isin IE00BF8HV600). L’indice di riferimento replica le obbligazioni societarie denominate in dollari Us con rating “sub-investment grade” – perciò high yield – a scadenza 0-5 anni e con copertura valutaria rispetto al biglietto verde. Ci si colloca pertanto sui bond più aggressivi senza eccessivo rischio “duration” ed escludendo la variabile $. Per un Etf riferito a high yield si ha un’ottima bassa volatilità e inoltre si incassa mensilmente un dividendo, che nel 2016 è risultato di circa 5,1 euro, con un rendimento lordo superiore al 5%. Niente male davvero! Profilo di rischio 3 nella scala da 1 a 7, di conseguenza più che accettabile per la tipologia di credito. Tensioni sugli high yield Usa potrebbero manifestarsi nel corso del 2017, ma c’è anche la probabilità che siano spinti ulteriormente al rialzo dall’azione della nuova Presidenza Trump, pur nell’incertezza che il dollaro abbia quasi esaurito la sua corsa. Aliquota fiscale 26%.

Quarta ipotesi: Italia in panne o Europa che non migliora

L’Etf per gli investment grade in euro – Il movimento all’insù è stato continuo negli ultimi anni, grazie alla spinta delle quotazioni dei bond “investment grade” (quindi a maggiore rating) in euro. Inevitabilmente in presenza di un rialzo dei tassi l’effetto si sentirebbe subito e già qualcosa si è avvertito nello scorso autunno. Il quadro generale non porta però a far prevedere scossoni di breve e così l’Etf iShares Euro Aggregate Bond (Isin IE00B3DKXQ41) si adatta ancora a una certa fase dei mercati, soprattutto in presenza di tensioni sul debito italiano o di un eventuale ulteriore allungamento del Q.E., con in più il punto forte di una bassa volatilità. E’ di tipo a replica fisica e distribuisce dividendi ogni sei mesi (1,62 euro nel 2016, equivalente a un non esaltante 1,3% lordo). In presenza di fattori perturbanti per l’area euro, che allontanassero un intervento della Bce sui tassi, si tratterebbe di un Etf con cui superare eventuali tempeste. Profilo di rischio 3 nella scala da 1 a 7, quindi tendenzialmente basso. Aliquota fiscale 26%.

L’Etf per i governativi AAA e AA a breve scadenza – Il 2017 non sarà di certo l’anno dei titoli di Stato dell’area euro, che potrebbero risentire di molti effetti depressivi, dopo la spinta del Q.E. dell’ultimo biennio. C’è tuttavia un’eccezione, una specie di porto tranquillo, rappresentato dai titoli di Stato in euro a rating AAA e AA, con scadenze corte (sotto i tre anni). In quest’ambito segnaliamo l’Etf Amundi Government Bond Highest Rated EuroMTS Investment Grade 1-3 (Isin FR0011161215), una specie di ombrello protettivo da eventuali tempeste, come conferma la volatilità a 1 anno, ferma allo 0,53%. Dentro che c’è? Germania, Olanda e Francia in prima linea (51,7% titoli a rating AA e 48,3% a rating AAA). Esiste un fattore di incognita, rappresentato dalla replica solo sintetica (ovvero tramite derivati) nella struttura dell’Etf, ma ciò non impedisce che il profilo di rischio sia a 2 nella scala da 1 a 7, quindi bassissimo. Le performance risultano naturalmente assai modeste e l’Etf si adatta a essere preso in considerazione nel caso di riemergenti apprensioni sui mercati. Aliquota fiscale 12,5%.

