La Fed non convince...


La Fed non convince: nonostante il rialzo delle stime di crescita per l’economia statunitense al +6,5% nel 2021 (dal precedente +4,2%), l’azionario USA perde spinta, mentre i rendimenti dei Treasury continuano a salire per più che probabili focolai inflazionistici che seguiranno il piano fiscale dell’amministrazione Biden, per di più in un contesto di politiche monetarie ancora ultra-espansive. L’impressione è che le stampelle monetarie e fiscali siano buone a sorreggere il malato ma che non lo aiutino a guarire davvero e quindi a camminare con le proprie gambe. Se così fosse lo scollamento tra mercati finanziari sui massimi ed economia reale ancora alle prese con molte criticità non può che preoccupare: o parte l’economia con forza oppure scendono le Borse. A meno che non si pensi che l’inflazione sia la panacea per tutti i mali: per abbattere il valore reale dei debiti riportandoli sotto controllo (se si riesce però a mantenere schiacciati i rendimenti nominali), sostenendo nel contempo le quotazioni azionarie. E i Bond? Già, perché in tal caso sarà arduo evitare una risalita dei rendimenti nominali sulla parte lunga della curva, come in effetti sta avvenendo negli USA in modo marcato da inizio 2021. 

Le vendite continuano a interessare soprattutto il Nasdaq e il comparto tecnologico, su cui graficamente la correzione in essere da metà febbraio pare abbia ancora parecchia strada da percorrere. Se la passa decisamente meglio l’S&P500 (PC: 3915) che tenta un allungo verso quota 4.000 per poi però retrocedere. La volatilità implicita (Vix: 23,45) risale dopo avere toccato un minimo a ridosso di quota 20: pare molto (troppo?) compressa, ma nuove tensioni si avrebbero comunque solo su risalite del Vix al di sopra di quota 30 (resistenza critica in area 35-37). Come dicevamo la scorsa settimana, sull’S&P500 permane il rischio di una “ripresa del movimento correttivo delle ultime settimane, con possibile obiettivo i minimi del mese di dicembre a ridosso di 3600: un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe comunque solo in caso di ridiscese al di sotto di 3820. Nonostante l’affaticamento dell’azionario Usa sui livelli correnti, solo la perforazione di quota 3600 sull’S&P500 (al momento ancora poco probabile) fornirebbe un segnale convincente dell’inizio di un movimento correttivo in ottica pluri-settimanale. Operativamente e in ottica risk-reward rimane opportuno mantenere un’esposizione leggera sul mercato (per i più aggressivi valutare nuovi short tattici sull’azionario USA su strappi dell’S&P500 verso quota 4000)”. Si conferma che “in termini di rischio-rendimento il focus deve quindi rimanere sulla protezione dei portafogli”.

- Preziosi: tenuta del comparto che rimane però, come dicevamo la scorsa settimana frenato “dalla risalita dei rendimenti dei Treasury e dal rimbalzo del dollaro Usa in essere da inizio anno. Il permanere di un contesto tendenziale di rendimenti “reali” negativi (cioè “rendimenti nominali - tasso di inflazione”) mantiene comunque un contesto favorevole sul comparto in termini strategici, al di là dell’erraticità a livello più tattico”.

L’Oro ha raggiunto un supporto importante, dove c’è stata una prima reazione tecnica; l’Argento sta consolidando all’interno dell’ampio intervallo dell’ultimo semestre, mentre il Platino (che rimane il metallo prezioso più performante su orizzonti plurimensili) sta consolidando a metà strada tra i picchi di fine febbraio e i minimi di inizio marzo. Scatto del Palladio, che si riporta inaspettatamente verso i picchi di un anno orsono.

- Valute: il dollaro USA, dopo un nuovo minimo contro euro a 1,2368 a inizio anno, ha recuperato posizioni: il cambio EurUsd (1,1926) è in risalita dai minimi a ridosso di 1,1845 dell’8 marzo ma rimane ancora al di sotto della soglia psicologica a 1,2000. Un nuovo impulso rialzista per la divisa unica si avrebbe solo al superamento di 1,2115, con conferma al di sopra dell’area 1,2200/2250 (al momento poco probabile). Confermiamo comunque di evitare sovra-esposizioni sul biglietto verde, per il rischio di deprezzamenti del dollaro nei mesi a venire (prima resistenza critica a 1,2600).

Stante il quadro di fondo, confermiamo “l’opportunità di mantenere una quota importante del portafoglio allocata sul comparto dei preziosi, in prospettiva strategica”. Come veicoli, manteniamo i seguenti Etc quotati su Borsa italiana:

Oro, ticker PHAU: PC 138,50; Argento, ticker PHAG: PC 20,540; Platino, ticker PHPT: PC 93,750. A parziale “copertura” della posizione lunga netta sul comparto manteniamo anche lo short sul Palladio, ticker 1PAS: PC 9,128.

Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 7,733).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)