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I mercati smentiscono Draghi. Ieri giornata nera per i titoli di Stato europei


Cedole & dividendi

L’abilità dialettica di Draghi è scontata. Riesce però a incantare i giornalisti ma non i mercati. E ieri – a meno di 24 ore dalla sua tradizionale conferenza stampa – il risultato si è visto. Candele rosse per tutti i “future” dei titoli di Stato europei, scesi ormai su supporti decisivi. Ne consegue un consiglio: attenzione ai vostri Btp e compagni! Un’epoca sta per chiudersi, forse fra mille contorsioni.

Pronti al “tapering” se…

Draghi ha detto esattamente l’opposto, ma la realtà sembra delinearsi: il “tapering”, cioè l’operazione tramite cui una Banca centrale (nel caso specifico evidentemente la Bce) inizia a ridurre gradualmente gli acquisti di titoli e dunque la portata del suo Quantitative Easing, si avvicina. Se le cose andranno bene, cioè dopo la sconfitta degli antieuropeisti alle elezioni olandesi e francesi e nel caso la crescita economica proseguisse e l’inflazione desse ulteriori conferme di rialzo, si partirà. All’Eurotower parlano di possibile ritaratura: detta in termini concreti è “tapering”. Lo testimoniano appunto i mercati, nettamente venditori di Bund tedeschi, Oat francesi, Bonos spagnoli, Btp italiani e quant’altro. Si diceva dei “future”. Ecco un sintetico quadro della situazione:

Il contratto a termine sul Bund è sceso a 159, quando il 24 febbraio quotava oltre 163. Sembra poca cosa, ma è invece un viaggio per la rapidità del movimento e la profondità dell’inversione. Innanzi tutto è approdato oltre il supporto dei 159,7 e inoltre si avvicina all’area dei 158/157, sotto la quale si chiude un’epoca.

Il contratto a termine sul Btp è stato meno repentino nella reazione di ieri, ma semplicemente perché la fase ribassista è in atto da tempo. Ha chiuso la seduta a 128,45 e nel suo caso il precipizio si apre sotto i 128. Ci siamo! Anche se occorrerà attendere la fine della prossima settimana per verificare la consistenza delle prese di beneficio.

E’ vero che pure dagli Usa giungono segnali analoghi. Il contratto a termine sul Treasury decennale è ormai a due passi da una voragine (a 123 la chiusura di ieri, ma il supporto chiave si colloca a 122,4). E’ molto probabile che già nei prossimi giorni vi precipiti senza poter disporre di alcun paracadute.

Una precisazione si impone per la Bce: “tapering” non vuol dire rialzo dei tassi. Per questo bisognerà attendere ancora: il 2018 nel migliore dei casi e il 2019 nel peggiore.

Il verdetto del Mot è più brutto

Se si analizza il quadro dei governativi quotati su Borsa Italiana (in molti casi – purtroppo – scarsamente liquidi) si verifica che le alte “duration” ieri hanno preso una stangata: meno 3% il Belgio 1,6% scadenza 2047; meno 1,5% lo Spagna scadenza 2044; meno 1,4% l’Austria 1,5% scadenza 2086; meno 1,39% il Bund tedesco 3,25% scadenza 2042; meno 1,3% l’Irlanda 2% scadenza 2045. Certo – si potrà osservare – sono titoli Matusalemme molto particolari, ma rappresentano il termometro di una svolta, anche perché la reazione si inserisce in un contesto di ribassi in corso da tempo. Dal 2 gennaio il Belgio 47 ha perso il 10,3%, lo Spagna 44 il 9,5%, l’Austria 86 il 12,7%, il Bund 42 il 6,6% e l’Irlanda 45 il 12,5%. Se questo non è “tapering” cos’è?

Italia non da meno

Stessi movimenti per i Btp, in rotta di collo sulle scadenze lunghe. Non elenchiamo le performance negative di ieri dei tanti con scadenza oltre il 2030, ma utilizziamo quello che è il punto di riferimento del mercato, il super Matusalemme di casa nostra, ovvero il 2,8% scadenza 2067: il mini tentativo di rimbalzo di fine febbraio è terminato. Ormai questo Btp torna verso gli 80 (ha chiuso la seduta a 80,85) e punta sui 78, in base all’analisi grafica. Infine un banalissimo suggerimento: se volete capire cosa succederà ai mercati in generale delle obbligazioni orientatevi su questo titolo. E’ lui l’anticipatore dei trend futuri.

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