L’Etf per puntare sugli asiatici – In presenza di tensioni ma anche volendo diversificare il rischio governativo per puntare su altre aree c’è una soluzione non molto praticata dagli investitori italiani: consiste nel dirigersi sul debito asiatico. E’ quanto propone l’Etf SPDR Citi Asia Local Government Bond (Isin IE00B7GBL799), il cui indice di riferimento replica il mercato del debito pubblico in valute nazionali di diversi Paesi asiatici: è composto da titoli emessi dai governi di Cina, Hong Kong, Indonesia, Corea, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia (escluso il Giappone). A replica fisica ha come valuta di espressione il dollaro Usa - di qui il rischio cambio per chi compra in euro - verso cui sono quindi riferite le diverse divise originarie. La volatilità media è più alta rispetto agli altri Etf già analizzati, aggirandosi sul 7-8% annuo e negli ultimi mesi si è manifestata una certa debolezza, dovuta proprio a tensioni valutarie. Nel 2016 ha pagato un dividendo di 2,20 euro, con rendimento lordo a oggi del 2,75%, e il profilo di rischio sale a 4 nella scala da 1 a 7: quindi è medio, considerando i fattori di “duration”, di esposizione al debito emergente e di cambio. Tuttavia questa componente obbligazionaria ha buone prospettive di medio e lungo termine, perché riferita a Paesi con solidi fondamentali e in crescita. Volendo ridurre la rischiosità si può consigliare una pianificazione di acquisti nel tempo, mediando così via via la quotazione di carico. Aliquota fiscale 12,5%.

Tre singoli titoli e i loro perché

Il tasso misto di Imi – Sono una categoria di bond emessi a larghe mani negli ultimi anni; offrono il vantaggio di una cedola fissa per un certo periodo, con la successiva trasformazione in tassi variabili. Fra i tanti disponibili segnaliamo l’Imi (rating BBB-) Collezione Mc St26 Eur, dalle seguenti caratteristiche: valuta euro, tasso misto (paga il 28 settembre di ogni anno il 3,0% per le prime due cedole – 2017 e 2018 – e successivamente si trasforma in tasso variabile indicizzato Euribor a 3 mesi, maggiorato di uno spread pari a 0,60% e con “cap” pari al 3,00%, fino a scadenza), scadenza 28/9/2026, ammontare 300 milioni di euro, taglio minimo 1.000 euro e Isin XS1490787113. Quota attualmente a Borsa Italiana sui 97 euro e presenta scambi interessanti. Il punto debole è costituito dal “cap” al 3% per la parte variabile, limite di cui però oggi non vale la pena preoccuparsi.

Un altro tasso misto, l’americano in euro Goldman Sachs (rating BBB+), banca Usa di primario livello, è un buon emittente obbligazionario, abbastanza attivo anche in Italia. Fra le emissioni più recenti segnaliamo il tasso misto Fix Float Cap&Floor ap24 così strutturato: valuta euro, tasso misto (paga il 4 aprile di ogni anno il 2,5% per le prime due cedole – 2017 e 2018 – e in seguito si trasforma in tasso variabile indicizzato Euribor 3 mesi, con “floor” 0,60% e “cap” 4,5% fino a scadenza), scadenza 4/4/2024, ammontare prima “tranche” 20 milioni di euro, taglio minimo 1.000 euro e Isin XS1308291639. Il titolo prezza su Tlx a 97 e non brilla per scambi, a causa di un importo ridotto, che non deve tuttavia preoccupare più di tanto, stante la quotazione su un mercato regolamentato.

Il tasso variabile AA+ in $ - In questo caso il solo punto interrogativo è rappresentato dalla valuta di espressione e negoziazione, il dollaro Usa, il quale in poco più di due anni potrebbe subire flessioni sull’euro. Tutto il resto è improntato alla massima tranquillità e a un rendimento in crescita. Il bond è l’Exxon Mobil Tv mz19, così strutturato: valuta dollaro Usa, tasso variabile indicizzato 3 mesi Libor +0,15%, scadenza 15/3/2019, ammontare 500 milioni di Usd, taglio minimo 2.000 Usd e Isin US30231GAE26. L’emittente è il super solido gigante del comparto petrolifero, la liquidità c’è e il titolo quota sotto i 100, con un rendimento netto attuale di poco inferiore all’1%, che potrebbe raddoppiare entro la scadenza naturale dell’obbligazione.

Naturalmente in questi giorni festivi gli scambi latitano ed è quindi consigliabile attendere sedute più attive per posizionarsi sul mercato.